Indice
Castel Belasi
Castel Belasi | |
---|---|
Castel Belasi | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Trentino-Alto Adige |
Città | Campodenno |
Coordinate | 46°14′56.05″N 11°02′22.8″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello |
Altezza | 465 m |
Inizio costruzione | XIII secolo |
Condizione attuale | restaurato |
Proprietario attuale | Comune di Campodenno |
Visitabile | sì |
Informazioni militari | |
Eventi | 1 giugno-27 ottobre 2024: Come isole. Arte contemporanea dal globo sui temi ambientali (a cura di Stefano Cagol) |
voci di architetture militari presenti su Teknopedia | |
Castel Belasi è un castello che si trova a Segonzone, frazione di Campodenno, costruito probabilmente nel XIII secolo e tuttora visitabile. Dal castello prese il nome la nobile famiglia dei conti Khuen-Belasi.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione
[modifica | modifica wikitesto]Carl Ausserer riteneva gli originari signori di Castel Belasi vassalli dei conti di Appiano, menzionando un Adelpreto de Bellago che compare in un documento del 1189. La casata si estinse alla fine del XIII secolo e a Ulrico di Ragogna furono infeudati nel 1291 questo castello e Castel Sporo.[1] Anche Aldo Gorfer condivide questa ricostruzione, fa risalire la costruzione del castello al XII secolo e sospetta che il nome Belasi derivi dal nome personale Belasio (Biagio), uno dei custodi del maniero per gli conti di Appiano o i Flavon.[2]
Ricerche recenti hanno dimostrato che l'Adalpreto menzionato nel 1189 non aveva nulla a che fare con il castello, ma con Plag, località presso Appiano. Non sarebbe esistita dunque una originaria famiglia Belasi nel XII secolo, ma l'origine del castello andrebbe post-datata alla seconda metà del XIII secolo, con la famiglia Rubein-Ragogna, proveniente dal Burgraviato di Merano.[3] Corrado, detto Khuen, figlio di Egenone da Termeno (menzionato in un documento del 1311), nel 1368 acquistò Castel Belasi da Simone Rubein, forse per via di un debito considerevole della famiglia nei confronti di Corrado, poiché nell'atto non è citata alcuna somma per assicurarsi il castello. Un'altra ipotesi, suffragata da Stephan von Mayrhofen, autore delle "Genealogien des Tiroler Adels" nel XIX secolo, sostiene che il figlio maggiore di Corrado, Arnoldo, sposò Elisabetta di Belasi, ultima discendente della famiglia Rubein, ma non esiste alcuna conferma documentaria di questo avvenimento.[4]
La famiglia Khuen-Belasi
[modifica | modifica wikitesto]Nel febbraio 1368 fu acquistato dalla famiglia Khuen, originaria di Termeno, che avrebbe legato indissolubilmente la sua storia a quella del castello, prendendo il nome “Khuen-Belasi”. Questa famiglia tra il XV e il XVI secolo si affermò come una delle più ricche e potenti della regione, contando nelle sue file vescovi, uomini politici e capitani militari che diedero lustro al casato in tutta l’Austria. Nel corso della loro storia i Khuen Belasi si suddivisero in numerose linee dinastiche che prosperarono dal Trentino fino alla lontana Croazia, passando per le corti di Vienna e Salisburgo. Tra il Quattrocento e il Cinquecento i Khuen trasformarono il piccolo fortilizio di Castel Belasi in una magnifica fortezza, imponente e severa nelle sue mura esterne, quanto elegante nei suoi saloni finemente affrescati.
Ad ogni modo in due occasioni il castello dovette cedere agli attacchi dei nemici. Nel 1415-20 i rivali signori Spaur riuscirono infatti a prendere la fortezza e ad occuparla per alcuni anni. Nel 1525 furono invece i contadini in rivolta a mettere a sacco i granai di Belasi, nel corso della “Guerra rustica” che sconvolse tutta la regione.
I Khuen erano riusciti ad acquisire importanti diritti sulle comunità rurali che vivevano attorno a Belasi. Tutte le famiglie di Lover (Campodenno), Segonzone, Campodenno e Dercolo dovevano conferire al castello le decime dei loro raccolti. Inoltre i castellani ampliarono enormemente i loro possedimenti sulle campagne circostanti il maniero, che divenne il centro di una proprietà fondiaria molto estesa, costruita da decine e decine d’ettari di campi, vigneti, prati e boschi.
Nel XVIII secolo i Khuen-Belasi, ottenuto anche il titolo di “Conti del Sacro Romano Impero”, continuarono l’opera d’abbellimento della loro fortezza, decorando i suoi interni con stucchi raffinati e splendide stufe di maiolica, secondo il gusto del tempo.
Il declino
[modifica | modifica wikitesto]Durante l’Ottocento, in seguito alle guerre napoleoniche e all’abolizione di tutti i privilegi nobiliari, il maniero fu a lungo abbandonato e relegato al ruolo di residenza estiva. I suoi padroni, infatti, furono a lungo impegnati in importanti carriere politiche e militari in Austria e in Baviera. Ebbe così inizio il triste declino di Castel Belasi. Nel secolo scorso, nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, i Khuen ritornarono tuttavia ad insediarsi stabilmente a Belasi per alcuni decenni.
Negli anni ’50 il castello venne abbandonato definitivamente. Spogliato di tutti i suoi arredi, si avviò verso un degrado inarrestabile, al quale i suoi proprietari non seppero porre freno. Sul finire degli anni ’90 la vecchia fortezza versava ormai in condizioni drammatiche. Nel 2000 tutto il complesso, con la vicina chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo, è stato acquistato dal comune di Campodenno, che ha dato avvio al suo completo restauro.
La cappella di San Martino
[modifica | modifica wikitesto]Nel cortile ovest, addossata alle pareti del palazzo centrale, è situata la cappella di famiglia, dedicata a Martino di Tours. La cappella è collegata a una stanza del primo piano del palazzo tramite una finestra, in modo che i conti potessero ascoltare le funzioni anche in caso di malattia.[5]
Eventi
[modifica | modifica wikitesto]- 2016: "Arte in gioco. Arte contemporanea e giocattoli d'epoca", a cura di Marcello Nebl e Pietro Weber.
- 2019: "Contemporaneamente a Castel Belasi", a cura di Marcello Nebl.
- 2021: mostra di arte contemporanea della collezione "Panza di Biumo e mostra fotografica della collezione di Giorgio Galimberti.
- 2022: mostra di arte contemporanea di Stefano Cagol, mostra fotografica di Flavio Faganello dall'archivio fotografico provinciale di Trento. Mostra fotografica del concorso fotografico "Ti conosco mascherina" e Project Room.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ C. Ausserer, 1985, pp. 196-197
- ^ A. Gorfer, 1967, pp. 537-538
- ^ M. Turrini, 2005, pp. 30-34
- ^ M. Turrini, 2005, pp. 41-44
- ^ M. Turrini, 2005, p. 279
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Carl Ausserer, Le famiglie nobili nelle valli del Noce, Malè, 1985 (1900).
- Fabio Bartolini & Silvia Spada Pintarelli, Castel Belasi: costruzione e decorazione di una grande residenza nobiliare della prima età moderna, in «Studi Trentini. Arte», 100, 2021 (pp. 576-647). (online)
- Gianluca Dal Rì, "Castel Belasi", in: Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, a cura di E. Possenti, G. Gentilini, W. Landi & M. Cunaccia, Mantova, 2013 (pp. 164-169). (online )
- Aldo Gorfer, Guida dei castelli del Trentino, Trento, Saturnia, 1967.
- Desiderio Reich, I castelli di Sporo e Belforte, Trento, 1901.
- Mariano Turrini, Castel Belasi e i conti Khuen, Cles (TN), Comune di Campodenno, 2005.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castel Belasi
Controllo di autorità | VIAF (EN) 228144782722860825237 |
---|