Coordinate: 41°09′N 16°24′E

Corato

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Corato
comune
Corato – Stemma
Corato – Bandiera
Corato – Veduta
Corato – Veduta
Il municipio di Corato
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Città metropolitana Bari
Amministrazione
SindacoCorrado Nicola De Benedittis (lista civica di centro-sinistra) dal 5-10-2020
Territorio
Coordinate41°09′N 16°24′E
Altitudine232 m s.l.m.
Superficie169,35 km²
Abitanti46 943[4] (31-5-2024)
Densità277,2 ab./km²
Comuni confinantiAndria (BT), Bisceglie (BT), Ruvo di Puglia, Trani (BT)
Altre informazioni
Cod. postale70033
Prefisso080
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT072020
Cod. catastaleC983
TargaBA
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[5]
Cl. climaticazona D, 1 545 GG[6]
Nome abitanticoratini
Patronosan Cataldo[1]

Santa Maria Greca[2], san Gerardo Maiella [3]

Giorno festivo10 maggio[1] ,18 luglio, penultima domenica di agosto, 6 ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Corato
Corato
Corato – Mappa
Corato – Mappa
Posizione del comune di Corato all'interno della città metropolitana di Bari
Sito istituzionale

Corato (Quaratë nel dialetto locale[7]) è un comune italiano di 46 943 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia.

Geografia fisica

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Il centro abitato è situato a 232 metri sul livello del mare. Il territorio comunale, con una superficie di 167,73 km², si estende sulle pendici orientali delle Murge. Prevalentemente roccioso o semi-roccioso, è caratterizzato da ampi spazi aperti nei quali domina la vegetazione spontanea, interrotti da aree coltivate prevalentemente a vigneto, oliveto, mandorleto e seminativo.

La vegetazione prevalente è la steppa o para-steppa; vi sono, inoltre, lembi di boschi di querce a roverella e pinete in particolar modo nella Murgia Serraficaia (673 m s.l.m.) e a San Magno (480 m s.l.m.).

La zona di Corato è stata abitata sin dalla tarda Età del bronzo, come testimoniano le emergenze archeologiche in località San Magno, a circa 15km dalla città. In questa zona è stata riportata alla luce una necropoli italica di tombe a tumulo, complete di corredi funebri principalmente composti da vasellame e monili in ferro che testimoniano scambi commerciali e culturali con altre zone del Mar Mediterraneo[8]. Altro pregevole testimone della storia più antica di Corato è il Dolmen sito in località Chianca dei Paladini, risalente al XIV secolo a.C.[9].

Età classica

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Le origini dell'attuale centro abitato di Corato si collocano nel III secolo a.C., durante il periodo repubblicano di Roma, quando Scipione l'Africano premia i reduci della conquista di Cartagine, concedendo loro diversi territori in Puglia. Uno di loro, un certo Caius Oratus, avrebbe avuto in qualità di patrizio romano una zona su cui fece sorgere un villaggio al quale avrebbe dato il nome facendolo derivare dal suo. Il nome nei secoli oscilla fra Coratus, Coratum, Curati (in epoca normanno-sveva), Quarata e Quadrata (in epoca spagnola e ducale; si ricordi il breve ducato di Bisceglie di cui Corato fu parte), finché in epoca borbonica la cittadina assume il nome ufficiale di Corato. Anticamente la città era percorsa da un tratto interno della via Traiana: l'abitato romano sarebbe confermato dall'originale pianta quadrata (da cui probabilmente il nome della città, secondo alcuni studiosi).

Fin dalla sua fondazione nel III secolo a.C. fino alla caduta dell'Impero romano d'occidente, il villaggio di Corato faceva parte del territorio della vicina Ruvo di Puglia, all'epoca florida polis greca e poi municipium romano, in epoca greca era conosciuta come Ρυψ (Rhyps, pron: Rüps), poi Rubi, in età romana.[10]

Corato era inizialmente una piccola comunità contadina che adorava divinità boscherecce o della fertilità, ma grazie alla trionfale predicazione di San Pietro e San Paolo essa divenne ben presto comunità cristiana che adorava i primissimi santi fra i quali San Vito e Santa Lucia, in onore della quale si allestiva il "falò di Santa Lucia", tradizione ancora viva nel terzo millennio.

Corato, che mantenne nel tempo la sua caratteristica contadina e pastorale, fu nel V secolo teatro delle scorrerie barbariche dei Visigoti di Alarico e in seguito delle orde saracene che portavano massacri e distruzione. A questo proposito gli abitanti di Corato edificarono una torre lungo la via che saliva dal porto di Trani e un'altra detta "Turris Longa" in posizione dominante avanzata che aveva piuttosto una funzione di avvistamento.

Nell'XI secolo Corato come tutta la Puglia fu preda dei Normanni. Trani fu dominata dal conte Drogone, mentre Pietro il Normanno prese possesso dell'abitato coratino nel 1046. In quest'anno fu fondata ufficialmente la città di Corato e insieme all'atto di fondazione Pietro il Normanno ordinò ai capi maestri di erigere quattro torri, delle quali restano oggi labili tracce, e relative mura. Lo sviluppo continua, confermato anche dal geografo arabo El Edrisi, che ne descrive alcune specialità nel 1155:

«Bella, popolata, nobile e deliziosa, abbondante di frutta e ferace di prodotti alimentari»

La città rimane fedele a Corradino di Svevia anche dopo la morte di Federico II nel 1250, e alla conquista di Carlo I d'Angiò ottiene il motto di "Cor sine labe doli" (in lingua latina "Cuore senza macchia di infamia"), riportato ancora oggi nello stemma civico.[11]

I Borbone nel XVI secolo dominano Corato e la zona circostante, fino ad un modesto tentativo d'insurrezione ad opera del cittadino Federico Quinto nel 1799. Infeudata pochi anni dopo alla famiglia Carafa duchi di Andria e conti di Ruvo, nel 1503 la città assiste alla celeberrima disfida di Barletta, infatti il combattimento ebbe luogo tra Corato e Andria in territorio di Trani, Contrada Sant'Elia, allora sotto il dominio dei Veneziani. Un grande fervore economico ed edilizio coinvolge poi la città a partire dalla salita di Gioacchino Murat in poi, fino a proseguire con l'unità d'Italia.

Età contemporanea

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Negli anni '50 e '60 un gran numero di coratini emigrò verso il nordovest, in particolare a Torino dove costituirà una comunità di un certo rilievo.

Il 5 febbraio 2006 con oltre il 70% dei votanti al referendum consultivo fra i cittadini coratini ha respinto l'ingresso nell'istituenda provincia di Barletta-Andria-Trani. L'affluenza è stata di circa il 40%, e nonostante il non raggiungimento del quorum, la decisione è stata confermata dal consiglio comunale.

Lo stemma del Comune di Corato è stato approvato con decreto del capo del Governo del 7 aprile 1937.[12]

«Di verde, al filetto in croce che forma quattro quarti, ciascuno caricato di una torre al naturale merlata di tre, aperta e finestrata di nero. Sul tutto uno scudetto d'argento caricato di un cuore ardente di rosso. Motto: Cor sine labe doli

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Chiesa di Santa Maria Maggiore

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Chiesa matrice del paese, chiamata popolarmente "il Duomo", è menzionata per la prima volta in un documento dell'XI secolo; l'aspetto attuale, tuttavia, è quello che l'edificio ha assunto dopo vari rifacimenti dovuti al terremoto del 1627 e a un intervento di restauro del XIX secolo che ha cancellato quasi ogni traccia dell'impianto originale. La facciata esterna, sulla quale sono chiaramente visibili le stratificazioni e le modifiche di cui sopra, presenta una lunetta ad altorilievo raffigurante una Deesis. A sinistra del portale, a ridosso dell'intersezione col torrione del campanile, a 2,43 m da terra, vi è una lastra lapidea rettangolare in pietra calcarea (ca. 1,88 m di lunghezza per 1,03 m di altezza), circondata da una cornice e sormontata da tre piccoli archi a tutto sesto[13]: su di essa sono appena visibili i resti scolpiti di un rilievo (ora quasi del tutto abraso) raffigurante l'ascensione al cielo di Alessandro Magno, tema iconografico di grande fortuna nell'arte medievale e (soprattutto di ambito romanico pugliese) e nell'arte bizantina. Dell'originario rilievo sono leggibili solo le due esche infilzate sulla punta delle due lance[13].

All'interno si può ammirare un prezioso busto-reliquiario d'argento che ritrae il patrono della città San Cataldo, nonché un prezioso affresco della Madonna di Costantinopoli risalente al 1559, tornato alla luce in tempi recenti dopo esser stato murato per diversi secoli.

Santuario della Madonna Greca

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Lo stesso argomento in dettaglio: Santuario della Madonna Greca.

Uno dei più importanti luoghi di culto della città, sede della parrocchia omonima, è molto importante per il paese poiché strettamente legata ad alcuni avvenimenti di notevole rilevanza per la sua storia; vi si custodisce inoltre una presunta immagine acheropita ed è il luogo di sepoltura della Venerabile Luisa Piccarreta.

Chiesa Maria SS. del Monte Carmelo

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Su via Carmine prospetta la facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine, che attualmente ospita l'omonima confraternita. Nel paramento murario, a bugnato rustico, si apre un semplice portale architravato, mentre la parte alta della facciata, terminata in tempi più recenti, ha un coronamento a timpano. L'edificio, realizzato nella seconda metà del XVIII secolo, ha subito rifacimenti negli anni Trenta del Novecento, come conferma la data del 1936 rilevabile sul portale secondario che si affaccia su via Filangieri.

L'interno, di non grandi dimensioni, ha conservato l'aspetto originario, anche se la coloritura degli intonaci è di fine '900. La chiesa, a navata unica, coperta a botte unghiata, è movimentata dalla presenza di tre cappelle per lato, sotto arconi poco profondi. Termina con un'ampia abside all'interno della quale si aprono due simmetrici portali. Grazie alla presenza di paraste e di un marcato cornicione soprastante che segnano tutto l'invaso della navata e dell'abside, la struttura presenta una notevole unità visiva dello spazio architettonico. La decorazione a stucco è semplice ma raffinata, comprende i capitelli d'acanto delle paraste. Nell'ancona del presbiterio è conservata una bella statua settecentesca raffigurante la Madonna del Carmine.

La Chiesa al suo interno ospita un pregevole organo realizzato nel 1760 dall'organaro barese Pietro De Simone. Esso è collocato sulla cantoria posta sulla controfacciata e sovrastante l'ingresso dell'edificio. L'organo è completamente racchiuso in una cassa lignea di risonanza finemente decorata. Pregevoli decorazioni, realizzate in legno intagliato e dorato, arricchiscono la zona superiore delle campate, seguendo l'andamento decrescente verso i lati dei vari gruppi di canne. Non è noto con certezza chi abbia commissionato l'opera ma si può supporre che venne richiesta dalla confraternita della "Madonna del Monte Carmelo", che aveva sede nell'omonima chiesa. 

Chiesa dei Cappuccini

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Intitolata alla Risurrezione di Gesù Cristo, la chiesa fu edificata nel 1756. Si caratterizza per un ampio vestibolo, con volta a crociera, che si frappone tra l'ingresso e la chiesa. Il nome 'dei Cappuccini', con cui la chiesa è nota, presso gli abitanti di Corato, è dovuto alla comunità dei frati francescani Cappuccini, presenti a Corato sin dal 1591. L'arcivescovo di Trani, Monsignor Giulio Caracciolo, qualche anno più tardi, nel 1594, autorizza la costruzione del convento, da destinare ai frati. È la famiglia Carafa, conti di Ruvo di Puglia e duchi di Andria (di cui Corato è feudo), a finanziare l'opera. La S. Congregazione dei Riti, nel 1716, stabilisce che le esequie, celebrate nella chiesa dei Cappuccini, siano officiate dai frati e non dal clero secolare.[14] Dalla prima metà del XIX secolo la rettoria dei Cappuccini ospita una comunità di suore, le Suore della Carità dell'Immacolata Concezione, dette 'Suore di Ivrea', il cui istituto è stato fondato dalla Venerabile Antonia Maria Verna. Superiora della comunità, attualmente, è Suor Nicoletta d'Amico.

La Chiesa dei Cappuccini è cara al popolo di Corato, per il culto a santa Rita da Cascia e per quello alla Beata Vergine Maria, venerata sotto il titolo di Madonna del Pozzo e per la devozione a san Pio da Pietrelcina. La pia pratica dei 'Quindici giovedì in onore di Santa Rita', la 'Novena a Santa Rita' e la 'Novena alla Madonna del Pozzo', costituiscono momenti importanti della vita della fraternità rettoriale, unitamente a quello della commemorazione del beato transito di Padre Pio, la notte del 22 settembre.

La chiesa custodisce una tela del pittore fiammingo Gaspar Hovich, della fine del XVI secolo, e una pala di altare, raffigurante la deposizione di Cristo dalla croce, di Giovanni Antonio Oppido Materano. La tela e la pala di altare rivengono dalla Chiesa 'Monte di Pietà', andata distrutta agli inizi del secolo scorso[non chiaro]. Stupenda la volta affrescata di quella che, un tempo, era la sacrestia della Chiesa e che, da alcuni decenni[non chiaro], è stata destinata a studio rettoriale. Vi sono raffigurati, con affreschi del 1700, la Vergine Maria, con il capo coronato di dodici stelle, e i quattro evangelisti.

La statua, raffigurante la Madonna del Pozzo, che in origine rappresentava soltanto la Vergine con il Bambino tra le braccia, risale con molta probabilità al 1919. Si tratta di una pregiata statua in cartapesta, di sicura fattura leccese, attribuibile, in considerazione dello stile, dei tratti del volto di Maria e del Bambino, nonché del raffinato panneggio, al maestro Raffaele Caretta. Nel 2009 alla statua sono state poste due corone quattrocentesche (una sul capo del Bambino Gesù e l'altra su quello della Vergine), in argento e oro.

La Chiesa della Risurrezione di Gesù Cristo è retta, attualmente, dal canonico ecclesiologo don Vito Martinelli, esperto di studi frommiani e studioso del papa Benedetto XV (al secolo Giacomo Della Chiesa).
La messa prefestiva, celebrata nella piccola chiesa, è tradotta in lingua dei segni italiana.
La domenica e i giorni festivi, nella Chiesa dei Cappuccini, non si celebra la Santa Messa, in ossequio a un decreto di Monsignor Giuseppe Carata, già vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, fino agli anni novanta. Il decreto, infatti, dispone che nelle rettorie, nelle cappellanie, nelle chiese gentilizie e in quelle rupestri, in giorno di domenica, di festa e di solennità, non sia celebrata alcuna messa, al fine di privilegiare l'irrinunciabile centralità della vita parrocchiale.

Chiesa Madonna delle Grazie

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La chiesa rurale detta “Chiesa di Bracco”, perché sita sulla vecchia via che porta da Corato a Ruvo, in contrada Bracco,a 1 km dal centro abitato, è inserita in un complesso edilizio sei/settecentesco, realizzato per fornire di un convento i religiosi francescani presenti a Corato nel XVII – XVIII sec.
Infatti, da una veloce ricognizione documentaria è emerso che la Chiesa o Cappella di S. Maria delle Grazie era esistente sin dal 1599: in “Corato. Testimonianze archeologiche e d'arte nel territorio” di Striccoli, Radina, Silvestri e Gelao a cura della Pro Loco, a pag. 69 è riportato l'“Inventarium Maioris Ecclesiae Corati 1599” in cui si cita la presenza della “chiesa S. Maria della Gratia extra moenia”; il sig. Tommaso Venitucci in “Corato nel 1609” pubblicato su “La Murgia”, giornale coratino degli inizi del Novecento, la cita tra le chiese extra moenia del territorio; un documento conservato presso l'Archivio diocesano di Trani fa riferimento alla chiesa della Madonna delle Grazie di Corato riportando una lite tra il procuratore di questa chiesa contro il primicerio Francesco Miscioscia di Corato per un capitale di 54 ducati affidatogli per l'acquisto di vacche. Il fatto che si fosse interessati all'acquisto di mucche confermerebbe l'idea che la chiesa fosse collegata ad un complesso agricolo e/o monastico. La tradizione, infatti, vuole che lì ci fosse un antico convento dei frati minori osservanti.
Decisamente più interessante, infine, risulta un atto conservato in copia nel V volume della Miscellanea de Mattis presso l'archivio della Chiesa Matrice di Corato. Con tale documento l'11 gennaio del 1638 il capitolo della collegiata chiesa “terrae Corati tranensis archiepiscopatus” chiede di poter utilizzare la somma di 150 ducati “pro reparatione ac accomodatione et refectione della neviera sita iuxta ecclesiam Santae Mariae Gratiarum extra moenia pertinentiae dicti capituli” perché la stessa neviera possa tornare ad essere “fruttifera”.

Probabilmente nel 1864, il convento passò al Comune, a causa dell'abolizione del privilegio dell'inalienabilità dei possedimenti ecclesiastici, voluta dal testo legislativo delle Leggi Siccardi (approvato nel 1850 a Torino, nell'allora Regno di Sardegna, ma entrato in vigore in Puglia sicuramente dopo il 1861, anno in cui fu proclamata l'unità di Italia). Successivamente, dal Comune stesso fu messo in vendita.

Nel 1997, la Curia Arcivescovile di Trani curò il restauro della chiesa portando allo scoperto il gioiello che oggi possiamo vedere. L'interno della chiesa fu tutto “scorticato”, cioè liberato dall'intonaco, portando alla comparsa di due grossi pilastri in pietra e di una volta tutta in pietra e tufo. Il pavimento avvallato fu riportato al suo livello con massetto di cemento armato e ricoperto di lastroni originali di pietra, prima diligentemente numerati e poi ricollocati al loro posto.
Il Clero di Corato fissò che almeno nel periodo estivo fosse celebrata una Messa festiva.
La chiesa fu riaperta l'ultima domenica di giugno, il 29 giugno del 1997, in coincidenza con la festa di S. Pietro, e per questa occasione la S. Messa, alla quale parteciparono tutti i sacerdoti di Corato, fu celebrata dall'arcivescovo Mons. Cassati.

La cosiddetta Chiesa di Bracco va più correttamente chiamata santuario mariano, vista la dedica alla Madonna delle Grazie, voluta dai coratini, particolarmente devoti alla Vergine Santissima, come testimoniano le tante chiese coratine, soprattutto del centro storico. Il titolo Madonna delle Grazie, tra i tanti con i quali il popolo di Corato invocava Maria, è prevalso racchiudendoli tutti.
Forse, i nostri antenati, hanno identificato i loro travagli confortati e risolti dalla imperturbabile fiducia in Maria, nel «riposo in Egitto», una tela della Vergine di scuola romana del sec. XVI che era presente in chiesa.
Nonostante le vicende, non sempre positive, che hanno riguardato questo santuario, il popolo di Corato ha assicurato ogni anno due feste per la Madonna delle Grazie: una il 2 luglio che in realtà era il giorno dedicato alla festività della Visitazione di Maria a S. Elisabetta, l'altra l'8 settembre, festa della natività di Maria, organizzata sempre in un tono maggiore con l'allestimento di un carro trainato dai buoi che portava in trionfo l'effigie della Madonna per i viottoli della contrada.

Architetture civili

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Palazzo delle Pietre Pizzute
  • Palazzo di Città: sede del municipio dal 1877, era precedentemente un convento dei frati Minori Osservanti di San Cataldo. Oltre al prospetto in stile ottocentesco, gli interni presentano un chiostro cinquecentesco con archi ogivali tardo-gotici su pilastri, con diverse finestre a due livelli in stile barocco e nella parte superiore l'orologio civico. Fino al 2009 al suo interno erano conservati il bassorilievo della Madonna del Latte, probabilmente del 1548 di Paolo da Cassano ed un affresco della Pietà della scuola ferrarese del XVI secolo; attualmente le opere sono conservate nel Museo della Città e del Territorio della città[15].
  • Palazzo delle Pietre Pizzute (Palazzo Patroni Griffi o De Mattis): palazzo cinquecentesco con portale ornato da tredici bugne piramidali, con in alto lo stemma dei conti Patroni Griffi. La sua costruzione si ritiene risalga al 1492, come probabile sede di un centro studi aperto sull'onda della scoperta dell'America. È probabile che i suoi progettisti trassero spunto dal Palazzo dei Diamanti di Ferrara per la sua realizzazione.
  • Palazzo La Monica Vecchio: è una grande costruzione con un prospetto duplice e diversi portali ottocentesco e rinascimentale, con una balaustra superiore.
  • Palazzo ex Pretura in Piazza Sedile: ex convento restaurato di recente.
  • Palazzo Catalano: piccola fabbrica popolare risalente al 1598, con al primo piano un affresco con una scena di caccia e al secondo piano un'iscrizione con il nome del fondatore, Antonio Catalano.
  • Palazzo Gioia: edificato sul castello più antico della seconda metà dell'Ottocento, con il portale a destra coprente due rilievi con gli emblemi della famiglia Carafa.
  • Palazzo ex Biblioteca Comunale: risalente al XVII secolo.
  • Palazzo Santarella: il palazzo è stato edificato da Luigi Santarella applicando le sue nozioni sul cemento armato ed è uno dei primi esempi di costruzione in Italia con l'uso di questo materiale.
  • Monumento ai Caduti: in Piazza Vittorio Emanuele, opera dello scultore coratino Franco De Palma; eretto nel 1956 ha sostituito il vecchio monumento fatto smantellare nel 1941 per fonderne il contenuto da destinare alle produzioni belliche del periodo.

Siti archeologici

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  • Chianca dei Paladini: un dolmen dell'età del Bronzo costruita con tre lastre megalitiche (le cosiddette chianche, da cui il nome) ed una quarta ricoprente; la leggenda racconta sia il risultato di una competizione fra giganti.
  • Sepolcri di San Magno: tumuli risalenti all'età protostorica, circa VII secolo a.C. nella contrada omonima.

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[16]

Lingue e dialetti

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Il dialetto coratino è una variante del dialetto barese. Esso si configura come un dialetto a metà strada tra la fascia murgiana e la fascia sud-ovest barese. Ad esempio, si riscontrerà nan (tipico dei dialetti murgiani ed assente nell'hinterland barese), ma poi sàpe (tipico dell'hinterland barese ed assente nei dialetti murgiani, dove spesso l'apertura è in é, quindi sépe, séipe, o a volte si chiude in è, quindi sèpe).

Tradizioni e folclore

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Importanti sono le celebrazioni di agosto per la festa del patrono locale, San Cataldo, che secondo la tradizione, nel 1483 salvò il paese da una grave pestilenza.[senza fonte]

A Corato viene edito il mensile Lo Stradone[17] fondato nel 1979 da padre Emilio D'Angelo. Da gennaio 2020 è stato incorporato da Coratolive.it[18]

Il teatro comunale di Corato fu inaugurato nel 1874. Fu voluto e costruito sotto l'allora sindaco e deputato "progressista" del Parlamento regio Giuseppe Patroni Griffi, avo dell'omonimo commediografo. È stato il più grande Teatro della Puglia, sino alla costruzione del Teatro Petruzzelli di Bari. Il Teatro fu realizzato nel 1874, dopo solo un anno dall'approvazione del progetto, con l'ausilio degli scenografi del Teatro San Carlo di Napoli.[19]

Ha inoltre sede a Corato l'I.T.A.C.A., la prima accademia d'arte drammatica pugliese riconosciuta dalla Regione Puglia, gemellata con la LAMDA di Londra e impegnata nella formazione di giovani attori e registi. Attualmente è diretta da Nicola Vero.

Forte è anche la tradizione bandistica, in comune con la maggior parte dei comuni vicini quali Ruvo di Puglia, Bisceglie, Trani, Molfetta, sin dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri.

A Corato sono stati girati i seguenti film:

Un primo piatto tipico è il 'ragù' con braciole (involtini) di carne d'asino o di cavallo, con cui si condiscono le orecchiette, dette strascenàte, che legano anche molto bene in un altro piatto tradizionale, gli "strascenàte e cime de rape". La pignatta di trippa e il calzone (una focaccia riempita da cipolle cotte a vapore, olive nere, acciughe sotto sale ed uva sultanina) costituiscono la seconda parte del pasto. Ma sono anche molto comuni la scamorza, i nodini e la burrata, quest’ultima originaria di Andria. Fra i dolci tipici del luogo, si ricordano in occasione del Natale le cartellate con vincotto e miele, marzapane, sasamello e taralli, mentre per le festività pasquali è consuetudine cucinare la scarcella.

L'economia è prevalentemente agricola anche se non sono molti i terreni fertili essendo questi ultimi estesi prevalentemente verso la murgia, più fredda e meno favorita. Negli ultimi anni, vi è stato anche un impulso verso il settore artigianale, della piccola industria e del terziario avanzato. La particolare tradizione agricola ha permesso la creazione di un grosso polo agro-alimentare che estrinseca le sue attività produttive preminenti in diversi settori: quello lattiero-caseario con la presenza di numerosi laboratori a conduzione familiare; quello oleicolo: Corato è la patria dell'olio extra vergine ottenuto dalla molitura della Coratina, “Cultivar Coratina o racioppa di Corato”; quello vinicolo: questo comparto usufruisce della presenza di circa 2.000 ettari di vigneti per la produzione di uva da tavola (rappresentata dalle varietà uva baresana, regina bianca, Italia primus e cardinale) e di uva da vino (rappresentata dalle varietà: moscato bianco, sangiovese, nero di uva di Troia, pampanuto, bombino nero, montepulciano); settore alimentare: con importanti industrie molitorie (tra le altre Casillo, uno dei principali produttori a livello mondiale) e di lavorazione della pasta (Granoro e "Riscossa") nonché i tarallifici ("La Spiga" e "Fiore di Puglia"), che assicurano un'elevata produzione di specialità alimentari conosciute sull'intero territorio nazionale ed estero.

Infrastrutture e trasporti

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Corato è servita da una stazione posta sulla ferrovia Bari-Barletta, gestita dalla Ferrotramviaria, che ricalca il tracciato della precedente tranvia a vapore.

Amministrazione

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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
27 settembre 1988 20 ottobre 1992 Aldo Sciscioli Democrazia Cristiana Sindaco [21]
20 ottobre 1992 23 febbraio 1993 Antonio Nunziante Comm. straordinario [21]
23 febbraio 1993 29 giugno 1993 Carlo Striccoli Comm. straordinario [21]
29 giugno 1993 12 maggio 1997 Luigi Di Gennaro Movimento Sociale Italiano Sindaco [21]
2 giugno 1997 16 dicembre 1999 Luigi Di Gennaro Alleanza Nazionale Sindaco [21]
16 dicembre 1999 1º maggio 2000 Giuditta Montanari Comm. pref. [21]
1º maggio 2000 2 luglio 2002 Ruggiero Maria Fiore L'Ulivo Sindaco [21]
2 luglio 2002 27 maggio 2003 Antonio Nunziante Comm. straordinario [21]
27 maggio 2003 15 aprile 2008 Luigi Perrone Casa delle Libertà Sindaco [21]
15 aprile 2008 19 gennaio 2013 Luigi Perrone Il Popolo della Libertà Sindaco [21]
19 gennaio 2013 1º luglio 2013 Biagio De Girolamo Comm. pref. [21]
12 giugno 2013 13 novembre 2013 Renato Bucci Sindaco [21]
13 novembre 2013 30 maggio 2014 Maria Filomena Dabbicco Comm. straordinario [21]
30 maggio 2014 11 ottobre 2018 Massimo Mazzilli Indipendente di centro-destra[22] Sindaco [21]
10 giugno 2019 22 luglio 2019 Pasquale D'Introno Fratelli d'Italia[23] Sindaco [21]
23 luglio 2019 4 ottobre 2020 Paola Maria Bianca Schettini Comm. straordinario [21]
5 ottobre 2020 in carica Corrado De Benedittis Indipendente di centro-sinistra[24] Sindaco [21]
  • Francia (bandiera) Grenoble, dal 1999; una grande comunità coratina vi è presente sin dall'inizio del XX secolo.
  • Italia (bandiera) Muro Lucano, dal 2015[25]

Ha sede nel comune la società di calcio U.S.D. Corato Calcio 1946, che ha disputato campionati dilettantistici regionali. Attualmente la squadra è iscritta nel campionato di Eccellenza Pugliese, girone A.

Ha sede in città l'A.S.D. Olimpia Pallacanestro Corato, società di basket femminile, fondata nel 1999, mentre in campo maschile la squadra di pallacanestro cittadina è l'A.S. Basket Corato, fondata nel 1962, che ha raggiunto in passato la Serie B2. Nella stagione sportiva 2017-2018 ha conseguito la promozione in Serie B, terzo livello nazionale della pallacanestro.

  • Apulia Scacchi Club, fondata nel 1996, ha militato nel 2008 in serie A2 del Campionato Italiano di scacchi a squadre
  • Tiro a Segno Nazionale Corato, fondata nel 1884
  • Pol. Libertas Corato, fondata nel 1945 (Atletica)
  • Circolo Tennis P. Tandoi, fondato nel 1968
  • Gym Progression società di Ginnastica artistica, fondata nel 2017, società che dal 2018 partecipa al campionato di serie C Gold della Federazione Ginnastica Italiana[senza fonte]
  • Rugby Corato ASD[26], fondato nel 2014 dalle ceneri della più antica Fiamma Corato attiva dagli anni '80 e '90

Impianti sportivi

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  • Stadio Comunale di Via Gravina.
  • Palazzetto dello sport, Palalosito.
  1. ^ a b Corato, su Tuttitalia. URL consultato il 27 settembre 2022.
  2. ^ Corato festa di santa Maria Greca per metterci alla sequela della Madonna, su arcidiocesi trani.it.
  3. ^ Corato da 70 anni ha un altro santo patrono: la storia di san Gerardo Maiella, su Coratolive.it.
  4. ^ Bilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
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