Indice
Dhaulagiri I
Dhaulagiri I | |
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Stato | Nepal |
Altezza | 8 167 m s.l.m. |
Prominenza | 3 357 m |
Isolamento | 318 km |
Coordinate | 28°41′48″N 83°29′24″E |
Mappa di localizzazione | |
Il Dhaulagiri I (spesso solo Dhaulagiri; lingua nepalese: धौलागिरी, letteralmente montagna bianca)[1] è una montagna situata nell'omonimo gruppo montuoso della provincia di Gandaki Pradesh, nel Nepal centro-settentrionale. Con i suoi 8 167 metri di altezza sopra il livello del mare è la settima montagna più alta del mondo.[1][2]
Fu scoperto nel 1808 e venne ritenuto il monte più alto della Terra per circa trenta anni, fino alla scoperta del Kangchenjunga.[1]
Il Dhaulagiri I venne scalato la prima volta nel 1960 da un gruppo di alpinisti comprendenti l'austriaco Kurt Diemberger.[3] La prima ascensione femminile fu compiuta da Lutgaarde Vivijs nel 1982. La prima invernale assoluta nel 1985.
Cronologia alpinistica
[modifica | modifica wikitesto]- 1950 – ricognizione da parte opera dei francesi, guidati da Maurice Herzog; non trovando nessuna via salibile, mutano il loro obiettivo sull'Annapurna, riuscendo nella prima salita di un ottomila.
- 1953-1958 – cinque spedizioni provano senza successo a salire lungo il versante nord, chiamato anche "Pear Buttress".
- 1959 – una spedizione austriaca guidata da Fritz Moravec prova la prima salita lungo la cresta nord-est, che diventerà l'anno successivo la via della prima salita.
- 1960 – la prima ascensione fu compiuta il 13 maggio da una spedizione svizzero/austriaca guidata da Max Eiselin, insieme a Kurt Diemberger, Peter Diener, Ernst Forrer, Albin Schelbert, Nyima Dorji e Nawang Dorji. Fu la prima spedizione himalayana supportata da un aereo, un Pilatus PC-6, che però si schiantò durante l'avvicinamento e fu quindi abbandonato sulla montagna.[4]
- 1969 – una spedizione americana, guidata da Boyd Everett, tenta la cresta sud-est; sette membri della spedizione, compreso Everett, muoiono nel tentativo.
- 1970 – seconda salita da parte di una spedizione giapponese, guidata da Tokufu Ohta e Shoji Imanari, lungo la via della prima salita. I salitori sono Tetsuji Kawada e Lhakpa Tenzing.
- 1973 – una spedizione americana, guidata da James Morrissey, compie la terza salita in vetta. I salitori sono John Roskelley, Louis Reichardt, Nawang Samden.
- 1975 – una spedizione giapponese, guidata da Takashi Amemiya, tenta la salita del versante sud-ovest (conosciuto anche come "Pilastro Sud"). Sei alpinisti muoiono travolti da una valanga.
- 1976 – quarta salita del Dhaulagiri; prima degli italiani. Eseguita dalle guide alpine Aquile di San Martino Primiero.[5]
- 1977 – una spedizione internazionale guidata da Reinhold Messner tenta la parete sud.
- 1978 – una spedizione giapponese, guidata di nuovo da Takashi Amemiya, raggiunge in primavera la vetta per il versante sud-ovest. Cinque alpinisti giungono in vetta.
- 1978 – una spedizione giapponese, guidata da Seiko Tanaka, raggiunge in autunno la vetta per la difficile cresta sud-est. Quattro alpinisti muoiono durante la salita.
- 1981 – una spedizione jugoslava raggiunge in stile alpino i 7 950 m dopo aver aperto una via di salita lungo il versante sud, sul lato destro, concatenandosi alla cresta sud-est. Dopo quattro bivacchi all'aperto ed essere stati sei giorni senza cibo, rinunciano alla salita.
- 1981 – il giapponese Hironobu Kamuro raggiunge in solitaria la vetta, lungo la via normale di salita.
- 1982 – la prima ascensione femminile fu compiuta da Lutgaarde Vivijs il 6 maggio, facente parte di una spedizione belga, lungo la via normale.[6]
- 1984 – tre membri di una spedizione cecoslovacca, J. Simon, K. Jakes, J. Stejskal, raggiungono la vetta lungo il monumentale versante est. J. Simon muore nella discesa.
- 1985 – la prima ascensione invernale fu realizzata il 21 gennaio da Jerzy Kukuczka e Andrzej Czok, facenti parte di una spedizione polacca, lungo la via normale.[7]
- 1993 – una spedizione russo/inglese apre la Direttissima sul versante nord.
- 1998 – il 16 maggio Chantal Mauduit, famosa climber francese, muore travolta da una valanga.
- 1999 – lo sloveno Tomaž Humar sale l'enorme versante sud in solitaria, senza però raggiungere la vetta.
- 2006 - Nives Meroi e Romano Benet conquistano la vetta.
- 2018 - l'alpinista italiano Simone La Terra muore durante una scalata.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Michael Bright, Koichiro Matsuura, 1001 Natural Wonders You Must See Before You Die, Book Sales, 2017, pp. 703.
- ^ (EN) Dhaulagiri I, su britannica.com. URL consultato il 23 novembre 2022.
- ^ (EN) "A Record of the First Ascents of the Fifty Highest Mountains (PDF), su alpinejournal.org.uk. URL consultato il 23 novembre 2022.
- ^ (EN) Hugh Merrick, Reviews - Erfolg am Dhaulagiri (PDF) [collegamento interrotto], in Alpine Journal, 1961, pp. 396-399. URL consultato il 21 marzo 2013.
- ^ Aquile sul Dhaulagiri nel 1976 – Aquile Magazine, su aquilemagazine.it. URL consultato il 23 novembre 2022.
- ^ (EN) Kamal K. Guha, Climbs and expeditions, 1982, in The American Alpine Journal, 1983, p. 246, ISBN 978-1-933056-34-0. URL consultato il 22 marzo 2013.
- ^ (EN) Adam Bilczewski, Dhaulagiri 1984-85, su himalayanclub.org. URL consultato il 21 marzo 2013.
- ^ Morto sull’Himalaya l’alpinista lombardo Simone La Terra.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dhaulagiri
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Dhaulagiri I, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Dhaulagiri I, su SummitPost.org.
- (EN) Dhaulagiri I, su Peakware.com.
- (EN) Dhaulagiri I, su Peakbagger.com.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85037439 · J9U (EN, HE) 987007550682805171 |
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