Movimento Ceciliano

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Riforma ceciliana)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Don Lorenzo Perosi (18721956).

Movimento Ceciliano fu il nome che assunse un movimento musicale che riformò la musica sacra nell'ambito della Chiesa cattolica.

Caratteristiche

[modifica | modifica wikitesto]

Nacque e si diffuse a cavallo tra il XIX e il XX secolo, soprattutto in Italia, Francia e Germania.

Così chiamato in onore di Santa Cecilia, patrona della musica, fu una risposta alla centenaria e quasi totale assenza del Canto gregoriano e della polifonia rinascimentale dalle celebrazioni liturgiche cattoliche, a favore di stili più simili alla musica operistica. Principale criterio delle nuove composizioni doveva essere una maggiore sobrietà e la ricerca, attraverso il canto, della partecipazione dell'assemblea dei fedeli alla liturgia. In questo periodo in quasi tutte le parrocchie nacquero varie "Scholae cantorum", formazioni corali dedite all'animazione liturgica e all'apprendimento dell'arte musicale, e i vari Istituti Diocesani di Musica Sacra (IDMS), che dovevano formare i maestri delle "Scholae".

Il Rev. Dr. Franz Xaver Haberl (18401910).
Giovanni Tebaldini (18641952).

Arte organaria

[modifica | modifica wikitesto]

Anche l'arte organaria risentì dell'influsso di questo movimento, laddove si videro eliminare tutti quei registri detti "da concerto", tipici dell'organo italiano dell'Ottocento, a favore di sonorità meno fragorose. Quindi si sostituirono ance e mutazioni con fondi, prevalentemente di 8', e registri violeggianti.

Le maggiori case organarie che attuarono queste direttive nei loro strumenti furono soprattutto William George Trice e Pietro Anelli in Liguria, Mascioni e Tamburini in Lombardia, Carlo Vegezzi Bossi e Alessandro Mentasti in Piemonte, Pugina e Malvestio in Veneto.

Principali esponenti

[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Tebaldini, predecessore di Lorenzo Perosi nell'incarico di maestro di cappella nella Basilica di San Marco di Venezia, fu tra i primi "cecilianisti", fautori di questa riforma. Seguirono, di lì a poco: a Ratisbona il Rev. Dott. Franz Xaver Haberl, fondatore dell'eminentissima Kirchenmusikschule e anche direttore di Musica al Duomo ratisbonese; a Mantova il vescovo Sarto, poi cardinale e patriarca di Venezia, e quindi papa Pio X. Tutte le fonti concordano nell'individuare Perosi come guida ed esponente principale del Movimento Ceciliano e lo stesso Tebaldini ammise che quel che egli aveva sognato e sperato era divenuto realtà grazie al sacerdote e compositore tortonese.

Il movimento, come già detto, trovò il massimo appoggio nella persona di papa Pio X, che il 22 novembre 1903 (non a caso il giorno di Santa Cecilia) emanò quello che è considerato il "manifesto" del movimento, cioè il Motu Proprio Tra le sollecitudini, in cui ribadiva tutti i concetti cari ai cecilianisti ed esortava tutta la Chiesa cattolica a uniformarvisi.

Al movimento aderirono musicisti, liturgisti e altri studiosi, che intendevano "restituire dignità" alla musica liturgica, sottraendola all'influsso del melodramma e della musica popolare, fondando anche - sempre sotto il nome di Santa Cecilia - scuole, associazioni e periodici.

I principali esponenti di questo movimento in Italia, oltre ai già citati Perosi e Tebaldini, furono Raffaele Casimiri, Oreste Ravanello, Angelo De Santi, Federico Caudana, Raffaele Manari, Luigi Bottazzo, Marco Enrico Bossi, Filippo Capocci, Ernesto Dalla Libera e Giuseppe Zelioli (quest'ultimo, autore di ben 533 composizioni).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàGND (DE4147125-8