Coordinate: 11°33′25.2″N 92°14′27.6″E

Isola di North Sentinel

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Isola di North Sentinel
North Sentinel da satellite, NASA 2009
Geografia fisica
LocalizzazioneGolfo del Bengala
Coordinate11°33′25.2″N 92°14′27.6″E
ArcipelagoAndamane
Superficie59.67[1] km²
Numero isole5
Altitudine massima122 m s.l.m.
Geografia politica
StatoIndia (bandiera) India
TerritorioAndamane e Nicobare
distrettodistretto di Andaman Settentrionale e Centrale
ISO 3166-2IN-AN
Demografia
Abitanti250-400 (2005)
Cartografia
Mappa di localizzazione: India
Isola di North Sentinel
Isola di North Sentinel
Mappa di localizzazione: Andamane e Nicobare
Isola di North Sentinel
Isola di North Sentinel

fonti nel testo

voci di isole dell'India presenti su Teknopedia

L'Isola di North Sentinel (nome inglese, letteralmente "Sentinella del Nord"; उत्तर सेंटीनेल द्वीप Uttar Senteenel dveep in hindi, উত্তর সেন্টিনেল দ্বীপ Uttar Senteenel dveep in bengali) è una delle isole Andamane nel golfo del Bengala. L'isola si trova a ovest della parte meridionale delle Andamane del sud, ed è il territorio di una tribù di indigeni, i sentinellesi, che rifiutano qualsiasi contatto con il mondo esterno. La tribù viene annoverata tra le ultime popolazioni in tutto il mondo a rimanere ancora virtualmente separate dalla civiltà moderna. A causa di tale isolamento, sono note solo informazioni molto limitate sull'isola.

L'isola appartiene al distretto di Andaman Meridionale, parte del territorio indiano degli arcipelaghi di Andamane e Nicobare[2]. Le autorità indiane riconoscono il desiderio degli isolani di poter vivere in modo appartato e limitano il proprio ruolo al monitoraggio remoto.

North Sentinel è una delle due isole Sentinel che si trovano nel golfo del Bengala. È situata 36 km a ovest di Wandoor, un piccolo villaggio vicino alla punta meridionale dell'isola di Andaman Meridionale[3], 50 km a ovest di Port Blair e 59,6 km a nord della sua controparte, South Sentinel. Ha una superficie di circa 59,67 km² e un profilo approssimativamente quadrato[1].

L'isola è circondata da una barriera corallina, manca di porti naturali ed, eccetto le scogliere, è interamente ricoperta da foresta[4]. North Sentinel è contornata da una stretta spiaggia, dietro la quale il terreno si innalza di circa 20 m e poi gradualmente tra i 46[5] e i 122 m in prossimità del centro[6]. Le barriere si estendono intorno all'isola tra gli 800 e i 1290 m dalla riva[6]. Un isolotto boscoso, Constance Island o anche Constance Islet, si trova a circa 600 m dalla costa sudorientale, ai margini della barriera corallina[6].

Il terremoto che colpì l'Oceano Indiano nel 2004 inclinò la placca tettonica sotto l'isola, sollevandola di 1 o 2 metri. Grandi tratti delle barriere coralline circostanti rimasero esposte, diventando terre asciutte o trasformandosi in lagune superficiali, estendendo i confini dell'isola in mare fino a 1 km sui lati Ovest e Sud, unendo Constance Island all'isola principale[7][8].

Gli onge[9] erano consapevoli dell'esistenza dell'isola di North Sentinel e il loro nome tradizionale per indicarla era Chia daaKwokweyeh[3][10]. Per quel poco che è stato osservato dei sentinellesi in maniera remota, è stato rilevato che gli onge hanno con questi forti somiglianze culturali. Tuttavia gli onge che furono portati sull'isola dai colonizzatori britannici nel corso del XIX secolo non furono in grado di comprendere la lingua sentinellese, ed è quindi ipotizzabile un significativo periodo di separazione tra i due popoli[3][10].

La dinastia Chola

[modifica | modifica wikitesto]

Rajendra Chola I (1014-1044 d.C.), uno dei re della dinastia tamil Chola, conquistò le isole Andamane e Nicobare per usarle come base strategica navale per lanciare una spedizione navale contro l'Impero Srivijaya (un impero buddista con base sull'isola di Sumatra, in Indonesia). I tamil chiamarono le isole Tinmaittivu ("Isole della Forza / del Valore / della Verità" in lingua tamil)[11].

L'impero Maratha

[modifica | modifica wikitesto]

Le isole Andamane e Nicobare nel loro complesso fornirono una base marittima temporanea nel XVII secolo per le navi dell'impero Maratha. L'ammiraglio della marina Maratha, Kanhoji Angre, stabilì la supremazia navale con una base nelle isole e gli si riconosce il merito di aver annesso queste isole all'India[12][13][14][15].

Le visite britanniche nel XIX secolo

[modifica | modifica wikitesto]

Passando davanti all'isola nel 1771, l'agrimensore britannico John Ritchie osservò "una moltitudine di luci" da un natante idrografico della Compagnia britannica delle Indie orientali, il Diligent[3][10][16]. Homfray, un funzionario inglese, visitò l'isola nel marzo 1867, scortato da forze di polizia e da un piccolo gruppo di andamanesi[17].

Verso la fine della stagione dei monsoni di quello stesso anno, la Ninive, una nave mercantile indiana, finì distrutta su una barriera corallina vicino all'isola. I 106 sopravvissuti tra passeggeri ed equipaggio sbarcarono sulla spiaggia con le scialuppe della nave e furono costretti a difendersi dagli attacchi dei sentinellesi. Alla fine furono trovati e tratti in salvo da una squadra di salvataggio della Royal Navy[10].

Nel gennaio 1880 una spedizione guidata da Maurice Vidal Portman, un amministratore del governo che sperava di osservare gli indigeni e le loro abitudini, sbarcò con successo sull'isola. Il gruppo trovò una rete di sentieri e numerosi piccoli villaggi abbandonati. Dopo alcuni giorni la spedizione catturò sei sentinellesi (una coppia di anziani e quattro bambini) e li portò a Port Blair. L'ufficiale coloniale responsabile dell'operazione scrisse che l'intero gruppo «si è ammalato rapidamente, e il vecchio e sua moglie sono morti, così i quattro bambini sono stati riportati a casa con numerosi doni»[17].

Il 27 agosto 1883, dopo l'eruzione del Krakatoa, fu effettuato da Portman un secondo sbarco sull'isola in quanto le esplosioni del vulcano furono erroneamente scambiate per dei colpi di cannone e questi interpretati come richiesta di soccorso da parte di una nave. Una squadra di ricerca sbarcò su North Sentinel e lasciò doni per gli indigeni, prima di fare ritorno a Port Blair. Tra il gennaio 1885 e il gennaio 1887, Portman visitò l'isola diverse altre volte[17].

Con l'intento di stabilire rapporti amichevoli con i sentinellesi, a partire dal 1967 diverse squadre esplorative indiane effettuarono brevi sbarchi sull'isola ogni pochi anni[3].

Nel 1974 North Sentinel fu oggetto della visita di una troupe cinematografica che girava un documentario, intitolato Man in Search of Man. Era accompagnata da alcuni antropologi, poliziotti armati e da un fotografo del National Geographic. Al loro arrivo a ridosso delle rive, gli antropologi fecero gesti amichevoli, ma i sentinellesi reagirono scagliando una pioggia di frecce. Protetti da armature imbottite, i poliziotti sbarcarono in un punto lontano dalla gittata degli archi dei nativi e lasciarono alcuni doni sulla spiaggia: giocattoli, noci di cocco, un maiale vivo e alcune pentole. Fecero appena in tempo a reimbarcarsi quando furono oggetto di un nuovo e più intenso lancio di frecce, una delle quali colpì il regista alla coscia sinistra. L'uomo che lo aveva centrato fu osservato ridere con soddisfazione prima di sedersi. Gli altri nativi invece rivolsero le loro attenzioni ai doni, trafiggendo il maiale e la bambola prima di seppellirli nella sabbia, appropriandosi con evidente piacere delle pentole e in particolar modo delle noci di cocco[16] che non crescono sull'isola e di cui si dimostreranno in seguito sempre molto ghiotti[18].

Nel 1975, l'ex re del Belgio Leopoldo III, durante un viaggio intorno alle Andamane, partecipò assieme a dei dignitari locali a una crociera notturna nelle acque al largo dell'isola di North Sentinel. L'imbarcazione si avvicinò alle rive abbastanza da consentire a un guerriero sentinellese di prendere minacciosamente di mira col suo arco il re, che espresse il suo entusiasmo per l'avventura[16].

A metà del 1977, la nave da carico MV Rusley si arenò sulle barriere coralline attorno alle spiagge, mentre sorte analoga capitò alla MV Primrose il 2 agosto 1981[19]. Pochi giorni dopo il naufragio di quest'ultima, gli uomini di equipaggio a bordo, ancora in attesa dei soccorsi, notarono la presenza di piccoli uomini dalla pelle scura che trasportavano lance e frecce ed erano intenti a costruire barche sulla spiaggia. Presagendo il peggio, il capitano lanciò via radio un messaggio di emergenza per richiedere la consegna di armi da fuoco in modo che il suo equipaggio potesse difendersi da un eventuale attacco. Tuttavia la Primrose non ricevette alcun aiuto, a causa del mare grosso e di una vasta tempesta che impedì ad altre navi di raggiungerla. Fortunatamente le stesse condizioni proibitive e il fatto che il natante fosse circondato dalla barriera corallina impedirono anche agli isolani di avvicinarsi e abbordarlo. Una settimana dopo, tutti i membri dell'equipaggio furono salvati da un elicottero sotto contratto con la società petrolifera indiana Oil and Natural Gas Corporation (ONGC)[20]. È noto che in entrambe queste occasioni i sentinellesi utilizzarono i relitti per ricavarne materiale ferroso. I coloni provenienti da Port Blair visitarono in seguito i siti per recuperare il carico. Nel 1991, le squadre di salvataggio furono autorizzate a smantellare le navi[19].

I primi contatti pacifici con i sentinellesi furono effettuati il 4 gennaio 1991 dal team di Pandit Triloknath, direttore dell'Anthropological Survey of India[18][21]. Diversamente dalle altre visite, sempre condotte da team completamente maschili, nel team di Pandit era presente una donna, la famosa antropologa Madhumala Chattopadhyay, già nota per essere riuscita a stabilire relazioni di grande fiducia e reciproca stima con altre popolazioni indigene delle Andamane, come gli Onge e i Jarawa, che avevano migliorato molto la qualità della vita di quei popoli, in particolare dal punto di vista medico[22].

La presenza di Chattopadhyay cambiò radicalmente la situazione, l'avvicinamento dei ricercatori non fu percepito come un atto di aggressione (tra i sentinellesi solo gli uomini portano e usano le armi) e la reazione degli indigeni fu completamente diversa dalle precedenti: il team fu fatto avvicinare e i regali furono consegnati direttamente nelle loro mani. Fu il primo contatto faccia a faccia con i sentinellesi, dopo le violente incursioni dei colonialisti del secolo precedente. Il mese successivo il team effettuò un'altra visita e le reazioni dei sentinellesi furono ancora più entusiaste. I ricercatori riferirono che sull'isola vi fossero poche decine di capanne e scorte di pesce e frutta essiccati[23].

Tuttavia, le visite degli studiosi indiani sull'isola cessarono[3] e nel 2005 il governo indiano impose un divieto incondizionato di avvicinamento a meno di 3 miglia dall'isola, vietando ulteriori studi scientifici. A distanza di tempo, Pandit Triloknath si disse pentito delle proprie spedizioni[23].

Nel 2006 i sentinellesi uccisero due pescatori che pescavano illegalmente granchi del fango attorno all'isola. L'ancoraggio improvvisato della loro barca non era riuscito a impedire che venisse portata via dalle correnti mentre erano addormentati; così l'imbarcazione si spostò nei pressi delle rive dell'isola, dove i due uomini furono uccisi. Un elicottero della Guardia costiera indiana, inviato per recuperare i corpi, fu respinto dai guerrieri sentinellesi che scagliarono un nugolo di frecce[24].

Il 20 novembre 2014 Survival denunciò la presenza di pescatori di frodo nelle acque intorno all'isola di North Sentinel, fonte di grave pericolo per la tribù; l'organizzazione sollecitò le autorità a garantire che l'isola fosse protetta dalle invasioni esterne[25].

Il 21 novembre 2018 un missionario statunitense di nome John Allen Chau, recatosi sull'isola con l'intento di convertire la popolazione locale al cristianesimo, fu praticamente subito ucciso dai sentinellesi; anche il suo corpo non potè essere recuperato[26].

Lo stesso argomento in dettaglio: Sentinellesi.

La consistenza demografica dei sentinellesi non è nota con esattezza. Attualmente è stimata essere tra i 50 e i 500 individui. Il censimento ufficiale indiano del 2001 indicava un numero verificato pari a 39 individui[27] (21 maschi e 18 femmine)[28][29]. Tuttavia questo sondaggio fu inevitabilmente condotto a distanza e quasi certamente non rappresenta una stima accurata per una popolazione che si estende su un'isola di 59,67 km²[1]. Il nuovo censimento del 2011 registrò solo 15 individui (12 maschi e tre femmine)[30].

La tribù è la più isolata al mondo e ha avuto solo sporadici contatti a distanza con popolazioni esterne, in particolare in occasione di missioni governative o di studio, accolte con lancio di frecce da parte dei sentinellesi. Si pensa che vivano nell'isola da circa 60.000 anni: molto probabilmente i loro antenati hanno preso parte alle prime migrazioni preistoriche compiute dall'uomo fuori dal continente africano[31]. Cacciano e raccolgono frutti spontanei dalla foresta, e pescano lungo le coste, ma non coltivano nulla, né allevano animali, come fanno i vicini Jarawa[32].

I sentinellesi respingono qualsiasi contatto con il mondo esterno. Il governo locale ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di interferire con lo stile di vita o l'habitat dei sentinellesi. Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, li ha definiti "la società più vulnerabile del pianeta", perché a causa del completo isolamento non hanno difese immunitarie verso malattie comuni e una qualsiasi epidemia, anche d'un semplice raffreddore, potrebbe spazzarli via[33], per quanto il completo isolamento comporti rischi per la salute anche maggiori.

Qualsiasi effetto a medio o lungo termine sulla popolazione sentinellese derivante dal maremoto dell'Oceano Indiano del 2004 e dallo tsunami risultante non è noto. Anche se è probabile che gli abitanti dell'isola abbiano sofferto gravemente gli effetti dell'evento, la loro sopravvivenza fu confermata quando, alcuni giorni dopo, un elicottero del governo indiano sorvolò l'isola venendo preso di mira dal lancio di frecce da alcuni sentinellesi[28][34].

Amministrazione

[modifica | modifica wikitesto]

L'amministrazione del territorio di Andamane e Nicobare ha dichiarato nel 2005 che non ha intenzione di interferire con lo stile di vita o con l'habitat dei sentinellesi e non è interessata a insistere per cercare ulteriori contatti con loro[35]. L'isola di North Sentinel è legalmente una divisione amministrativa autonoma dell'India, tuttavia gli studiosi fanno riferimento ad essa e alla sua gente come autonoma[36][37] o "indipendente"[36][38].

  1. ^ a b c (EN) Forest Statistics (PDF), su ls1.and.nic.in, Department of Environment & Forests Andaman & Nicobar Islands, p. 7. URL consultato il 18 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  2. ^ (EN) Village Code Directory: Andaman & Nicobar Islands (PDF), su censusindia.gov.in, Census of India. URL consultato il 16 gennaio 2011.
  3. ^ a b c d e f (EN) George Weber, Capitolo 8: The Tribes; Part 6. The Sentineli, su The Andamanese (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2013).
  4. ^ (EN) George Weber, Capitolo 2: They Call it Home, su The Andamanese (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2012).
  5. ^ (EN) North Sentinel, in The Bay of Bengal Pilot, Admiralty, Londra, United Kingdom Hydrographic Office, 1887, p. 257, OCLC 557988334.
  6. ^ a b c (EN) The Andaman Islands and the Nicobar Islands § 9.8 North Sentinel Island (PDF), in Bangladesh and the Bay of Bengal, Sailing Directions (Enroute), 8ª ed., Springfield, Virginia, National Geospatial-Intelligence Agency, 2014, p. 266 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  7. ^ UPA2, p. 347.
  8. ^ George Weber, The 2004 Indian Ocean Earthquake and Tsunami, su andaman.org, 2009 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2013).
  9. ^ Uno dei più numerosi popoli indigeni delle isole Andamane.
  10. ^ a b c d UPA2, pp. 362-363.
  11. ^ Government of India, The Andaman and Nicobar Islands: Local Gazetteer, Superintendent of Government Printing, Calcutta, 1908.:

    «... Nella grande iscrizione di Tanjore del 1050 d.C., gli andamani sono citati sotto un nome tradotto insieme ai Nicobari, come abitanti di Nakkavaram o "terra del popolo nudo".»

  12. ^ (EN) Dr. Sidda Goud e Manisha Mookherjee, CHINA IN INDIAN OCEAN REGION, Allied Publishers, 28 febbraio 2015, pp. 143–, ISBN 978-81-8424-977-4.
  13. ^ Prakash Chander, India: Past and Present, APH Publishing, 1º gennaio 2003, pp. 236–, ISBN 978-81-7648-455-8.
  14. ^ Dr Saji Abraham, China's Role in the Indian Ocean: Its Implications on India's National Security, Vij Books India Pvt Ltd, 1º agosto 2015, pp. 135–, ISBN 978-93-84464-71-4.
  15. ^ (EN) Bharat Verma, Indian Defence Review 28. 1: Jan-Mar 2013, Lancer Publishers, 1º settembre 2013, pp. 81–, ISBN 978-81-7062-183-6.
  16. ^ a b c (EN) Adam Goodheart, The Last Island of the Savages, su American Scholar, Autumn 2000 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2012).
  17. ^ a b c Befriending, p. 288.
  18. ^ a b Tim McGirk, Islanders running out of isolation: Tim McGirk in the Andaman Islands reports on the fate of the Sentinelese, in The Independent, London, UK, 10 gennaio 1993.
  19. ^ a b UPA2, p. 342.
  20. ^ (EN) The strange mystery of North Sentinel Island, su Unexplained MYSTERIES. URL consultato il 12 agosto 2017.
  21. ^ Befriending, p. 289.
  22. ^ (EN) Woman who made the Sentinelese put their arrows down, su The Charticle, 20 dicembre 2018. URL consultato il 10 febbraio 2020.
  23. ^ a b La tribù più isolata del mondo, in Il Post, 23 novembre 2018.
  24. ^ (EN) Peter Foster, Stone Age tribe kills fishermen who strayed on to island, su The Telegraph, 8 febbraio 2006. URL consultato il 25 agosto 2013.
  25. ^ India: Pescatori illegali minacciano la tribù più isolata del mondo, su survival.it, 20 novembre 2014. URL consultato il 14 agosto 2017..
  26. ^ India: American killed on Andaman island home to uncontacted people, body yet to be recovered, su indiatoday.in, 21 novembre 2018. URL consultato il 21 novembre 2018.
  27. ^ (EN) Enumeration of Primitive Tribes in A&N Islands: A Challenge (PDF), su censusindia.gov.in. URL consultato il 2 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2014).
    «Il primo gruppo [di funzionari addetti al censimento, n.d.r.] ha potuto identificare 31 sentinellesi. Il secondo ha potuto contare complessivamente 39 sentinellesi tra maschi e femmine adulti, oltre bambini e neonati. Durante entrambi i contatti i gruppi addetti al conteggio hanno tentato di comunicare con loro attraverso alcune parole e gesti jarawa, ma i sentinellesi non erano in grado di capire le espressioni verbali.»
  28. ^ a b Matteo Rubboli, I Sentinelese: la Tribù Paleolitica che Attacca chi si avvicina alla loro Isola Paradisiaca, su Vanilla Magazine, 10 ottobre 2015. URL consultato il 13 agosto 2017.
  29. ^ (EN) Shankarlal C. Bhatt (a cura di), Land and People of Indian States and Union Territories: In 36 Volumes. Daman & Diu, vol. 33, Gyan Publishing House, 2006, pp. 39, ISBN 978-81-7835-389-0.
  30. ^ District Census Handbook: Andaman & Nicobar Islands (PDF), su Census of India, 2011, p. 156. URL consultato il 1º agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2015).
  31. ^ (EN) The most isolated tribe in the world?, su survivalinternational.org. URL consultato il 14 agosto 2017.
  32. ^ Survival International - Jarawa e Sentinelesi, su survival.it. URL consultato il 13 agosto 2017.
  33. ^ (EN) The most isolated tribe in the world?, su survivalinternational.org. URL consultato il 14 agosto 2017..
  34. ^ (EN) Did Island Tribes Use Ancient Lore to Evade Tsunami?, su National Geographic Society, 24 gennaio 2005. URL consultato il 1º dicembre 2014.
  35. ^ (EN) Subir Bhaumik, Extinction threat for Andaman natives, su thewe.cc, 5 marzo 2005. URL consultato il 18 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2012).
  36. ^ a b (EN) Dr. V.R. Rao, Tsunami in South Asia: Studies of Impact on Communities of Andaman and Nicobar Islands, Allied Publishers Private Limited, 2007, chapter 8.
  37. ^ (EN) Claire Wintle, Colonial Collecting and Display, Berghahn Books, 2013, p. 9.
  38. ^ (EN) Ed. Aruna Ghose et al, DK Eyewitness Travel Guide: India, 2014, p. 627.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN984171400893936930008 · GND (DE132622462X