Utente:Michele859/Sandbox38
La 66ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dall'11 al 21 febbraio 2016, con il Theater am Potsdamer Platz come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il quindicesimo anno Dieter Kosslick.
L'Orso d'oro è stato assegnato al film documentario italiano Fuocoammare di Gianfranco Rosi.
L'Orso d'oro alla carriera è stato assegnato al direttore della fotografia Michael Ballhaus, al quale è stata dedicata la sezione "Homage",[2] mentre la Berlinale Kamera è stata assegnata al produttore e distributore Ben Barenholtz, all'attore e regista Tim Robbins e alla distributrice ed esercente Marlies Kirchner.[3][4]
Il festival è stato aperto dal film fuori concorso Ave, Cesare! di Joel ed Ethan Coen.[1]
La retrospettiva di questa edizione, intitolata "Germany 1966 – Redefining Cinema", è stata dedicata ai cineasti tedeschi che all'inizio degli anni sessanta con il cosiddetto Oberhausener Manifest gettarono le basi per la nascita del Nuovo cinema tedesco.[5]
I lutti che nel periodo immediatamente precedente il festival hanno colpito il mondo del cinema hanno portato ad aggiungere alcune proiezioni speciali al programma per rendere tributo a David Bowie (L'uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg), Ettore Scola (Ballando ballando) e Alan Rickman (Ragione e sentimento di Ang Lee).[6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]«Il tema predominante: la politica, l'arte e i sottili e tesi legami tra i due in un momento in cui non sembra più possibile non prendere posizione, tenersi fuori dalle cose e semplicemente distogliere lo sguardo mentre il mondo si confronta con decisioni e sviluppi epocali.»
Numero di visitatori: | 503.900 |
Numero di addetti ai lavori: | 16.770 da 122 Paesi |
Numero di giornalisti presenti: | 3.804 da 86 Paesi |
Numero di film proiettati: | 395 |
Numero di proiezioni: | 1.060 |
2016: il mondo in movimento. "Possiamo farlo!", la Cancelliera ha dettato nei libri di storia il 31 agosto 2015. Si riferiva ai milioni di rifugiati che si stavano dirigendo verso l'Europa dall'Africa e dal Medio Oriente. Nelle settimane successive, la cultura tedesca dell'accoglienza non ha avuto eguali: le immagini di persone a Monaco che applaudono ai profughi che arrivano alla stazione ferroviaria principale hanno fatto il giro del mondo. Ma gradualmente è iniziato il disincanto. Gli ostelli per rifugiati sono andati in fiamme. Tre settimane dopo la fine della Berlinale, il partito di destra Alternative für Deutschland ha ottenuto risultati da record in tre elezioni statali e l'Europa ha eretto recinzioni di filo spinato lungo i suoi confini esterni in nome della "sicurezza". Una tendopoli fangosa che ospitava migliaia di rifugiati è cresciuta intorno al villaggio greco di Idomeni dopo che la Macedonia del Nord ha deciso di isolarsi. Le persone sono morte nel tentativo di attraversare il fiume al confine tra Grecia e Macedonia. A questo proposito, la 66ª Berlinale è stata una festa molto speciale. Come ha affermato Rachel Donadio il 21 febbraio 2016 sul New York Times: «Forse più avvincente di qualsiasi dramma sullo schermo è quello che si svolge nella stessa Germania, dove l'arrivo di oltre un milione di richiedenti asilo nell'ultimo anno, 80.000 a Berlino, ha sfidato le idee del Paese su se stesso».[1]
È davanti a questo scenario particolare che si manifesta tutta la forza della decisione della giuria internazionale sul vincitore dell'Orso d'Oro 2016: il premio è andato a Fuocoammare, film in stile documentario del regista italiano Gianfranco Rosi. Racconta la storia di Lampedusa, che da anni, è stata al centro di tutta la miseria dell'essere un rifugiato: un luogo che insieme simboleggia il passato, il presente e il futuro del nuovo ordine mondiale. Il ricordo personificato di questa disperazione, il medico Pietro Bartolo che dal 1991 segue il movimento dei profughi e ha dovuto contare quotidianamente il numero dei morti e delle donne violentate, ha previsto una delle conferenze stampa più emozionanti del festival. Vedere per raccontare: in gioco c'era soprattutto la visibilità di questo nuovo mondo. Nelle parole del direttore Dieter Kosslick in un'intervista alla rivista Variety del 19 febbraio 2016: «Stiamo vedendo la migrazione di 60-70 milioni di persone in tutto il mondo davanti ai nostri occhi. Sta accadendo una catastrofe mondiale e non possiamo dire, come dissero i tedeschi nel 1945, non l'abbiamo vista, non ne avevamo idea».[1]
A questo proposito, il tempismo della Berlinale è stato un colpo di fortuna, dal momento che i realizzatori avevano già iniziato a lavorare ai loro film mesi o addirittura anni prima. Per questo l'accusa del critico Gerhard Midding, secondo cui il concorso era «dominato dai temi attuali del cinema dei buonisti» (Der Freitag, 25 febbraio 2016), era infondata. «Le brillanti immagini di Rosi, che non perdono la loro nitidezza né di notte né sott'acqua... rendono chiaro che questo film è avvincente non solo per il soggetto ma anche esteticamente. Il filmato di un gruppo di rifugiati che si staglia in controluce mentre i loro corpi sono avvolti in un frusciante foglio dorato di sopravvivenza è indimenticabile» (Hannah Pilarczyk, Spiegel Online, 13 febbraio 2016).[1]
Nel 2016 i realizzatori hanno interrogato le proprie capacità e le implicazioni del loro mezzo. Mentre le recensioni ricorrevano con sorprendente frequenza alla parola "realtà" per caratterizzare la 66ª edizione ("la realtà vince", "trionfo della realtà"), diventava sempre più evidente che il concetto di una realtà monolitica in quanto tale era obsoleto. Questo era visibile in film tra cui Fuocoammare in cui le vite scorrono parallele l'una all'altra senza quasi nessun punto di intersezione. Ci sono gli isolani e ci sono i profughi, e hanno ben poco in comune.[1]
Il cinema nel 2016 ha così dimostrato la sua assoluta necessità, il suo potenziale inesauribile come spazio di consapevolezza, memoria e riflessione. Nelle singole opere il tema del volo emergeva ad un livello esteticamente molto alto. Un paradigma di questo era Havarie nel Forum. Partendo da un video di tre minuti scoperto su YouTube, il regista Philip Scheffner ha intrapreso ricerche approfondite per capire la storia dietro questa clip che ritrae una barca di profughi colpita nel Mediterraneo, ripresa dal punto di vista di una nave da crociera. Quando il regista è tornato in Germania, l'eccesso dei media nel riferire sulla crisi dei rifugiati aveva raggiunto il suo primo picco e Scheffner si è reso conto che sarebbe stato impossibile completare Havarie nella forma che aveva previsto. Il diluvio di immagini aveva portato all'apatia e all'impotenza («durante il lavoro su questo film, le immagini hanno superato la realtà», come dice la sinossi del film). E così Scheffner ha ampliato la clip di tre minuti in un cinema di 90 minuti e le dichiarazioni degli intervistati dovevano ora essere ascoltate come voce fuori campo.[1]
I film non hanno condannato. Invece, ognuno ha affrontato l'argomento a modo suo. La responsabile del Forum Expanded, Stefanie Schulte Strathaus, ha affermato della sua sezione che non c'erano film che non affrontassero in qualche modo la crisi dei rifugiati, ma le opere fornivano un necessario ampliamento del contesto. Ad esempio, Now: End of Season, di Ayman Nahle, che combina immagini di rifugiati bloccati a Istanbul con una telefonata storica tra Hafiz al-Asad e Ronald Reagan. Alla fine, la conversazione in realtà non ha luogo, Reagan non riesce a venire al telefono e al-Assad viene lasciato in sospeso. I conflitti in cui l'Occidente, sotto la pressione dei movimenti di profughi, è ora interessato, sono stati seminati in passato, d è necessario un film per rendere visibili queste linee di collegamento. Perché le immagini dei giornali quotidiani passano semplicemente da una crisi (il capitalismo/l'euro) all'altra (i rifugiati) senza nemmeno menzionare che forse l'una ha qualcosa a che fare con l'altra. Dieter Kosslick lo ha chiarito in una conversazione con Dirk-Oliver Heckmann (Deutschlandfunk, 10 febbraio 2016): «Questa è la prima risposta brutale alla globalizzazione economica incontrollata. Questo è quello che abbiamo ora e continuerà».[1]
Havarie e Now: End of Season erano solo due film in un'intera gamma di opere che utilizzavano un rigoroso disaccoppiamento di suono e immagine. E nel suo secondo lavoro al Forum, And-Ek Ghes..., Scheffner ha presentato un altro espediente cinematografico che si è rivelato influente alla 66ª Berlinale: ha installato il suo protagonista Colorado Velcu come co-regista. Da questo momento in poi, Vecu ha agito nella doppia funzione di regista/protagonista e ha raccontato e messo in scena lui stesso parti della storia del suo arrivo in Germania. La stessa tecnica è stata utilizzata da Moritz Siebert e Estephan Wagner nella produzione del loro film danese Those Who Jump: durante le riprese nell'enclave spagnola di Melilla, hanno impiegato Abou Bakar Sidibé dal Mali come terzo regista. La visione della barriera di confine, la speranza che è l'Europa, è stata così radicalmente cambiata e si sono levate le voci degli emarginati e degli esclusi: si è parlato meno dei profughi e si è tenuto maggiormente conto della loro prospettiva. Life on the Border nella sezione Generation ha ripreso il filo conduttore: il regista curdo Bahman Ghobadi ha regalato ai bambini dei campi profughi di Kobanê e Singal delle telecamere per consentire al pubblico di vedere la vita di tutti i giorni attraverso gli occhi dei bambini. La stessa Berlinale ha reagito alla situazione di tensione e alla necessità di integrazione con bandi di donazioni, visite cinematografiche sponsorizzate e una serie di stage per rifugiati nelle diverse aree del festival.[1]
L'atteggiamento dei registi nei confronti dei loro soggetti è stato un fattore decisivo; è diventato più chiaro che mai che il semplice filmare il mondo potrebbe produrre immagini, ma queste sono lontane dal costituire un film. "L'atteggiamento è il fondamento e lo incoraggiamo nei Talents", ha dichiarato Christine Tröstrum, Project Manager della Berlinale Talents; e la curatrice dei cortometraggi della Berlinale Maike Mia Höhne hanno risposto a una domanda sulle qualità richieste a un film nella sua sezione dicendo: "Deve avere uno stile individuale molto forte dell'artista e un atteggiamento molto forte" (Szene Hamburg, 12 febbraio 2016 ). Si tratta di un tipo di cinematografia che ha una lunga tradizione anche in Germania, come testimonia la Retrospettiva del 2016 “Germania 1966 – Ridefinire il cinema”, che ha affrontato l'anniversario di una svolta decisiva nella storia del cinema: da giovani cineasti d'Oriente e L'Occidente negli anni '60 iniziò a interrogare la realtà socio-politica su entrambi i lati del Muro, e i registi occidentali ottennero il successo sotto l'etichetta "Nuovo cinema tedesco", l'undicesimo plenum del Partito socialista di unità nella Germania dell'Est decise di vietare la metà dei lungometraggi realizzati in quel paese. In un'intervista condotta da Christiane Peitz con Volker Schlöndorff (Ovest) e Wolfgang Kohlhaase (Est), Kohlhaase ha spiegato: “Il cinema era generalmente politicizzato. Non come posa esagerata ma come atteggiamento. Era per riferirsi al mondo. Era qualcosa su cui tutti noi della DEFA eravamo d'accordo” (Der Tagesspiegel, 13 febbraio 2016).[1]
Qualcuno che ha iniziato la sua carriera negli anni '60 come direttore della fotografia per il prodigio del Nuovo cinema tedesco Rainer Werner Fassbinder, ha fornito un altro momento emozionante del festival: come ospite dell'Omaggio, Michael Ballhaus è stato insignito dell'Orso d'Oro onorario il 18 febbraio 2016. -nato a 80 anni è stato accolto con un calore tremendo. Ha collaborato per decenni con i più eminenti registi internazionali, eppure è rimasto con i piedi per terra e modesto: “Prima di realizzare i suoi sogni e diventare direttore della fotografia, ha intrapreso un apprendistato di due anni in uno studio fotografico di Würzburg. Questo gli ha insegnato l'umiltà e un motto che ha adottato come suo: "La mia professione è quella di servire"» (Der Tagesspiegel, 17 febbraio 2016).[1]
In questo senso, Ballhaus è stato emblematico di come le diverse richieste nel 2016 dovevano essere affrontate. L'equilibrio tra glamour e cinema di stelle da un lato e pressanti sfide politiche e umanitarie dall'altro è stato più difficile che mai. Il festival si è aperto con Hail, Caesar!, un nostalgico omaggio al vecchio cinema hollywoodiano di Joel ed Ethan Coen. Un'atmosfera da festival travolgente la prima notte, star power. Eppure, sul primo tappeto rosso del festival, il direttore del festival Dieter Kosslick ha ricordato con forza di non dimenticare coloro che non hanno avuto l'opportunità di partecipare. Che il glamour di Hollywood possa avere un potente effetto politico è stato dimostrato il giorno successivo quando George Clooney – parte del cast di Hail, Caesar! – insieme a sua moglie, l'avvocato per i diritti umani Amal Ramzi Alamuddin Clooney, ha parlato con Angela Merkel in cancelleria di la situazione dei rifugiati.[1]
Fuga, esilio forzato, interrogativi sulla convivenza, sulla possibilità di integrazione, tutti temi che a febbraio 2016 sono divampati con nuova intensità e sui quali la Berlinale si è concentrata da tempo. Questo è diventato chiaro a una straordinaria festa di compleanno: il Teddy, l'unico premio ufficiale di film queer in un festival di serie A, ha compiuto 30 anni "e mentre nel 1987" c'erano 15 persone che gironzolavano in una libreria e guardavano film su 16 mm,' come ha ricordato il creatore di Teddy e curatore di Panorama Wieland Speck, oggi il gala è trasmesso da Arte in live streaming” (Maike Schultz, Berliner Zeitung, 22 febbraio 2016). La serie di film che ha accompagnato l'anniversario ha dato ulteriore motivo per guardare indietro alla storia programmatica della sezione e alla storia queer in generale e per vedere quanto la politica del cinema abbia contribuito all'emancipazione e all'accettazione. E Speck esplicitamente non voleva che l'integrazione fosse intesa come un processo di assoggettamento: l'integrazione è possibile solo se entrambe le parti si incontrano con rispetto reciproco e su un piano di parità.[1]
Nel programma ufficiale Panorama, l'incertezza generale di fronte alle “crisi” mondiali si è manifestata in una miriade di eventi improvvisi: folli omicidi, incidenti, catastrofi autoindotte e un desiderio di ritorno in patria. Quest'ultimo in particolare ha svolto un ruolo importante anche nelle altre sezioni. Per l'edizione 2016 di Generation, la responsabile della sezione Maryanne Redpath ha affermato che i film spesso creavano fantastici mondi onirici e in molti casi questi universi surreali erano rifugi sicuri. Ciò è stato espresso ancora più chiaramente da Maike Mia Höhne che ha interpretato il programma dei cortometraggi della Berlinale come un grande saggio cinematografico guidato dal desiderio di arrivare.[1]
Il Concorso non ha potuto soddisfare la critica con la sua gamma come ha fatto l'anno scorso perché alcuni dei film non sono stati all'altezza degli occhi di alcuni giornalisti. Tuttavia, il bilancio generale è positivo: "Il festival deve comunque essere considerato un successo: Kosslick è riuscito ancora una volta ad attirare l'attenzione dei media sul cinema mondiale al di fuori del mainstream anglo-americano". (Andreas Borcholte, Spiegel Online, 21 febbraio 2016). E così l'Orso d'argento del Gran Premio della giuria è andato al regista bosniaco-erzegovina Danis Tanović (per Smrt u Sarajevu / Death in Sarajevo), il Premio Alfred Bauer al regista filippino Lav Diaz che, con la sua epopea di 485 minuti Hele Sa Hiwagang Hapis (A Lullaby to the Sorrowful Mystery) ha fatto da tappeto rosso alle 9 del mattino alla Berlinale e ciononostante ha emozionato il pubblico: “Dopo questo film non sei uscito dal cinema esausto ma invece ispirato, addirittura euforico. Lav Diaz mostra come le immagini possono abbattere le fortificazioni di storie presumibilmente standardizzate per mezzo della loro narrativa tortuosa, interrogativa e aperta” (Katja Nicodemus, Zeit-Online, 25 febbraio 2016). Mark Lee Ping-Bing è stato premiato per la sua fotografia nel film cinese Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao. Majd Mastoura ha vinto il premio come miglior attore per la sua interpretazione in Inhebbek Hedi (Hedi) di Mohamed Ben Attia (che ha anche portato a casa il premio come miglior opera prima). L'attore tunisino ha dedicato il suo premio alle vittime della rivoluzione in patria e, così facendo, ha richiamato l'attenzione su un Paese che nell'eccessivo ciclo dell'informazione politica quotidiana è già scomparso di nuovo dalla mappa mondiale dei media. Il resto dei Bears è rimasto nella struttura politica sempre più traballante che è l'Europa: Mia Hansen-Løve è stata premiata come miglior regista per L'avenir (Cose a venire), Trine Dyrholm come migliore attrice per Kollektivet (The Commune) di Thomas Vinterberg e l'Orso d'argento per la migliore sceneggiatura è andato in Polonia, a Tomasz Wasilewski per Zjednoczone stany miłości (Stati Uniti d'amore). L'unica voce del concorso tedesco è arrivata a mani vuote in termini di premi, ma è stata ampiamente elogiata dalla critica. Il 20 febbraio 2016, James Woodall ha scritto in The Spectator di 24 Wochen (24 Weeks) di Anne Zohra Berrached: "Aderisce come nient'altro che abbia mai visto nel cinema tedesco negli ultimi dieci anni".[1]
E così la Berlinale, nonostante le voci critiche, ha potuto continuare la sua storia di successo anche nel 2016. Come negli anni precedenti, le vendite dei biglietti sono aumentate, l'European Film Market ha registrato cifre da record e il profilo del festival si è ulteriormente affinato: “Sembra che da nessuna parte c'è più discussione sulle immagini che qui. Chi parla di film arriva a comprendere il proprio punto di vista e quello degli altri, il dolore, il desiderio, gli stili narrativi e la moralità sociale. Sul mondo in cui viviamo e sul mondo in cui vogliamo vivere” (Christiane Peitz, Der Tagesspiegel, 21 febbraio 2016).[1]
Giurie
[modifica | modifica wikitesto]{{Immagine multipla
| direzione = verticale | immagine1 = Meryl Streep - Berlin Berlinale 66 (24609057279).jpg | larghezza1 = 280 | altezza1 = 280 | immagine2 = Clive Owen - Berlin Berlinale 66 (24883366181).jpg | larghezza2 = 285 | altezza2 = 285 | sotto = Gli attori Meryl Streep e Clive Owen, presidente e membro della giuria internazionale.
}
Giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Meryl Streep, attrice (Stati Uniti) - Presidente di giuria[8]
- Lars Eidinger, attore (Germania)
- Nick James, critico cinematografico (Regno Unito)
- Brigitte Lacombe, fotografa (Francia)
- Clive Owen, attore (Regno Unito)
- Alba Rohrwacher, attrice (Italia)
- Małgorzata Szumowska, regista, sceneggiatrice e produttrice (Polonia)
Giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Michel Franco, regista, sceneggiatore e produttore (Messico)[8]
- Ursula Meier, regista e sceneggiatrice (Svizzera)
- Enrico Lo Verso, attore (Italia)
Giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Katerina Gregos, scrittrice, curatrice e lettrice (Grecia)[8]
- Sheikha Hoor Al-Qasimi, artista, lettrice e direttrice della Sharjah Art Foundation (Emirati Arabi Uniti)
- Avi Mograbi, regista e sceneggiatore (Israele)
Giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury/Jugendjury
[modifica | modifica wikitesto]Gli Orsi di cristallo sono stati assegnati da due giurie nazionali, la Kinderjury per la sezione "Kplus" e la Jugendjury per la sezione "14plus", composte rispettivamente da undici membri di 11-14 anni e sette membri di 14-18 anni selezionati dalla direzione del festival attraverso questionari inviati l'anno precedente.[8]
Giurie internazionali
[modifica | modifica wikitesto]Nelle sezioni "Kplus" e "14plus", il Grand Prix e lo Special Prize sono stati assegnati da due giurie internazionali composte, rispettivamente, dalla regista e sceneggiatrice Anne Kodura (Germania), l'attore, regista e sceneggiatore Nagesh Kukunoor (India) e Kathy Loizou (Regno Unito), direttrice della Children's Media Conference, e dal regista Sam de Jong (Paesi Bassi), il regista e montatore Petros Silvestros (Regno Unito) e la produttrice Liz Watts (Australia).[8]
Selezione ufficiale
[modifica | modifica wikitesto]In concorso
[modifica | modifica wikitesto]- 24 Weeks (24 Wochen), regia di Anne Zohra Berrached (Germania)
- Boris Without Béatrice (Boris sans Béatrice), regia di Denis Côté (Canada)
- La comune (Kollektivet), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca, Svezia, Paesi Bassi)
- Le cose che verranno (L'avenir), regia di Mia Hansen-Løve (Francia, Germania)
- Crosscurrent (Chang jiang tu), regia di Chao Yang (Cina)
- Death in Sarajevo (Smrt u Sarajevu), regia di Danis Tanović (Bosnia ed Erzegovina, Francia)
- Le donne e il desiderio (Zjednoczone stany milosci), regia di Tomasz Wasilewski (Polonia, Svezia)
- A Dragon Arrives! (Ejdeha Vared Mishavad!), regia di Mani Haghighi (Iran)
- Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi (Italia)
- Genius, regia di Michael Grandage (Regno Unito, Stati Uniti)
- Hedi (Inhebek Hedi), regia di Mohamed Ben Attia (Tunisia, Belgio, Francia)
- Hele sa hiwagang hapis, regia di Lav Diaz (Filippine, Singapore)
- Lettere da Berlino (Alone in Berlin), regia di Vincent Pérez (Germania, Francia, Regno Unito)
- Letters from War (Cartas da Guerra), regia di Ivo Ferreira (Portogallo)
- Midnight Special - Fuga nella notte (Midnight Special), regia di Jeff Nichols (Stati Uniti, Grecia)
- Quando hai 17 anni (Quand on a 17 ans), regia di André Téchiné (Francia)
- Soy Nero, regia di Rafi Pitts (Germania, Francia, Messico, Stati Uniti)
- Zero Days, regia di Alex Gibney (Stati Uniti)
Fuori concorso
[modifica | modifica wikitesto]- Ave, Cesare! (Hail, Caesar!), regia di Joel ed Ethan Coen (Stati Uniti, Regno Unito)
- Chi-Raq, regia di Spike Lee (Stati Uniti)
- Des nouvelles de la planète Mars, regia di Dominik Moll (Francia, Belgio)
- The Patriarch (Mahana), regia di Lee Tamahori (Nuova Zelanda)
- Saint Amour, regia di Benoît Delépine e Gustave Kervern (Francia, Belgio)
Proiezione speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Ballando ballando (Le bal), regia di Ettore Scola (Francia, Italia, Algeria)
- Dead Man Walking - Condannato a morte (Dead Man Walking), regia di Tim Robbins (Stati Uniti, Regno Unito)
- Ragione e sentimento (Sense and Sensibility), regia di Ang Lee (Stati Uniti, Regno Unito)
- L'uomo che cadde sulla Terra (The Man Who Fell to Earth), regia di Nicolas Roeg (Regno Unito)
Berlinale Special
[modifica | modifica wikitesto]- National Bird, regia di Sonia Kennebeck (Stati Uniti)
- The Seasons in Quincy: Four Portraits of John Berger, regia di Bartek Dziadosz, Colin MacCabe, Christopher Roth e Tilda Swinton (Regno Unito)
Berlinale Special Gala
[modifica | modifica wikitesto]- Creepy (Kurīpī: Itsuwari no rinjin), regia di Kiyoshi Kurosawa (Giappone)
- Miles Ahead, regia di Don Cheadle (Stati Uniti)
- A Quiet Passion, regia di Terence Davies (Regno Unito, Belgio)
- A Serious Game (Den allvarsamma leken), regia di Pernilla August (Svezia)
- Where to Invade Next, regia di Michael Moore (Stati Uniti)
- Yo-Yo Ma e i musicisti della via della seta (The Music of Strangers), regia di Morgan Neville (Stati Uniti)
Berlinale Series
[modifica | modifica wikitesto]- Better Call Saul, regia di Thomas Schnauz e Terry McDonough (Stati Uniti)[9]
- Cleverman, regia di Wayne Blair (Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti)[10]
- Love, Nina, regia di S.J. Clarkson (Regno Unito)[10]
- The Night Manager, regia di Susanne Bier (Regno Unito, Stati Uniti)[10]
- Splitting Up Together (Bedre skilt end aldrig), regia di Hella Joof (Danimarca)[10]
- The Writer, regia di Shay Capon (Israele)[10]
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Das Águas que Passam, regia di Diego Zon (Brasile)
- Another City (Thanh Pho Khac), regia di Pham Ngoc Lan (Vietnam)
- Batrachian's Ballad (Balada de um Batráquio), regia di Leonor Teles (Portogallo)
- El Buzo, regia di Esteban Arrangoiz Julien (Messico)
- Freud and Friends (Freud und Friends), regia di Gabriel Abrantes (Portogallo, Svizzera)
- He Who Eats Children, regia di Ben Russell (Stati Uniti)
- In the Soldier's Head, regia di Christine Rebet (Stati Uniti, Francia)
- Jin zhi xia mao, regia di Wei Liang Chiang (Taiwan, Singapore)
- Kaputt, regia di Alexander Lahl e Volker Schlecht (Germania)
- Love, regia di Réka Bucsi (Ungheria, Francia)
- A Man Returned, regia di Mahdi Fleifel (Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi, Libano)
- Moms on Fire, regia di Joanna Rytel (Svezia)
- Los murmullos, regia di Rubén Gámez e Carlos Velo (Messico)
- Prelude to the General (Nimit luang), regia di Pimpaka Towira (Thailandia)
- Our Legacy (Notre héritage), regia di Jonathan Vinel (Francia)
- Oustaz, regia di Bentley Brown (Ciad, Arabia Saudita)
- Personne, regia di Christoph Girardet e Matthias Müller (Germania)
- Reluctantly Queer, regia di Akosua Adoma Owusu (Ghana, Stati Uniti)
- Six Cents in the Pocket, regia di Ricky D'Ambrose (Stati Uniti)
- Summer (Estate), regia di Ronny Trocker (Francia, Belgio, Italia)
- Ten Meter Tower (Hopptornet), regia di Axel Danielson e Maximilien van Aertryck (Svezia)
- Die Unzugänglichkeit der griechischen Antike und ihre Folgen, regia di Gerrit Frohne-Brinkmann e Paul Spengemann (Germania)
- Vintage Print, regia di Siegfried A. Fruhauf (Austria)
- Vita Lakamaya, regia di Akihito Izuhara (Giappone)
- White Bird (Bai niao), regia di Linfeng Wu (Cina, Serbia)
- Winds Junction (Tsomet Haruhot), regia di Rotem Murat (Israele)
Panorama
[modifica | modifica wikitesto]- The Bacchus Lady (Jug-yeo-ju-neun Yeo-ja), regia di Lee Je-yong (Corea del Sud)
- Dall'altra parte (S one strane), regia di Zrinko Ogresta (Croazia, Serbia)
- La helada negra, regia di Maximiliano Schonfeld (Argentina)
- I, Olga Hepnarova (Já, Olga Hepnarová), regia di Petr Kazda e Tomás Weinreb (Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Francia)
- Jonathan, regia di Piotr J. Lewandowski (Germania)
- Lantouri, regia di Reza Dormishian (Iran)
- Mãe Só Há Uma, regia di Anna Muylaert (Brasile)
- Nakom, regia di Kelly Daniela Norris e T.W. Pittman (Ghana, Stati Uniti)
- Nunca vas a estar solo, regia di Álex Anwandter (Cile)
- I nuovi vicini (The Ones Below), regia di David Farr (Regno Unito)
- Pastori e macellai (Shepherds and Butchers), regia di Oliver Schmitz (Sud Africa, Stati Uniti, Germania)
- Les Premiers, les Derniers, regia di Bouli Lanners (Francia, Belgio)
- Qui non è successo nulla (Aquí no ha pasado nada), regia di Alejandro Fernández Almendras (Cile, Stati Uniti, Francia)
- Remainder, regia di Omer Fast (Regno Unito, Germania)
- Shelley, regia di Ali Abbasi (Danimarca, Svezia)
- Starve Your Dog, regia di Hicham Lasri (Marocco)
- La tempesta di sabbia (Sufat Chol), regia di Elite Zexer (Israele, Germania)
- Théo et Hugo dans le même bateau, regia di Olivier Ducastel e Jacques Martineau (Francia)
Panorama Special
[modifica | modifica wikitesto]- All of a Sudden (Auf Einmal), regia di Aslı Özge (Germania, Paesi Bassi)
- Aloys, regia di Tobias Nölle (Svizzera, Francia)
- Crazy Dirty Cops (War on Everyone), regia di John Michael McDonagh (Regno Unito)
- Dog Days (San fu tian), regia di Jordan Schiele (Cina)
- Goat, regia di Andrew Neel (Stati Uniti)
- Greetings from Fukushima (Grüße aus Fukushima), regia di Doris Dörrie (Germania)
- Indignazione (Indignation), regia di James Schamus (Stati Uniti, Cina)
- Junction 48, regia di Udi Aloni (Israele, Germania, Stati Uniti)
- Kater, regia di Händl Klaus (Austria)
- Il piano di Maggie - A cosa servono gli uomini (Maggie's Plan), regia di Rebecca Miller (Stati Uniti)
- Ranenyy angel, regia di Emir Baigazin (Germania, Francia, Kazakistan)
- Il re di Once (El rey del Once), regia di Daniel Burman (Argentina)
- Road to Istanbul (La route d'Istanbul), regia di Rachid Bouchareb (Francia, Belgio)
- Time Was Endless (Antes o Tempo Não Acabava), regia di Sergio Andrade e Fábio Baldo (Brasile, Germania)
- While the Women Are Sleeping (Onna ga nemurutoki), regia di Wayne Wang (Giappone)
Panorama Dokumente
[modifica | modifica wikitesto]- Brothers of the Night (Brüder der Nacht), regia di Patric Chiha (Austria)
- Curumim: Diary of a Brazilian on Death Row (Curumim), regia di Marcos Prado (Brasile)
- Don't Blink - Robert Frank, regia di Laura Israel (Canada, Francia, Stati Uniti)
- Europe, She Loves, regia di Jan Gassmann (Svizzera, Germania)
- Hotel Dallas, regia di Sherng-Lee Huang e Livia Ungur (Romania, Stati Uniti)
- Inside the Chinese Closet, regia di Sophia Luvara (Paesi Bassi, Cina)
- Kiki, regia di Sara Jordenö (Svezia, Stati Uniti)
- The Lovers and the Despot, regia di Ross Adam e Robert Cannan (Regno Unito)
- Mapplethorpe: Look at the Pictures, regia di Fenton Bailey e Randy Barbato (Stati Uniti, Germania)
- Mariupolis, regia di Mantas Kvedaravicius (Lituania, Germania, Francia, Ucraina)
- Der Ost-Komplex, regia di Jochen Hick (Germania)
- Strike a Pose, regia di Ester Gould e Reijer Zwaan (Paesi Bassi, Belgio)
- Uncle Howard, regia di Aaron Brookner (Regno Unito, Stati Uniti)
- Weekends (Wi-ken-jeu), regia di Lee Dong-ha (Corea del Sud)
- Who's Gonna Love Me Now?, regia di Tomer e Barak Heymann (Israele, Regno Unito)
- Wu Tu: My Land, regia di Jian Fan (Cina)
- Zona Norte, regia di Monika Treut (Germania)
Teddy 30
[modifica | modifica wikitesto]- 1 Berlin-Harlem, regia di Lothar Lambert e Wolfram Zobus (Germania Ovest)
- Anders als die Andern, regia di Richard Oswald (Germania)
- Before Stonewall, regia di Greta Schiller (Stati Uniti)
- The Enchantment of the Blue Sailors (Die Betörung der blauen Matrosen), regia di Tabea Blumenschein e Ulrike Ottinger (Germania Ovest)
- Gendernauts: A Journey Through Shifting Identities (Gendernauts - Eine Reise durch die Geschlechter), regia di Monika Treut (Stati Uniti, Germania)
- Hedwig - La diva con qualcosa in più (Hedwig and the Angry Inch), regia di John Cameron Mitchell (Stati Uniti)
- Hide and Seek (Machboim), regia di Dan Wolman (Israele)
- In a Glass Cage (Tras el cristal), regia di Agustí Villaronga (Spagna)
- Je tu il elle, regia di Chantal Akerman (Francia, Belgio)
- Looking for Langston, regia di Isaac Julien (Regno Unito)
- Marble Ass (Dupe od mramora), regia di Želimir Žilnik (Repubblica Federale di Jugoslavia)
- The Meadow of Things (Die Wiese der Sachen), regia di Heinz Emigholz (Germania Ovest)
- Nitrate Kisses, regia di Barbara Hammer (Stati Uniti)
- Parting Glances, regia di Bill Sherwood (Stati Uniti)
- Tongues Untied, regia di Marlon Riggs (Stati Uniti)
- Toute une nuit, regia di Chantal Akerman (Belgio, Francia, Paesi Bassi, Canada)
- The Watermelon Woman, regia di Cheryl Dunye (Stati Uniti)
Forum
[modifica | modifica wikitesto]Programma principale
[modifica | modifica wikitesto]- And-Ek Ghes..., regia di Philip Scheffner e Colorado Velcu (Germania)
- Baden Baden, regia di Rachel Lang (Belgio, Francia)
- Barakah Meets Barakah (Barakah yoqabil Barakah), regia di Mahmoud Sabbagh (Arabia Saudita)
- Between Fences (Bein gderot), regia di Avi Mograbi (Israele, Francia)
- City of Jade (Fei cui zhi cheng), regia di Midi Z (Taiwan, Birmania)
- Deadweight, regia di Axel Koenzen (Germania, Finlandia)
- Depth Two (Dubina dva), regia di Ognjen Glavonic (Serbia, Montenegro)
- The Dreamed Ones (Die Geträumten), regia di Ruth Beckermann (Austria)
- Dust Cloth (Toz Bezi), regia di Ahu Ozturk (Turchia, Germania)
- Eldorado XXI, regia di Salomé Lamas (Portogallo, Francia)
- Eliksir, regia di Daniil Zinchenko (Russia)
- The End, regia di Guillaume Nicloux (Francia)
- Fantastic, regia di Offer Egozy (Stati Uniti)
- Havarie, regia di Philip Scheffner (Germania, Francia)
- Hee, regia di Kaori Momoi (Giappone)
- Homo sapiens, regia di Nikolaus Geyrhalter (Svizzera, Germania, Austria)
- Houses Without Doors (Manazil bela abwab), regia di Avo Kaprealian (Siria, Libano)
- How Heavy This Hammer, regia di Kazik Radwanski (Canada)
- Humidity (Vlaznost), regia di Nikola Ljuca (Serbia, Paesi Bassi, Grecia)
- Illegittimo (Ilegitim), regia di Adrian Sitaru (Romania, Polonia, Francia)
- Inertia, regia di Idan Haguel (Israele)
- In the Last Days of the City (Akher Ayyam el-Madinah), regia di Tamer El Said (Egitto, Germania, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti)
- Kate Plays Christine, regia di Robert Greene (Stati Uniti)
- Landstück, regia di Volker Koepp (Germania)
- Life After Life (Zhi fan ye mao), regia di Zhang Hanyi (Cina)
- Lily Lane (Liliom ösvény), regia di Benedek Fliegauf (Ungheria, Germania, Francia)
- A Magical Substance Flows Into Me, regia di Jumana Manna (Palestina)
- Makhdoumin, regia di Maher Abi Samra (Libano, Francia, Norvegia, Emirati Arabi Uniti)
- Old Stone (Lao shi), regia di Johnny Ma (Cina, Canada)
- An Outpost of Progress (Posto-Avançado do Progresso), regia di Hugo Vieira da Silva (Portogallo)
- Panamerican Machinery (Maquinaria Panamericana), regia di Joaquin del Paso (Messico, Polonia)
- P.S. Jerusalem, regia di Danae Elon (Canada, Israele)
- The Revolution Won't Be Televised, regia di Rama Thiaw (Senegal)
- Rio Corgo, regia di Sérgio Da Costa e Maya Kosa (Svizzera, Portogallo)
- A Road, regia di Daichi Sugimoto (Giappone)
- Short Stay, regia di Ted Fendt (Stati Uniti)
- The Son of Joseph (Le fils de Joseph), regia di Eugène Green (Francia, Belgio)
- Ta'ang, regia di Wang Bing (Hong Kong, Francia)
- Tales of Two Who Dreamt, regia di Andrea Bussmann e Nicolás Pereda (Canada, Messico)
- Tempestad, regia di Tatiana Huezo (Messico)
- Those Who Jump (Les sauteurs), regia di Abou Bakar Sidibé, Moritz Siebert e Estephan Wagner (Danimarca)
- Trivisa (Chu Tai Chiu Fung), regia di Jevons Au, Frank Hui e Wai-Kit Wong (Hong Kong, Cina)
- We Are Never Alone (Nikdy nejsme sami), regia di Petr Václav (Repubblica Ceca, Francia)
- The Yard (Yarden), regia di Måns Månsson (Svezia, Germania)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Chamissos Schatten, regia di Ulrike Ottinger (Germania, Austria, Svizzera)
- Rudolf Thome - Überall Blumen, regia di Serpil Turhan (Germania)
- Verfluchte Liebe deutscher Film, regia di Dominik Graf e Johannes Sievert (Germania, Francia)
Hachimiri Madness
[modifica | modifica wikitesto]- Le avventure del ragazzo del palo elettrico (Denchū kozō no bōken), regia di Shin'ya Tsukamoto (Giappone)
- Hanasareru Gang, regia di Nobuhiro Suwa (Giappone)
- Happiness Avenue, regia di Katsuyuki Hirano (Giappone)
- High-School-Terror, regia di Macoto Tezuka (Giappone)
- I Am Sono Sion! (Ore wa Sono Sion da!), regia di Sion Sono (Giappone)
- Isolation of 1/8800000 (Hachijyu-Hachi-Man Bun no Ichi no Kodoku), regia di Gakuryū Ishii (Giappone)
- A Man's Flower Road (Otoko no hanamichi), regia di Sion Sono (Giappone)
- The Rain Women, regia di Shinobu Yaguchi (Giappone)
- Saint Terrorism (Sei terorizumu), regia di Masashi Yamamoto (Giappone)
- Tokyo Cabbageman K, regia di Akira Ogata (Giappone)
- Unk, regia di Macoto Tezuka (Giappone)
Forum Expanded
[modifica | modifica wikitesto]- Abu Ammar is Coming, regia di Naeem Mohaiemen (Bangladesh, Libano, Regno Unito)
- As Birds Flying (Kama Tohalleq al Teyour), regia di Heba Amin (Egitto)
- A Boy Needs a Friend, regia di Steve Reinke (Canada, Stati Uniti)
- Bring Me the Head of Tim Horton, regia di Guy Maddin, Evan e Galen Johnson (Canada)
- Bunker Drama, regia di Mike Crane (Stati Uniti, Lituania)
- The Communist Revolution Was Caused by the Sun, regia di Anton Vidokle (Stati Uniti, Kazakistan)
- Continuity, regia di Omer Fast (Germania)
- La Cupola, regia di Volker Sattel (Germania)
- Esiod-2015, regia di Clemens von Wedemeyer (Austria, Germania)
- Expired, regia di Islam Kamal (Egitto)
- Fathy La Yaeesh Hona Baad Ala'n, regia di Maged Nader (Egitto)
- The Fourth Stage (Al Marhala Al Rabiaa), regia di Ahmad Ghossein (Libano, Emirati Arabi Uniti)
- From the Notebook of..., regia di Robert Beavers (Stati Uniti)
- Fugue, regia di Kerstin Schroedinger (Germania, Canada)
- The Illinois Parables, regia di Deborah Stratman (Stati Uniti)
- In the Future, They Ate from the Finest Porcelain, regia di Larissa Sansour e Søren Lind (Territori palestinesi, Danimarca, Regno Unito, Qatar)
- Invention, regia di Mark Lewis (Canada, Regno Unito)
- The Lamps, regia di Shelly Silver (Stati Uniti)
- Le Corbusier (IIIII) Asger Jorn (Relief), regia di Heinz Emigholz (Germania, Danimarca)
- Moderation, regia di Anja Kirschner (Grecia, Italia, Egitto, Regno Unito)
- Muito Romântico, regia di Melissa Dullius e Gustavo Jahn (Germania, Brasile)
- Now: End of Season, regia di Ayman Nahle (Libano, Siria)
- Offside (Wadee'at tasallul), regia di Marwan Hamdan (Libano)
- O Pássaro da Noite, regia di Marie Losier (Portogallo, Francia)
- The Right, regia di Assaf Gruber (Germania, Polonia)
- Ruina, regia di Gabraz Sanna (Brasile)
- Sign Space, regia di Hila Peleg (Germania)
- Stones Gods People, regia di Joe Namy (Libano)
- A Stroll Down Sunflower Lane, regia di Mayye Zayed (Egitto)
- Tectonic Plate (Mannerlaatta), regia di Mika Taanila (Finlandia)
- Transmission from the Liberated Zones, regia di Filipa César (Portogallo, Francia, Germania)
- We Demand, regia di Claudrena N. Harold e Kevin Jerome Everson (Stati Uniti)
Generation
[modifica | modifica wikitesto]Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Blue Bicycle (Mavi bisiklet), regia di Ümit Köreken (Turchia)
- Fortune Favors the Brave: Girls Home Alone (Ente gut!), regia di Norbert Lechner (Germania)
- Jamais contente, regia di Emilie Deleuze (Francia)
- Little Men, regia di Ira Sachs (Stati Uniti, Grecia, Brasile)
- Molly Monster - Il film (Ted Sieger's Molly Monster - Der Kinofilm), regia di Matthias Bruhn, Michael Ekbladh e Ted Sieger (Svizzera, Germania, Svezia)
- Ottaal, regia di Jayaraaj (India)
- Rara - Una strana famiglia (Rara), regia di Pepa San Martín (Cile, Argentina)
- Rauf, regia di Soner Caner e Baris Kaya (Turchia)
- Siv sover vilse, regia di Catti Edfeldt e Lena Hanno (Svezia, Paesi Bassi)
- Solan og Ludvig - Jul i Flåklypa, regia di Rasmus A. Sivertsen (Norvegia)
- The World of Us (U-ri-deul), regia di Yoon Ga-eun (Corea del Sud)
- Young Wrestlers (Genç pehlivanlar), regia di Mete Gümürhan (Turchia, Paesi Bassi)
- Zud, regia di Marta Minorowicz (Germania, Polonia)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Aurelia y Pedro, regia di José Permar e Omar Robles (Messico)
- The Boyfriend Game, regia di Alice Englert (Australia)
- Cats & Dogs, regia di Jesús Pérez e Gerd Gockell (Germania, Svizzera)
- Chopping Onions, regia di Adinah Dancyger (Stati Uniti)
- El inicio de Fabrizio, regia di Mariano Biasin (Argentina)
- Jonas and the Sea (Zeezucht), regia di Marlies van der Wel (Paesi Bassi)
- Kill Your Dinner, regia di Bryn Chainey (Australia)
- Lili, regia di Siri Melchior (Danimarca, Regno Unito)[11]
- Little Doll, regia di Kate Dolan (Irlanda)
- Neiwa, regia di Abraham Cruz Herrera e Javier Vázquez Cervantes (Messico)
- Nina, regia di Emmanuel Elliah e Maria Körkel (Belgio)
- Ninnoc, regia di Niki Padidar (Paesi Bassi)
- On the Roof (En la azotea), regia di Damià Serra Cauchetiez (Spagna)
- Le renard minuscule, regia di Aline Quertain e Sylwia Szkiladz (Svizzera, Belgio, Francia)
- Semele (Semeli), regia di Myrsini Aristidou (Stati Uniti, Cipro, Grecia)
- Simons Cat 'Off to the Vet', regia di Simon Tofieldd (Regno Unito)
- Skatekeet, regia di Edward Cook (Paesi Bassi)
- Take Your Partners, regia di Siri Rødnes (Regno Unito)
Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- 6A, regia di Peter Modestij (Svezia)
- Before the Streets (Avant les rues), regia di Chloé Leriche (Canada)
- Born to Dance, regia di Tammy Davis (Nuova Zelanda)
- The Dreamer (El soñador), regia di Adrián Saba (Perù)
- Girl Asleep, regia di Rosemary Myers (Australia)
- In Your Dreams! (Ani ve snu!), regia di Petr Oukropec (Repubblica Ceca, Bulgaria, Slovacchia)
- Ma révolution, regia di Ramzi Ben Sliman (Francia)
- Mellow Mud (Es esmu šeit), regia di Renārs Vimba (Lettonia)
- Las plantas, regia di Roberto Doveris (Cile)
- Rag Union (Tryapichnyy soyuz), regia di Mikhail Mestetskiy (Russia)
- Sairat, regia di Nagraj Manjule (India)
- Starless Dreams (Royahaye dame sobh), regia di Mehrdad Oskouei (Iran)
- Valderrama (Valderama), regia di Abbas Amini (Iran)
- What's in the Darkness (Hei chu you shen me), regia di Yichun Wang (Cina)
- Zhaleika, regia di Eliza Petkova (Germania, Bulgaria)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Balcony, regia di Toby Fell-Holden (Regno Unito)
- The Ballad of Immortal Joe, regia di Hector Herrera (Canada)
- Berlin Metanoia, regia di Erik Schmitt (Germania)
- Blind Vaysha, regia di Theodore Ushev (Canada)
- Carousel, regia di Kal Weber (Regno Unito)
- Crystal Lake, regia di Jennifer Reeder (Stati Uniti)
- Eden (El Edén), regia di Andrés Ramírez Pulido (Colombia)
- Jacked, regia di Rene Pannevis (Regno Unito)
- Kroppen är en ensam plats, regia di Ida Lindgren (Svezia)
- Lick Us, Meow, Meow! (Léchez-nous, Miaou, Miaou!), regia di Marie de Maricourt (Svizzera)
- Mother Knows Best (Mamma vet bäst), regia di Mikael Bundsen (Svezia)
- Mushkie, regia di Aleeza Chanowitz (Israele)
- A Night in Tokoriki (O noapte in Tokoriki), regia di Roxana Stroe (Romania)
- Refugee Blues, regia di Stephan Bookas e Tristan Daws (Regno Unito, Francia)
- Sensiz, regia di Nariman Aliev (Ucraina)
- Spoetnik, regia di Noël Loozen (Paesi Bassi)
- That Day, regia di Stephanie Ard (Stati Uniti)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Life on the Border, di registi vari (Iraq, Siria)
- Das Tagebuch der Anne Frank, regia di Hans Steinbichler (Germania)
Perspektive Deutsches Kino
[modifica | modifica wikitesto]- Agony (Agonie), regia di David Clay Diaz (Germania, Austria)
- The Audition (Die Prüfung), regia di Till Harms (Germania)
- Liebmann, regia di Jules Herrmann (Germania)
- Lotte, regia di Julius Schultheiß (Germania)
- Meteor Street (Meteorstraße), regia di Aline Fischer (Germania)
- Noi siamo la marea (Wir sind die Flut), regia di Sebastian Hilger (Germania)
- One of Us (Einer von uns), regia di Stephan Richter (Austria)
- Toro, regia di Martin Hawie (Germania)
- Valentina, regia di Maximilian Feldmann (Germania)
- Wer ist Oda Jaune?, regia di Kamilla Pfeffer (Germania)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Las cuatro esquinas del círculo, regia di Katarina Stankovic (Germania)
- A Quiet Place, regia di Ronny Dörfler (Germania, Romania)
- Pallasseum - Unsichtbare Stadt, regia di Manuel Inacker (Germania)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Beyond the Snowstorm (Hinter dem Schneesturm), regia di Levin Peter (Germania)
- Fluchtrecherchen, regia di Sophia Bösch e Sophie Linnenbaum (Germania)
Retrospettiva
[modifica | modifica wikitesto]- ...dann springt mein Herz, regia di Gitta Nickel (Germania Est)
- ...und dann bye bye, regia di Marran Gosov (Germania Ovest)
- Abstand, regia di Jeanine Meerapfel (Germania Ovest)
- Artikel, regia di Werner Nekes (Germania Ovest)
- Die Aussicht, regia di Kurt Krigar (Germania Ovest)
- Berlin Klammer auf Ost Klammer zu, regia di Fritz Illing e Werner Klett (Germania Ovest)
- Berlin um die Ecke, regia di Gerhard Klein (Germania Est)
- Der Brief, regia di Vlado Kristl (Germania Ovest)
- La difesa esemplare della fortezza di Deutschkreutz (Die beispiellose Verteidigung der Festung Deutschkreutz), regia di Werner Herzog (Germania Ovest)
- Divieto di caccia alle volpi (Schonzeit für Füchse), regia di Peter Schamoni (Germania Ovest)
- Duell, regia di Klaus Lemke (Germania Ovest)
- Elf Jahre alt, regia di Winfried Junge (Germania Est)
- Entscheidung fürs Lernen, regia di Peter Ulbrich (Germania Est)
- Es, regia di Ulrich Schamoni (Germania Ovest)
- Es genügt nicht 18 zu sein, regia di Kurt Tetzlaff (Germania Est)[12]
- Ferrari, regia di Michael Klier (Germania Ovest)
- Frauen in Deutschland. Thilo Koch berichtet, regia di Peter Otto (Germania Ovest)
- Fräulein Schmetterling, regia di Kurt Barthel (Germania Est)
- Generazione 45 (Jahrgang 45), regia di Jürgen Böttcher (Germania Est)[13]
- Headstand, Madam! (Kopfstand Madam!), regia di Christian Rischert (Germania Ovest)
- Hoffnung - Fünfmal am Tag, regia di Hans-Dieter Grabe (Germania Ovest)
- I turbamenti del giovane Torless (Der junge Törless), regia di Volker Schlöndorff (Germania Ovest, Francia)
- Jeder ein Berliner Kindl, regia di Harun Farocki (Germania Ovest)
- Jimmy Orpheus, regia di Roland Klick (Germania Ovest)
- Karla, regia di Herrmann Zschoche (Germania Est)[14]
- Katz und Maus, regia di Hans Jürgen Pohland (Germania Ovest, Polonia)
- Klammer auf, Klammer zu, regia di Hellmuth Costard (Germania Ovest)
- Die Koffer des Felix Lumpach, regia di Gerd Winkler (Germania Ovest)
- The Lost Angel (Der verlorene Engel), regia di Ralf Kirsten (Germania Est)
- Die Mannschaft, regia di Kurt Tetzlaff (Germania Est)
- Manöver, regia di May Spils (Germania Ovest)
- Maschine, regia di Wolfgang Urchs (Germania Ovest)
- Memento, regia di Karlheinz Mund (Germania Est)
- Pankoff, regia di Harry Hornig (Germania Est)
- Paul Dessau, regia di Richard Cohn-Vossen (Germania Est)
- Playgirl, regia di Will Tremper (Germania Ovest)
- Das Portrait, regia di May Spils (Germania Ovest)
- Preis der Freiheit, regia di Egon Monk (Germania Ovest)
- Projekt Katz und Maus, regia di Michael Klier (Germania Ovest)
- La ragazza senza storia (Abschied von gestern), regia di Alexander Kluge (Germania Ovest)
- Die Reise nach Sundevit, regia di Heiner Carow (Germania Est)
- Der sanfte Lauf, regia di Haro Senft (Germania Ovest)
- Smith, James O. - Organist, USA, regia di Klaus Wildenhahn (Germania Ovest)
- Sonnabend, 17 Uhr, regia di Ula Stöckl (Germania Ovest)
- Spur der Steine, regia di Frank Beyer (Germania Est)
- Subjektitüde, regia di Helke Sander (Germania Ovest)
- Tavola dell'amore (Mahlzeiten), regia di Edgar Reitz (Germania Ovest)
- Il vagabondo (Der Stadtstreicher), regia di Rainer Werner Fassbinder (Germania Ovest)
- Die Verantwortlichen, regia di Kurt Tetzlaff (Germania Est)
- Der weiße Hopfengarten, regia di Wolfgang Ramsbott (Germania Ovest)
- Wink vom Nachbarn, regia di Harry Hornig (Germania Est)
Berlinale Classics
[modifica | modifica wikitesto]- Città amara - Fat City (Fat City), regia di John Huston (Stati Uniti)
- Daughter of the Nile (Ni luo he nu er), regia di Hou Hsiao-hsien (Taiwan)
- Destino (Der müde Tod), regia di Fritz Lang (Germania)
- The Road Back, regia di James Whale (Stati Uniti)
- Die Russen kommen, regia di Heiner Carow (Germania Est)
- Il tempo del raccolto del grano (Bakushû), regia di Yasujirō Ozu (Giappone)
Homage
[modifica | modifica wikitesto]- 3096 (3096 Tage), regia di Sherry Hormann (Germania)
- Il colore dei soldi (The Color of Money), regia di Martin Scorsese (Stati Uniti)
- Una donna in carriera (Working Girl), regia di Mike Nichols (Stati Uniti)
- Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker's Dracula), regia di Francis Ford Coppola (Stati Uniti)
- L'età dell'innocenza (The Age of Innocence), regia di Martin Scorsese (Stati Uniti)
- I favolosi Baker (The Fabulous Baker Boys), regia di Steve Kloves (Stati Uniti)
- Gangs of New York, regia di Martin Scorsese (Stati Uniti, Italia)
- Martha, regia di Rainer Werner Fassbinder (Germania Ovest)
- Il matrimonio di Maria Braun (Die Ehe der Maria Braun), regia di Rainer Werner Fassbinder (Germania Ovest)
- Quei bravi ragazzi (Goodfellas), regia di Martin Scorsese (Stati Uniti)
- Quiz Show, regia di Robert Redford (Stati Uniti)
NATIVe - A Journey into Indigenous Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- El abrazo de la serpiente, regia di Ciro Guerra (Colombia, Venezuela, Argentina)
- Inuit Knowledge and Climate Change, regia di Zacharias Kunuk e Ian Mauro (Canada)
Culinary Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- Ants on a Shrimp, regia di Maurice Dekkers (Paesi Bassi)
- Cafe Nagler, regia di Mor Kaplansky e Yariv Barel (Germania, Israele, Canada, Svizzera)
- Campo a través. Mugaritz, intuyendo un camino, regia di Pep Gatell (Spagna)
- Cooked – Episodio Air, regia di Ryan Miller (Stati Uniti)
- Cooked – Episodio Fire, regia di Alex Gibney (Stati Uniti)
- Gioco di cappelli (Vormittagsspuk), regia di Hans Richter (Germania)
- How to Build an Igloo, regia di Douglas Wilkinson (Canada)
- In Defense of Food, regia di Michael Schwarz (Stati Uniti, Francia, Tanzania)
- Kivalina, regia di Gina Abatemarco (Stati Uniti)
- Noma My Perfect Storm, regia di Pierre Deschamps (Regno Unito)
- Portret van een tuin, regia di Rosie Stapel (Paesi Bassi)
- Schwarzbunt Märchen, regia di Detlev Buck e Roger Heeremann (Germania Ovest)
- The Singhampton Project, regia di Jonathan Staav (Canada, Germania, Francia)
- Vleesverlangen, regia di Marijn Frank (Paesi Bassi)
- Wanton Mee, regia di Eric Khoo (Singapore)
Premi
[modifica | modifica wikitesto][[File:Gianfranco Rosi.JPG|upright=1.1|thumb|Il regista Gianfranco Rosi, Orso d'oro per Fuocoammare. [[File:Mia Hansen-Løve.JPG|upright=1.1|thumb|Mia Hansen-Løve, miglior regista per Le cose che verranno. [[File:Trine Dyrholm.jpg|upright=1.1|thumb|Trine Dyrholm, miglior attrice per La comune. [[File:Tomasz Wasilewski.jpg|upright=1.1|thumb|Tomasz Wasilewski, Orso d'argento per la migliore sceneggiatura di Le donne e il desiderio. [[File:Lav Diaz.jpg|upright=1.1|thumb|Il regista Lav Diaz, Premio Alfred Bauer per Hele sa hiwagang hapis. [[File:Doris doerrie berlinale 2016.JPG|upright=1.1|thumb|La regista Dorris Dörrie, Premio CICAE Art Cinema per Greetings from Fukushima. [[File:Michael Ballhaus.JPG|upright=1.1|thumb|Il direttore della fotografia Michael Ballhaus, vincitore dell'Orso d'oro alla carriera.
Premi della giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Orso d'argento, gran premio della giuria: Death in Sarajevo di Danis Tanović
- Orso d'argento per il miglior regista: Mia Hansen-Løve per Le cose che verranno
- Orso d'argento per la migliore attrice: Trine Dyrholm per La comune di Thomas Vinterberg
- Orso d'argento per il miglior attore: Majd Mastoura per Hedi di Mohamed Ben Attia
- Orso d'argento per la migliore sceneggiatura: Tomasz Wasilewski per Le donne e il desiderio
- Orso d'argento per il miglior contributo artistico: Mark Lee Ping Bin per la fotografia di Crosscurrent di Chao Yang
- Premio Alfred Bauer: Hele sa hiwagang hapis di Lav Diaz
Premi della giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Migliore opera prima: Hedi di Mohamed Ben Attia
Premi della giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro per il miglior cortometraggio: Batrachian's Ballad di Leonor Teles
- Orso d'argento, premio della giuria: A Man Returned di Mahdi Fleifel
- Audi Short Film Award: Jin zhi xia mao di Wei Liang Chiang
- Cortometraggio candidato agli European Film Awards: A Man Returned di Mahdi Fleifel
Premi onorari
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro alla carriera: Michael Ballhaus
- Berlinale Kamera: Ben Barenholtz, Tim Robbins, Marlies Kirchner
Premi delle giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Ottaal di Jayaraaj
- Menzione speciale: Jamais contente di Emilie Deleuze
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: El inicio de Fabrizio di Mariano Biasin
- Menzione speciale: Ninnoc di Niki Padidar
Generation Kplus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: Rara - Una strana famiglia di Pepa San Martín
- Menzione speciale: Young Wrestlers di Mete Gümürhan
- Special Prize per il miglior cortometraggio: Semele di Myrsini Aristidou
- Menzione speciale: Aurelia y Pedro di José Permar e Omar Robles
Jugendjury Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Mellow Mud di Renārs Vimba
- Menzione speciale: Las plantas di Roberto Doveris
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: Balcony di Toby Fell-Holden
- Menzione speciale: Kroppen är en ensam plats di Ida Lindgren
Generation 14plus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: Las plantas di Roberto Doveris
- Menzione speciale: Zhaleika di Eliza Petkova
- Special Prize per il miglior cortometraggio: A Night in Tokoriki di Roxana Stroe
- Menzione speciale: Kroppen är en ensam plats di Ida Lindgren
Premi delle giurie indipendenti
[modifica | modifica wikitesto]- Premio della giuria ecumenica
- Concorso: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Panorama: Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners
- Forum: ex aequo Barakah Meets Barakah di Mahmoud Sabbagh e Those Who Jump di Abou Bakar Sidibé, Moritz Siebert e Estephan Wagner - Premio FIPRESCI
- Concorso: Death in Sarajevo di Danis Tanović
- Panorama: Aloys di Tobias Nölle
- Forum: The Revolution Won't Be Televised di Rama Thiaw - Guild Film Prize: 24 Weeks di Anne Zohra Berrached
- Premio CICAE Art Cinema
- Panorama: Greetings from Fukushima di Doris Dörrie
- Forum: Illegittimo di Adrian Sitaru - Label Europa Cinemas: Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners
- Menzione speciale: All of a Sudden di Aslı Özge e Dall'altra parte di Zrinko Ogresta
- Premio Caligari: In the Last Days of the City di Tamer El Said
- Menzione speciale: Tempestad di Tatiana Huezo e The Revolution Won't Be Televised di Rama Thiaw
- Peace Film Prize: Makhdoumin di Maher Abi Samra
- Amnesty International Film Award
- Concorso: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Generation: Starless Dreams di Mehrdad Oskouei - Premio Heiner Carow: Greetings from Fukushima di Doris Dörrie
- Teddy Award
- Miglior lungometraggio: Kater di Händl Klaus
- Miglior documentario: Kiki di Sara Jordenö
- Miglior cortometraggio: Moms on Fire di Joanna Rytel
- Premio della giuria: Nunca vas a estar solo di Álex Anwandter
- Teddy Audience Award: Théo et Hugo dans le même bateau di Olivier Ducastel e Jacques Martineau
- Special Teddy Award: Christine Vachon
- Premio dei lettori di Männer: Mãe Só Há Uma di Anna Muylaert
Premi del pubblico e dei lettori
[modifica | modifica wikitesto]- Panorama Audience Award
- Film: Junction 48 di Udi Aloni
- Documentari: Who's Gonna Love Me Now? di Tomer e Barak Heymann - Premio dei lettori della Berliner Morgenpost: Fuocoammare di Gianfranco Rosi
- Premio dei lettori di Der Tagesspiegel: We Are Never Alone di Petr Václav
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q 66th Berlin International Film Festival - February 11-21, 2016, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 15 maggio 2023.
- ^ Nov 30, 2015: Honorary Golden Bear and Homage to Michael Ballhaus, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 16 marzo 2017.
- ^ Il Theatiner Filmkunst di Monaco, diretto da Marlies Kirchner, aprì nel 1957 proiettando il film Guardie e ladri di Steno e Mario Monicelli.
- ^ Feb 02, 2016: Berlinale Camera 2016 to Honour Ben Barenholtz, Tim Robbins and Marlies Kirchner, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 16 marzo 2017.
- ^ Nov 17, 2015: Berlinale Retrospective 2016: "Germany 1966 – Redefining Cinema", su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 16 marzo 2017.
- ^ Feb 02, 2016 Berlinale to pay tribute to David Bowie, Alan Rickman and Ettore Scola, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Facts & Figures of the Berlinale 2016, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ a b c d e Juries - 2016, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 23 giugno 2022.
- ^ Sono stati proiettati i primi due episodi della seconda stagione.
- ^ a b c d e Sono stati proiettati i primi due episodi.
- ^ Sono stati proiettati i primi tre episodi della serie animata.
- ^ Proiettato nella versione censurata del 1966 (e mai distribuita) e in quella distribuita nel 1990, completata sulla base del negativo originale e intitolata Guten Tag, das sind wir.
- ^ Proiettato nella versione censurata del 1966 (e mai distribuita) e in quella distribuita nel 1990, completata sulla base del negativo originale.
- ^ Proiettato nella versione censurata del 1965 (e mai distribuita) e in quella distribuita nel 1990, completata sulla base del negativo originale.