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Wolfgang Larrazábal
Wolfgang Larrazábal | |
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39º Presidente del Venezuela | |
Durata mandato | 23 gennaio 1958 – 14 novembre 1958 |
Predecessore | Marcos Pérez Jiménez |
Successore | Edgar Sanabria |
Dati generali | |
Partito politico | Indipendente |
Professione | Militare |
Firma |
Wolfgang Larrazábal (Carúpano, 5 marzo 1911 – Caracas, 27 febbraio 2003) è stato un politico, ammiraglio e diplomatico venezuelano.
È stato presidente del Venezuela dal 23 gennaio al 14 novembre 1958.
La carriera militare
[modifica | modifica wikitesto]Da giovane frequentò il Colegio Libertado di Maracaibo.[1] Descritto dal Time come “il rampollo ben educato di un'antica famiglia [di tradizione] navale”,[2] nel 1928 Larrazábal si iscrisse all'Accademia Militare della Marina Bolivariana[3]. Entrato ufficialmente nella Marina Bolivariana del Venezuela nel 1932,[4] tra il 1938 e il 1939 Larrazábal si unì alla fregata ARA Presidente Sarmiento in un viaggio di circumnavigazione del mondo[3]. Successivamente completò un corso di comando navale presso il Naval War College di Newport (Rhode Island)[1].
Nel 1945 venne nominato vicedirettore dell'Accademia Militare della Marina Bolivariana[1]. Dal 1949 al 1952 prestò servizio come addetto navale presso l'Ambasciata del Venezuela a Washington DC.[1][5] Nel 1952 venne nominato presidente dell'Istituto Nazionale dello Sport[3], mentre tre anni dopo divenne direttore del Circolo Militare di Caracas[3]. Nel luglio del 1955 fu tra i giudici del concorso di Miss Mondo, che quell'anno si concluse con la vittoria della sua connazionale Susana Duijm.[6]
Nel luglio 1957 Larrazábal fu promosso a contrammiraglio e nominato capo di stato maggiore della Marina bolivariana del Venezuela[1]. Nel gennaio 1958 venne nominato comandante supremo della Marina dal presidente Marcos Pérez Jiménez, diventando così l'ufficiale militare più alto in grado del Venezuela.[2][4][7] In questo periodo, Larrazábal era conosciuto come “un uomo tranquillo, un conformista più che cospiratore”[7].
Il colpo di Stato e la presidenza
[modifica | modifica wikitesto]Dopo lo scoppio di disordini popolari e la proclamazione di uno sciopero generale, il 22 gennaio 1958 Larrazábal, a nome dei Capi di Stato maggiore venezuelani, scrisse al presidente Pérez chiedendogli di rassegnare le proprie dimissioni.[7][8] Dopo la fuga di Pérez, il 23 gennaio 1958 Larrazábal divenne presidente del Venezuela a capo di un governo militare, la Junta Militar de Gobierno, composta da lui stesso e dai colonnelli Roberto Cassanova, Pedro Quevedo, Carlo Araque e Romero Villate. Il 26 gennaio, in risposta alle pressioni dell'opinione pubblica, ampliò la giunta a sette membri, aggiungendo l'industriale Eugenic Mendoza e l'accademico Bias Lamberti[2][3][9][10][11][12].
Dopo aver preso il potere, Larrazábal promise di tenere libere elezioni il prima possibile e garantì libertà politiche e investimenti stranieri;[2][13] in breve tempo, divenne "molto popolare tra i venezuelani medi per il suo carisma popolare, le sue idee politiche populiste e i generosi benefici sociali offerti dal suo governo".[14] Il gabinetto di Larrazábal aumentò la tassa sui profitti petroliferi dal 50% (aliquota fissata nel 1946) al 60%, facendo arrabbiare i magnati dell'industria petrolifera.[15][16] Gli Stati Uniti inizialmente considerarono il governo di Larrazábal come "moderatamente conservatore e con forti tendenze filoamericane", per cui lo sostennero.[17]
Il 13 maggio 1958, mentre si trovava in visita ufficiale a Caracas, il vicepresidente statunitense Richard Nixon venne attaccato dalla folla, inferocita dalle decisioni americane di concedere l'asilo politico all'ex presidente Perez e di spostare alcuni reparti delle proprie forze armate nella regione. Larrazábal, se da un lato promise che la pattuglia di Nixon sarebbe stata "pienamente protetta",[18] dall'altro si rifiutò di condannare l'assalto al vicepresidente, sostenendo che se fosse stato uno studente si sarebbe unito alla protesta.[19][20][21]
Secondo il Times, nel giugno del 1958 Larrazábal era ormai diventato "gentile con i comunisti",[22] venne anche riportata una sua presunta frase: "Forse sono ingenuo. Ma sento che il nostro comunismo è un comunismo diverso. A causa della sua ricca eredità patriottica, nessun venezuelano accetterebbe ordini dall'estero" (ossia dall'Unione Sovietica)[22]. Durante la rivoluzione cubana, Larrazábal sostenne Fidel Castro facilitando la fornitura di armi alle forze castriste nella Sierra Maestra[1][23] e fornendo un rifugio al governo cubano in esilio[24].
Il 5 luglio 1958 il generale dell'esercito Jesús María Castro León venne scelto come nuovo Ministro della Difesa: al momento della nomina, egli presentò a Larrazábal una nota di lamentele contro la giunta, che venne interpretata come un ultimatum. Il 23 luglio fu scoperto un complotto per rapire Larrazábal, ma quest'ultimo riuscì a sventarlo. Il 24 luglio, vistosi ormai scoperto e con le spalle al muro, Castro León si dimise e andò in esilio a Curaçao.[25] Nel settembre 1958 Larrazábal sopravvisse a un secondo tentativo di colpo di Stato[4].
Nel settembre 1958, Larrazábal incontrò i residenti di 23 de Enero (un quartiere di Caracas) che chiedevano una riduzione degli affitti e accolse le loro richieste; successivamente, infatti, il Banco Obrero ridusse gli affitti e ampliò il suo programma di mutui.[26] Nell'ottobre 1958, il governo di Larrazábal approvò la costruzione di El Helicoide (un edificio pubblico inizialmente pensato come centro commerciale, ma che poi divenne un istituto penitenziario) dopo che i suoi promotori accettarono di assumere un gran numero di disoccupati per il progetto.[27]
In ottobre Larrazábal fu tra i firmatari del Patto Puntofijo, un accordo con il quale tutti i principali partiti politici venezuelani si impegnavano a rispettare l'esito delle elezioni generali del 7 dicembre 1958.[28] Larrazábal si dimise dalla carica di Presidente il 14 novembre 1958 per partecipare alle elezioni presidenziali, venendo succeduto da Edgar Sanabria come presidente ad interim.[9][14][29] Alle consultazioni, egli fu formalmente sostenuto dall'Unione Democratica Repubblicana e dal Partito Comunista del Venezuela;[30] a livello internzionale, venne segretamente appoggiato dall'URSS[29].
In quella fase, gli Stati Uniti non vollero che Larrazábal fosse eletto e sostennero tacitamente i suoi rivali, ossia l'ex presidente Rómulo Betancourt del Partito d'Azione Democratica e Rafael Caldera del COPEI.[31] Alla fine Larrazábal ottenne il 34,61% dei voti e perse contro Betancourt, che ricevette il 49,18% delle preferenze;[32] Larrazábal sconfisse nettamente Betancourt - con un margine di cinque a uno - a Caracas, ma ottenne risultati ben più magri nelle zone rurali.[33][34] Dopo le elezioni, Larrazábal accettò “sportivamente la sconfitta” e, dopo lo scoppio di violente proteste, lanciò degli appelli al rispetto dei risultati elettorali in discorsi trasmessi alla televisione e alla radio.[34][35][36]
Ultimi anni
[modifica | modifica wikitesto]Nel gennaio 1959, Larrazábal incontrò Fidel Castro, invitato in Venezuela dal comitato studentesco dell'Università Centrale del Venezuela per celebrare l'anniversario della destituzione di Pérez; durante la sua visita, il "Líder Maximo" espresse gratitudine a Larrazábal per il suo sostegno alla Rivoluzione cubana.[24] Qualche mese dopo, Larrazábal venne nominato ambasciatore del Venezuela in Cile, incarico che venne descritto dal Time come un "semi-esilio".[37]
Nel 1962, durante una rivolta militare contro il governo Betancourt nota come el Carupanazo, Larrazábal scrisse al Presidente assicurandogli che la Marina venezuelana non si sarebbe mai ribellata a un governo democraticamente eletto[1]. Il suo mandato di ambasciatore si concluse nel 1963[4]. Una volta rientrato in patria, formò un nuovo partito - il Fronte Democratico Popolare[38][39] - con cui si candidò alle elezioni generali venezuelane del 1963, in cui però ottenne solo il 9.43% dei voti[32]. Il vincitore di quelle consultazioni, Raúl Leoni di Azione Democratica, gli propose di entrare nel suo governo, ma Larrazábal rifiutò.[40]
Dal 1964 al 1969 svolse l'incarico di senatore.[3] Nel 1969, il presidente Rafael Caldera lo nominò ambasciatore del Venezuela in Canada, carica che mantenne fino al 1973[3]. Alle elezioni presidenziali di quell'anno, Larrazábal sostenne la campagna presidenziale di Lorenzo Fernández[3], che però ottenne il 36.70% dei voti e venne sconfitto da Carlos Andrés Pérez. Ricoprì un secondo mandato come senatore dal 1974 al 1979[3]. Larrazábal morì per insufficienza respiratoria il 27 febbraio 2003, all'età di 91 anni, nella sua casa di Caracas.[3][41]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g John L. Sorenson, Unconventional Warfare and the Venezuelan Society, Naval Ordnance Test Station, 1964, pp. 10 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2024). Ospitato su University of Michigan.
- ^ a b c d The Hemisphere: Proceed with Caution, in Time, 3 febbraio 1958. URL consultato il 13 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2024).
- ^ a b c d e f g h i j (ES) Rafael Arráiz Lucca, Wolfgang Larrazábal Ugueto: un puente hacia la democracia, su lagranaldea.com, 20 novembre 2022. URL consultato il 19 luglio 2024.
- ^ a b c d John J. Chin, Joseph Wright e David B. Carter, Historical Dictionary of Modern Coups D'état, Rowman & Littlefield, 2022, pp. 673–674, ISBN 9781538120682.
- ^ United States Department of State, Diplomatic List, United States Government Printing Office, gennaio 1952, p. 175.
- ^ Susan Duijim Miss World 1955 (Venezuela), su Elanecdotario.com. URL consultato il 14 maggio 2024 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2015).
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