Indice
Palazzo Rinuccini
Palazzo Rinuccini | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Indirizzo | via Santo Spirito 39-41 |
Coordinate | 43°46′08.12″N 11°14′47.71″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Uso | Sede del Liceo Statale “Niccolò Machiavelli” |
Realizzazione | |
Proprietario | Comune di Firenze |
Palazzo Rinuccini è un edificio stoirico del centro di Firenze, zona Oltrarno. Composto da almeno tre nuclei riuniti, si trova via Santo Spirito da 31 a 41, angolo via Maffia e via dei Serragli. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Questo grande palazzo è nato dall'unione di più edifici, con un'unica facciata realizzata nella prima metà del XVIII secolo[1].
Origini
[modifica | modifica wikitesto]Al numero 39 l'edificio è da interpretare come nucleo iniziale di una estesa fabbrica, unificata negli interni ma frazionata per quanto concerne gli affacci, che si estende su questo tratto della strada fino alla cantonata con via Maffia, dove prosegue per otto assi, e verso via de' Serragli, a costituire una grande proprietà storicamente legata alla famiglia Rinuccini fino alla metà dell'Ottocento. In questa porzione erano originariamente varie case dei Soderini, confiscate nel Cinquecento per il ruolo avuto dalla famiglia nelle congiure antimedicee. Per quanto concerne questo nucleo, in particolare, sappiamo della presenza di due case (estese in profondità fino a giungere con alcuni orti su via Maffia), rispettivamente donate ai Vitelli e alla Sapienza di Pisa e, attorno al 1605, acquistate da Virginia Savelli vedova Vitelli, quindi unificate e dotate della facciata che ancor oggi caratterizza l'immobile. Questa, presumibilmente eretta tra il 1606 e il 1610, è tradizionalmente attribuita a Lodovico Cardi detto il Cigoli, al quale si riconduce anche il cortile interno dai quattro lati porticati, e appare continuativamente segnalata nella letteratura per la sua purezza di linee, "benché il piano terreno sia un po' pesante in relazione allo spazio ristretto"[2]. Precisa la guida di Firenze compilata da Pietro Thouar (1841): "la porzione annessa alla fabbrica segnata di n.o 2012 si dice di Gherardo Silvani"[3].
Per quanto riguarda gli interni sono da segnalare importanti lavori datati tra il 1733 e il 1744 nell'ambito dei quali, tra l'altro, vennero realizzate le nuove scale e sistemato il giardino con la sua loggia, il tutto su progetto dell'architetto Pietro Paolo Giovannozzi. A questo stesso periodo risalgono varie opere tese ad arricchire gli interni e dovute allo scultore Girolamo Ticciati, tra le quali si segnala la grande statua de l'Architettura, eseguita nel 1736 e posta fra le due ultime rampe della scala[4].
Ampliamento
[modifica | modifica wikitesto]Nel frattempo e con acquisti successivi i Rinuccini erano entrati in possesso delle altre case poste attorno alla cantonata fra via Santo Spirito e via Maffia (nn. 31-33-35) di modo che, a partire dal 1753, si operò per riunirle al palazzo che in particolare necessitava di più ampie rimesse per le carrozze, affidandosi all'opera dell'architetto Giulio Mannaioni[3].
A questo si devono quindi le due facciate sulla coatonata con via Maffia (lavori terminati nel 1758) e la nuova grande scuderia sorta tra le due strade e costituita da un grandissimo locale a volte sorretto da sei colonne. Al di sopra di questa scuderia, dopo qualche anno, fu sistemata la libreria per accogliere la preziosa biblioteca dei Rinuccini (nell'Ottocento il locale fu poi trasformato in piccolo teatro)[3].
Ai primi dell'Ottocento la proprietà ebbe il suo logico completamento con l'acquisto del palazzo Pecori posto sulla cantonata tra via Santo Spirito e via dei Serragli, oramai completamente circondato dalle proprietà dei Rinuccini. Tale prorietà (n. 41) si era orginata a partire da altre case dei Soderini, acquistate dai Pecori, quindi trasformate in un unico edificio definitosi come palazzo tra la fine del Seicento (1691) e i primi del Settecento, per opera dell'architetto Pier Francesco Silvani che, come annota Filippo Baldinucci, lo "rimodernò, abbellì, ed accrebbe"[3].
La straordinaria raccolta di opere d'arte esposte negli interni tra Sette e Ottocento, certo una delle più ragguardevoli della città, è documentata dal prezioso elenco stilato da Federico Fantozzi nella sua guida del 1842, che si dispiega per ben sedici pagine. Nel 1848, alla morte di Pier Francesco Rinuccini, ultimo erede maschio della famiglia, la proprietà venne divisa tra le figlie. In particolare gli eredi di Eleonora Rinuccini, sposata con Neri dei principi Corsini, vendettero, nel 1888, il palazzo al cav. ing. John Elliott che ne utilizzò parte come residenza personale e parte per affittare. Il figlio ing. Edward Elliott vendette al Comune di Firenze nell'anno 1919con il tassativo vincolo della destinazione a sede scolastica (Regia scuola industriale femminile). In seguito ha ospitato l'Istituto professionale femminile Lucrezia Tornabuoni, poi l'Istituto tecnico femminile Ginori Conti e la Scuola media Ugo Foscolo. Dopo una ristrutturazione del 2003, accoglie oggi il Liceo “Niccolò Machiavelli”, con gli indirizzi Classico, Scienze Umane e Scienze Umane con opzione Economico-Sociale[3].
Tra l'aprile del 2010 e l'agosto del 2012, la facciata è stata oggetto di un eccellente restauro, su progetto dell'architetto Maria Cristina Fiorani (funzionario della Soprintendenza architetto Fulvia Zeuli), nell'ambito di un cantiere che ha interessato anche gli altri prospetti del complesso ad eccezione del fianco su via Maffia[3].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il nucleo sinistro si sviluppa per tre piani e otto assi su via dei serragli, con due portali gemelli sormontati da pseudobalconi, e finestre con cornici in pietra quadrangolari. Su via Maffia si sviluppa in forme sufficientemente anonime, con un accesso carrabile al numero 8 rosso, segnato da uno scudo con l'arme dei Rinuccini (alla banda di losanghe accollate, accompagnata in capo da un lambello a tre pendenti)[3].
La porzione centrale è organizzata su tre piani per altrettanti assi[5]. Qui, in corrispondenza del finestrone posto in asse con il portale di accesso, è uno scudo con l'arme dei Rinuccini. Qui si trova anche una lapide al cantante Odoardo Spadaro.
La porzione destra si presenta con tre alti piani per cinque assi su via Santo Spirito e sette su via de' Serragli. A Giovanni Battista Foggini si deve lo scudo in pietra serena, in parte eroso, che ancora oggi si ammira sulla cantonata, con l'arme dei Pecori (alla pecora dappoggiata a uno stelo di saggina, posto in banda e curvato), eseguito, come annota lo stesso Baldinucci, su disegno dello zio Jacopo Maria Foggini, quando Giovanni Battista era "in tenera età, prima di portarsi a Roma: e fu il primo saggio dell'ottima riuscita che egli ha fatta poi nell'arte della scultura", da datarsi quindi entro il 1673. L'arme dei Pecori ricorre anche sul portone d'ingresso di via Santo Spirito, questa volta scolpita in marmo nella versione concessa a Francesco Maria Pecori dall'imperatore Giuseppe I (all'aquila bicipite coronata, spiegante le ali al di sopra di una pecora coricata rivolta sul terreno e brucante una pannocchia di saggina; il tutto sormontato da due fulmini, uscenti da una nuvola posta nel punto del capo e da un breve, caricato del motto 'Caesaris est') e recante un cartiglio con iscrizione e la data 1727[3].
Interno
[modifica | modifica wikitesto]L'interno è riccamente decorato, con affreschi di Bernardino Poccetti (grottesche e cappella con le Storie di Santa Caterina, 1609-1609), Giuseppe Zocchi, Giuliano Traballesi, Luigi Catani e Niccolò Connestabile. Al piano nobile, dopo lo scalone, si incontrano alcune stanze con soffitti cinquecenteschi a grottesche, di autore ignoto, ma vicine stilisticamente a quelle del corridoio degli Uffizi[1].
Il salone contiene sul soffitto un'Apoteosi della famiglia Rinuccini, recentemente restaurata e restituita al suo originario splendore. Da qui si accede alla cappellina di famiglia, dedicata a santa Caterina d'Alessandria, alle stanze delle Quattro Stagioni, con gli affreschi di Giuseppe Zocchi e stucchi di Giovan Martino Portogalli (1759), e, tramite un'anticamera, alla galleria, dove si trova il grande affresco sul soffitto con il Mito di Niobe di Niccolò Connestabile. Alle estremità di questo salone, che corrisponde all'antico palazzo Pecori e che dà su via de' Serragli, illuminato da ampie finestre per godere della collezione dei dipinti della famiglia, si trovano due dipinti a monocromo dedicati rispettivamente ad Apollo, con il mito di Marsia, e a Diana, con Atteone[1].
Le sale che circondano il giardino sono decorate da affreschi "da sott'in sù" sul soffitto, con temi letterari (sala di Penelope), storici (sala di Lucrezia) e mitologici, come il boudoir di Apollo, piccolo ambiente decorato da affreschi, ori e specchiature, che deve il nome alle pitture legate ai miti di Apollo, tra le ultime opere di Giuseppe Zocchi (1763): Latona, Marsia, Dafne, Asclepio e Chirone, Niobe e Deucalione e Pirra. Da qui si accede a un piccolo vano con decorazioni a grottesche, che si affaccia sul giardino pensile del primo piano, tenuto con erba e fiori[1].
Un vestibolo vicino allo scalone è decorato da una serie di tondi con bassorilievi in marmo, opera quasi esclusiva di Girolamo Ticciati. Tra i più antichi c'è il bassorilievo di Galileo, molto simile al ritratto della sua tomba in Santa Croce, dello stesso autore, mentre i tre ritratti di casa Medici (Leone X, Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico) celebrarono il riappacificamento tra Medici e Rinuccini ai tempi del Granducato. Sullo scalone si trova una statua con personificazione dell'Architettura di Girolamo Ticciati (che allude anche alla presenza di una loggia massonica all’interno del palazzo) recentemente restaurata[1].
Nel vestibolo del teatro e nel giardino è inoltre ospitata la più grande raccolta archeologica privata della città, formatasi nel XIX secolo e composta da più di 150 pezzi di epoca romana, soprattutto busti, teste, rilievi, iscrizioni, sarcofagi e bolli laterizi[1].
Teatro Rinuccini
[modifica | modifica wikitesto]Il Teatro Rinuccini è stato uno dei più prestigiosi teatri privati della città. Oggi appartiene alla Provincia di Firenze e al Liceo Statale “Niccolò Machiavelli”. Venne creato ad uso della famiglia nel 1753[6].
Nel 1975 sarebbe dovuto diventare un teatro pubblico per la scuola "Eduardo de Filippo" e nell'occasione venne sottoposto a un accurato restauro. Incomprensioni con le istituzioni locali mandarono però all'aria il progetto, ed oggi la sala è usata solo saltuariamente per piccoli eventi, oppure come Aula Magna dell'istituto[6]. Nel 2005 l'area è andata incontro a un progetto di restauro a opera di città metropolitana e provincia, interrotto poi nel 2008 per mancanza di fondi.
A partire da settembre del 2016, la preside del Liceo statale “Niccolò Machiavelli” Gilda Tortora ha deciso di contattare la città metropolitana, il sindaco Dario Nardella e la senatrice del PD Rosa Maria di Giorgi al fine di reperire i fondi. Ciò ha permesso di concludere i lavori e la riapertura è avvenuta il 12 gennaio 2018. Ad oggi, tuttavia, non è stato ancora iniziato il restauro delle aree del backstage e del camerino affrescato.
Il giardino
[modifica | modifica wikitesto]Il giardino interno è composto da quattro aiuole rettangolari circondate da muri con busti marmorei e cigni in terracotta sulla sommità e, sul lato nord, una terrazza a forma di "U". Vi si trova anche una fontana con statua entro una nicchia sul lato sud.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ferdinando Ruggieri, Studio d’architettura civile sopra gli ornamenti di porte, e finestre, colle misure, piante, modini, e profili, tratte da alcune fabbriche insigni di Firenze erette col disegno de’ più celebri architetti, 3 voll., Firenze, nella Stamperia Reale presso Gio. Gaetano Tartini e Santi Franchi, 1722-1728, II, 1724, tavv. 66-72;
- Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze del dottor Raffaello del Bruno, Firenze, Moucke, 1757, p. 141;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino; o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Imperiale, 1765, p. 226;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1771, p. 238;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino, o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della citta di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1781, p. 217;
- Marco Lastri, L’osservatore fiorentino sugli edifici della sua Patria, Terza edizione eseguita sopra quella del 1797, riordinata e compiuta dall’autore, coll’aggiunta di varie annotazioni del professore Giuseppe Del Rosso R. Consultore Architetto, ascritto a più distinte società di Scienze, e Belle Arti, 8 voll., Firenze, presso Gaspero Ricci, 1821, VII, pp. 179-181;
- Marco Lastri, Palazzo Rinuccini, e primo inventore di Drammi per musica; Casa Pecori, e successione alla casa de' Medici, in L'Osservatore fiorentino sugli edifizi della sua Patria, quarta edizione eseguita sopra quella del 1821 con aumenti e correzioni del Sig. Cav. Prof. Giuseppe Del Rosso, Firenze, Giuseppe Celli, 1831, XIII, pp. 87-89; 1831, XIV, pp. 22-23;
- Pietro Thouar, Notizie e guida di Firenze e de' suoi contorni, Firenze, G. Piatti, 1841, p. 381;
- Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 716-732, n. 364;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 261-262, n. 656;
- Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, V, 1847, p. 399;
- Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 572-575;
- Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, pp. 333-334;
- Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, pp. 526-527;
- Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 256:
- Appartamento del Comm. De Marcuard nel palazzo Rinuccini, in "Rivista Fiorentina", I, 1908, 1, pp. 39-40;
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 611-612;
- Luigi Vittorio Bertarelli, Italia Centrale, II, Firenze, Siena, Perugia, Assisi, Milano, Touring Club Italiano, 1922, p. 163;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 299, n. XXVIII;
- Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 282;
- Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 611-612;
- Mario Bucci, Palazzi di Firenze, fotografie di Raffaello Bencini, 4 voll., Firenze, Vallecchi, 1971-1973 (I, Quartiere di Santa Croce, 1971; II, Quartiere della SS. Annunziata, 1973; III, Quartiere di S. Maria Novella, 1973; IV, Quartiere di Santo Spirirto, 1973), IV, 1973, pp. 111-116;
- Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 765-772;
- Alessandro Gambuti, Lodovico Cigoli architetto, in "Studi e Documenti di Architettura", 1973, 2, pp. 37-136, pp. 92-96 (La facciata del Palazzo Rinuccini);
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 306;
- Itinerario di Firenze barocca, a cura di Marilena Mosco, Firenze, Centro Di, 1974, p. 114;
- Paolo Emilio Poesio, Via Santo Spirito numero 39, in "La Nazione", 14 giugno 1975;
- Pietro Roselli, Giuseppina Carla Romby, Osanna Fantozzi Micali, I teatri di Firenze, Firenze, Bonechi, 1978, pp. 247-248;
- Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, III, 1978, pp. 345-346;
- Gabriella Capecchi, Palazzo Peruzzi, Palazzo Rinuccini, Roma, Bretchneider, 1980;
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 336-339;
- Maria Alberti, Teatro Rinuccini, in I teatri storici della Toscana, censimento documentario e architettonico a cura di Elvira Garbero Zorzi e Luigi Zangheri, Venezia, Marsilio, 2000, pp. 339-344;
- Gabriella Orefice, Palazzo Rinuccini a Firenze: un cantiere lungo due secoli, in Residenze nobiliari. Stato Pontificio e Granducato di Toscana ("Atlante tematico del Barocco in Italia"), a cura di Mario Bevilacqua e Maria Luisa Madonna, Roma, De Luca Editori d'Arte, 2003, pp. 349-362;
- Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 626;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, pp. 464-465;
- Chiara Martelli in Atlante del Barocco in Italia. Toscana / 1. Firenze e il Granducato. Province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, a cura di Mario Bevilacqua e Giuseppina Carla Romby, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2007, p. 422, n. 134.
- Stefania Vasetti, Un disegno per gli affreschi di Bernardino Poccetti in Palazzo Rinuccini, in "Paragone. Arte", LX, 2009, 84-85, pp. 78-87;
- Carlotta Lenzi Iacomelli, Il palazzo del marchese Folco Rinuccini, in Fasto privato: la decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, I, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir per l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2012, pp. 179-183, tavv. CXV-CXVI;
- Anna Laura Nencioni, Palazzo Rinuccini, in Fasto privato: la decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, I, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir per l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2012, pp. 198-199;
- Jean-Michel Poinsotte, Le lapidi di palazzo Rinuccini a Firenze: piccole finestre aperte sul mondo antico, Firenze, Polistampa per il Liceo Classico Niccolò Machiavelli, 2014;
- Palazzo Rinuccini: mitologia e storia, a cura di Laura Felici, Firenze, Liceo Classico Niccolò Machiavelli, s.d. ma 2015;
- Lisa Leonelli, Anna Laura Nencioni, Palazzo Rinuccini, in Fasto privato. La decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, III, Dal Tardo Barocco al Romanticismo, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir, 2016, pp. 185-206;
- Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 418;
- Fauzia Farneti, I travestimenti delle stanze fra Sei e Settecento nel Granducato di Toscana, in Diminuzione e accrescimenti. Le misure dei maestri di prospettiva, a cura di Maria Teresa Bartoli e Monica Lusoli, Firenze, Univerity Press, 2018, pp. 178-213;
- Inaugurazione del teatro Ottavio Rinuccini, Firenze, Liceo Classico Niccolò Machiavelli, 2018.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Rinuccini
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL)
- Teatri chiusi di Firenze [collegamento interrotto], su fi.camcom.it.