Caproni PS.1
Caproni PS.1 | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo da turismo sportivo |
Equipaggio | 1-2 |
Progettista | Cesare Pallavicino |
Costruttore | Caproni CAB |
Data primo volo | 1934 |
Esemplari | 2 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 7,19 m |
Apertura alare | 10,41 m |
Altezza | 2,1 m |
Superficie alare | 17,54 m² |
Peso a vuoto | 659 kg |
Peso carico | 1 078 kg |
Passeggeri | 2-3 |
Capacità combustibile | 160 L |
Propulsione | |
Motore | un Fiat A.70 |
Potenza | 205 CV (151 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 261 km/h (141 kt) |
Velocità di stallo | 60 km/h (32 kt) |
Velocità di crociera | 230 km/h (124 kt) |
Corsa di decollo | 150 m (493 ft) |
Atterraggio | 100 m (328 ft) |
Autonomia | 805 km (434 nmi) |
Tangenza | 6 500 m (21 327 ft) |
i dati sono estratti da Italian Civil & Military Aircraft 1930-1945[1] | |
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Il Caproni PS.1, citato anche come Pallavicino PS-1, era un monomotore quadriposto da turismo sportivo ad ala bassa sviluppato dall'azienda italiana Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB) (gruppo Caproni) di Ponte San Pietro, Bergamo, nei primi anni trenta.
Appositamente realizzato per la partecipazione all'edizione del 1934 del Challenge International de Tourisme[1], venne prodotto in soli due esemplari.
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Tra gli anni venti e gli anni trenta, la capacità e le intuizioni di aziende e progettisti ebbero la possibilità di essere testate grazie alla partecipazione nelle manifestazioni aeronautiche, le quali assunsero gradualmente una connotazione sempre più sportiva. In occasione del quarto Challenge International de Tourisme organizzato dalla Fédération Aéronautique Internationale (FAI), la federazione che aveva assunto il compito di gestire l'aviazione sportiva internazionale, la Caproni decise di sviluppare un velivolo per partecipare all'evento entrando a far parte della squadra italiana.
Il progetto venne affidato all'ingegnere Cesare Pallavicino in procinto di lasciare la divisione aeronautica della Breda per accettare l'incarico di capo progettista alla Caproni, poi spostatosi alla Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB). Il modello, inizialmente identificato come Pallavicino PS-1, rispecchiava l'impostazione generale dei velivoli di concezione tedesca, monomotori monoplani ad ala bassa ed impennaggio classico monoderiva con cabina di pilotaggio chiusa a quattro posti a sedere e con la particolarità dell'adozione di un carrello d'atterraggio retrattile verso coda. Il PS.1 fu in effetti uno dei primi aeroplani italiani dotati di un carrello retrattile.[2]
Vennero prodotti due esemplari del PS.1, le cui matricole militari MM.257 e MM.258 vennero poi convertite alle marche civili I-MELO e I-FRAN. I due aerei, insieme a due Breda Ba.39S e a due Breda Ba.42, rappresentarono l'Italia nella competizione che si disputò a Varsavia, Polonia, tra il 28 agosto ed il 16 settembre 1934, pilotati rispettivamente da Ugo Vincenzi e Armando François. Nessuno degli aerei italiani si comportò in modo soddisfacente, a causa di una serie di problemi tecnici. Dei sei citati, solo il velivolo di François riuscì a conquistare un 18º posto nella classifica finale.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, ISBN non esistente.
- Gianni Caproni, Gli Aeroplani Caproni – studi, progetti, realizzazioni dal 1908 al 1935, Milano, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, 1937, ISBN non esistente.
- (PL) Marian Krzyżan, Międzynarodowe turnieje lotnicze 1929-1934, Warsaw, 1988, ISBN 83-206-0637-3.
- (EN) Jonathan Thompson, Italian Civil & Military Aircraft 1930-1945, 1ª ed., New York, Aero Publishers Inc., 1963, ISBN 0-8168-6500-0.
Voci correlate
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