Nel 1958-1959, il Torino retrocede per la prima volta in Serie B, dopo 53 anni dalla propria nascita, e dieci anni dopo Superga.
Le cause della retrocessione partono proprio dalla scomparsa del Grande Torino: tanto prima del funesto evento il Torino è una società all'avanguardia, con una presidenza forte, tanto nel decennio successivo il Toro, dopo le dimissioni di Ferruccio Novo, non ha più una guida societaria né una direzione sul campo. Nell'arco di dieci anni il Torino si trova per tre volte presieduto da comitati di emergenza, come quello che in questa stagione lo traghetta in cadetteria a seguito delle dimissioni di Mario Rubatto dopo un solo anno. In dieci anni transitano per Torino innumerevoli giocatori, senza che si ricrei una squadra che possa vagamente ricordare quella capitanata da Valentino Mazzola. In questa stagione il Torino abbandona anche la sua casa: per poche lire offerte dal Comune di Torino, trasloca infatti dal proprio stadio, il Filadelfia, al più moderno e ampio Comunale, in quello che non sarà uno spostamento fortunato.
La squadra ottiene un discreto risultato in Coppa Italia, dove è eliminata ai quarti di finale dal Venezia. Ma il campionato è disastroso: il Torino chiude all'ultimo posto, con la peggiore difesa del torneo, nonostante la scoperta del giovane portiere Lido Vieri. Ma le lacune sono presenti in tutti i reparti. Il bomber Giuseppe Virgili, arrivato dalla Fiorentina in cambio di 100 milioni e due giocatori (Castelletti e Petris), non è sufficiente a salvare la squadra, che rimane per cinque mesi senza vittorie, rimediando al contrario pesanti sconfitte. Ben quattro allenatori si succedono sulla panchina, senza che nessuno di loro riesca a risollevare le sorti della squadra: sono Federico Allasio, Quinto Bertoloni (che ricopre un ruolo di allenatore-giocatore), Giacinto Ellena e infine il magiaroImre Senkey, unico tecnico a non essere un ex calciatore del Toro. Il piazzamento finale, a pari punti con la Triestina, rispecchia le carenze granata.
L'annata è ricordata anche per l'abbinamento con la fabbrica di cioccolato torinese Talmone: in base a un accordo con la ditta alimentare Venchi Unica, il Torino ottiene una nuova denominazione societaria, in stile Lanerossi Vicenza, ma con esiti del tutto opposti. L'accordo, triennale, prevede che la società sia chiamata Talmone Torino dai mezzi d'informazione, ma soprattutto prevede l'inserimento di una T bianca sulla maglia granata. L'esito negativo della stagione porterà a una rescissione dell'abbinamento dopo un solo anno e quindi alla conseguente sparizione del marchio Talmone dalle maglie del Torino, per la gioia dei sostenitori granata, per niente favorevoli all'imprevista novità.