Gastone Gambara

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Gastone Gambara
NascitaImola, 10 novembre 1890
MorteRoma, 27 febbraio 1962
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Repubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
Italia (bandiera) Italia
Forza armata Regio Esercito
Esercito Nazionale Repubblicano
Esercito Italiano
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1911 – 1945
1952 - 1962
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Guerra civile spagnola
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano
Offensiva di De Bono
Campagna del Nordafrica
Fronte jugoslavo
Campagna d'Italia
BattaglieBattaglie dell'Isonzo
Battaglia di Vittorio Veneto
Battaglia di Aragona
Battaglia di Catalogna
Assedio di Tobruch
Seconda battaglia di Bir el Gobi
Battaglia delle Alpi Occidentali
Comandante diXV Corpo d'armata
VIII Corpo d'armata
XI Corpo d'armata
Corpo d'armata di manovra
DecorazioniUfficiale dell'Ordine Militare di Savoia
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
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Gastone Gambara (Imola, 10 novembre 1890Roma, 27 febbraio 1962) è stato un generale italiano.

Entra nella scuola sottufficiali del Regio esercito appena raggiunta l'età. Diventa ufficiale grazie ad un corso speciale presso la Accademia Militare di Modena (ottobre 1911-gennaio 1913). Al termine prende servizio come sottotenente presso il Battaglione "Ceva" del 3º Reggimento alpini.

Nella Grande Guerra

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Con lo scoppio della prima guerra mondiale, nel maggio 1915 il suo battaglione viene spostato al fronte. Promosso capitano nel gennaio del 1916 viene ferito sul Monte Cengio. Da quel momento viene impiegato nelle retrovie prima presso il deposito del 1º Alpini a Cuneo, poi al Comando Truppe di Venezia. Nell'aprile 1917 rientra al fronte con il 6º Alpini per poi, in seguito alla promozione al grado di maggiore, essere spostato al 1º Reggimento Alpini. Nel 1918 comanda il XXIX Reparto d'Assalto Arditi (reparto costituito prevalentemente da Alpini ma anche da volontari di altri corpi come Bersaglieri).

Tra le due guerre

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Gambara

In poco meno di un anno (marzo-novembre 1918) si guadagna tre medaglie d'argento al valore militare. Finita la guerra assume il comando del Battaglione alpini "Edolo" (1919-1923) che lascia nel novembre 1923 per seguire il corso di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra a Torino. Terminato il corso (novembre 1925) rientra per un breve periodo al 6º Alpini a Bergamo. Di lì passa al Comando Divisione Militare di Trento e successivamente nel Corpo di Stato Maggiore fino al 25 agosto 1927. Oramai tenente colonnello assume in Albania il compito di organizzare le forze armate locali.

In seguito passa al Ministero della guerra con incarichi speciali e, dall'agosto del 1935 al 19 gennaio 1937 prende parte alla guerra d'Etiopia dove si guadagna la promozione a colonnello e l'onorificenza a Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

Al suo rientro in Italia viene assegnato al Corpo d'armata in Bologna che lascia poco dopo per partire volontario per la guerra di Spagna. Vi assume l'incarico di Capo di Stato Maggiore del Corpo Truppe Volontarie, viene insignito dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine Militare di Savoia e promosso al grado di generale di brigata.

Finita la guerra, dal luglio 1939 al giugno 1940, viene nominato Dirigente della Regia Ambasciata d'Italia a Madrid, con credenziali di Ambasciatore.

Seconda guerra mondiale

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Gambara a sinistra con Umberto di Savoia a destra. Giugno 1940, fronte occidentale.
Gastone Gambara assieme ad alcuni ufficiali nella zona di Ventimiglia, durante la battaglia delle Alpi Occidentali, giugno 1940

La sua carriera riprende slancio con la seconda guerra mondiale. Allo scoppio delle ostilità viene richiamato ed assume il comando del XV Corpo d'Armata (Gruppo Armate Occidentali) impegnato nella battaglia delle Alpi Occidentali contro la Francia. In seguito all'attacco alla Grecia, il 5 febbraio 1941, parte per l'Albania assumendo l'incarico di comandante facente funzioni dell'VIII Corpo d'Armata e ottiene la promozione a generale di corpo d'armata.

Guerra d'Africa

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Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna del Nordafrica e Assedio di Tobruch.

Terminata la guerra di Grecia dopo l'intervento tedesco, l'11 maggio 1941 Gambara fu trasferito a Tripoli con l'incarico prima di Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale retto dal Gen.C.A. Ettore Bastico, poi assumendo il Comando del Corpo d'Armata Motocorazzato (CAM).

A seguito di una riunione intercorsa l'8 agosto 1941 divenne comandante del Corpo d'armata di Manovra (Gruppo RECAM, divisioni "Ariete" e "Trieste")[1]. Il generale Gambara risultò quindi al tempo stesso subordinato a Rommel (in qualità di comandante dell'Ariete e della Trieste) e ad esso superiore (essendo capo di stato maggiore del teatro nordafricano)[2]. I primi contrasti tra tedeschi e italiani incominciarono subito a partire dall'Assedio di Tobruch che vide gli italiani preferire l'assedio rispetto a Rommel che preferiva invece l'attacco risolutivo[3], di fatto a Rommel fu negato l'intervento del Gruppo RECAM giustificando che «Il Supercomando dell'Africa Settentrionale vedeva compromessa dalle intenzioni del generale Rommel la priorità del comando italiano e l'efficienza della riserva mobile faticosamente raccolta nel Corpo d'Armata di Manovra»[4]. Ciononostante da Roma giunse l'ordine di preparare l'attacco e di farvi partecipare il Gruppo RECAM[5].

Dopo l'assedio di Tobruch nel novembre 1941 da Roma arrivò la decisione di unificare il comando e di porlo completamente sotto Rommel[6]. Il Gruppo RECAM passò quindi alle dipendenze di Rommel e Gambara rimase capo di stato maggiore[7]. Da quel momento in poi le due divisioni italiane del Gruppo RECAM, "Ariete" e "Trieste" ebbero difficoltà a coordinarsi e il 1º dicembre 1941, per ritardi del generale Alessandro Piazzoni della "Trieste"[8], la divisione arrivò in ritardo sul luogo di impiego permettendo a circa cento carri armati britannici e alla brigata neozelandese dell'8ª Armata britannica di sfuggire all'accerchiamento di Tobruch[9] suscitando l'ira di Rommel[10].

Il 4 dicembre 1941 incominciò la seconda battaglia di Bir el Gobi in cui contrariamente alle previsioni le esigue truppe italiane composte dalla 136ª Divisione corazzata "Giovani Fascisti" resistettero alle formazioni britanniche e ne bloccarono l'avanzata[11]. Rommel intravide la possibilità di distruggere le forze britanniche accerchiandole e al contempo liberando dall'assedio i "Giovani fascisti" e inviò pertanto a Gambara le seguenti istruzioni: «Questa notte l'Ariete si schieri nella zona di Sidi Rezegh-Bu Cremisa, e la Trieste a sinistra dell'Ariete fino a Sidi Muftàh, con fronte a sud»[11].

Secondo il giornalista Antonino Trizzino l'ordine pur presente nei diari di Gambara, in realtà non fu mai inoltrato al generale Piazzoni che anzi ricevette l'ordine da Gambara di rompere il contatto col nemico e ripiegare verso la zona di Bu Cremisa[11]. Fatto sta che la "Trieste" e l'"Ariete" non si mossero dalle proprie posizioni[12][13] e il generale Piazzoni diramò l'ordine "Novità N.N." che in gergo militare significava «rimanete ai vostri posti»[14]. Solo quando più tardi Gambara si recò direttamente presso il comando della Trieste, il generale Piazzoni si decise ad inviare due battaglioni a Bir el Gobi al comando del generale Azzi[15]. Il mancato intervento delle forze italiane in un momento particolarmente critico portò Rommel a comunicare tramite radio in chiaro la frase «Wo bleibt Gambara?» ("Dov'è Gambara?")[16]. In seguito i comandanti comunicarono che i propri reparti non erano in grado di essere impiegati[17].

Gambara fu oggetto di pesanti critiche da parte dello stesso Rommel[18] che lo accusò di indisciplina[19][20].

Lo stesso argomento in dettaglio: Fronte jugoslavo (1941-1945).

Il 6 marzo 1942 Gambara venne richiamato in Italia ed al suo posto fu nominato il generale Curio Barbasetti di Prun, mentre Gambara fu messo a disposizione del Ministero della guerra. Nel settembre assunse il comando dell'XI Corpo d'Armata di stanza nei Balcani dove rimane fino al 5 settembre 1943. L'XI Corpo d'armata, il cui comando era a Lubiana, comprendeva le divisioni di fanteria ""Cacciatori delle Alpi", "Isonzo" e "Lombardia".

Il 15 dicembre 1942 Emilio Grazioli, alto commissario per la Provincia di Lubiana, trasmise al Comando dell'XI Corpo d'Armata, a cui da poco si era insediato Gambara, il rapporto di un medico in visita al Campo di concentramento di Arbe dove gli internati «presentavano nell'assoluta totalità i segni più gravi dell'inanizione da fame»[21], Gambara rispose: «Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d'ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo».[22]

Il 5 settembre 1943, in vista dell'armistizio, lo stato maggiore italiano convocò Gambara a Roma, e lo incaricò di costituire con le truppe italiane in Slovenia un «raggruppamento speciale»[23] atto a contrastare un probabile attacco tedesco ed a mantenere le posizioni di Trieste, Pola e Fiume fino ad uno sbarco Alleato[24], senza però informarlo dell'imminente resa[25]. L'ordine gli fu consegnato dal generale Giacomo Zanussi, generale addetto al capo di SM dell'esercito Roatta, la prima sera dell'8 settembre[25] e Gambara lasciò subito Roma ma mentre transitava per Foligno fu sorpreso dalla notizia della proclamazione dell'armistizio.

La difesa di Fiume e la RSI

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All'alba del 9 settembre, il comando della 2ª armata a Lubiana fu subito preso prigioniero dai tedeschi[26].

Gambara raggiunse Fiume poche ore dopo[27], dove aveva sede il comando della 2ª armata del generale Mario Robotti, qui assunse il comando della città e conformemente alle direttive ricevute da Roma subordinò sotto il proprio comando anche la 2ª armata di Robotti[28][29] al fine di costituire un "raggruppamento" di nuova formazione. Il comando dell'armata a cui rimase a capo Robotti si trasferì a Lussinpiccolo[29]. La sera stessa Gambara fu raggiunto da un rappresentante tedesco con il quale si impegnò a difendere la città dai partigiani che ormai la stavano assediando con le poche truppe disponibili[30][31].

Gambara diede ordine immediato al capitano di vascello Alfredo Crespi di imbarcare tutti i funzionari civili insieme ai fondi della Banca d'Italia e di partire per i territori ancora sotto giurisdizione italiana[32], poi, in base all'accordo stipulato, diffuso il 10 settembre, diede disposizione che anche le unità navali italiane ancora ormeggiate in Istria, pur mantenendo bandiera e comando italiano, avrebbero collaborato con i tedeschi.[33] Dopo essere riuscito ad impedire l'ingresso a Fiume dei partigiani slavi[34], Gambara l'11 settembre fu raggiunto dai primi reparti tedeschi che stavano rapidamente occupando l'Istria e cedette il comando.[35][36] Il giorno stesso inviò comunicazione a Robotti, a capo della II armata:

«Vista impossibilità imporre nostra volontà, dato stato morale truppe particolarmente grave per pressione migliaia di partigiani, concesso ingresso truppe germaniche per occupazione Litorale fiumano»

Ottobre 1943, Gambara parla alla 2ª Legione Camicie nere "Alpina"

Fu preso sotto protezione tedesca e trasferito a Trieste. Decise di aderire alla Repubblica Sociale Italiana il 23 settembre e il 20 ottobre 1943 fu nominato capo di stato maggiore dell'Esercito Nazionale Repubblicano[38], dal generale Rodolfo Graziani[39] divenuto nel frattempo ministro della Difesa nazionale della Repubblica Sociale Italiana. Nel maggio 1944 lasciò l'incarico al generale Archimede Mischi, per contrasti con Renato Ricci.

Preso prigioniero nell'aprile 1945 dagli Alleati, fu internato nel campo di concentramento di Coltano.

Secondo dopoguerra

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Gastone Gambara

Al termine della guerra, il 20 giugno 1945, fu congedato e nel 1947, invitato da Francisco Franco, si stabilì a Madrid.[40] Nel processo che seguì fu assolto da ogni accusa[41] e reintegrato nell'Esercito italiano il 23 febbraio 1952.[42]

La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia guidata da Josip Broz Tito accusò Gambara di essere uno dei responsabili della repressione nei Balcani e lo reclamò con l'accusa di crimini di guerra ma la Repubblica Italiana non acconsentì mai alla consegna.

Il nome di Gastone Gambara figura nell'elenco CROWCASS (Central Registry of War Criminals and Security Suspects) (1947), compilato dagli Alleati anglo-americani, delle persone ricercate dalla Jugoslavia per crimini di guerra.[43]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un battaglione d'assalto, seppe preparare e condurre varie azioni con risultati ottimi. Primo per esempio di valore, di energia ed attività, seppe infondere nei dipendenti fede scura e salda costanza, in modo che, anche nei momenti critici, e sotto il fuoco violento dell'artiglieria e fucileria nemica, in mezzo a reticolati elettrizzati, tutti rimanessero a compiere il loro dovere fino all'ultimo.»
— Val Lagarina, marzo-aprile 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia, decisamente irrompeva sulle linee nemiche, le travolgeva, aprendo la via alle altre truppe e con rapida marcia piombava su reparti e colonne in ritirata, sbaragliandole.»
— Marco di Val d'Adige, novembre 1918
Avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Avanzamento per merito di guerra
Avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Avanzamento per merito di guerra
Cavaliere di Gran Croce Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce Magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta
— 21 agosto 1939
  1. ^ Trizzino 1963, p. 103.
  2. ^ Trizzino 1963, p. 104.
  3. ^ Trizzino 1963, pp. 104-105.
  4. ^ Trizzino 1963, p. 105.
  5. ^ Trizzino 1963, p. 106.
  6. ^ Trizzino 1963, pp. 132-133.
  7. ^ Trizzino 1963, p. 135.
  8. ^ Trizzino 1963, pp. 153-154.
  9. ^ Trizzino 1963, p. 155.
  10. ^ Trizzino 1963, p. 152.
  11. ^ a b c Trizzino 1963, p. 161.
  12. ^ Trizzino 1963, p. 164.
  13. ^ Carrell 1999, p. 153.
  14. ^ Trizzino 1963, p. 170.
  15. ^ Trizzino 1963, p. 174.
  16. ^ Carrell 1999, p. 154.
  17. ^ Paul Carrel, Le volpi del deserto, BUR, 1999, pag 153
  18. ^ Irving David. La pista della volpe. Milano, Mondadori, 1978, pag. 136.
  19. ^ Trizzino 1963, p. 178.
  20. ^ Rommel urlò a Bastico, davanti a Siegfried Westphal e a Alfred Gause (capo di stato maggiore del Panzergruppe Afrika), che avrebbe abbandonato le truppe italiane e condotto le sue divisioni in Tunisia per farsi internare dai francesi. Il verbale dell'incontro con Rommel in cui quest'ultimo accusava Gambara d'indisciplina, sempre secondo Trizzino, fu poi nascosto da Bastico
  21. ^ «... mi riferiscono che in questi giorni stanno ritornando degli internati dai campi di concentramento, specialmente da Rab. Il medico provinciale... ha costatato che tutti senza eccezioni, mostrano sintomi del più grave deperimento e di esaurimento, e cioè: dimagramento patologico, completa scomparsa del tessuto grasso nella cavità degli occhi, pressione bassa, grave atrofia muscolare, gambe gonfie con accumulo di acqua, peggioramento della vista (retinite), incapacità di trattenere il cibo, vomito, diarree o grave stipsi, disturbi funzionali, auto intossicazione con febbre»
  22. ^ Franz Potocnik. Il campo di sterminio fascista: l'isola di Rab. Torino, A.N.P.I., Torino, 1979
  23. ^ Aga-Rossi 2011, p. 99.
  24. ^ Arrigo Petacco, L'esodo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1999, p. 51
  25. ^ a b Aga-Rossi 2011, p. 100.
  26. ^ Aga-Rossi 2011, p. 131.
  27. ^ Arrigo Petacco, L'Esodo, Arnoldo Mondadori Editore SPA, Milano, 1999, pag. 51
  28. ^ Cocut 2012, p. 18.
  29. ^ a b Aga-Rossi 2011, p. 132.
  30. ^ «Gambara coordina la difesa con le truppe italiane disposte a combattere, resistendo sino all'arrivo dei reparti tedeschi» in Cocut 2012, p. 19
  31. ^ Attilio Tamaro, Due anni di storia 1943-1945, Tosi Editore, Roma, pag. 544-545:"Diede quindi la parola d'onore, che avrebbe difeso Fiume contro i partigiani finché fossero arrivati i tedeschi"
  32. ^ Gabriele Faggioni, "La guerra in Adriatico e lungo le isole ionie (1940-45)", 2012, pag 181
  33. ^ Enrico Cernuschi, La marina repubblicana 1943-1945 parte 1, su Storia Militare n° 188-Anno XVII maggio 2009, pag. 42
  34. ^ «»Se Fiume non cade nelle mani degli slavi già nel settembre 1943, lo si deve all'iniziativa del gen. Gambara ed ai militari che sono rimasti in armi per concorrere alla sua difesa" in »
  35. ^ Gianni Oliva, La resa dei conti, Edizione speciale per Il giornale pubblicata su licenza di Mondadori Libri, Milano, 1999, p. 51-54:"il generale Gastone Gambara, comandante dell'XI Corpo d'Armata, consegna la città di Fiume ad una piccola unità corazzata tedesca"
  36. ^ Cattaruzza 2007, p. 242.
  37. ^ Gianni Oliva, Foibe le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell'Istria, Arnoldo Mondadori Editore SPA, Milano, 2002, pag. 71
  38. ^ Luigi Ganapini, La Repubblica delle Camicie nere, Garzoni, 1999, pagina 78
  39. ^ Silvio Bertoldi, Salò, vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, Bur, 2005, pag 82
  40. ^ Storia illustrata n° 12 anno VII del dicembre 1963, pag.759
  41. ^ Storia illustrata n° 12 anno VII del dicembre 1963, pag.759: «al processo che seguì venne assolto con formula piena da ogni accusa»
  42. ^ Soldati e battaglie della seconda guerra mondiale, Le forze armate della RSI, fascicolo 09 Le forze di terra della RSI: l'Esercito repubblicano, Hobby & work, a cura di Andrea Molinari, pag. 36
  43. ^ Name: GAMBARA Gastone; C.R. File Number: 149473; Rank, Occupation, Unit, Place and Date of Crime: General, took over command of XI. Army Corps from General Robotti, Prov. of Ljubljana, 41-43 ; Reason wanted: Murder; Wanted by: Yugo. In: The Central Registry of War Criminals and Security Suspects, supplementary Wanted List No. 2, Part 2 - Non Germans (September 1947), Uckfield 2005 (Naval & University Press); p. 82
  • Elena Aga-Rossi, Una guerra a parte, Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-15070-7.
  • Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, 1866-200, Bologna, Il Mulino, 2007, ISBN 978-88-15-11394-8.
  • Carlo Cocut, Alpini nella città di Fiume 1944-1945, città, Marvia Edizioni, 2012, ISBN 88-89089-42-3.
  • Paul Carrell, Le volpi del deserto, Milano, Rizzoli, 1999, ISBN 88-17-25834-2.
  • Antonino Trizzino, Gli amici dei nemici, Milano, Longanesi, 1963.
  • B.P.Boschesi - Il chi è della Seconda Guerra Mondiale - Mondadori Editore, 1975, Vol. I, p. 198

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Ambasciatore italiano in Spagna Spagna (bandiera) Successore
Guido Viola di Campalto 1939 - 1940 Francesco Lequio di Assaba
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