Coordinate: 40°23′55.18″N 8°43′31.51″E

Semestene

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Semestene
comune
(IT) Semestene
(SC) Semèstene
Semestene – Stemma
Semestene – Bandiera
Semestene – Veduta
Semestene – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Sardegna
Provincia Sassari
Amministrazione
SindacoAntonella Buda (lista civica) dall'11-6-2017 (2º mandato dal 13-6-2022)
Territorio
Coordinate40°23′55.18″N 8°43′31.51″E
Altitudine408 m s.l.m.
Superficie39,58 km²
Abitanti120[1] (31-3-2024)
Densità3,03 ab./km²
Comuni confinantiBonorva, Cossoine, Macomer (NU), Pozzomaggiore, Sindia (NU)
Altre informazioni
Cod. postale07010
Prefisso079
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT090066
Cod. catastaleI598
TargaSS
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Nome abitanti(IT) semestenesi
(SC) semestenesos
Patronosan Giorgio Martire
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Semestene
Semestene
Semestene – Mappa
Semestene – Mappa
Posizione del comune di Semestene
nella provincia di Sassari
Sito istituzionale

Semestene (Semèstene in sardo) è un comune italiano di 120 abitanti della provincia di Sassari, nella regione del Logudoro e nella subregione del Meilogu in Sardegna. Fa parte della diocesi di Alghero-Bosa.

L'area fu abitata già in epoca nuragica per la presenza sul territorio di alcuni nuraghi.

La villa (bidda) di Semestene era compresa, durante il Basso Medioevo (secoli XI-XV), nella curatoria di Costa de Valles ("Costa de Addes") e nella diocesi di Sorres, all'interno del giudicato di Torres o Logudoro. Dal 1272 all'incirca, d'altro canto, detta villa fu uno dei possedimenti sardi dei Malaspina della Lunigiana, i quali, nel 1308/17, la cedettero al giudicato di Arborea, trasformato, nel 1410, in marchesato di Oristano, il quale la perse in modo definitivo nel 1478 (battaglia di Macomer). Per giunta, dal 1480 al 1839, la villa venne annoverata nel feudo dapprima denominato incontrada di Costa de Valles o "Costa de Addes", quindi elevato al grado di Contea di Bonorva (diploma del 1632, retrodatato al 1630).

Nel territorio di Semestene, poco distante dal centro abitato, s'innalza tuttora la chiesa romanica di San Nicola di Trullas (vale a dire Santu Nigola de Truddas), la cui erezione risale verosimilmente alla fine dell'XI secolo o agli albori del XII. Internamente vi sono dei preziosi affreschi, probabilmente coevi o di non molto posteriori alla donazione del tempio all'eremo di Camaldoli, da parte degli Athen di Pozzomaggiore, mediante un atto del 1113. A tale edificio sacro trullano era annesso, per l'appunto, un importante monastero camaldolese nel quale fu compilato l'omonimo condaghe (registro dove venivano annotate le ragguardevoli variazioni patrimoniali concernenti l'ente religioso). Siffatto monastero fu abbandonato nel corso della seconda metà del Trecento. Le rovine del cenobio e della relativa "corte", ancora visibili verso la metà dell'Ottocento (Vittorio Angius), sono state riportate parzialmente alla luce grazie a recenti campagne di scavo guidate dagli archeologi Luca Sanna e Giuseppe Padua. Campagne di scavo che, tra l'altro, sembrano escludere la preesistenza di un edificio sacro cupolato dell'epoca bizantina (Giovanni Lilliu), del quale si è tanto fantasticato, e sull'impianto del quale sarebbe stato elevato l'attuale tempietto romanico.

La giurisdizione del maiore de scolca o maiore d'iscolca di Semestene, nell'arco dei secoli XII e XIII, abbracciava una non trascurabile rete insediativa, quantunque caratterizzata da piccoli o piccolissimi centri demici agropastorali (ad onor del vero più agricoli che pastorali): Cunzadu (Santa Maria, ora nel territorio di Bonorva), Fraigas (Santa Giusta), Semestene Etzu [o Nurapassar?] (San Michele), Donnigaza insieme a Semestene Nou (San Giorgio), Codes, Truddas (monastero con la "corte" di San Nicola) e Sansa (Santa Maria), senza neanche tentare di conteggiare le numerose domesticas o fattorie monofamiliari isolate. Il nuraghe de Iscolca, autentica postazione di vedetta da cui la visuale può spaziare dalla marina di Bosa fino ai colli di Villanova Monteleone, era giustamente il principale punto di riferimento delle guardie giurate che avevano l'arduo compito di sorvegliare e persino di proteggere tanto le persone quanto i beni afferenti alla scolca di Semestene.

A prescindere da Semestene Nou (San Giorgio), che ebbe dunque una vera e propria funzione accentratrice, tutte le microscopiche sedi umane appena rimembrate scomparvero ancor prima del 1388, specie a cagione della profonda crisi agraria e dell'esaurimento della colonizzazione monastica, delle pestilenze e delle carestie inerenti soprattutto alla metà del XIV secolo, come pure della rovinosa "guerra d'Arborea" (1353-1410/20 circa), intercorsa fra il glorioso regno della valle del Tirso (ultimo giudicato sardo indipendente) ed i ben più potenti conquistatori catalano-aragonesi (i quali, tra l'altro, favorirono un'economia basata essenzialmente sulla pastorizia transumante, a discapito dell'agricoltura, ed introdussero il loro deleterio feudalesimo, abolito soltanto intorno al 1840).

All'Ultima ''Pax Sardiniae'' (trattato di pace del 24 gennaio 1388, stipulato da Eleonora d'Arborea e Giovanni I d'Aragona), riguardo all'area dell'antica scolca in questione (pertinenza della curatorie de Costa de Valls, composta inoltre dalle ville di Rebeccu, Terchiddo e Bonorva), aderirono infatti i soli notabili di Semestene Nou o, per meglio intenderci, Semestene tout court ("Item a Marchucio de Nurchi maiore ville de Semeston Stephano de Ligia Andrea Masala et Comita Pinna iuratis ac Comita de Çori Guantino Taras Ioanne Carta Michele Virde Comita de Carbia Guantino Seche Simeone de Nurchi et Ioanne de Carbia in proxime villa demorantibus prelibata"). Segno evidente che, come già accennato, gli altri centri abitati avevano ormai cessato di esistere, perlomeno alla stregua di entità giuridiche a carattere pubblico, e che le loro attinenze geografiche erano state unite a quelle della villa superstite di Semestene, in cui si erano del resto rifugiati i relativi profughi (anche se, successivamente, il territorio di Cunzadu e una porzione di quello di Fraigas saranno usurpati dalla villa propinqua di Bonorva).

Dopo essere appartenuta all'arcidiocesi di Sassari (1503-1803), la rettoria o parrocchia di Semestene venne inserita nel vescovado di Alghero.

Sul tramonto del Settecento, dopo quattro secoli pressoché anonimi, la villa di Semestene si ridestò dal suo torpore, recuperando dignità e notorietà. Nel 1796 per l'esattezza, allorquando procedeva con le sue schiere lungo la cosiddetta Via de is Viazzantes (che, in quel periodo, portava da Cagliari a Sassari, attraverso un tracciato assai dissimile da quello dell'attuale strada Carlo Felice), l'Alternos Giovanni Maria Angioy venne accolto festosamente, nel pendio semestenese di Andròliga (ai confini di Pozzomaggiore e Cossoine), dal suo fervente amico e discepolo don Francesco Maria Muroni, nativo di Bonorva e rettore di Semestene. All'incontro fra i due patrioti isolani, oltre alla locale cavalleria di Bonorva, fronteggiata da un drappello di "dragoni leggeri" inviato da Sassari, parteciparono finanche molti maggiorenti di Bosa, Padria, Thiesi, Cheremule, Bessude, Mores, Osilo, così come di altri paesi del Logudoro (vasta porzione del Capo di sopra, il quale aveva per capoluogo la città di Sassari, in contrapposizione al Capo di sotto, egemonizzato dalla città rivale di Cagliari). Siffatto memorabile convegno fu peraltro immortalato, in tempi a noi più vicini, dal professor Michele Sanna, in un suggestivo dipinto ora esposto nelle pareti della sala consiliare di Semestene.

Lo stemma e il gonfalone del comune di Semestene sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 maggio 2009.[3]

«Stemma di azzurro, al covone di grano, d'oro, legato di verde, sormontato dalla croce scorciata, d'oro; il tutto alla bordatura di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo con la bordatura di azzurro.

L'antica chiesa di San Nicola di Trullas

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Siti archeologici

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Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[4]

Etnie e minoranze straniere

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Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 3 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Lingua e dialetti

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La variante del sardo parlata a Semestene è quella logudorese centrale o comune.

Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
6 giugno 1993 16 novembre 1997 Michelino Bonu DC Sindaco [5]
16 novembre 1997 26 maggio 2002 Giovanni Maria Deriu liste civiche di centro-sinistra Sindaco [6]
26 maggio 2002 27 maggio 2007 Giovanni Maria Deriu lista civica Sindaco [7]
27 maggio 2007 10 giugno 2012 Stefano Sotgiu lista civica Sindaco [8]
10 giugno 2012 11 giugno 2017 Stefano Sotgiu lista civica "Insieme per Semestene" Sindaco [9]
11 giugno 2017 13 giugno 2022 Antonella Buda lista civica "Per Semestene" Sindaco [10]
13 giugno 2022 - Antonella Buda lista civica "Per Semestene" Sindaco [11]
  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2024 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Semestene (Sassari) D.P.R. 11.05.2009 concessione di stemma e gonfalone, su presidenza.governo.it. URL consultato il 22 luglio 2022.
  4. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  5. ^ Comunali 06/06/1993, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  6. ^ Comunali 16/11/1997, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  7. ^ Comunali 26/05/2002, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  8. ^ Comunali 27/05/2007, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  9. ^ Comunali 10/06/2012, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  10. ^ Comunali 11/06/2017, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 16 agosto 2017.
  11. ^ Comunali 12/06/2022 [collegamento interrotto], su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'interno. URL consultato il 27 giugno 2022.
  • G. Deriu, scheda "Semestene", in Studio sui centri storici medioevali del Meilogu, Bonorva, Comunità Montana N. 5, 1991.
  • G. Deriu, L'insediamento umano medioevale nella curatoria di "Costa de Addes" (Comuni di Bonorva e Semestene), Sassari, Magnum, 2000; Cagliari, Logus Mondi Interattivi, 2012.
  • G. Deriu - S. Chessa, Semestene ed il suo territorio dal Basso Medioevo agli inizi dell'Epoca Contemporanea, Sassari, Edes, 2003.
  • G. Deriu - S. Chessa, La Chiesa di Santa Croce di Semestene. Fonti scritte e testimonianze orali, Cargeghe, Documenta, 2007.
  • G. Deriu - S. Chessa, L'assetto territoriale del Meilogu dal Basso Medioevo ai giorni nostri con particolare riferimento alle curatorie di Meilogu e Costa de Addes, in Meilogu, Tomo I, Cargeghe, Documenta, 2011; Cagliari, Logus Mondi Interattivi, 2012.
  • G. Deriu - S. Chessa, Meilogu, Tomo II, La curatoria di Costa de Addes (Bonorva e Semestene), Cargeghe, Documenta, 2014.
  • G. Deriu, Paristòria de Semestene. Sa tzitade de Truddas e sos caddos birdes, in LogoSardigna, Ghennargiu 2009, N. 5, pp. 25–27.
  • S. Chessa, Le Dimore rurali in Sardegna, con particolare riferimento al Monteacuto, al Goceano, al Meilogu e alla Gallura, Cargeghe, Documenta, 2008.
  • S. Chessa, Semestene. Sa Crèsia de Santa Rughe, in LogoSardigna, Santu Gaine 2008, N. 2, pp. 24–25.
  • S. Marruncheddu, I fratelli Muroni e i moti antifeudali, Macomer, EuroGrafica, 1996.
  • G. Lilliu, Trulla. Cupola in Sardegna, in Archivio Storico Sardo, vol. XXVI (1959), pp. 509–21.
  • Aa. Vv., Comune di Semestene. Archeologia e Architettura: un rapporto da consolidare, Sassari, Stampacolor, 2004.
  • A. Boninu - A. Pandolfi, San Nicola di Trullas. Archeologia-Architettura-Paesaggio, Sassari, TAS/Stampacolor, 2010.
  • G. Spanu, Poesias, raccolte e trascritte da T. Tedde, Semestene, Amministrazione Comunale, 2001.
  • Il Condaghe di San Nicola di Trullas, edizioni del 1937 (la prima di R. Carta Raspi; la seconda di E. Besta - A. Solmi), del 1992 (P. Merci) e del 2001 (P. Merci: il testo in sardo antico è affiancato da una traduzione in italiano).

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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