L'eterno riposo

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Partitura dal Liber choralis S. Leonardi.

L'Eterno riposo (in latino Requiem aeternam) è una preghiera della tradizione cattolica rivolta a Dio per la pace delle anime dei defunti.

È derivata dall'antica preghiera cristiana del Requiescat in pace, dove la parola "dormizione" ("riposo") si trova nei tre Vangeli sinottici, e in Giovanni. Il tema è presente anche nell'apocrifo Apocalisse di Esdra (III secolo).

La Chiesa cattolica (nella Solennità di Ognissanti) e la Chiesa ortodossa d'Oriente celebrano tutte le anime del Paradiso, comprendendo fra le anime sante non solo quelle del calendario liturgico, ma tutte quelle salvate (note e ignote), che vivono già in comunione con il Dio Uno e Trino, e con gli angeli e i santi. La Chiesa cattolica ricorda il giorno seguente la Commemorazione dei defunti tutte le anime dei morti.

(LA) «

Rèquiem aetèrnam,
dona eis, Domine,
et lux perpètua lùceat eis.
Requiéscant in pace.
Amen.

»
(IT) «

L'eterno riposo,
dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace.
Amen.

»

Nel caso di una singola persona si usa il verbo al singolare "requiescat" e il pronome singolare "ei" al posto di "eis".

Vangeli e religione cattolica

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La narrazione evangelica della resurrezione della figlia di Giairo non ha relazione con la preghiera, dato che Gesù parla esplicitamente del sonno di uno che non è morto:

« La fanciulla non è morta, ma dorme »   ( Matteo 9,24; Marco 5,39; Luca 8,52, su laparola.net.)

La religione cattolica usa la parola "dormizione" per indicare lo stato dei morti in attesa della loro risurrezione. Professa che, come al sonno segue il risveglio, alla dormizione del corpo segue il "risveglio" della resurrezione della carne. Professa che, subito dopo la morte, l'anima, separata dal corpo, non cessa di esistere ma continua in uno dei tre stati: Paradiso (Comunione dei santi), Purgatorio,[1] oppure all'Inferno.

Ecclesia militans, Ecclesia poenitens et Ecclesia triumphans, affresco di Andrea da Firenze, Basilica di Santa Maria Novella, c. A.D. 1365

In modo analogo, senza usare l'immagine del riposo, il Vangelo di Giovanni dice:

« Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita, e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. »   ( Giovanni 5,29, su laparola.net.)

Storia liturgica

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Il Rituale Romanum nell'Ordo Commendationis Animae evidentemente non usa questa preghiera, dato che il rito riguarda qualcuno non ancora morto:

«Proficiscere anima christiana de hoc mundo… […] Constitua te Christus, Filius Dei vivi, intra paradisi sui semper amoena virentia, et inter oves suas te verus ille Pastor agnoscat. Ille ab omnibus peccatis tuis te absolvat, atque ad dexteram suam in electorum suorum te sorte constituat. Redemptorem tuum facie ad faciem videas, et, praesens semper assistens, manifestissimam beatis oculis aspicias veritatem. Constitutus igitur inter agmina beatorum, contemplationis divinae dulcedine potiaris in saecula saecolurom. Amen»

La preghiera è recitata all'interno della Messa da requiem, oltre ad un'Ave Maria in onore di Maria Ausiliatrice. Talora, al termine del rito, quando la bara viene portata fuori dalla Chiesa, si recita anche l'antica preghiera nota come In Paradisum.[2]

Altre religioni

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La Chiesa Metodista Unita insegna la "verità della preghiera di intercessione per i morti" e che "la preghiera per i morti è stata una pratica diffusa in tutta la storia cristiana [e] è un profondo atto d'amore rivolto a un Dio d'amore".[3]

  1. ^ Catechismo della Chiesa Cattolica - Credo la vita eterna, su vatican.va. URL consultato l'11 ottobre 2022.
  2. ^ In Paradisum, su gregorianum.org.
  3. ^ James B. Gould, Understanding Prayer for the Dead: Its Foundation in History and Logic, Wipf and Stock Publishers, 4 agosto 2016, p. 51, ISBN 9781532606014.

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