Epipactis meridionalis
Elleborina del meridione | |
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Epipactis meridionalis | |
Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
Ordine | Asparagales |
Famiglia | Orchidaceae |
Sottofamiglia | Epidendroideae |
Tribù | Neottieae |
Genere | Epipactis |
Specie | E. meridionalis |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Sottoclasse | Liliidae |
Ordine | Orchidales |
Famiglia | Orchidaceae |
Sottofamiglia | Epidendroideae |
Tribù | Neottieae |
Genere | Epipactis |
Specie | E. meridionalis |
Nomenclatura binomiale | |
Epipactis meridionalis H.Baumann & R.Lorenz, 1988 |
L'elleborina del meridione (Epipactis meridionalis H.Baumann & R.Lorenz, 1988) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orchidacee, endemica dell'Italia meridionale.[1][2]
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genere Helleborus[3]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.
L'epiteto specifico (meridionalis) deriva dal latino e fa riferimento alla zona geografica di provenienza di questa pianta.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]È una pianta erbacea perenne alta da 30 a 40 cm. La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fusti avventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).
Radici
[modifica | modifica wikitesto]Le radici sono secondarie da rizoma.
Fusto
[modifica | modifica wikitesto]- Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
- Parte epigea: la parte aerea è formata da uno o eventualmente due fusti gracili. Il colore del fusto è violaceo. Alla base è glabro, mentre è vellutato verso l'infiorescenza.
Foglie
[modifica | modifica wikitesto]Le foglie, intere e poche (meno di una decina), sono distribuite lungo tutto il fusto a disposizione più o meno spiralata (o più precisamente distica). La forma è ovato-lanceolata con apice appuntito che diventa più lanceolata verso l'infiorescenza. Le foglie sono sessili, appena amplessicauli (quelle inferiori). La lamina è percorsa da diverse nervature longitudinali (foglie di tipo parallelinervie). Dimensione delle foglie: larghezza 4 – 5 cm; lunghezza 6 cm.
Infiorescenza
[modifica | modifica wikitesto]L'infiorescenza è un racemo terminale, lasso (massimo 20 fiori). I fiori sono patenti (o più o meno penduli), disposti quasi unilateralmente e pedicellati. Alla base del pedicello sono presenti delle brattee a forma lanceolata. I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello. Lunghezza delle brattee: 2 cm.
Fiore
[modifica | modifica wikitesto]I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami, 1 verticillo dello stilo). I fiori sono colorati di verde chiaro con sfumature rosate specialmente all'estremità dei tepali.
- Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
- X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[5]
- Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno (3 interni e 3 esterni) a forma ovato-lanceolata, carenati e con apice appuntito; il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali di tipo sepaloide (simili ai sepali di un calice); nel secondo verticillo (interno) il tepalo centrale (chiamato “labello”) è notevolmente diverso rispetto agli altri due laterali che si presentano più o meno uguali ai tepali esterni. Sono colorati di verde chiaro all'esterno e rosa-violaceo all'interno (i due tepali interni in genere sono più rosati). Dimensione dei tepali: larghezza 4 – 6 mm; lunghezza 8 – 10 mm.
- Labello: il labello è diviso in due sezioni; la porzione posteriore del labello (basale, chiamata ipochilo) è concava, mentre quella anteriore (apicale, chiamata epichilo) è a forma di cuore con apice incurvato verso il basso. La colorazione del labello esternamente è verde chiaro; nella parte interna dell'ipochilo il colore è più scuro, mentre l'epichilo nella zona centrale è rosato con i bordi ondulati. Nel mezzo tra l'ipochilo e l'epichilo è presente una strozzatura allargata che collega le due parti. Il labello è inoltre privo di callosità evidenti e non è speronato come in altri generi e l'ipochilo è nattarifero. Lunghezza del labello: 1 cm.
- Ginostemio: lo stame con la rispettiva antera biloculare è concresciuto con lo stilo e forma una specie di organo colonnare chiamato ginostemio[6]. Il colore di questo organo è fondamentalmente bianco-giallastro. L'antera è incurvata e ricopre le altre parti sottostanti del ginostemio (i pollinii e il rostello). Il polline è più o meno incoerente (friabile e polverulento) distribuito su masse cerose polliniche bilobe (una per ogni loculo dell'antera); queste masse sono prive di “caudicole” (filamento di aggancio all'antera) e sono contenute in una cavità chiamata clinandrio che in questo caso è in parte atrofizzata. L'ovario è infero, allungato, pubescente ed è formato da tre carpelli fusi insieme, sorretto da un peduncolo porporino.
- Fioritura : da luglio ad agosto.
Frutti
[modifica | modifica wikitesto]Il frutto è una capsula obovoide (o esagonale) a più coste. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule. Nell'interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi; la germinazione dei semi è tuttavia condizionata dalla presenza di funghi specifici (i semi sono privi di albume – vedi sopra).
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie è un endemismo dell'Italia meridionale e della Sicilia. Il suo areale comprende l'Appennino meridionale dal Lazio fino alla Sicilia orientale. Segnalata anche sul Gargano.[1]
Il suo habitat tipico sono le zone a faggete su suolo debolmente acido, da 500 fino a 1900 m s.l.m.; è presente quindi nei seguenti piani vegetazionali: collinare e montano.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Ibridi
[modifica | modifica wikitesto]Dall'incrocio tra E. meridionalis e Epipactis helleborine nasce il seguente ibrido interspecifico:
- Epipactis × nicolosii M.P.Grasso & Grillo (2004).
Specie simili
[modifica | modifica wikitesto]In genere tutte le Epipactis sono abbastanza simili nella forma del fiore. Qui ricordiamo alcune specie (tralasciando le varie sottospecie) quali:
- Epipactis leptochila (Godfery) Godfery - Elleborina a labello sottile: è una specie con labello poco sviluppato.
- Epipactis microphylla (Ehrh.) Swartz. - Elleborina minore: è una specie con poche e piccole foglie.
- Epipactis atrorubens (Hoffm.) Besser - Elleborina violacea: i fiori sono bruno-rosei.
- Epipactis palustris (L.) Crantz – Elleborina palustre: i fiori sono bruno-purpureo tendente al biancastro.
- Epipactis helleborine (L.) Crantz – Elleborina comune: si distingue soprattutto per la larghezza delle foglie.
- Epipactis ioessa Bongiorni, De Vivo, Fori & Romolini: si distingue per la colorazione violacea scura dei tepali esterni.
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Orsenigo, S. & Peruzzi, L. 2018, Epipactis meridionalis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 7 febbraio 2021.
- ^ (EN) Epipactis meridionalis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 febbraio 2021.
- ^ Nicolini, vol. 2, p. 111.
- ^ Judd et al., p. 287.
- ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 5 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
- ^ Musmarra, p. 628.
- ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
- ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gruppo italiano per la ricerca sulle orchidee spontanee (GIROS), Orchidee d'Italia. Guida alle orchidee spontanee, Cornaredo (MI), Il Castello, 2009, ISBN 978-88-8039-891-2.
- Judd, Campbell, Kellogg, Stevens e Donoghue, Botanica sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
- Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume terzo, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
- Eduard Strasburger, Trattato di botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Epipactis meridionalis
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Epipactis meridionalis G.I.R.O.S. - Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee - Database.
- Epipactis meridionalis IPNI Database.
- Epipactis meridionalis Royal Botanic Gardens KEW - Database.
- Epipactis meridionalis Tropicos Database.
- Epipactis meridionalis[collegamento interrotto] ZipcodeZoo Database.