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Chiesa di Santa Maria di Valverde
Chiesa di Santa Maria di Valverde | |
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Interno navata | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Località | Palermo |
Coordinate | 38°07′13″N 13°21′50″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Maria |
Arcidiocesi | Palermo |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | 1633 |
La chiesa di Santa Maria di Valverde si trova a Palermo in piazza Cavalieri di Malta ed è uno splendido esempio d'arte barocca.[1][2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Epoca normanno - sveva
[modifica | modifica wikitesto]Il tempio fu costruito nel Trecento, adiacente al vasto convento carmelitano dell'epoca, sorto intorno al XII secolo[3] e rifondato verso il 1315 secondo la regola di sant'Agostino. Solo nel XVI secolo, quando fu ulteriormente ingrandito, il convento tornò sotto la regola carmelitana che oggi non esiste più.
Epoca spagnola
[modifica | modifica wikitesto]Dopo i primi interventi del 1514, la chiesa fu totalmente ristrutturata nel 1633 grazie alle donazioni del ricco genovese Camillo Pallavicino, dopo l'entrata in monastero della sua unica figlia. Interrotti probabilmente per la morte del benefattore, i lavori di restauro ricominciarono poco tempo dopo. Il progetto di rinnovamento fu ideato da Mariano Smiriglio, il primo architetto ufficiale del Senato palermitano. A lui si devono le decorazioni in marmo.
Epoca contemporanea
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa fu seriamente danneggiata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale del 22 febbraio 1943. Alle lesioni strutturali, si accompagnarono le perdite di elementi scultorei della decorazione interna. A causa del crollo di un tratto del soffitto della navata, andavano in rovina parte degli affreschi della volta eseguiti da Antonio Grano: la Trasfigurazione e Storie di Sant'Elia.
Riapertura al pubblico nel 1997 dopo un lungo restauro avviato tra il 1979 e il 1980.[4]
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio, ad unica navata, è abbellito al suo interno dagli affreschi eseguiti da Antonio Grano nella volta e sulle pareti del coro e da Olivio Sozzi sulla fascia inferiore. Le sculture e le tarsie marmoree disposte all'interno delle quattro cappelle della grande navata (una delle quali dedicata a Santa Lucia) si devono invece ad Andrea Palma e a Paolo Amato. Quest'ultimo realizzò anche il portale laterale in pietra grigia. La pianta della chiesa presenta un'aula rettangolare con presbiterio semicircolare e coro all'ingresso, sorretto da un grande arco. Il campanile, suddiviso in tre ordini, fu aggiunto nel 1730.
Interno
[modifica | modifica wikitesto]Ambienti caratterizzati da grandi colonne tortili e fitte decorazioni marmoree.
Parete destra
[modifica | modifica wikitesto]- Prima campata: Cappella di Santa Lucia. Ambiente con apparato decorativo, nicchia contenente statua raffigurante Santa Lucia, realizzato da Nicola Musca nel 1694.
- Ricca cornice marmorea con un piccolo quadro raffigurante Santi.
- Seconda campata: Cappella di Sant'Antonio Abate. Nell'edicola la tela raffigurante la Vergine con Santi. Arco con volute del timpano e uno scudo in pietra blu del Brasile. Un dipinto raffigurante Sant'Antonio Abate raffigurato con 20 scene della sua leggenda, olio su tavola, opera di Vincenzo da Pavia documentato in quest'ambiente è custodito nel Museo Diocesano.[2]
Parete sinistra
[modifica | modifica wikitesto]- Prima campata: Cappella della Madonna del Carmelo.
- Ricca cornice marmorea con un piccolo quadro raffigurante Santa Teresa in estasi.
- Seconda campata: Cappella del Santissimo Crocifisso. Apparato decorativo realizzato da Francesco Scuto, Carlo Rutè, Filippo Di Vita nel periodo 1697 - 1698. Crocifisso su reliquiario e statua dell'Addolorata.
Altare maggiore
[modifica | modifica wikitesto]- Cappellone - Altare maggiore.
- XVII secolo, Madonna del Carmine, dipinto, opera di Pietro Novelli.[5] La Vergine è raffigurata con Sant'Alberto Carmelitano nell'atto di ricevere l'abito, Sant'Angelo di Licata che richiede l'approvazione della regola, Santa Teresa d'Avila e Santa Maria Maddalena dei Pazzi in atteggiamento orante.[2][6]
Nell'area presbiteriale gelosie e manufatti lignei che raffigurano degli angeli, pregevoli opere ottocentesche dello scultore palermitano Salvatore Bagnasco. Fiancheggiano il presbiterio due nicchie con altrettante statue raffiguranti i profeti Elia, a sinistra, e Eliseo a destra.
Altre opere
[modifica | modifica wikitesto]- XVIII secolo, Funerali di Sant'Alberto, olio su tela, opera di Guglielmo Borremans.
- Cappella della Madonna dell'Udienza.
Monastero di Santa Maria di Valverde
[modifica | modifica wikitesto]- 1118, Monastero di Santa Maria di Valverde o retta dai Canonici regolari di Sant'Agostino della «Congregazione di Valverde» era soggetta direttamente alla Santa Sede. La terminologia Valverde deriva dal nome della casa madre monastero di Valverde nelle Fiandre, in latino Virdis Vallis.
L'istituzione costituiva una filiazione della casa madre o monastero di Santa Maria di Valverde di Messina, quest'ultima aveva giurisdizione sui monasteri dell'Ordine di Sicilia, Calabria e Puglia.[7]
Ricostituito secondo la Regola carmelitana, nel 1315 passa sotto la Regola agostiniana per essere nuovamente retto dai Carmelitani nel 1522.[8]
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pagina 39, Antonio Mongitore, "Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo ..." [1] Archiviato il 16 ottobre 2017 in Internet Archive., Tomo primo, Palermo, Gaspare Bayona, 1719, pp. 697.
- ^ a b c Vincenzo Mortillaro, pp. 13.
- ^ Pagina 46, Agostino Inveges, "Palermo Sacro" - "Annali della felice città di Palermo, prima sedia, corona del rè, e capo del regno ..." [2], Parte seconda, Pietro dell'Isola, 1651, Palermo.
- ^ La chiesa è attualmente aperta il giovedi pomeriggio dai volontari del Touring Club Italiano. I Tesori della Loggia, su tesoridellaloggia.it. URL consultato il 23 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2009).
- ^ Gaspare Palermo Volume primo, pp. 288.
- ^ Pagina 27, Agostino Gallo, "Elogio storico di Pietro Novelli da Morreale in Sicilia, pittore, architetto e incisore" [3] Archiviato il 2 aprile 2019 in Internet Archive., Terza edizione, Palermo, Reale Stamperia, 1830.
- ^ Pagine 108 - 110, Caio Domenico Gallo, "Annali della città di Messina ... dal giorno di sua fondazione sino a tempi presenti" [4] Archiviato il 16 settembre 2016 in Internet Archive., Tomo I, Messina, Francesco Gaipa, 1756.
- ^ Gaspare Palermo Volume primo, pp. 284 e 285.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (IT) Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo", Volume primo, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
- (IT) Vincenzo Mortillaro, "Guida per Palermo e pei suoi dintorni del barone V. Mortillaro", Palermo, Tipografia del giorn. Letterario, 1836.
- (IT) "La chiesa di Santa Maria di Valverde", Palermo, Centro San Mamiliano, via Valverde, 1.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria di Valverde
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