Flauto traverso

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Flauto traverso
Una musicista che suona il flauto traverso
Informazioni generali
OrigineMedio Oriente[1]
InvenzioneXIII secolo
Classificazione421.12
Aerofoni labiali
Uso
Musica medievale
Musica rinascimentale
Musica barocca
Musica galante e classica
Musica europea dell'Ottocento
Musica contemporanea
Musica jazz e black music
Musica pop e rock
Musica folk
Bande musicali
Estensione
Flauto traverso – estensione dello strumento
Genealogia
 Antecedenti
Flauto diritto

Un flauto traverso, o flauto ad imboccatura laterale, è un tipo di flauto tenuto orizzontalmente quando viene suonato.

La generazione del suono con questo flauto è relativamente complessa, ma esso offre più possibilità di variare il suono rispetto al flauto a fessura.

Il termine "flauto traverso" è un retronimo, spesso usato impropriamente[e chi ha deciso che è improprio?] per indicare il flauto da concerto; poiché altri esempi di flauto traverso sono: il bansuri (India), il dizi (Cina), il fiffaro (Svizzera), il daegeum (Corea) e i giapponesi shinobue, fue e ryūteki.

Esiste anche un registro d'organo con questo nome, utilizzato a partire dal XVII secolo, il cui suono imita quello del flauto traverso.

Descrizione e funzionamento

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Il suo nome (anticamente traversiere o traversa) deriva da traverso, proprio perché si suona di lato. Nella sua forma moderna, il flauto traverso è costruito normalmente in metallo. Ha forma cilindrica nel corpo centrale e nel trombino, leggermente conica nella testata. L'esecutore, detto flautista, suona soffiando nel foro d'imboccatura e azionando un numero variabile di chiavi (aperte o chiuse), che aprono e chiudono dei fori praticati nel corpo dello strumento, modificando così la lunghezza della colonna d'aria in vibrazione contenuta nello strumento stesso e quindi variando l'altezza del suono prodotto.

L'emissione del suono è dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione dentro e fuori dal foro mettendo in vibrazione l'aria all'interno dello strumento.

La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o più chiavi) è dovuta alle modifiche applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da più antichi flauti a sei fori) dal tedesco Theobald Böhm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai fabbricanti di scuola francese.

Un moderno flauto traverso

La storia del flauto traverso europeo, in quanto tale, inizia attorno al medioevo (la storia del flauto in generale, per contro, è assai più antica e geograficamente più estesa).

Due flautisti dal manoscritto delle Cantigas de Santa Maria.

Varie fonti iconografiche e letterarie attestano la presenza di flauti traversi in Europa almeno dal X secolo. Gli strumenti illustrati appaiono costruiti in un unico pezzo (due per il flauto basso): un tubo cilindrico di legno con sei fori per le dita (non otto come il flauto dolce) più il foro di insufflazione. Dalle immagini si può notare che lo strumento è tenuto spesso alla sinistra dell'esecutore, segno che probabilmente era costruito con tutti i fori perfettamente allineati, permettendo al flautista di scegliere l'orientamento a piacere.

Dal X al XIII secolo, tuttavia, lo strumento era piuttosto raro, e pare gli fossero preferiti strumenti dritti, simili al flauto dolce (ma non ancora propriamente flauti dolci, la cui data di nascita pare sia attorno al XIV secolo). Giunto in Europa dall'Asia, quasi certamente dalla Cina, attraverso gli scambi culturali mediati dall'impero romano d'Oriente, il flauto traverso divenne popolare in Francia e in Germania (ed era perciò chiamato flauto tedesco per differenziarlo dagli strumenti dritti). In questi paesi venne usato nella musica popolare e nella musica di corte (assieme ad altri strumenti quali la viella), ma sarebbe passato più di un secolo prima che si diffondesse nel resto dell'Europa.

La prima citazione letteraria del flauto traverso è del 1285 in una lista di strumenti di Adenet le Roi. A questa citazione segue un silenzio di circa settant'anni, al termine dei quali le fortune del flauto vennero ravvivate (attorno al 1350) da un vento di attivismo militare. L'esercito svizzero, infatti, adottò il flauto come strumento di segnalazione e questo lo diffuse nel continente. Fu verso il 1500 che il flauto traverso venne introdotto anche nelle corti come strumento orchestrale e solista.

Nel Rinascimento (1400-1600)

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Maestro delle mezze figure femminili, Le tre musicanti, prima metà del XVI secolo. Al centro, una suonatrice di traversa.

Il flauto rinascimentale, chiamato anche, nel XVI secolo, traversa[2], mantenne sostanzialmente la struttura del flauto medievale. Si ha testimonianza dell'esistenza di diverse taglie, come richiedeva la polifonia allora praticata: "discantus" (oggi detta generalmente soprano) tagliato in La (La3-Mi6) o Sol (Sol3-Re6), "tenor-altus" (oggi detta tenore) tagliato in Re (Re3-La5), "bassus" (oggi detta basso) tagliato in Sol (Sol2-Re5). Si tratta di uno strumento dall'aspetto molto semplice: un tubo di legno (di solito bosso o susino o altri alberi da frutto) essenzialmente cilindrico (come il flauto moderno e diversamente dal flauto barocco, conico) provvisto di un foro di imboccatura e sei per le dita, tutti piuttosto piccoli. Era solitamente costruito in un pezzo unico, tranne la taglia più grande, il basso, divisa in testata e corpo per motivi pratici. La taglia media, il tenore, era la più diffusa, anche come strumento solista, mentre il soprano e il basso erano solitamente utilizzati nei consort, ossia orchestre di sole traverse, composte di un soprano (spesso sostituito da un tenore), due tenori e un basso; i quattro flauti così disposti, cioè uno per ciascuno dei quattro registri vocali, erano in grado di suonare pezzi polifonici originariamente scritti per voci come madrigali e mottetti.

Da quell'epoca sono giunti fino a noi circa 50 strumenti e diverse testimonianze documentali in vari trattati musicali in cui compaiono descrizioni e disegni dello strumento. Tra i più importanti:

Il flauto trova posto nei complessi di musica da camera spesso sotto forma di strumenti intonati in Re.

Una traversa tenore

Nel Barocco (1600 - 1750)

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Figura di flautista tratta dai Principes di Jacques Hotteterre; probabilmente si tratta di Hotteterre stesso. Il flauto è del tipo in tre pezzi in uso dalla fine del Seicento fino al 1720 circa.
Copia di Mats Halfvares di un flauto in tre pezzi costruito da Pierre Jaillard Bressan intorno al 1700.
Copia moderna realizzata da Boaz Berney di un flauto costruito da Thomas Lot, Parigi, circa 1740.
Stesso flauto, smontato (il trombino è però ancora innestato sulla seconda metà del corpo); sopra di esso, un corpo di ricambio (da 415 Hz a 392 Hz).

Durante il Seicento non abbiamo molte notizie sul flauto traverso, forse a causa del crescente successo del violino come strumento solista e alla concorrenza del flauto dolce; il passaggio dal Rinascimento al Barocco ha anche segnato la fine delle taglie intermedie, poiché il nuovo gusto tendeva a privilegiare la melodia con accompagnamento rispetto alla polifonia tipica del Rinascimento, rendendo quindi obsoleti i consort. Pare che nella prima parte del secolo il flauto sia rimasto nella forma rinascimentale, ma uno strumento anonimo conservato ad Assisi e risalente alla metà del secolo o poco più avanti presenta, pur mantenendo un'intonazione più rinascimentale che barocca, la medesima costruzione in tre pezzi e una chiave dei flauti che iniziano ad apparire in Francia alla fine del secolo e che sono considerati i primi veri flauti barocchi.

Il flauto barocco, chiamato anche flauto a una chiave o (flauto) traversiere, subisce molte modifiche ad opera di famiglie di costruttori di legni che dedicano particolare cura nel perfezionarlo, in particolare la famiglia Hotteterre alla fine del Seicento. Lo strumento viene diviso in tre pezzi (testata, corpo e trombino) e la cameratura non è più interamente cilindrica come avveniva nel flauto rinascimentale: il corpo e il trombino sono ora conici, restringendosi verso il fondo ("conicità inversa", secondo alcuni, se rapportata a quella dell'oboe, che invece si allarga verso il basso). Ai sei fori del flauto rinascimentale se ne aggiunge un settimo per il mi bemolle, controllato da una chiave chiusa[3]. L'estensione dello strumento, di due ottave e mezza (Re3-La5, ma di norma i compositori non si spingono oltre il Mi5), è ora completamente cromatica. Poco più tardi, intorno agli anni venti del Settecento, il corpo centrale verrà diviso in due parti, di cui quella superiore intercambiabile con altre di diversa lunghezza, dette corpi di ricambio, per consentire allo strumento di adattarsi ai vari diapason utilizzati nelle diverse corti europee. Per tutto il resto del Settecento e l'inizio dell'Ottocento questo tipo di flauto in quattro pezzi e una chiave rimarrà lo standard più diffuso, anche accanto ai modelli con più chiavi tipici della fine del Settecento.

Il fatto che nel corso del XVII secolo si sia iniziato a costruire i flauti (sia traversi, sia dolci) in tre parti, mentre nel Rinascimento erano costruiti, anche i più grandi, in un pezzo unico o al massimo in due pezzi, riflette un significativo cambiamento nella figura del flautista professionista. Nel Rinascimento gli strumentisti erano al servizio delle corti, e gli strumenti che suonavano non erano di loro proprietà, bensì della cappella di corte. Tutti gli strumenti a fiato costruiti per una stessa cappella erano accordati su uno stesso La[4], ma questo poteva variare moltissimo fra una cappella e l'altra, anche di più di mezzo tono[5]. In seguito, i virtuosi iniziarono a spostarsi da una città all'altra per le loro esibizioni, portando con sé i propri strumenti; per risolvere i problemi legati alla diversità del diapason nelle varie cappelle e al trasporto dello strumento, si cominciò a costruire flauti prima in tre pezzi, come i flauti di Hotteterre, e poi in quattro sezioni: per piccole variazioni di accordatura era sufficiente inserire la sezione centrale più o meno profondamente nella testata[6], ma oltre un certo limite era necessario sostituire del tutto la sezione centrale con una di lunghezza diversa e con le distanze tra i fori alterate proporzionalmente. I flautisti dell'epoca barocca possedevano quindi strumenti che avevano una dotazione di due, tre o anche più sezioni centrali intercambiabili, diversamente accordate[7].

Fra i flautisti, oltre che teorici, più importanti del periodo troviamo Jacques Hotteterre, Johann Joachim Quantz (autore di un importante trattato, lavorò alla corte di Federico II di Prussia, anch'egli appassionato flautista di cui era l'insegnante), Benedetto Marcello e Pierre-Gabriel Buffardin, che fu inoltre maestro di Quantz, cui probabilmente Johann Sebastian Bach dedicò alcune delle sue composizioni per flauto.

Fra i costruttori più importanti del periodo troviamo, oltre ai già citati Hotteterre e Quantz, Jean-Hyacinth (o Johannes Hyacinthus) Rottenburgh, Carlo Palanca e Jacob Denner.

Nel Classicismo (1750-1820)

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Con le sue qualità timbriche e omogenee si adatta in perfetta simbiosi con il pensiero e l'armonia classica, sia usato come strumento da accompagnamento che solistico; in Francia è particolarmente importante la figura di François Devienne, virtuoso e autore di un influente trattato e insegnante al Conservatoire de Paris. In questo periodo molti artigiani iniziano ad aggiungere chiavi, per semplificare alcune diteggiature scomode e per omogeneizzare il suono. Queste chiavi possono essere per il fa basso e medio (nota dall'intonazione particolarmente problematica sul flauto a una chiave), il sol diesis/la bemolle basso (ha suono molto debole e velato sul tipo a una chiave), si bemolle/la diesis basso (posizione scomoda e dalla resa debole sul tipo a una chiave), do medio (suono velato sul tipo a una chiave). Già anche in precedenza alcuni avevano tentato di portare l'estensione al do basso. Gli artigiani fanno inoltre in modo che il registro acuto, in cui i compositori cominciano ad avventurarsi con più frequenza, sia di più facile emissione.

Tra i diversi artigiani che in questo periodo apportarono migliorie allo strumento possiamo ricordare Godfroi Adrien (o Godfridus Adrianus) Rottenburgh, August Grenser, Heinrich Grenser, Joseph Tacet, William Henry Potter, Johann George Tromlitz (scrisse un importante trattato) e Capellier.

Nel Romanticismo (1820-1900)

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A questo punto la storia del flauto si biforca: da una parte l'evoluzione del flauto classico prosegue conservando la conicità della cameratura e sostanzialmente lo stesso tipo di chiavi (l'estensione si amplia raggiungendo frequentemente il si basso ed eccezionalmente anche il sol sotto il do centrale), mentre dall'altra Theobald Böhm, partendo da nuovi presupposti fisici e acustici, inizia gli esperimenti che porteranno al flauto attuale a cameratura cilindrica; durante la seconda metà dell'800 il flauto Boehm, il cui brevetto risale al 1847, ottiene giudizi contrastanti finché, ai primi del '900, il flauto conico vecchio sistema viene abbandonato.

In questo periodo il flauto trova un vasto impiego orchestrale, e viene specialmente messo in luce nelle opere degli impressionisti Claude Debussy e Maurice Ravel che sfruttano sfumature dello strumento poco conosciute.

Un flauto del tipo "nach Meyer". Elenco delle chiavi, dall'alto al basso: trillo del re acuto, do, sol#, chiave lunga del fa, chiave piccola del fa, mi bemolle, do# basso, do basso. Non visibile nella foto perché coperta dalla chiave del do è la chiave del si bemolle, il cui foro si trova fra il secondo e il terzo foro dall'alto; si scorge comunque l'estremità della rispettiva leva, da premere in questo flauto con la base dell'indice destro (la zona di congiunzione con la mano), subito a destra della leva della chiave del do e di quella del trillo del re acuto. La testata è dotata di un regolatore che permette di accordare il flauto estraendo solo la sezione sopra l'incastro con il corpo superiore; questo dispositivo, la cui invenzione si dovrebbe a Quantz, ha lo scopo di minimizzare i problemi alla risposta generale dello strumento causati dall'estrazione della testata.

Composizioni principali

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Dettaglio dell'imboccatura
Lo stesso argomento in dettaglio: Repertorio per flauto traverso.

Alcune composizioni per flauto del periodo barocco

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Flauto e clavicembalo/basso continuo

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  • Sonata in si minore BWV 1030 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach)
  • Sonata in la maggiore BWV 1032 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach)
  • Sonata in mi minore BWV 1034 per flauto e basso continuo (J.S. Bach)
  • Sonata in mi maggiore BWV 1035 per flauto e basso continuo (J.S. Bach)
  • Sonata in sol minore BWV 1020 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach, spuria; molto probabilmente di Carl Philipp Emanuel Bach)
  • Sonata in mi bemolle maggiore BWV 1031 per flauto e clavicembalo (J.S. Bach, spuria; molto probabilmente di C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in do maggiore BWV 1033 per flauto e basso continuo (J.S. Bach, probabilmente spuria; il basso potrebbe essere stato aggiunto solo successivamente forse da C.Ph.E. Bach o da un allievo; alcuni la considerano del tutto spuria)
  • Sonata in mi minore HWV 359b per flauto e basso continuo (Georg Friedrich Händel)
  • Sonata in sol maggiore HWV 363b per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in si minore HWV 367b per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in la minore HWV 374 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 1 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in mi minore HWV 375 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 2 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in si minore HWV 376 per flauto e basso continuo, Sonata di Halle n. 3 (G.F. Händel, autenticità incerta)
  • Sonata in re maggiore HWV 378 per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonata in mi minore HWV 379 per flauto e basso continuo (G.F. Händel)
  • Sonate metodiche per flauto e basso continuo (Telemann)
  • Sonata in fa minore per flauto e basso continuo (Telemann)
  • Sonata in sol maggiore n.5 per flauto e basso continuo (Jean-Marie Leclair)
  • Sonata in si minore n.6 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonata in mi minore n.7 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonata in sol maggiore n.8 per flauto e basso continuo (Leclair)
  • Sonate op. 1 per flauto e basso continuo (Pietro Antonio Locatelli)
  • Varie sonate (Johann Joachim Quantz)
  • 121 sonate per flauto e basso continuo (Federico II di Prussia)
  • 2 raccolte di sonate (Michel Blavet)

Flauto e orchestra

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  • Suite in si minore BWV 1067 (J.S. Bach)
  • vari concerti (Johann Joachim Quantz)
  • 4 concerti per flauto e orchestra d'archi (Federico II di Prussia)
  • vari concerti: op. X (6 concerti espressamente destinati al flauto traverso), RV 427, RV 429, RV 783, RV 431, RV 432, RV 436, RV 438, RV 440 (Antonio Vivaldi)[8]
  • concerto in la minore (Blavet)

Alcune composizioni per flauto del primo periodo classico

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Flauto e clavicembalo/fortepiano

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  • Sonata "amburghese" in sol maggiore Wq. 133 (C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in re maggiore Wq. 83 (C.Ph.E. Bach)
  • Sonata in mi maggiore Wq. 84 (C.Ph.E. Bach)

Flauto e orchestra

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  • Concerto in re minore H. 426 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in sol maggiore H. 44 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in la minore H. 431 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in la maggiore H. 438 (C.Ph.E. Bach)
  • Concerto in si bemolle maggiore H. 435 (C.Ph.E. Bach)

Alcune composizioni per flauto del periodo classico e tardoclassico

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Flauto e fortepiano/pianoforte

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  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 5 in si bemolle maggiore KV 10 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 6 in sol maggiore KV 11 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 7 in la maggiore KV 12 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 8 in fa maggiore KV 13 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 9 in do maggiore KV 14 (Mozart)
  • Sonata per flauto (o violino), violoncello e pianoforte n. 10 in si bemolle maggiore KV 15 (Mozart)
  • Serenata in re maggiore op. 41 per flauto (o violino) e pianoforte (Ludwig van Beethoven)
  • 6 arie con variazioni per flauto (o violino) o pianoforte op. 105 (Beethoven)
  • 10 arie con variazioni per flauto (o violino) e pianoforte op. 107 (Beethoven)
  • Sonata in si bemolle maggiore Anh. 4 (Beethoven, incerta)
  • Grande sonata concertante in la minore op. 85 (Friedrich Kuhlau)

Flauto e orchestra

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Alcune composizioni per flauto del periodo romantico

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Flauto e pianoforte

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Flauto e orchestra

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  • Concerto in mi minore (Saverio Mercadante)
  • Concerto in mi minore (Mercadante)
  • Concerto in re maggiore (Mercadante)
  • Concerto in re maggiore op. 283 (Reinecke)
  • Grande Polonaise in re maggiore op. 16 (Theobald Boehm)
  • Concerto op. 17 (Bernhard Romberg)
  • Romanza siciliana per flauto e orchestra in sol minore J. 47 (Carl Maria von Weber)
  • Romanza in re bemolle maggiore per flauto e orchestra op. 37, R 192 (Camille Saint-Saëns)
  • Odelette in re maggiore per flauto e orchestra op. 162, R 212 (Saint-Saëns)
  • Tarantella in la minore per flauto, clarinetto e orchestra op. 6, R 183 (Saint-Saëns)
  • Ballade op. 288 (Reinecke)
  • Der Zweikampf, polacca in si maggiore per flauto, fagotto e orchestra TrV 133, AV 82 (Richard Strauss)

Alcune composizioni per flauto del periodo moderno e contemporaneo

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Flauto e pianoforte

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Flauto e orchestra

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  1. ^ Ardal Powell, 1: 'Shepherds, monks, and soldiers', in The flute, Yale University Press, 2002.
  2. ^ Il nome traversa in seguito si è mantenuto, almeno fino agli inizi del '700, per indicare ciò che oggi intendiamo come flauto barocco o traversiere; oggi si preferisce chiamare traversa solo il flauto rinascimentale.
  3. ^ Quantz aggiungerà un'ulteriore chiave per il re diesis, per conservare la differenza di comma tra le due note, ma l'idea non si diffonderà; Tromlitz, in seguito, adotterà lo stesso tipo di doppia chiave.
  4. ^ Oggi è fissato internazionalmente a 440 Hz.
  5. ^ Oggi per le copie moderne di strumenti originali si sono imposti, per motivi pratici, tre tipi di diapason: quello più comune, che oggi è anche lo standard per la musica barocca, è La = 415 Hz (mezzo tono sotto rispetto all'attuale standard); gli strumenti di fine Seicento e inizio Settecento, come quelli di Hotteterre e J. H. Rottenburgh, solitamente si costruiscono a 392 Hz (un tono sotto. 392 Hz è il diapason, particolarmente basso, della musica francese da camera fra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento; fu imitato anche in Germania e in particolare era la preferenza di Quantz); per i flauti della fine del Settecento si preferisce un diapason a 430 Hz, cioè poco più basso rispetto ad oggi.
  6. ^ In misura più limitata rispetto a come si fa tuttora, a causa della conformazione interna dei giunti che, essendo più grossi in uno strumento di legno, formerebbero un dislivello notevole fra i due pezzi se questi sono allontanati troppo, compromettendo la risposta generale dello strumento.
  7. ^ Un noto flauto, oggi molto popolare e riprodotto di frequente dai costruttori, realizzato da G.A. Rottenburgh intorno al 1770 e ora parte della collezione del flautista Barthold Kuijken, ha una dotazione di addirittura sette corpi di ricambio. Un flauto traverso costruito da Jacob Denner dispone anche di un corpo che abbassa il diapason di una terza minore, permettendo di utilizzare il flauto nella taglia di flauto d'amore.
  8. ^ da Federico Maria Sardelli, La musica per flauto di Antonio Vivaldi, Olschki, Firenze, 2001.
  • Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, diretto da Alberto Basso, Il Lessico, vol. II, Torino, UTET, 1983, pagg. 247-252
  • The New Grove Dictionary of Musical Instruments, diretto da Stanley Sadie, Londra, MacMillan, 1984, vol. 1, pagg. 769-788, ISBN 0-333-37878-4
  • Giampiero Tintori, Gli strumenti musicali, tomo II, Torino, UTET, 1971, pagg. 740-748
  • Claudio Paradiso, Il flauto in Italia, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2005
  • Giuseppe Fagnocchi, Lineamenti di storia della letteratura flautistica, Faenza, Mobydick, 1999
  • Gianni Lazzari e Emilio Galante, Il flauto traverso: storia, tecnica, acustica, EDT srl, 2003, ISBN 978-88-7063-494-5. URL consultato il 3 settembre 2024.
  • Albert Cooper, Il flauto, Cremona, Turris, 2005
  • Vinicio Gai, Il flauto, Ancona, Bèrben, 1975
  • Raymond Meylan, The Flute, Londra, B.T. Basford, 1988
  • Christian Meyer, Sebastian Virdung - Musica getutscht. Les instruments et la pratique musicale en Allemagne au début du XVIe siècle, Parigi, CNRS, 1980 (contiene principalmente la traduzione francese di Musica getutscht)
  • Jacques Hotteterre le Romain, Principes de la flute traversiere, ou flute d'Allemagne - de la flute a bec, ou flute douce - et du hautbois, Amsterdam, Estienne Roger, 1728; facsimile con trad. ted. e postfazione, Kassel, Bärenreiter, 1982
  • Johann Joachim Quantz, Versuch einer Anweisung, die Flöte traversière zu spielen, Berlin, 1752; facsimile con prefazione, postfazione e note, Kassel, Bärenreiter, 1983
  • Marcello Castellani, Elio Durante, Del portar della lingua negli instrumenti di fiato - Per una corretta interpretazione delle sillabe articolatorie nella trattatistica dei secc. XVI-XVIII, 2ª ed., Firenze, S.P.E.S., 1987
  • Stefano Benini, Il flauto e il jazz, Padova, Muzzio, 1992
  • Filadelfio Puglisi, I flauti traversi rinascimentali in Italia - The renaissance transverse flutes in Italy, Firenze, S.P.E.S., 1995
  • Janice Dockendorff-Boland, Method for the one-keyed flute, University of California Press, 1998
  • Leonardo De Lorenzo, My Complete Story of the Flute, Lubbock, Texas Tech University Press, 1992
  • Hector Berlioz, Grand traité d'instrumentation et d'orchestration modernes, 1843[1][2]
  • Nikolay Rimsky-Korsakov, Основы оркестровки ("Principi di orchestrazione"), 1912
  • John Solum, The early flute, Clarendon Press, Oxford, 1992
  • Federico Maria Sardelli, La musica per flauto di Antonio Vivaldi, Olschki, Firenze, 2001

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  1. ^ L'edizione originale (Parigi-Bruxelles, Lemoine, 1843) è accessibile gratuitamente on-line in Internet Archive.
  2. ^ edizione ampliata da Richard Strauss