Giovanni di Tuscolo
Giovanni di Tuscolo cardinale di Santa Romana Chiesa | |
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Titolo | Cardinale vescovo di Tuscolo |
Nato | 1050 circa nella Marsica |
Creato cardinale | 1099 |
Deceduto | ottobre 1119 |
Giovanni Berardi, noto come Giovanni Marsicano o Giovanni di Tuscolo (Marsica, 1050 circa – ottobre 1119), è stato un cardinale italiano[1].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Appartenente alla famiglia nobile dei Berardi, Giovanni era il figlio di Berardo e il fratello di Leone[2]. Nacque nella Marsica intorno al 1050 e cominciò la sua formazione ecclesiastica in Francia, nell'Abbazia di Notre-Dame du Bec, sita a Le Bec-Hellouin, spinto dalla fama di Anselmo d'Aosta, che inizialmente gli fece da precettore e dopo lo creò prima canonico della Diocesi di Beauvais e poi abate dell'Abbazia benedettina del Santissimo Salvatore, ubicata nei pressi di Benevento[1]. Nel 1099, salito al soglio papa Pasquale II, fu da questi nominato cardinale vescovo di Tuscolo, da cui uno dei due soprannomi con cui è conosciuto[1]. Il papa, dopo averlo fatto partecipare al Concilio di Melfi IV e ad un incontro ad Anagni, nel 1101 lo spedì in Inghilterra per fargli svolgere un incarico diplomatico, non prima di avergli fatto fare tappa ad Autun[1]. L'alta considerazione di cui godeva Giovanni presso il papa si rese evidente a partire dal 1108: in tale anno, in sua assenza, Giovanni guidò come vicario la Santa Romana Chiesa, mentre il 12 febbraio 1111 presenziò all'incoronazione imperiale di Enrico V di Franconia[1]. In particolare, terminata la cerimonia, il neo imperatore comunicò ai presenti di rinunciare alla lotta per le investiture e fece leggere un documento papale che ordinava la restituzione dei regalia, suscitando enormi proteste[1]. I principi sia tedeschi che ecclesiastici vedevano infatti compromesso il loro potere secolare di cui avevano goduto fino ad allora[1]. L'imperatore ordinò così la cattura del papa e dei cardinali lì presenti, tra cui Giovanni, che si salvò con la fuga[1]. Giovanni insieme al fratello Leone reagì quindi organizzando a Roma una resistenza contro Enrico V, contando sull'appoggio dei Normanni[1]. Tuttavia la morte improvvisa di alcuni tra i più importanti fautori dell'iniziativa portò al fallimento della missione stessa[1]. Ciononostante Giovanni ci riprovò ponendosi a capo di un gruppo di ecclesiastici che cercavano di contrastare la politica ora condiscendente di Pasquale II verso Enrico V[1]. Cessati gli attriti tra le varie parti, Giovanni tornò nella comunità ecclesiale e il 23 marzo 1112 partecipò ad una seduta del Concilio Lateranense[1]. Dopo aver svolto incarichi ecclesiastici minori, nell'ottobre 1119 Giovanni morì durante un viaggio diplomatico[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Zazzera, Della nobiltà dell'Italia, Napoli, Giovanni Battista Gargano e Lucrezio Nucci, 1615, ISBN non esistente.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Stephan Freund, GIOVANNI di Tuscolo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 56, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
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