Il club si presenta ai nastri di partenza della stagione 1926-1927 con ambizioni di titolo. La squadra, già seconda nel proprio girone l'anno prima, viene rinforzata con il portiere Bosia e soprattutto con l'ala Gino Rossetti. Proprio quest'ultimo, giunto in maniera rocambolesca dallo Spezia, si unisce in attacco a Baloncieri e Libonatti, in quello che i tifosi definiranno Trio delle Meraviglie: i tre segneranno 56 gol in campionato su 69 totali della squadra.
Il Torino chiude così al primo posto il proprio girone e si qualifica per la fase finale, dove non interrompe la propria marcia vincente: la squadra granata si laurea per la prima volta campione d'Italia con un turno di anticipo.
Nel novembre 1927 il titolo sarà però revocato dalla FIGC. Il Torino viene accusato di avere corrotto il terzino della JuventusLuigi Allemandi, perché questi agevolasse i granata nel secondo derby del girone finale. Le cronache riportano che però Allemandi fu tra i migliori in campo: da qui la decisione di non versare la seconda rata al giocatore juventino, evento che porterà poi alla luce il reato nell'autunno 1927.
Il caso Allemandi, come fu poi definito, non apparve mai comunque del tutto chiaro: anche per tale motivo il presidente federale, Leandro Arpinati, non assegnò il titolo alla seconda classificata, il Bologna, ma decise di lasciarlo vacante. Ad oggi esiste una richiesta del Torino perché gli venga reso questo scudetto conquistato sul campo, inoltrata nel 2017 alla Federcalcio dal presidente granata Urbano Cairo.[3]
^A seguito delle decisioni del Direttorio Federale in merito ai fatti riguardanti il caso Allemandi, lo scudetto vinto dal Torino nel campionato 1926-1927 fu revocato e, almeno finora, non più assegnato.