Caproni Ca.6 | |
---|---|
Il Caproni Ca.6 è conservato presso il Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni di Trento. | |
Descrizione | |
Tipo | Biplano pionieristico |
Equipaggio | 1 |
Progettista | Gianni Caproni |
Data primo volo | 1911 |
Esemplari | 1 |
Destino finale | Esposto presso il Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni di Trento |
Sviluppato dal | Caproni Ca.5 |
Dimensioni e pesi | |
Struttura | Legno |
Lunghezza | 9,80 m |
Apertura alare | 12,00 m |
Rivestimento | Tela |
Altezza | 3,27 m[1] |
Superficie alare | 45 m² |
Peso carico | 700 kg |
Propulsione | |
Motore | Un Rebus da 4 cilindri in linea |
Potenza | 50 CV (36,8 kW) |
I dati sono tratti da Aeroplani Caproni[2] | |
voci di aeroplani sperimentali presenti su Teknopedia |
Il Caproni Ca.6 fu il sesto aeroplano progettato e costruito dal pioniere dell'aviazione trentino Gianni Caproni. Si trattava di un biplano caratterizzato da una configurazione con travi di coda e impennaggi posteriori, solo orizzontali. I dettagli della sua attività di volo, svolta nel corso del 1911, sono sconosciuti, ma essa fu presumibilmente piuttosto limitata.[1]
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Il Ca.6 era il successore del Ca.5 nella serie di biplani pionieristici che Gianni Caproni costruì e sperimentò tra il 1910 e il 1911 nell'officina e campo di volo improvvisati alla Malpensa prima e a Vizzola Ticino poi. Era un biplano monomotore a elica traente con tradizionale configurazione ad ali in prua e impennaggi in coda, ma era privo di fusoliera: essa era sostituita da una leggera struttura formata da due travi di legno sgusciato e da alcuni montanti verticali di rinforzo che sorreggevano i piani di coda. Essi erano composti unicamente di uno stabilizzatore-equilibratore orizzontale; la mancanza di una deriva verticale era compensata da quattro ampie superfici intelate che, collocate tra le ali, contribuivano alla stabilità del velivolo intorno all'asse verticale.[1][3] Le ali riprendevano il profilo a doppia curvatura che aveva caratterizzato anche i velivoli Caproni immediatamente precedenti, ma con esiti non molto fortunati: le caratteristiche aerodinamiche di questo tipo di profilo, che era stato suggerito a Caproni dall'amico e collega Henri Coandă, si rivelarono ancora una volta insoddisfacenti.[1]
Il gruppo motopropulsore era formato da un motore Rebus da 4 cilindri in linea capace di 50 CV (lo stesso che era già stato montato su diversi dei predecessori del Ca.6 a partire dal Ca.2) e da un'elica bipala metallica a passo variabile.[1]
Il velivolo, costruito nella prima metà del 1911, fu pronto all'incirca nello stesso periodo in cui Caproni cominciò a orientarsi verso la progettazione di apparecchi di tipo monoplano ispirati al Blériot XI di Louis Blériot; perciò, benché non si conosca in dettaglio la sua storia operativa, si presume che l'impiego in volo del Ca.6 sia stato limitato.[1]
Esemplari attualmente esistenti
[modifica | modifica wikitesto]Comunque, la fine della vita operativa del Caproni Ca.6 non comportò la distruzione dell'aereo. Esso venne preservato all'interno delle officine Caproni fino al 1934, anno in cui venne portato a Milano per essere mostrato al pubblico in occasione dell'Esposizione dell'Aeronautica italiana; nel frattempo, nel 1927, i coniugi Gianni e Timina Caproni avevano fondato il Museo Caproni, nella cui sede di Taliedo il Ca.6 trovò posto a partire dagli anni quaranta. Dopo le vicissitudini legate alla seconda guerra mondiale e la riapertura del museo a Vizzola Ticino, il Ca.6 venne di nuovo esposto al pubblico. Ha trovato la sua collocazione definitiva all'interno del Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni, riaperto a Trento, negli anni novanta.[1]
L'aereo ha subito un primo intervento di ristrutturazione-conservazione prima di essere esposto a Milano, nei primi anni trenta: probabilmente fu in questa occasione che il bordo d'attacco delle ali venne rinforzato con un listello metallico e la fusoliera e le ali stesse vennero accorciate. Al momento del suo trasferimento a Trento, il Ca.6 ha subito un nuovo intervento; tuttavia, a causa della mancanza di disponibilità di disegni tecnici attendibili e di altra necessaria documentazione storica, non ha avuto luogo un vero e proprio restauro, ma solo un procedimento di conservazione.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h Caproni Ca.6, su Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni. URL consultato il 2 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2012).
- ^ Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, p. 241, ISBN non esistente.
- ^ Abate, Alegi, Apostolo, p. 15.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, ISBN non esistente.
- Giovanni Celoria, Tre anni di aviazione nella brughiera di Somma Lombardo (5 aprile 1910 – 5 aprile 1913), Milano, Stab. Tip. Unione Cooperativa, 1913, ISBN non esistente. (Ristampato in edizione anastatica a cura di Romano Turrini, Trento, Il Sommolago – Museo dell'Aeronautica G. Caproni – Comune di Arco, 2004).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Caproni Ca.6
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Caproni Ca.6, su Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni. URL consultato il 2 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2012).
- Gli aeroplani Caproni: Ca.6, su Associazione Modellismo Storico. URL consultato il 2 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2010).