Poesia multilingue

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La poesia multilingue è una particolare forma poetica in cui all'interno di un unico componimento vengono utilizzate differenti lingue. È talvolta definita "poesia maccheronica", specialmente nel mondo anglosassone[1], anche se questo termine originariamente faceva riferimento ai soli lavori che miscelavano il latino con una lingua volgare.

Un particolare tipo di poesia multilingue sono i componimenti realizzati nelle nuove lingue artificiali come l'Europanto, il Japanglish[2] il Franglais e altri "interlinguaggi" (il Portuñol, il Namlish, l'Englog, il Singlish, lo Sheng).

Evoluzione storica

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Fra i primi esempi di contaminazioni linguistiche nella poesia si possono citare i Carmina Burana (1230 ca.) composti in tedesco, inglese e latino, o gli zajal, poemi andalusi composti nell'undicesimo secolo che miscelavano il volgare spagnolo con l'arabo[3]. Sono poi celebri i versi in occitano composti da Dante nel XXVI canto del Purgatorio, quando parla Arnaut Daniel:

«...consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu'esper, denan»

In quegli anni di transizione linguistica dal latino alle lingue nazionali furono frequenti gli episodi di multilinguismo nella poesia in tutte le nazioni europee[3]. Man mano che però le lingue nazionali iniziarono ad affermarsi, questa tendenza iniziò invece a diminuire lasciando spazio a pochi casi limitati alle zone bilingue.

Anche nell'India medioevale, sotto l'influenza araba, ci furono numerosi casi di poemi scritti alternativamente in indiano e persiano anche ad opera del famoso poeta Amir Khusro.

Nel Rinascimento fu importante l'esperienza della "poesia maccheronica" nata a Padova alla fine del XIV secolo[4], che vide fra i suoi principali esponenti Teofilo Folengo. Gli autori di questa corrente miscelavano latino e italiano volgare con intenti parodici nei confronti della letteratura classica.

Nella prima metà del XX secolo, la corrente letteraria dei modernisti fece ampio ricorso a uno stile letterario plurilingue. Ad esempio James Joyce nel Finnegans Wake utilizza almeno quaranta lingue oltre ad abolire il normale sistema sintattico inglese. In campo poetico invece furono fondamentali i lavori di Ezra Pound e Thomas Stearns Eliot.

Nella seconda metà, un esempio importante di testo-libretto poetico multilingue applicato ad un'opera musicale è stato quello del De temporum fine comoedia (1973) di Carl Orff, con parti in greco antico, latino e tedesco. Nella letteratura italiana contemporanea emblematica è l'opera Laborintus (1956) di Edoardo Sanguineti, con forti accenti poundiani e psicanalitici, in cui l'esperienza "disgregante" del linguaggio si associa ad altre forme visivo-musicali collegate a Berio e Cage.[5]

Forma poetica

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Svariati sono i motivi che inducono i poeti a creare una poesia plurilingue. Mentre nella prosa la miscelazione di più linguaggi è spesso utilizzata per ottenere un maggiore realismo descrittivo (Dostoevskij, Hugo, Manzoni ne fanno largo uso), nella poesia questa operazione ha avuto anche altre motivazioni. Ad esempio la scelta di un linguaggio misto latino-italiano nella poesia maccheronica aveva un intento parodico nei confronti della letteratura classica.

Poeti come Ezra Pound o Thomas Stearns Eliot spesso adottano questa tecnica per indicare la vicinanza tra culture e persone che appartengono a periodi e luoghi diversi, manifestando un comune spirito "universale" nel tempo e nello spazio.[6] Se però in Eliot si tratta di una semplice occasionale citazione plurilingue (perché la contaminazione testuale di altri autori nei suoi versi avviene di solito in lingua inglese), in Pound l'applicazione formale è talvolta sistematica, scatenando anche accuse di incomprensibilità da parte di alcuni critici, specie per l'uso dell'italiano trecentesco, del cinese o del giapponese. Eccone un esempio dai Cantos:

«State by creating riches shd. thereby get into debt?
This is infamy; this is Geryon.
This canal goes still to TenShi
Though the old king built it for pleasure

K E I M E N R A N K E I
K I U M A N M A N K E I
JITSU GETSU K O K W A
T A N FUKU T A N K A I »

Tra i contemporanei ricordiamo Antoine Cassar, poeta maltese che nei suoi versi contamina inglese, francese, spagnolo, maltese, italiano, nella tradizionale forma stilistica del sonetto petrarchesco.[8] La stanza citata appartiene a una poesia della sua opera mużajki (o mosaics poems).[9]

Originale

Run, rabbit, run, run, run, from the womb to the tomb,
de cuatro a dos a tres, del río a la mar,
play the fool, suffer school, żunżana ddur iddur,
engage-toi, perds ta foi, le regole imparar [...]

Traduzione inglese

Run, rabbit, run, run, run, from the womb to the tomb,
from four to two to three, from the river to the sea,
play the fool, suffer school, the wasp goes round and round,
get involved, lose your faith, learn the rules [...]

Multilinguismo cosmopolita

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Il Multilinguismo cosmopolita è una tecnica di contaminazione poetica multilingue[10] che consiste nel miscelare versi di poesie di autori diversi nelle loro lingue, in modo da formare una nuova poesia originale. Il termine è stato coniato da Guido Monte nel saggio Per un multilinguismo cosmopolita, del 2006[11]. La tecnica della contaminazione è conosciuta anche con il termine inglese linguistic blending (letteralmente miscuglio di lingue).

Secondo Guido Monte, studioso di contaminazione poetica[12], "...se alcune idee archetipiche sono comuni tra gli abitanti del nostro pianeta, allora è borgesianamente possibile che sia stato scritto un solo Libro testimonianza dell'unità culturale del mondo, che è l'insieme di tutti i pezzi babelici di un universale mosaico, scritti dagli uomini che ovunque e da sempre sono alla ricerca della verità delle cose".[13]

Versi di poeti di terre ed epoche diverse possono quindi essere accostati e “mescolati” tra di loro, con un metodo meta-comunicativo[10], proprio per sentire vicino ciò che apparentemente è lontano nello spazio e nel tempo: l'autore di un Blending linguistico non riproduce quindi più necessariamente versi "suoi", ma "compone" versi di altri poeti seguendo una particolare vibrazione emotiva, che sia archetipicamente (in senso junghiano) comune agli autori prescelti.

A differenza della sperimentazione dell'Europanto[14] non vengono utilizzate singole parole secondo regole grammaticali uniche, ma viene in genere mantenuto il costrutto sintattico delle lingue adoperate, utilizzando singole frasi in lingua originale. Se si prova ad esempio a ritradurre i primi versetti della Genesi o di qualche testo sacro in due o tre lingue diverse dall'originale, ci accorgiamo che i nuovi e diversi suoni, "...indipendentemente dalle nostre conoscenze linguistiche, ci suggeriscono sensi e vibrazioni nuove, universali, cosmiche che la semplice traduzione italiana non riusciva a darci; ci svelano in ogni caso la complessità dei vari livelli di lettura del testo":[11]

«In principio diviserunt Elohim
coelum et terram
and the land was left barren
et les ombres noires
enveloppaient les profondeurs
bade korgolòdei dar ruie
oghionusoh parmisad
et aura divina
super oceani undas»

Secondo la traduttrice francese Marie Rennard, …anche se il percorso dev'essere spiegato e la risonanza cosmicà può confondere all'inizio, purtuttavia rileggendo senti rinascere la comunione dei verbi di tutte le lingue, in un percorso oltre-individuale che suscita il piacere profondo della vera poesia, di pur bonheur, mere happiness, autentica felicità[16].

La poetessa ed esperta di multiculturalismo Alison Phipps, dell'università di Glasgow, ha applicato questa tecnica nei versi di Fortress Europe[17] e definisce poeticamente questo modo come embroidering gossamer.[18]

Secondo Claudio Magris (anch'egli studioso di comparativismi metalinguistici),[19] questa tipologia poetica può essere definita come una sorta di meticciato organico.[20]

  1. ^ The Macaronic Hymn Tradition in Medieval English Literature by William O. Wehrle
  2. ^ Vd. Japanglish/和英混合 Archiviato l'11 maggio 2008 in Internet Archive. nella rivista Happa no kofu (Japan)
  3. ^ a b Macaronic poetry su languagehat.com
  4. ^ Letteratura maccheronica su encarta Archiviato il 6 luglio 2008 in Internet Archive.
  5. ^ Enrico Tatasciore su allegoriaonline.it
  6. ^ Eteroglossia e plurilinguismo letterario, atti del XXI Convegno interuniversitario di Bressanone (2-4 luglio 1993), a cura di Furio Brugnolo e Vincenzo Orioles.
  7. ^ Ezra Pound, Cantos, I Meridiani Mondadori, 1985
  8. ^ Marija Grech, "Mosaics: A symphony of multilingual poetry", The Daily Star (Kuwait), 2007
  9. ^ Marija Grech, "Mosaics: A symphony of multilingual poetry", The Daily Star (Kuwait), 2007.
  10. ^ a b (EN) Articolo di F. Saieva01; in italiano, vedi anche "Poetic blending, verso un nuovo dérèglement..." in amalteaonline.com
  11. ^ a b (EN) Articolo su nobleworld.biz
  12. ^ Su Monte e il multilinguismo vd. Claudio Magris nell'intervista a Inkoj, p.208 (unimi.it)
  13. ^ (EN) Articolo su nobleworld.biz. Da un punto di vista critico il tema è stato affrontato, anche se su un piano profondamente differente, da Gilles Deleuze in Critica e clinica, della necessità di un balbettamento quasi infantile dello scrittore nel creare una nuova "lingua straniera", espressione del popolo che manca
  14. ^ Europanto, what is it? Neuropeans.com, su neuropeans.com. URL consultato il 21 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2008).
  15. ^ G. Monte, Genesis, Words Without Borders 2004 Archiviato il 25 marzo 2008 in Internet Archive..
  16. ^ "...sa démarche demande à être expliquée, la «résonnance cosmique» qu'il évoque peut faire sourire au prime abord, et pourtant, à le lire, à le relire, on sent naître cette communion des verbes de toutes langues, et sans être forcément à même de saisir toute l'ampleur d'une démarche qui, selon son propre aveu, le dépasse lui-même, on éprouve le plaisir profond que font naître les véritables poètes à l'oreille d'en dedans, pur bonheur, mere happiness, autentica felicità" (corsivo di Rennard su canalblog.com). Sulla Rennard vedi su Champedal.com Archiviato il 9 maggio 2008 in Internet Archive.
  17. ^ Swans ISSN 1554-4915
  18. ^ Alison Phipps (Univ. di Glasgow), su Swans Commentary, 22-9-08. Ecco altre parole esplicative di A.P. su questo tipo di applicazione del blending: “It is good to think with others about how languages find their way into the cracks and crevices of our lives - how they create a gossamer of relatedness which always has an unpredictable feel and future”. (A.Phipps on Swans Commentary, oct. 2008). Sulle applicazioni tecnologiche in queste nuove metodologie didattiche, vd. il progetto interuniversitario eSharp (Daniel PJ Soule, Lucy Whiteley and Alison Phipps, "Views from the bridge: publishing as a voyage of discovery" SOJEL 1: 33–42, 2007).
  19. ^ Brian Moloney, Italo Svevo narratore: lezioni triestine Libreria editrice goriziana 1998, p.21
  20. ^ Lettera di Magris su swans.com. Orlando de Rudder (professore di linguistica medievale all'Ecole Superieure de Commerce di Parigi) sostiene invece che questo sia il possibile inizio di tendenza a una "synthèse" des langues, una sorta di Biblioteca di Babele in cui convivano tutti gli autori di tutte le lingue, uniti insieme sincretisticamente in motivi emotivi comuni (vd. Articolo di de Rudder). Sui collegamenti tra poesia multilingue e archetipicità, vd. anche Guido Monte, Le maschere di Dio: vie archetipiche, (sagarana.net)

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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