Giulio Tremonti
Giulio Tremonti | |
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Presidente della III Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati | |
In carica | |
Inizio mandato | 9 novembre 2022 |
Predecessore | Piero Fassino |
Vicepresidente di Forza Italia | |
Durata mandato | 2004 – 27 marzo 2009 |
Contitolare | Roberto Formigoni (2008–2009) |
Presidente | Silvio Berlusconi |
Predecessore | carica istituita |
Successore | dissoluzione partito[1] |
Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 23 aprile 2005 – 8 maggio 2006 |
Contitolare | Gianfranco Fini |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Marco Follini |
Successore | Massimo D'Alema Francesco Rutelli |
Ministro dell'economia e delle finanze | |
Durata mandato | 11 giugno 2001 – 3 luglio 2004 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Ottaviano Del Turco[2] Vincenzo Visco[3] |
Successore | Domenico Siniscalco |
Durata mandato | 22 settembre 2005 – 8 maggio 2006 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Domenico Siniscalco |
Successore | Tommaso Padoa-Schioppa |
Durata mandato | 8 maggio 2008 – 16 novembre 2011 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Tommaso Padoa-Schioppa |
Successore | Mario Monti |
Vicepresidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 4 maggio 2006 – 28 aprile 2008 |
Presidente | Fausto Bertinotti |
Ministro delle finanze | |
Durata mandato | 11 maggio 1994 – 17 gennaio 1995 |
Capo del governo | Silvio Berlusconi |
Predecessore | Franco Gallo |
Successore | Augusto Fantozzi |
Deputato della Repubblica Italiana | |
In carica | |
Inizio mandato | 13 ottobre 2022 |
Durata mandato | 15 aprile 1994 – 14 marzo 2013 |
Legislatura | XII, XIII, XIV, XV, XVI, XIX |
Gruppo parlamentare | Gruppo misto (1994-1996) Forza Italia (1996-2008) Popolo della Libertà (2008-2013) Fratelli d'Italia (dal 2022) |
Coalizione | Patto per l'Italia (XII) Polo per le Libertà (XIII) Casa delle Libertà (XIV-XV) Centro-destra 2008 (XVI) Centro-destra 2022 (XIX) |
Circoscrizione | XII, XIX: Lombardia 1 XIII, XVI: Lombardia 2 XIV: Veneto 1 XV: Calabria |
Sito istituzionale | |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 15 marzo 2013 – 22 marzo 2018 |
Legislatura | XVII |
Gruppo parlamentare | Lega Nord e Autonomie (2013) Grandi Autonomie e Libertà (2013-2018) |
Coalizione | Centro-destra 2013 |
Circoscrizione | Lombardia |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Fratelli d'Italia (dal 2022) In precedenza: PSI (1979-1993) AD (1993) PS (1993-1994) Fondazione Liberaldemocratica (1994-1996) FI (1996-2009) PdL (2009-2012) 3L - Lista Lavoro e Libertà per la Patria (2012-2013) ind. (2013-2017; 2018-2022) Rinascimento (2017-2018) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Avvocato; docente universitario |
Giulio Carlo Danilo Tremonti (Sondrio, 18 agosto 1947) è un politico italiano, ministro delle finanze nel governo Berlusconi I e ministro dell'economia e delle finanze nei governi Berlusconi II, III e IV, [vicepresidente del Consiglio nel [governo Berlusconi III]].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Studi e inizi
[modifica | modifica wikitesto]Giulio Tremonti è nato a Sondrio da una famiglia originaria, da parte paterna, di Lorenzago di Cadore (in provincia di Belluno) e, da parte materna, di Benevento. Dopo aver frequentato il liceo classico "Piazzi" di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, alunno del Collegio Fraccaro; il suo maestro fu Gian Antonio Micheli. Tremonti, di famiglia liberale, si avvicina alle idee del socialismo liberale dopo l'università, durante il servizio militare prestato come soldato semplice.
Carriera accademica
[modifica | modifica wikitesto]Nella prima metà degli anni settanta diventa docente di diritto tributario presso l'Università degli Studi di Pavia. Alla fine degli anni settanta comincia a svolgere attività professionale in una società di consulenza e revisione internazionale, l'attuale Deloitte. Soltanto a partire dagli anni ottanta si avvicina alla politica. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato da Piero Ostellino (collaborerà dal 1984 al 1994) e a scrivere alcuni libri politici per Laterza, Mondadori, Il Mulino. Insegna economia e finanza internazionale presso la Link Campus University di Roma, e fa parte della Fondazione Italia USA. Membro effettivo dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, classe di scienze morali, sezione di scienze giuridiche, politiche ed economiche.[4]
Carriera politica
[modifica | modifica wikitesto]Candidato nelle liste del PSI alle elezioni politiche del 1983 in quanto vicino a Gianni De Michelis (inserito nella circoscrizione Milano-Pavia, ottenne 332 preferenze, insufficienti per l'elezione), tra il 1979 e il 1990 fu uno stretto collaboratore e consigliere di Franco Reviglio e Rino Formica. Dal 1990 al 1995 è stato consigliere comunale di Lorenzago di Cadore per il PSI, carica poi nuovamente ricoperta dal 1999 al 2004 come indipendente. Per un breve periodo, nel 1993, ha fatto parte di Alleanza Democratica, e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato con il recupero proporzionale nel 1994 nella circoscrizione Lombardia 1 (era candidato anche nel collegio uninominale di Sondrio, ma ottenne il 22,95% e fu sconfitto dal candidato del Polo delle Libertà Fiorello Provera, che totalizzò il 58,06%). Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la "Fondazione Liberaldemocratica", a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne ministro delle finanze.
Alle elezioni politiche del 1996 è stato rieletto alla Camera da capolista di Forza Italia con il recupero proporzionale nella circoscrizione Lombardia 2, sebbene fosse stato sconfitto nel collegio uninominale di Belluno, dove era sostenuto dal Polo per le Libertà, dal candidato della Lega Paolo Bampo (37,00% contro il 33,55% di Tremonti).
Alle elezioni amministrative del 1997 è stato eletto consigliere comunale di Monza nelle liste di Forza Italia, rimanendo in carica fino al 1998.
Fu rieletto deputato alle elezioni politiche del 2001 nelle liste di Forza Italia come capolista nella circoscrizione Veneto 1 ed entrò a far parte del secondo governo Berlusconi come Ministro dell'economia e delle finanze. Fu così il primo titolare del Ministero dell'economia e delle finanze, dicastero che era stato istituito mediante l'accorpamento del "Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica" e del "Ministero delle finanze". Dopo più di tre anni nell'incarico fu costretto alle dimissioni il 3 luglio 2004, in seguito alle forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora Vicepresidente del Consiglio.
Il DPEF per il triennio 2005-2007 proponeva di stimolare i consumi rilanciando il settore immobiliare con l'indebitamento privato, diffuso fra i consumatori statunitensi. La manovra proponeva di incentivare i contribuenti a ipotecare l'usufrutto e la nuda proprietà della loro abitazione principale, in modo tale da trarre beneficio dalla crescita dei valori di mercato degli immobili e dal calo dei tassi di interesse bancari. Dopo le cartolarizzazioni, questo elemento della cosiddetta "finanza creativa" avrebbe permesso di sostituire i tassi di interesse sul credito al consumo con quelli dei mutui ipotecari, mediamente pari a meno della metà.[5] La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili.[6] Alla fine, rassegnò le dimissioni, e l'interim del suo ministero fu assunto dal Presidente del Consiglio Berlusconi. In seguito il dicastero venne assegnato a Domenico Siniscalco, cui spettò il compito di impostare la legge finanziaria per il 2004.
Il terzo governo Berlusconi sorto il 23 aprile 2005, all'indomani della crisi politica che aveva investito la Casa delle Libertà dopo la sconfitta delle elezioni regionali del 2005, vide inizialmente ancora il suo successore, Siniscalco, confermato all'economia e finanze. Silvio Berlusconi in quella occasione scelse Tremonti come vicepresidente del Consiglio insieme a Gianfranco Fini, ma, pochi mesi dopo, Siniscalco si dimise sia per divergenze sulle scelte finanziarie, sia per non avere ottenuto l'appoggio del Governo per la sua richiesta di dimissioni del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il 22 settembre 2005 Tremonti fu nuovamente richiamato al ministero dell'Economia e delle Finanze per la stesura della ultima legge finanziaria prima delle elezioni per il sopraggiunto termine temporale della legislatura. Lasciò l'incarico il successivo 8 maggio 2006, pochi giorni prima della fine della legislatura, cedendo l'interim a Berlusconi per gli ultimi 9 giorni.
Alle elezioni politiche del 2006 è rieletto deputato con Forza Italia nella circoscrizione Calabria e dal 4 maggio 2006 al 28 aprile 2008 (XV Legislatura) è uno dei vicepresidenti della Camera dei deputati.
Alle elezioni politiche del 2008 è rieletto deputato con il Popolo della Libertà nella circoscrizione Lombardia 2. Con il governo Berlusconi IV diventa nuovamente ministro dell'Economia e delle Finanze, dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, quando viene nominato il governo Monti, dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi il 12 novembre.
Il 6 ottobre 2012, a Riccione, fonda il movimento "3L" (Lista Lavoro e Libertà per la Patria), in opposizione al governo Monti.[7] Il partito raggiunge in dicembre un accordo elettorale con la Lega Nord per le politiche 2013 e per le regionali in Lombardia; la lista ottiene appena lo 0,5% in Lombardia ma Tremonti è candidato al Senato della Repubblica, nelle liste della Lega Nord, in regione Lombardia (in seconda posizione) e come capolista in 14 regioni: viene eletto senatore in due circoscrizioni (Piemonte e Lombardia), optando per la Lombardia. Aderisce poi al gruppo parlamentare Grandi Autonomie e Libertà.[8]
Saltuariamente è collaboratore del Corriere della Sera.
Nel 2017 ha scritto con Vittorio Sgarbi il libro Rinascimento. Con la cultura (non) si mangia, manifesto dell'omonimo partito fondato proprio da Sgarbi e al quale Tremonti aderisce.[9]
In vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 Tremonti è favorevole all'avvicinamento del gruppo Grandi Autonomie e Libertà al movimento Rinascimento, ma questo si avvicina a Forza Italia. Sgarbi decide di federare Rinascimento con FI e Tremonti non viene ricandidato, lasciando il partito.[10]
Tremonti si candida alle elezioni politiche del 2022 con Fratelli d'Italia: è la candidatura alla settima legislatura per l’ex ministro, dopo le precedenti cinque alla Camera e una al Senato,[11] alla Camera nel collegio uninominale Lombardia 1 - 09 (Milano: NIL 21 - Buenos Aires-Venezia) per la coalizione di centro-destra, e come capolista nel collegio plurinominale Lombardia 1 - 02.[12] Perde nell'uninominale contro il candidato del centrosinistra Benedetto Della Vedova per 7 punti percentuali (30,37% contro 37,85%), ma viene eletto al plurinominale.[13] Il 9 novembre 2022 viene eletto presidente della III° Commissione permanente della Camera (Affari Esteri)[14]
Ministro dell'economia e delle finanze nei governi Berlusconi
[modifica | modifica wikitesto]Durante l'incarico di ministro nel primo governo Berlusconi, Tremonti promosse la legge per la defiscalizzazione degli utili di impresa reinvestiti nelle attività produttive. La legge Tremonti prevedeva un alleggerimento delle aliquote per le riserve di capitale, ammortamenti, investimenti in formazione, attrezzature e macchinario.
Introdusse una No-Tax-Area (2003) e ridusse le aliquote marginali in ogni scaglione di reddito IRPEF (2005). Tremonti ha inoltre abolito le imposte sulle donazioni, sulle successioni (2001) e ha abolito l'ICI sulla prima casa nel 2008 dopo che essa era stata già soggetta a una detrazione di 200 € da parte del governo Prodi II.
Tremonti è stato un sostenitore di misure protezionistiche verso Cina e India, posizione sulla cui efficacia sono stati sollevati dubbi anche nella stessa maggioranza,[15][16] evidenziando la necessità di competere con la Cina anziché imporre dazi, ha portato dapprima l'UE ad introdurre le quote di esportazione per alcuni prodotti e infine ad adottare gli stessi dazi doganali, confortata anche dall'allargamento dei dazi proposti dagli USA nel 2005.
Sempre nel 2005, Tremonti ha sollevato la questione dei "residui passivi" una quota di debito pubblico nel bilancio dello Stato cui non è stata corrisposta l'emissione di una uguale quantità di moneta. Nella finanziaria del 2005 è stata anche inserita la cosiddetta "pornotax", un'imposta del 25% sui redditi derivanti dalla vendita, noleggio, produzione e distribuzione di materiale pornografico, definita da Tremonti «un'imposta etica sul modello francese».[17]
A settembre 2009 entra in vigore un suo decreto che introduce una penale dell'1% per ogni mese di ritardo nei confronti delle banche che ostacolano il diritto di surroga dei mutuatari introdotto dalla legge Bersani. Nello stesso periodo propone di tassare le plusvalenze della Banca d'Italia con la gestione della riserva aurea nazionale, e la proposta viene modificata, subordinandola al consenso della banca centrale e della BCE.
Tremonti è considerato dalla base elettorale del Carroccio «un leghista con la tessera di Forza Italia» per la sua vicinanza a Umberto Bossi.[18][19] Interviene alla manifestazione organizzata dalla Lega Nord in occasione del ritorno di Bossi sulla scena politica l'11 gennaio 2005 a Lugano (Ticino), a seguito dei problemi di salute patiti da Bossi, presso l'ultima dimora del federalista lombardo Carlo Cattaneo.
Nel 2009 venivano considerati vicini a Tremonti l'allora presidente della Lombardia Roberto Formigoni e l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno.[20]
Ritornato al Ministero del tesoro nel quarto governo Berlusconi, Tremonti ha dato il via ai cosiddetti "Tremonti Bond" obbligazioni convertibili sottoscritte dal Ministero dell'economia e delle finanza a favore di banche in crisi di capitale.[21]
Il 15 ottobre 2009 Tremonti ha poi proposto un disegno di legge governativo per creare una "Banca del Sud", al fine di risollevare le sorti economiche del meridione d'Italia.[22]
Procedimenti giudiziari
[modifica | modifica wikitesto]- Il 21 marzo 2012 risulta essere indagato dalla Procura di Roma insieme con il suo ex consigliere politico Marco Mario Milanese, per il quale il 22 settembre 2011 è stata respinta dalla Camera la richiesta di arresto[23] per corruzioni in cambio di nomine fatte dal Ministero dell'Economia, per finanziamento illecito di un deputato. L'inchiesta ruota intorno agli appalti ENAV e ai fondi neri di Finmeccanica relativamente a un appartamento in Via Campo Marzio a Roma dove Tremonti avrebbe alloggiato da luglio 2010 a luglio 2011 il cui canone di affitto di 8 500 euro sarebbe stato pagato dal Milanese, così come i lavori di ristrutturazione da 250 000 euro da un imprenditore amico dello stesso, in cambio di nomine in aziende partecipate dallo Stato su cui decideva tutto Milanese per nome di Tremonti, che saputa la notizia ha lasciato l'appartamento asserendo di aver accettato l'offerta di Milanese sulla casa perché si sentiva spiato dalla Guardia di Finanza durante il suo soggiorno nella caserma romana denunciandone la divisione in cordate rivali. Il 28 marzo 2013 Milanese è stato condannato a 8 mesi di carcere.[24] Per Tremonti il processo si è concluso con il patteggiamento della pena a quattro mesi di reclusione, convertiti in una pena pecuniaria di 30 000 euro e una multa di 10 000 euro.[25]
- Nel 2016 arriva un'archiviazione per una inchiesta nata a ottobre 2014 per corruzione: secondo l'accusa nel 2009 l'allora ministro dell'Economia avrebbe ricevuto 2,4 milioni di euro per dare il via libera all'acquisizione della società americana DRS Technologies da parte del gruppo Finmeccanica.[26] A gennaio 2015 il Tribunale dei Ministri di Roma ordina al procuratore Edmondo Bruti Liberati di chiedere al Senato l'autorizzazione a procedere contro Tremonti. Il reato ipotizzato è la corruzione legata a una tangente da 2,4 milioni di euro che nel marzo 2009 l'allora ministro dell'Economia del Governo Berlusconi avrebbe incassato da Finmeccanica (controllata dal Tesoro stesso) al fine di modificare il parere inizialmente contrario all'acquisto per la somma estremamente elevata di 3,4 miliardi di euro nel luglio 2008 della società statunitense Drs, fornitrice del Pentagono.[27] Nell'esame del caso il Senato approva all'unanimità la proposta della Giunta delle Elezioni e delle Immunità riguardo alla domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Tremonti per il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, con la quale il Senato si dichiara incompetente in merito, restituendo gli atti all'autorità giudiziaria in quanto non si tratterebbe di presunti reati inerenti alle sue funzioni da Ministro perché teoricamente compiuti prima del suo giuramento a Ministro nel 2008, poche ore prima. Il caso si conclude con la richiesta di archiviazione da parte dei pubblici ministeri e con un ricorso del Gip dichiarato però inammissibile dalla Corte Costituzionale.[28]
Critiche
[modifica | modifica wikitesto]Sul condono fiscale
[modifica | modifica wikitesto]Per anni Tremonti è stato fortemente critico nei confronti dei condoni utilizzati dai vari governi della Prima Repubblica.
«In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge»
Nonostante ciò, nel corso dei due governi Berlusconi, Tremonti varò diversi condoni fiscali per i quali ricevette molte critiche da parte dell'opposizione parlamentare (che definì quei provvedimenti come tesi a favorire politicamente un regime di illegalità permanente a vantaggio degli evasori fiscali) nonché una denuncia da parte dell'UE per il condono IVA del 2002 che, permettendo la sanatoria di una evasione relativa a pochi mesi prima, di fatto aveva indotto a omettere i versamenti dovuti e violato i principi di equità.[29][30]
Da parte di alcuni economisti
[modifica | modifica wikitesto]Il collega di governo Renato Brunetta nel 2009 ha sostenuto che Tremonti «non è un economista, ma un giurista».[31] Dal canto suo Tremonti ha polemizzato più volte con gli economisti invitandoli a tacere con l'espressione «silete economisti», adattamento del noto «tacete giuristi» di Carl Schmitt. A suo dire gli economisti sarebbero infatti colpevoli di non aver saputo predire la crisi scoppiata nel 2008.[32][33]
Sarà soprattutto l'attacco lanciato da Tremonti il 28 agosto 2009 dal meeting di Comunione e Liberazione (gli economisti, disse, sono come «maghi» che «dovrebbero chiedere scusa e starsene zitti per un anno, ne guadagnerebbero tutti»[34]) a spingere il 3 settembre sedici economisti, la maggioranza dei quali facenti riferimento a Lavoce.info (Giorgio Basevi, Pierpaolo Benigno Franco Bruni, Tito Boeri, Carlo Carraro, Carlo Favero, Francesco Giavazzi, Luigi Guiso, Tullio Jappelli, Marco Onado, Marco Pagano, Fausto Panunzi, Michele Polo, Lucrezia Reichlin, Pietro Reichlin, Luigi Spaventa), a replicare sulle pagine del Corriere della Sera e de la Repubblica con una lettera a Tremonti che «chiede agli economisti di tacere perché non accetta critiche al suo operato», rinfacciandogli «che negli anni in cui il Ministro ha avuto la responsabilità della politica economica (2001-2005, quando il suo primo documento di programmazione prometteva “un nuovo miracolo economico”, e 2008) la crescita italiana ha esibito un divario negativo di oltre 5 punti rispetto alla crescita europea. In definitiva, vorremmo comprendere come egli si proponga di trasformare in realtà le sue speranze sul futuro del paese».[35][36]
Carlo Scarpa, in particolare, rispose che prendersela con tutta la categoria non era corretto anche perché «alcuni economisti del settore avevano dato l'allarme. Ad esempio, lo aveva fatto uno come Nouriel Roubini, economista di origine turco-iraniana che insegna a New York, quello che nel 2006 a Davos Tremonti invitò a "tornarsene in Turchia" perché osò criticare la politica economica del governo di allora».[37] Il 7 settembre Tremonti, pur mantenendo il suo giudizio sugli economisti-maghi, tentò di smorzare i toni proprio davanti agli studenti della Bocconi sostenendo che in fondo «tutte le scienze hanno la stessa parità, siamo tutti umili lavoratori alla vigna del sapere».[38]
Nel 2010 il Collettivo NoiseFromAmeriKa, un gruppo di economisti italiani che lavora in maggioranza negli Stati Uniti e formato da Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Aldo Rustichini, e Giulio Zanella, ha criticato Tremonti nel libro Tremonti. Istruzioni per il disuso per la sua presunta pochezza e supponenza: «Tremonti ha francamente scocciato. Non tanto per quello che fa in qualità di ministro dell'Economia, visto che fa veramente poco, ma soprattutto per quello che dice. Siccome fa politica ed è uomo potente, quello che dice conta: orienta l'opinione pubblica e definisce i termini del dibattito. Questo non è un bene. Da un lato, afferma troppo frequentemente cose false o incoerenti. Dall'altro, quanto fa è spesso erroneo o in contraddizione con quanto asserisce si dovrebbe fare. Insomma, ha scocciato».[39] Ai libri economici di Tremonti vengono dunque rimproverate le sue «visioni oniriche, frasi roboanti e la sicumera di essere l'unico al mondo investito, in modo misterioso, da una qualche sorta di conoscenza esoterica da usare per dispensare previsioni (solitamente apocalittiche) e offrire soluzioni magiche».[39] L'opera ha conosciuto una seconda edizione ampliata nel 2011 col sottotitolo e continuano a chiamarlo Voltremont.[40]
Nel 2012 l'economista Fabio Scacciavillani, responsabile del fondo d'investimenti del sultanato dell'Oman, ha scritto con il giornalista Giampiero Castellotti il libro Il timoniere del Titanic, la prima biografia non autorizzata di Giulio Tremonti, pubblicata da Editori Riuniti.
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]Durante gli anni ottanta Tremonti scrisse regolarmente sul quotidiano comunista il manifesto con lo pseudonimo di lombard.[41][42] Autore di diverse opere a sfondo economico-finanziario, Giulio Tremonti ha scritto Lo Stato criminogeno, Le cento tasse degli italiani, La fiera delle tasse, Il federalismo fiscale (sulla proposta di devolution avanzata dalla Lega Nord), Il fantasma della povertà, Rischi Fatali, in cui presenta i problemi economici della nuova Europa in relazione alla rapidissima crescita della Cina, La paura e la speranza, sempre sui temi della globalizzazione e dei rapporti con il colosso orientale.[43] E poi ancora: Rischi fatali, La paura e la speranza, Uscita di sicurezza, Bugie e verità, Mundus Furiosus. Nel 2017 ha scritto assieme a Vittorio Sgarbi il libro Rinascimento.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Imposizione e definitività nel diritto tributario, Milano, Giuffrè Editore, 1977;
- Le cento tasse degli italiani, con Giuseppe Vitaletti, Bologna, Il Mulino, 1986; ISBN 88-15-01132-3
- La fiscalità industriale. Strategie fiscali e gruppi di società in Italia, Bologna, Il Mulino 1988; ISBN 88-15-01797-6
- La fiera delle tasse. Stati nazionali e mercato globale nell'età del consumismo, con Giuseppe Vitaletti, Bologna, Il Mulino, 1991; ISBN 88-15-03334-3
- Nazioni senza ricchezza, ricchezze senza nazione, con Francesco Galgano, Sabino Cassese e Tiziano Treu, Bologna, Il Mulino, 1993; ISBN 88-15-03824-8
- Il federalismo fiscale. Autonomia municipale e solidarietà sociale, con Giuseppe Vitaletti, Roma-Bari, Editori Laterza, 1994; ISBN 88-420-4357-5
- La riforma fiscale. Otto tasse, un unico codice, federalismo (vedo, pago, voto), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1995; ISBN 88-04-40492-2
- Il fantasma della povertà. Una nuova politica per difendere il benessere dei cittadini, con Edward Nicolae Luttwak e Carlo Pelanda, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1995. ISBN 88-04-40066-8
- Lo Stato criminogeno. La fine dello Stato giacobino. Un manifesto liberale, Roma-Bari, Editori Laterza, 1997. ISBN 88-420-5298-1
- Meno tasse più sviluppo. Un progetto per uscire dalla crisi, Milano, Il Giornale, 1999.
- Guerre stellari. Società ed economia nel cyberspazio, con Carlo Jean, Milano, FrancoAngeli, 2000.
- Rischi fatali. L'Europa vecchia, la Cina, il mercatismo suicida. Come reagire, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2005. ISBN 88-04-55011-2
- La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2008. ISBN 978-88-04-58066-9 Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante per la saggistica[44]
- Uscita di sicurezza, Milano, Rizzoli, 2012. ISBN 978-88-17-05774-5
- Bugie e verità. La ragione dei popoli, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2014. ISBN 978-8804642473
- Mundus Furiosus. Il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2016. ISBN 978-8804669319
- Rinascimento, Con la cultura (non) si mangia, Milano, Baldini+Castoldi, 2017. ISBN 9788893885157
- Le tre profezie: Appunti per il futuro dal profondo della storia, Solferino, 2020. ISBN 978-8828202073
- Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile, Milano, Solferino, 2022. ISBN 978-8828210788
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fondazione de Il Popolo della Libertà nel 2009.
- ^ Finanze
- ^ Tesoro, bilancio e programmazione economica
- ^ Classe di Scienze morali – Istituto Lombardo, su istitutolombardo.it. URL consultato il 17 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2022).
- ^ "Rilanciare i consumi ipotecando le case", su repubblica.it, Roma, 15 luglio 2003. URL consultato il 6 maggio 2020 (archiviato il 6 maggio 2020).
- ^ Governo nella bufera, si è dimesso Tremonti, in la Repubblica, 3 luglio 2004. URL consultato il 6 dicembre 2012.
- ^ Tremonti lancia movimento 3L, "i politici devono essere giovani", in Agenzia Giornalistica Italia, 6 ottobre 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
- ^ Elezioni, c'è l'accordo tra Lega Nord e Tremonti. Maroni: "Per Regione Lombardia e politiche", in TGcom24, 5 dicembre 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2012).
- ^ Tremonti-Sgarbi, la strana coppia che sogna la politica
- ^ Tremonti, il giorno più duro. Per lui umiliazione totale: cosa subisce il professore. URL consultato il 7 luglio 2018.
- ^ Il ritorno di Tremonti: candidato con Fdi | "Tetto al prezzo del gas non si farà, il governo attuale prepari gli italiani a un autunno negativo", su Tgcom24. URL consultato il 21 agosto 2022.
- ^ Elezioni Camera 2022: i candidati delle 4 coalizioni, tutte le sfide uninominali
- ^ Tutti i deputati eletti al proporzionale, in la Repubblica, 26 settembre 2022.
- ^ Adnkronos, Camera, Tremonti eletto presidente della commissione Esteri, su Adnkronos, 9 novembre 2022. URL consultato il 28 maggio 2023.
- ^ Scarpe, la Cina accusa l'Europa, in TG fin, 24 febbraio 2006. URL consultato il 20 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2008).
- ^ Mattia Feltri, Martino: Tremonti sbaglia sui dazi cinesi. Il governo ha tagliato poco le tasse, in La Stampa, 31 marzo 2006. URL consultato il 20 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2008).
- ^ Manovra, pronto maxiemendamento Tremonti: 'Non ci sarà alcun condono', in La Repubblica economia, 13 dicembre 2005. URL consultato l'8 marzo 2008.
- ^ Voce - Il grande bluff. Il caso Tremonti, su voceditalia.it. URL consultato il 1º marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- ^ La Torre Giovanni: Il grande bluff. Il caso Tremonti. Vita, opere e pensiero del genio dell'economia italiana
- ^ Articolo da AltriMondi del 23/03/2009.
- ^ Misure contro la crisi: al via i Tremonti-bond.
- ^ Nasce la «Banca del Mezzogiorno». Tremonti: «Non sarà un carrozzone».
- ^ Copia archiviata, su tg24.sky.it. URL consultato il 17 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
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- ^ http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-04-10/casa-via-campo-marzio-tremonti-patteggia-pena-161555.shtml?uuid=ABgA8y9
- ^ Il Fatto Quotidiano, Corruzione, Tremonti indagato a Milano. “Prese tangente da Finmeccanica”, su ilfattoquotidiano.it.
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- ^ Tangenti, Tremonti è salvo. E il suo caso rischia di salvare tutti i ministri, su espresso.repubblica.it, 16 settembre 2016.
- ^ a b I condoni «mai più» e gli incassi dimenticati
- ^ Giulio Tremonti (FI) - Ministro dell'Economia e delle Finanze - micromega-online - micromega
- ^ Rinvio per i tagli a Irap e Irpef 4 miliardi a piccoli e welfare
- ^ «Tacete economisti, avete sbagliato tutte le previsioni»
- ^ Tremonti agli economisti: state zitti, le vostre analisi sempre errate Archiviato il 6 ottobre 2008 in Internet Archive.
- ^ «Aiuti alle banche? Prima la gente» No di Tremonti a bonus e speculazione
- ^ Non staremo zitti Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
- ^ Gli economisti e la crisi: «Ecco perché non possiamo restare in silenzio»
- ^ E SI VOLEVA RICACCIARE ROUBINI IN TURCHIA Archiviato il 26 febbraio 2014 in Internet Archive.
- ^ Con gli economisti prove di tregua
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- ^ Commenti e recensioni a Tremonti. Istruzioni per il disuso Archiviato il 10 febbraio 2010 in Internet Archive.
- ^ Giuseppe Caldarola, Draghi e Tremonti eterni duellanti per l'Italia post-Cav., in Il Riformista, 12 ottobre 2010. URL consultato il 6 dicembre 2012.
- ^ Marco Ventura, Giulio Tremonti, il "cavallo pazzo" della politica italiana, in Panorama, 24 aprile 2012. URL consultato il 6 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2013).
- ^ Giulio Tremonti, Federalismo e valori, ancore di salvezza, in La Padania, 6 marzo 2008. URL consultato l'8 marzo 2008 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2008).
- ^ Albo vincitori "Isola di Arturo", su premioprocidamorante.it. URL consultato il 9 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2019).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Beniamino Lapadula, Il falò delle tasse e dei diritti. Il progetto reazionario del ministro Giulio Tremonti, Roma, Ediesse, 2002. ISBN 88-230-0450-0
- Guido Caldiron, La destra sociale da Salò a Tremonti, Roma, Manifestolibri, 2009. ISBN 978-88-7285-470-9
- Giovanni La Torre, Il grande bluff. Il caso Tremonti. Vita, opere e pensiero del genio dell'economia italiana, Milano, Melampo, 2009. ISBN 978-88-89533-44-4
- Collettivo noiseFromAmeriKa: Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro e Giulio Zanella, Tremonti, istruzioni per il disuso, Napoli-Bari, L'ancora del Mediterraneo, 2010. ISBN 978-88-8325-263-1
- Giampiero Castellotti e Fabio Scacciavillani, Tremonti, il timoniere del Titanic, Roma, Editori Riuniti, 2011. ISBN 978-88-359-9063-5
- Giovanni La Torre, "Tramonti", numero monografico di "Critica Liberale" n.197, marzo 2012 www.edizionidedalo.it
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Forza Italia (1994)
- Governo Berlusconi I, II, III, IV
- Ministri delle finanze della Repubblica Italiana
- Ministri dell'economia e delle finanze della Repubblica Italiana
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Giulio Tremonti
- Wikinotizie contiene notizie di attualità su Giulio Tremonti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giulio Tremonti
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su giuliotremonti.it.
- Tremonti, Giulio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giulio Carlo Danilo Tremonti, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Giulio Tremonti, su Senato.it - XVII legislatura, Parlamento italiano.
- Giulio Tremonti, su Openpolis, Associazione Openpolis.
- Registrazioni di Giulio Tremonti, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Movimento 3L, su listalavoroliberta.it. URL consultato il 3 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2012).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 73945843 · ISNI (EN) 0000 0001 2139 537X · SBN CFIV021817 · LCCN (EN) n78002987 · GND (DE) 152298010 · BNF (FR) cb124388199 (data) · NDL (EN, JA) 01214358 · CONOR.SI (SL) 144760931 |
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