Samuel P. Huntington
Samuel Phillips Huntington (New York, 18 aprile 1927 – Martha's Vineyard, 24 dicembre 2008) è stato un politologo statunitense.
Uno dei massimi esperti di politica estera, consigliere dell'amministrazione americana ai tempi di Jimmy Carter, direttore degli Studi strategici e internazionali di Harvard, fondatore di Foreign Policy e autore di una ventina di saggi che hanno fatto la storia della geopolitica degli ultimi vent'anni. È noto per la sua analisi delle relazioni tra governo civile e potere militare, i suoi studi sui colpi di Stato e le sue tesi sugli attori principali del ventunesimo secolo: le civiltà che tendono a sostituire gli Stati-nazione.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Studiò dapprima all'Università Yale; dopo aver prestato servizio militare, si specializzò all'Università di Chicago e ad Harvard, dove ad appena 23 anni divenne docente. Dopo la seconda guerra mondiale, svolse un ruolo importante nel lancio del movimento neo-conservatore insieme a Irving Kristol, Norman Podhoretz, Seymour Martin Lipset, Daniel Bell, Jeane Kirkpatrick e James Q. Wilson. Si tratta di allievi di Leo Strauss, filosofo politico di origine ebraica, che ammirava Nietzsche, Heidegger e Carl Schmitt.
Huntington divenne famoso nel 1968 con la pubblicazione del saggio Ordine politico nelle società in cambiamento[1], nel quale si opponeva alla teoria della modernità classica mettendo tra parentesi i fattori economici e sottolineando, invece, quelli sociali (urbanizzazione, scolarizzazione e mobilità sociale) nello sviluppo delle società. Inoltre il saggio sfidava le teorie convenzionali sulla modernizzazione, le quali sostenevano che il progresso economico e sociale porterebbe alla nascita di democrazie stabili nei Paesi di recente decolonizzazione.
Negli ultimi anni si era occupato di problemi causati dall'immigrazione negli Stati Uniti. È stato docente all'università Harvard e membro del Consiglio per le Relazioni Estere e, dal 1986 al 1987, Presidente dell'American Political Science Association. È morto il 24 dicembre 2008 nell'isola di Martha's Vineyard, in Massachusetts.[2]
Lo scontro delle civiltà
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1993 Huntington diede il via a un dibattito tra i teorici delle relazioni internazionali con la pubblicazione in Foreign Affairs di un articolo estremamente influente e citato, intitolato The Clash of Civilizations? (Lo scontro di civiltà?). L'articolo si opponeva a un'altra tesi, relativa alle dinamiche principali della geopolitica post-Guerra fredda, teorizzata da Francis Fukuyama nel 1992 nel libro The End of History and the Last Man. Se nell'opera di Fukuyama veniva tratteggiata la "fine della storia" con l'avvento della globalizzazione guidata dalle liberal-democrazie occidentali, secondo Huntington, al contrario, la fine della Guerra fredda non affermerebbe un modello unico, ma anzi libererebbe le diverse civiltà dal giogo del bipolarismo politico e ideologico Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, lasciandole libere di svilupparsi autonomamente. L'osservazione di Huntington è che "gli equilibri di potere tra le diverse civiltà stanno mutando" mentre "l'influenza relativa dell'Occidente è in calo". Huntington, in seguito, ampliò l'articolo, facendolo diventare un libro, pubblicato nel 1996 da Simon & Schuster, intitolato The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order (Lo scontro delle civiltà e la nuova costruzione dell'ordine mondiale).
Secondo l'articolo e il libro, i conflitti successivi alla Guerra fredda si verificherebbero con maggiore frequenza e violenza lungo le linee di divisione culturale e non più politico-ideologiche, come accadeva nel XX secolo. Huntington crede che la divisione del mondo in Stati sia riduttiva, e che questo vada invece suddiviso a seconda delle civiltà, quindi ne enumera otto: Occidentale, Latinoamericana, Africana, Islamica, Sinica, Indù, Ortodossa e Giapponese. Suppone che, per capire i conflitti presenti e futuri, siano da comprendere innanzitutto le divergenze culturali, e che la cultura (piuttosto che lo Stato) debba essere accettata come luogo di scontro. Per questo motivo sottolinea che le nazioni occidentali potrebbero perdere il loro predominio sul mondo se non saranno in grado di riconoscere la natura inconciliabile di questa tensione.
L'incontro delle civiltà
[modifica | modifica wikitesto]L'ultimo libro di Huntington, Who Are We? The Challenges to America's National Identity, tradotto nella edizione italiana in L'incontro delle civiltà. La nuova identità americana, è stato pubblicato nel maggio 2004. Il suo argomento è il significato dell'identità nazionale americana e ciò che descrive come una minaccia culturale dall'immigrazione su larga scala da parte dei latini, specie messicani, che secondo Huntington potrebbe dividere gli Stati Uniti in due popoli, due culture e due lingue. Dopo un'accurata analisi delle idee alla base della nazione e della assimilazione degli immigrati nei secoli precedenti nella società statunitense (e dopo aver sottolineato che gli inglesi che sbarcarono in America non erano degli immigrati ma dei coloni, creatori di una società e non ospiti di un'altra), l'autore auspica che l'America continui ad assimilare gli immigrati, impedendo l'assunzione della lingua spagnola a lingua ufficiale a causa della massiccia presenza di latini, non lasciandosi trascinare dalle convinzioni liberal nel far entrare nel paese logiche sociali non volte alla grandezza individuale ma al lassismo spirituale e lavorativo.
Citazioni
[modifica | modifica wikitesto]«La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro.»
«L'Occidente non ha conquistato il mondo con la superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione ma attraverso la sua superiorità nell'uso della violenza organizzata [il potere militare]. Gli occidentali lo dimenticano spesso, i non occidentali mai.»
«Nel mondo che emerge, un mondo fatto di conflitti etnici e scontri di civiltà, la convinzione occidentale dell'universalità della propria cultura comporta tre problemi: è falsa, è immorale, è pericolosa... l'imperialismo è la conseguenza logica e necessaria dell'universalismo"»
«Le frontiere dell'Islam grondano sangue»
Opere tradotte in italiano
[modifica | modifica wikitesto]- Il soldato e lo Stato. Teoria e prassi delle relazioni civili-militari (1957)
- Ordine politico nelle società in cambiamento (1968)
- Huntington S.P, Crozier M. & Joji Watanuki The crisis of democracy Archiviato il 21 agosto 2019 in Internet Archive.. On the Governability of Democracies (1975; La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione trilaterale, trad. it. Milano, ETAS libri, 1977)
- La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo (Il Mulino, 1998)
- Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (Garzanti, 2000)
- La nuova America. Le sfide della società multiculturale (Garzanti, 2005)
- L'incontro delle civiltà. La nuova identità americana (Garzanti)
- Ordine politico e cambiamento sociale (Rubbettino, 2012)
- Ordine politico e scontro di civiltà (ed. Il mulino, 2013)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Titolo originale: Political Order in Changing Societies.
- ^ (EN) Tamar Lewin, Samuel P. Huntington, 81, Political Scientist, Is Dead, in The New York Times, 29 dicembre 2008. URL consultato il 5 giugno 2024.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Samuel P. Huntington
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Samuel P. Huntington
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Huntington, Samuel Phillips, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Gianfranco Pasquino, HUNTINGTON, Samuel Phillips, in Enciclopedia Italiana, V Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1992.
- (EN) Richard K. Betts, Samuel P. Huntington, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Samuel P. Huntington, su Mathematics Genealogy Project, North Dakota State University.
- (EN) Opere di Samuel P. Huntington, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Samuel P. Huntington, su Goodreads.
- (EN) La pagina personale di Huntington sul sito dell'università di Harvard, su gov.harvard.edu. URL consultato il 26 maggio 2006 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2006).
- Un articolo su Samuel Huntington, su loccidentale.it. URL consultato l'11 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2014).
- (EN) Una serie di commenti, principalmente critici, su Who Are We su Foreign Policy, disponibile per gli utenti (liberamente) registrati. Tra gli autori diversi celebri studiosi del fenomeno dell'immigrazione e dell'America Latina.
- (EN) The Slow suicide of the West / Il lento suicidio dell'Occidente di Jorge Majfud
- (EN) La critica del Professor Edward Said alla teoria di Huntington dello Scontro di Civiltà., su thenation.com. URL consultato il 26 maggio 2006 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2009).
- (EN) Un articolo di Alan Hooper che critica l'impatto dei suggerimenti di Huntington nel corso del processo di transizione verso la democrazia in Brasile.
- (EN) "Your New Enemies" di Said Shirazi - Una critica di sinistra a Huntington.
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