Regio VII Etruria

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Regione VII Etruria
Regio VII Etruria
Mappa indicante la posizione delle regioni dell'Italia augustea
Informazioni generali
Nome ufficiale(LA) regio XI Etruria
Dipendente daImpero romano
Amministrazione
Forma amministrativaRegione dell'Italia augustea
Evoluzione storica
Inizio7 d.C.
Causaistituzione delle regioni augustee dell'Italia
Fine292 d.C.
Causariforma amministrativa operata da Diocleziano
Preceduto da Succeduto da
- Tuscia et Umbria
Cartografia
Mappa schematica della Regio XI Etruria

L'Etruria era una regione antica dell'Italia centrale, la VII tra le regioni dell'Italia augustea, che comprendeva la Toscana, parte dell'Umbria occidentale fino al fiume Tevere, il Lazio settentrionale fino a Roma e i territori a sud del fiume Magra oggi in Liguria.[1][2]

In occasione della riforma dioclezianea dell'amministrazione imperiale, fu unificata alla Regio VI Umbria per formare la Tuscia et Umbria.

In epoca romana agustea la Regio VII Etruria [1] confinava a nord con la Liguria,[3] a partire dal fiume Magra (Macra).[2] Vengono poi, proseguendo verso sud, lungo la costa tirrenica i fiumi Prile (Prelius o Prilis) ed Ombrone (Umbĕr). Ancora più a sud il fiume Tevere (Tiberis), distante 284 miglia romane dal Magra, che costituisce il confine meridionale dell'Etruria con l'antico Latium vetus dei Latini e la Regio IV Samnium et Sabina[3]. Confinava, inoltre, nella sua parte orientale, con l'Umbria, tanto che il fiume Tevere per un certo tratto costituisce il confine tra la due regioni.[3]

La regione storica era ricca di laghi navigabili come: il Cimino (lago di Vico),[4] quello di Volsinii (lago di Bolsena),[4] quello di Clusium (lago di Chiusi),[4] il Sabata (lago di Bracciano)[4] e il lago Trasimeno.[4]

Città romano-etrusche

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Numerose sono le città citate da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia al tempo dell'Imperatore romano Vespasiano. Qui di seguito un elenco dettagliato:[1][5][6]

Le regioni dell'Italia al tempo di Augusto (7)
Il territorio degli Etruschi.
Le importanti cave di marmo lunensi.

Importanti furono le risorse economiche del territorio fin dall'antichità:

  • le cave di marmo (di colore bianco con venature azzurre), di grande qualità e quantità, tanto da aver fornito lastre monolitiche e colonne alla maggior parte dei principali monumenti della città di Roma ed alle altre città italiche, grazie all'utilizzo del vicino mare e poi del Tevere quale via di trasporto rapida e poco costosa;[2]
  • le assi di legno, ben diritte e assai lunghe, provenienti dai boschi delle montagne della Tirrenia, utilizzate per la costruzione di navi e di case a Roma, grazie al trasporto fluviale fino al Mar Tirreno e poi lungo il Tevere, o anche di ville (costruite in modo tanto sontuoso da sembrare vere e proprie regge persiane);[2]
  • le miniere di ferro dell'isola di Aithalìa (isola d'Elba), il cui minerale viene portato in continente per essere portato alla liquefazione e lavorato;[8]
  • nei pressi di Populonia si pescavano i tonni («si faceva la posta ai tonni»),[8] come pure nei pressi di Cosa.[7]

La regione è anche ricca di acque termali e, poiché molto vicina a Roma, vi è un notevole afflusso di popolazione, tanto quanto lo è a Baia in Campania.[4]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura villanoviana e Civiltà etrusca.

Fra il X e l'VIII secolo a.C., l'età del ferro trova la sua massima espressione nella civiltà villanoviana, la fase più antica della civiltà etrusca,[10][11][12][13] preceduta nel bronzo recente dalla cultura protovillanoviana, che ha preso il nome da Villanova (una frazione di Castenaso), un insediamento di grande interesse archeologico. Abitata dal popolo degli Etruschi, è stata la culla per circa dieci secoli di un importante e storico modello di sviluppo e di conoscenza, conosciuto come civiltà etrusca.

L'Etruria al tempo della dominazione romana: Regio VII

A partire dalla tarda epoca repubblicana (inizi del I secolo a.C.) la romanizzazione dell'Etruria poteva dirsi ormai completata. Il paesaggio è caratterizzato dalle città alleate, dalle colonie e dalle loro infrastrutture, vi si aggiunge una moltitudine di piccole fattorie e nelle zone periferiche sopravvivono villaggi di origine etrusca. Nel corso del secolo cominciano a formarsi nei territori delle colonie delle proprietà più grandi, detti ville: aziende agricole specializzate che commercializzano i loro prodotti creati anche grazie all'apporto di schiavi. Nel territorio di Cosa sono presenti grandi fornaci di anfore accanto alle ville, utilizzate come contenitori per il vino, poi rinvenute anche su numerosi relitti nelle rotte commerciali all'interno del Mediterraneo.

Nell'89 a.C. gli Etruschi ed i coloni latini ottengono la cittadinanza romana, ma il periodo successivo è segnato da gravi avvenimenti militari: fu distrutta definitivamente Talamone ed il suo porto, oltre probabilmente a Roselle e Vetulonia, mentre a Populonia la distruzione è ricordata dalle fonti. I mutamenti che si registrano nel territorio sono per la maggior parte contraddistinti dalla rovina dei piccoli proprietari e del coloni, con la scomparsa dei loro insediamenti nelle campagne, a favore delle ville.

Al tempo dell'imperatore Augusto venne costituita la VII Regione, detta Regio VII Etruria, delle undici in cui fu suddiviso il territorio d'Italia.

Nel corso della seconda metà del I secolo il panorama delle campagne muta profondamente a causa di un cambio di tipo di gestione del suolo: si diffonde un altro tipo di villa, la villa marittima, edificio molto lussuoso, spesso di proprietà imperiale. Ancora legate a questo periodo sono l'espansione e la monumentalizzazione delle stationes, luoghi di sosta che presentano in genere grandi impianti termali finemente decorati.

Già con la fine del II secolo le campagne a ridosso della costa sono investite da una crisi che costringe al fallimento alcune delle aziende agricole fiorenti fra la fine della repubblica e i primi secoli dell'impero. Il fallimento risiede principalmente nel modo di produzione schiavistico, ed è un segnale delle difficoltà dell'intera economia della penisola italiana che non riesce a reggere la concorrenza delle province esterne dell'impero come la Spagna. Le produzioni intensive come vite e olivo vengono soppiantate dai cereali e dalla pastorizia che necessitano di minore manodopera: non a caso, tali colture caratterizzeranno per secoli il paesaggio maremmano. Il calo demografico nelle campagne contribuisce fortemente all'impaludamento delle coste, il reticolo dei canali di drenaggio della centuriazione romana viene lasciato all'incuria e nel giro pochi decenni l'intero regime idrogeologico dell'area si avvia al degrado.

Dal Medioevo all'età moderna

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Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Etruria.

I duchi di Firenze prima e i granduchi di Toscana poi portarono dal Rinascimento in avanti i titoli rispettivamente di Dux Etruriae e Magnus Dux Etruriae. Anche nell'Ottocento Napoleone ripristinò l'antico nome etnico, creando il Regno di Etruria (1801-1807).

  1. ^ a b c d e f g h Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 50.
  2. ^ a b c d e f g h i j Strabone, Geografia, V, 2,5.
  3. ^ a b c Strabone, Geografia, V, 2,1.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Strabone, Geografia, V, 2,9.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 51.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 52.
  7. ^ a b c d e f g h Strabone, Geografia, V, 2,8.
  8. ^ a b c d e Strabone, Geografia, V, 2,6.
  9. ^ Strabone, Geografia, V, 2,3.
  10. ^ Gilda Bartoloni, La cultura villanoviana. All'inizio della storia etrusca, Roma, Carocci editore, 2012.
  11. ^ Giovanni Colonna, I caratteri originali della civiltà Etrusca, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 25-41.
  12. ^ Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta fin dall'antichità, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 43-51.
  13. ^ Gilda Bartoloni, Le origini e la diffusione della cultura villanoviana, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 53-71.

Voci correlate

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Altri progetti

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