Angelo Brofferio
Angelo Brofferio | |
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Angelo Brofferio nel 1848 | |
Deputato del Regno di Sardegna | |
Monarca | Carlo Alberto di Savoia Vittorio Emanuele II |
Legislatura | I, II, III, IV, V, VI |
Collegio | Caraglio (I-IV) Genova (V) Torino (VI) |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Monarca | Vittorio Emanuele II |
Legislatura | VIII, IX |
Collegio | Castelnovo ne' Monti (VIII) Dronero (IX) |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Democratico (1848-1860) Associazione Nazionale Liberale Permanente (1861-1866) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Torino |
Professione | Avvocato |
Angelo Brofferio (Castelnuovo Calcea, 6 dicembre 1802 – Minusio, 25 maggio 1866) è stato un poeta, politico e drammaturgo italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato a Castelnuovo Calcea, vi trascorse la sua infanzia, e di quegli anni ne dà una descrizione commovente nella sua biografia I miei tempi, mantenendo un ricordo sempre vivo del suo paese natale, che citò spesso nei suoi libri con affetto e nostalgia.
Discendente da una famiglia di dottori benestanti, ricevette un'educazione illuminista e anticlericale. In quegli anni giovanili, seguendo l'esempio di Vittorio Alfieri, scoprí la sua passione per il teatro e la poesia che mantenne per tutta la vita.
Frequentò il liceo ad Asti e nel 1814 si trasferì a Torino con la famiglia, dove si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza.
Nel 1821 Brofferio fu costretto a rifugiarsi nel paese natio per sfuggire alla dura repressione messa in atto dopo le sommosse antimonarchiche sfociate a Torino e alle quali aveva preso parte.
Allontanato anche dall'università, iniziò a scrivere drammi sulla libertà, ma le sue rappresentazioni furono censurate. Nel 1822, riammesso all'ateneo, si laureò in giurisprudenza.
Ispirandosi all'Alfieri, continuò a scrivere commedie che furono portate in scena anche all'estero con successo. Conobbe così numerosi patrioti e rivoluzionari che rafforzarono il suo odio verso i governi reazionari[1]. Nel 1831 entrò a far parte delle associazioni di stampo massonico Franchi Muratori e Cavalieri della libertà, ma fu ben presto arrestato e, dopo aver reso una confessione sull'organizzazione di tali società segrete ed essere stato rilasciato, sembra che se ne sia allontanato[2]. In relazione a quanto riferito alle autorità su tali società segrete pesò per molto tempo su di lui il sospetto di essere un delatore [2][3][4][5].
Si sposò con Felicie Perret, dalla quale ebbe tre figli[6], e poi con Giuseppina Zauner, dalla quale ebbe altri tre figli.
Nel 1835 iniziò la collaborazione con il giornale Il Messaggiere Torinese, divenendone il direttore. Si occupava di letteratura, teatro e critica di costume. Nel 1840 curò un periodico ad uscita settimanale di tono progressista e a finalità divulgativo-enciclopediche che, non a caso, intitolò Il dagherrotipo: galleria popolare enciclopedica.
A maggio 1848 fu eletto parlamentare subalpino e appoggiò la Costituente italiana nell'anno successivo, e il riconoscimento della Repubblica Romana, che fu costituita il 9 febbraio 1849, che vedeva la decadenza del governo temporale del papa.
Nel 1849 in Piemonte si consumò la battaglia di Novara e il generale Ramorino fu accusato di disobbedienza per aver portato la divisione alla destra del Po, contravvenendo agli ordini e causando la disfatta contro l'esercito austriaco di Radetzky. Brofferio ne assunse le difese, ma perse la causa e il generale fu fucilato.
Nell'ottobre del 1851 al conte Camillo Benso di Cavour fu dato il portafoglio dell'Agricoltura nel Ministero D'Azeglio. Di destra moderata, Cavour cercò l'appoggio del "centro-sinistra" di Rattazzi per crearsi una propria base governativa alternativa a quella del D'Azeglio, causando la frattura della compagine liberaldemocratica.
Brofferio, di estrema sinistra, tra i membri dell'opposizione democratica, era contrario alle idee monarchiche del Cavour e si oppose ai suoi disegni di legge di indipendenza italiana a fianco dell'industrializzazione inglese e al coinvolgimento alla guerra di Crimea.
«... non ha un preciso indirizzo politico, né rispetto per le convenzioni e la moralità...»
Nel 1861 nel dibattito per la legge della proclamazione del Regno d'Italia prese posizione contro il progetto di legge di Cavour sostenendo che la legge sarebbe dovuta essere d'iniziativa popolare e non del governo, ma per non infrangere il clima unitario, ritirò il suo progetto.[7] Nel 1864, Brofferio fu tra gli oppositori del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come conseguenza degli accordi franco-italiani, che fece esplodere nel centro cittadino torinese gravi tumulti che si conclusero con 30 morti ed oltre 200 feriti.
Nel 1865 Brofferio venne eletto per la sinistra a Dronero; questo fu il suo ultimo impegno politico; trovò la morte nel 1866 nella sua villa di Minusio, la "Verbanella". A lui è intitolata una via in sezione Monviso a Torino.
Ideologia politica
[modifica | modifica wikitesto]Anticonformista e anticlericale, si oppose sempre al potere temporale del Papa che osteggiava l'Unità d'Italia ed era molto presente nella vita politica.
Cercò di ripristinare i diritti all'educazione laica e una maggiore tolleranza alle confessioni religiose.
Si occupò di libertà di stampa e censura, diritto di associazione, abolizione della pena di morte e delle torture.
Nei giudizi dei contemporanei
[modifica | modifica wikitesto]In un epigramma contemporaneo si legge[8]:
«Bianchi-Giovin, Brofferio e compagnia si dan tra lor del ladro e della spia.
Altro sul conto lor non vi so dire che li credo incapaci di mentire.»
Carlo Dossi, nelle Note azzurre, scrive:
«Vittorio amava personalmente l'oratore Brofferio, altro gran chiavatore, cui domandava e quante volte facesse e come ecc. con quell'interesse con cui stava al corrente delle sorti d' Italia. Brofferio gli faceva poi da araldo e pacificatore colle nuove e vecchie amorose. ...»
Francesco Poletti gli dedicò il suo libro La legge universale di conservazione né suoi rapporti con il delitto e con la repressione dei delinquenti (Torino 1856), scrivendo:
«A Voi, che da più anni, con senno pari alla santità della causa, propugnate la necessità di urgenti riforme della nostra legislazione penale ...»
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Tra le sue tragedie:
- Su morre
- Eudossia
- Idomeneo
- Vitige re dei Goti
- Il vampiro
- Mio cugino
- Salvator Rosa
- Il tartufo politico
Tra i suoi scritti:
- Tradizioni italiane
- Storia delle rivoluzioni italiane dal 1821 al 1848
- Storia del Piemonte dal 1814 ai giorni nostri
- Storia del parlamento subalpino
- I miei tempi
Ode lirica:
- Sulla caduta di Missolungi
Piemonte
[modifica | modifica wikitesto]Fortemente legato alla cultura, scrisse moltissime canzoni in piemontese, soprattutto legate al concetto di Patria Italiana e di indipendenza dallo straniero; alcune di esse furono interpretate da Gipo Farassino nell'album Guarda che bianca lun-a, del 1974.
La stèila dël Piemont del 1847
Dal prim di ch' i eu fait la sapa
d' canté d'arie an stil monfrin,
për gnun Prinsi, për gnun Papa
i eu mai fait ël buratin.
Sensa mai perde l'aptit,
pr'esse pòver, pr'esse cit,
sospirand, i aussava 'l front
vers la stèila dël Piemont!
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Esprimendo scetticismo per le idee neoguelfe: v. lettera 25 maggio 1825 da Angelo Brofferio a Vincenzo Gioberti, in Archivio storico del Senato della Repubblica (ASSR), Archivio giobertiano. Raccolta di Antonio Bruers, 1.1.1.
- ^ a b Alessandro Luzio, I Cavalieri della Libertà e il processo di A. Brofferio, in Carlo Alberto e Giuseppe Mazzini: studi e ricerche di storia del risorgimento, Fratelli Bocca Editori, Torino, 1923, pp. 55-124.
- ^ Rosario Romeo, Brofferio delatore, in La Stampa, 14/08/1974.
- ^ Maud Tyler, A dissenting voice in the Risorgimento: Angelo Brofferio in mid-nineteenth-century Piedmont, in The Historical Journal, 33, 2 (1990), pp. 403-415, vol. 33, n. 2, 1990, pp. 403-415.
- ^ Laurana Lajolo, Brofferio e il popolo, in Quaderni di storia contemporanea, vol. 50, 2011, pp. 49-72.
- ^ https://gw.geneanet.org/accu2jal?n=brofferio&oc=&p=angelo+giuseppe
- ^ Atti del parlamento italiano (1861)
- ^ Epigrammisti dell'Ottocento, a cura di G. Scognamiglio, Salerno editore, 1988
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Rinaldo Caddeo: Angelo Brofferio. In: Epistolario di Carlo Cattaneo. Gaspero Barbèra Editore, Firenze 1949, pp. 313, 352, 354, 456, 474, 475, 487.
- Arrigo Cajumi - Brofferio "lepre in giubba", in Colori e Veleni, pp.199-202. Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1956.
- Rodolfo Ebranci, Giuseppe Bocca, Angelo Brofferio e il suo tempo, Tipografia e Legatoria di libri Vinassa, Asti, 1898.
- I tascabili di Palazzo Lascaris: Bicentenario di Brofferio e Siccardi. Torino: Regione Piemonte (gennaio 2003)
- Barbara Innocenti: Il sogno dell'Europa Unita nella corrispondenza fra Victor Hugo e Angelo Brofferio, in Antologia Vieusseux, nuova serie XVI/ n.46 (2010).
- Laurana Lajolo e Elio Archimede.: Brofferio l'oppositore: i discorsi politici e l'attività letteraria del polemico antagonista di Cavour al Parlamento Subalpino. Firenze: Vallecchi, 1967.
- Laurana Lajolo : Angelo Brofferio e l'unità incompiuta , Viglongo editore, Torino, 2011.
- Alessandro Luzio, “I Cavalieri della Libertà e il processo di A. Brofferio”, in “Carlo Alberto e Giuseppe Mazzini: studi e ricerche di storia del risorgimento”, Fratelli Bocca Editori, Torino 1923, pp. 55-124.
- Ferdinando Martini: Due dell'Estrema: Il Guerrazzi e il Brofferio. Carteggi inediti (1859-1866). Firenze: Le Monnier, 1920.
- Enrico Montazio: Angelo Brofferio, Torino: Unione Tipografico-Editrice, 1862.
- Giuseppe Pacotto: La letteratura in piemontese dalle origini al Risorgimento. Torino: F. Casanova & C., 1967.
- Federico Pugno: Angelo Brofferio. Torino: Tip. Audisio, 1868.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Angelo Brofferio
- Wikiquote contiene citazioni di o su Angelo Brofferio
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Angelo Brofferio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Broffèrio, Angelo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Adolfo Colombo, BROFFERIO, Angelo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- Brofferio, Angelo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Brofferio, Angelo, in L'Unificazione, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
- Enzo Bottasso, BROFFERIO, Angelo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 14, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.
- Opere di Angelo Brofferio, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Angelo Brofferio, su Open Library, Internet Archive.
- Bibliografia italiana di Angelo Brofferio, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com.
- Angelo Brofferio, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Angelo Brofferio, su Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 9980556 · ISNI (EN) 0000 0000 8089 1923 · SBN LO1V054403 · BAV 495/72628 · CERL cnp02032737 · LCCN (EN) n50044797 · GND (DE) 117632244 · BNE (ES) XX1214583 (data) · BNF (FR) cb13007474x (data) · J9U (EN, HE) 987007275305305171 · CONOR.SI (SL) 262776419 |
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