L'annata 1979-1980 fu tra le migliori nella storia della società ascolana, dando inizio a un piccolo "periodo d'oro" che, per la provinciale marchigiana, proseguirà per buona parte degli anni ottanta. Il presidentissimo Rozzi, che prese con più decisione in mano le redini e la gestione del club bianconero, affidò la panchina a Giovan Battista Fabbri il quale portò l'Ascoli a raggiungere il suo miglior risultato di sempre nella Serie A a girone unico, un quinto posto in classifica che in seguito, a causa dei verdetti dello scandalo del Totonero (e della retrocessione d'ufficio del Milan, terzo in graduatoria), si trasformerà per il Picchio in una storica quarta piazza: ciò valse ai marchigiani il primato fra tutte le squadre del Centro-Sud, mancando per un solo punto la qualificazione in Coppa UEFA. Meno esaltante il cammino in Coppa Italia dove i bianconeri non superarono il primo turno, eliminati nel proprio girone dalla Roma poi futura vincitrice dell'edizione.
A seguito del positivo campionato, a fine stagione la Federcalcio volle premiare l'Ascoli inviandolo come proprio rappresentante alla Red Leaf Cup, torneo internazionale a inviti organizzato dalla Canadian Soccer Association onde incentivare la crescita del gioco del calcio in Nordamerica: la rosa, riluttante alla trasferta oltreoceano dopo un anno pieno di soddisfazioni, venne convinta da Rozzi a posticipare le vacanze, rimarcando il significato di un torneo del genere per gli emigrati italiani nonché le positive ricadute sulla notorietà del piccolo club marchigiano nel mondo. Qui i bianconeri trionfarono in una competizione che li vide prevalere su quotate e blasonate avversarie quali i brasiliani del Botafogo, i francesi del Nancy e, nella finale del 22 giugno 1980 all'Ivor Wynne Stadium di Hamilton, gli scozzesi dei Rangers, superati 2-0 con le reti di Moro e Perico. Per l'Ascoli fu il primo successo internazionale in oltre ottant'anni di storia.