Ononis spinosa

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Ononide spinosa
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Fabidi
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùTrifolieae
GenereOnonis
SpecieO. spinosa
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
GenereOnonis
SpecieO. spinosa
Nomenclatura binomiale
Ononis spinosa
L., 1753
Nomi comuni

Ononide spinosa
Bonaga
Stancabue
Fermabove
Medica spinosa
Bulinaca

L'ononide spinosa (Ononis spinosa L., 1753) è una pianta appartenente alla famiglia delle Fabacee, comunemente nota come arrestabue o bonaga[1][2].

Sembra sia stato Teofrasto a nominare per primo la pianta con la parola ononics (che deriva dalla parola onos = asino; probabilmente nome di un cibo preferito da questi animali). Ma potrebbe derivare anche (secondo altri autori) dalla parola onemi = deliziare in modo delicato (forse per la grazia dei suoi delicati fiori).
Questa pianta Linneo la pose alla base della fondazione del genere Ononis. Prima ancora però la troviamo, nel Rinascimento, in certi "Herbarii" col nome di Resta bovis e Remora aratri.
La conoscenza di questa pianta resta comunque molto antica. I Greci e i Latini la usavano (ci informa Dioscoride) per eliminare piccoli calcoli renali (infatti la sua somministrazione favorisce la diuresi).
Il nome comune - tipo Arrestabue o Stancabue - è inteso in quanto le spine di questa pianta non sono gradite da quegli animali. Un'altra versione ci dice invece che, a causa del suo voluminoso ceppo radicale, i buoi sotto l'aratro faticavano non poco quando il campo ne era infestato.

Le parti con descrizione

La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch frut): sono piante perenni i cui fusti sono legnosi solo alla base, generalmente di piccole dimensioni.

La radice è di tipo fascicolato. Le radici hanno un odore acre.

Il fusto epigeo è peloso e ghiandoloso disposto su 1-2 file longitudinali. Altezza media 30–50 cm. (raramente 70 cm). Delle spine a coppie sono presenti sulle ascelle fogliari e all'apice. Il fusto è spesso lignificato alla base.

  • Foglie inferiori: sono trifogliate (formate da tre foglioline e ogni segmento ha forma ellittica) con breve picciolo. Alla base alloggiano 2 stipole (cioè due foglioline amplessicauli) ovali, dentate, allungate e ghiandolose.
  • Foglie superiori: sono indivise (formate da una sola fogliolina), ellittiche a lamina dentellata.

I fiori sono solitari o al massimo in gruppi di 2-3 e si trovano all'ascella delle foglie cauline superiori.

Fiore ermafrodita, dialipetalo, zigomorfo con un breve peduncolo.

  • Calice: gamosepalo campanulato a 5 denti lunghi e sporgenti verdi (lungo 8–10 mm).
  • Corolla: papilionacea lunga 10 –30 mm.
  • Petali: sono in numero di 5 dal colore roseo - vinoso (a volte bianco); il superiore ripiegato verso l'alto (si chiama vessillo); 2 sono laterali (si chiamano ali); quelli inferiori sono concresciuti (si chiamano carena).
  • Stami: 10 in un androceo monoadelfo.
  • Ovario supero monocarpellare
  • Fioritura: da giugno a settembre
  • Impollinazione: tramite api (è una pianta particolarmente visitata da questi insetti pronubi).

Legume peloso, lungo come il calice. La superficie del frutto è ghiandolosa e pelosa. Al suo interno vi trovano posto da uno a quattro semi tondeggianti dal colore scuro.

Distribuzione e habitat

[modifica | modifica wikitesto]

Corologicamente la specie è eurimediterranea: il suo areale è quindi centrato sulle coste mediterranee; è largamente diffusa in Europa ma si trova anche in Asia minore e in nord Africa.

Cresce in prati e pascoli aridi, lungo i bordi delle strade e dei campi, sulle dune di sabbia. Questa pianta si trova principalmente in terreni argillosi o calcarei in aree sufficientemente soleggiate. Contribuisce al miglioramento del suolo nei terreni poveri e sabbiosi poiché fissa l'azoto atmosferico.

In Italia si trova in prati aridi o incolti e ai margini dei sentieri. Distribuzione altitudinale: dal piano a circa 1300 m s.l.m.

Sono note le seguenti sottospecie[1]:

  • Ononis spinosa subsp. spinosa
  • Ononis spinosa subsp. antiquorum (L.) Arcang.
  • Ononis spinosa subsp. australis (Širj.) Greuter & Burdet
  • Ononis spinosa subsp. austriaca (Beck) Gams
  • Ononis spinosa subsp. diacantha (Sieber ex Rchb.) Greuter
  • Ononis spinosa subsp. leiosperma (Boiss.) Širj.
  • Ononis spinosa subsp. masquillierii (Bertol.) Negodi
  • Ononis spinosa subsp. procurrens (Wallr.) Briq.
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La pianta ha proprietà diuretiche, depurative e antinfiammatorie. Esternamente può essere usata per calmare il prurito generato da forme eczematose; internamente come collutore per gengive sanguinanti. La pianta contiene tra l'altro: glucosi isoflavonici, saponina, ononina, onocerina, biocanina, mentolo, tannino, acido citrico.

Anticamente si usavano le giovani estremità di questa pianta per ricavare tinture di vari colori (verde, giallo ma anche il rosso).

Nella Russia medievale, era usata per la produzione di un tipo di acciaio noto col nome di "Bulat". Sebbene il processo originale sia ora perso, è noto che comportava l'immersione dell'arma finita in una vasca contenente uno speciale liquido di cui faceva parte l'estratto di Ononis spinosa (il nome della pianta in russo, stalnik, riflette il suo ruolo storico), quindi la spada veniva fatta raffreddare più velocemente galoppando su un cavallo contro il vento, permettendogli di indurirsi maggiormente nelle parti sottili.[3].

Si possono usare nelle insalate le foglie giovani appena nate (il sapore si avvicina a quello delle fave). Vengono usati anche i fiori e le radici.
Va comunque usata con attenzione in quanto presenta una certa tossicità.[senza fonte]

Galleria d'immagini

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ a b (EN) Ononis spinosa, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 21 maggio 2023.
  2. ^ Pignatti S., Ononis spinosa, in Flora d'Italia Vol. II, Milano, Edagricole, 2017, pp. 545-546, ISBN 9788850652433.
  3. ^ Zevin, Igor Vilevich, A Russian Herbal, Rochester, Vermont: Healing Arts Press, 1997.
  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàGND (DE4150478-1
  Portale Botanica: accedi alle voci di Teknopedia che trattano di botanica