Asma al-Assad

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Asma al-Assad

First Lady della Siria
In carica
Inizio mandato13 dicembre 2000
PredecessoreAnisa Makhlouf

Dati generali
Partito politicoPartito Ba'th (fazione siriana)

Asmāʾ Akhras, coniugata al-Asad (in arabo أسماء الأخرس?; Londra, 11 agosto 1975), è la moglie del presidente della Siria Bashar al-Asad.

Asmāʾ al-Asad è nata ad Acton, distretto del borough londinese di Ealing, nel 1975, in una benestante famiglia siriana di religione musulmana sunnita proveniente dalla città di Homs.[1] Il padre, Fawaz Akhras, era cardiologo, mentre la madre lavorava all'ambasciata siriana di Londra.[2]

Conosce il futuro marito Bashar al-Assad, figlio dell'allora presidente Hafiz, quando Bashar studia oftalmologia a Londra fra il 1992 e il 1994.[3] Alla morte di Basil al-Assad, fratello maggiore di Bashar e fino a quel momento considerato l'erede designato del padre, Bashar torna in Siria per essere addestrato al ruolo di presidente.

Asma si laurea in informatica nel 1996, e studia inoltre letteratura francese.[4] Nel 1997 comincia a lavorare presso la sede londinese della Deutsche Bank come analista nel ramo vendita ed acquisto di fondi speculativi, occupandosi dei clienti nell'Estremo Oriente e in Europa. Passa poi, un anno dopo, alla J.P. Morgan (l'attuale JPMorgan Chase), dove lavora fino al matrimonio nel 2000.

Torna a vivere in Siria nel novembre del 2000 e il mese successivo sposa Bashar al-Assad, che a giugno era diventato Presidente in seguito alla morte del padre Hafiz.[2]

A differenza delle precedenti first ladies siriane, Asmāʾ al-Asad mantiene un alto profilo, occupandosi in prima persona di eventi caritatevoli, ma anche politici e diplomatici. Dà vita a progetti per lo sviluppo economico della Siria, tra cui la prima ONG siriana per lo sviluppo rurale, il Fondo per lo sviluppo rurale integrato della Siria (Fund for Integrated Rural Development of Syria o F.I.R.D.O.S.[N 1]) che si occupa di sviluppo rurale sostenibile.

Si è occupata anche di educazione femminile nel mondo arabo e del ruolo delle donne imprenditrici, della diffusione dei libri per bambini, dello sviluppo dell'informatica.

La sua attività nell'appoggiare eventi culturali, e in particolare storici ed artistici, le è valso il conferimento, da parte dell'Università La Sapienza di Roma, di una laurea honoris causa in archeologia.

Asmāʾ e Bashar al-Asad hanno tre figli, Hafez, Zein e Karim, nati rispettivamente intorno al 2003, al 2005 e al 2006.[5]

Figura pubblica

[modifica | modifica wikitesto]
Asma al-Assad con il marito a Mosca

Asma al-Assad è stata descritta dagli analisti e dai media come una figura importante nelle relazioni pubbliche del governo siriano.[6][7] È stato dato risalto alle sue posizioni progressiste sui diritti e l'educazione delle donne.[6][7] Il suo stile glamour nel vestire ha conquistato l'attenzione dei media.[6] Con la Guerra civile siriana, tuttavia, la sua immagine pubblica ha subito un duro colpo,[6] a causa di numerose cronache sulle sue spese ostentate e stravaganti, dalle quali è emersa la nuova immagine di "una donna più vicina in spirito ad Imelda Marcos, e non più quella di consigliere moderato agli eccessi del marito, come era invece vista fino a prima della rivolta."[8][9]

Alcuni commentatori hanno criticato la First Lady siriana per essere rimasta silenziosa durante la rivolta Siriana,[6][10][11] spingendola ad effettuare attraverso un rappresentante, nel febbraio 2012, la sua prima dichiarazione ai media internazionali dopo oltre un anno dall'inizio delle prime proteste. Il suo rappresentante ha spedito una e-mail al giornale The Times di Londra, in cui si dichiarava a nome della First Lady: "Il Presidente è il Presidente della Siria, non di una fazione dei Siriani, e la first lady lo supporta in questo ruolo."[12]

Nel marzo 2011, la rivista Vogue ha pubblicato un articolo positivo sulla first lady, ma questo è stato rimosso dal sito di Vogue senza commenti nella primavera stessa.[13] In risposta alle domande poste dai media rispetto alla rimozione del profilo della first lady siriana, l'editore di Vogue ha affermato che "In seguito alla nostra intervista, man mano che i terribili eventi dello scorso anno e mezzo si sono verificati in Siria, è diventato chiaro che le sue priorità ed i suoi valori [in Siria] erano completamente agli antipodi rispetto a quelli di Vogue".[14] Secondo la testata giornalistica The New York Times, l'articolo era parte di una campagna del governo siriano, che aveva pagato la compagnia di pubbliche relazioni Brown Lloyd James per intavolare un legame con la rivista Vogue.[14]

Il 23 marzo 2012, i ministri dell'Unione europea hanno congelato i suoi beni e messo in atto delle limitazioni ai viaggi in Europa per la first lady ed altri membri della sua famiglia.[15][16] Tuttavia ad Asma al-Assad è ancora permesso di viaggiare nel Regno Unito a causa della sua nazionalità Britannica.[17]

Il 16 aprile 2012, Huberta von Voss Wittig e Sheila Lyall Grant, rispettivamente le mogli dell'ambasciatore tedesco ed inglese alle Nazioni Unite, hanno pubblicato un video di quattro minuti chiedendo ad Asma al-Assad di schierarsi apertamente per la pace e di imporre al marito di porre fine allo spargimento di sangue nel suo Paese.[18][19]

Nell’agosto del 2018 con un annuncio della presidenza siriana è stato comunicato che Asma Al Assad è in cura per un tumore maligno al seno.[20]

Annotazioni
  1. ^ L'acronimo richiama chiaramente la parola persianizzata - ma d'origine greca ed entrata poi nel lessico arabo - Firdaws, pronunciata appunto Firdos, che significa paradiso.
Fonti
  1. ^ (EN) At home with the Assads: an eerie memoir of Syria's first family before the slaughter began, in Telegraph.co.uk. URL consultato il 17 aprile 2017.
  2. ^ a b Shmuel Bar, Bashar’s Syria: The Regime and its Strategic Worldview (PDF), su herzliyaconference.org, Institute for Policy and Strategy, p. 29. URL consultato il 17 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 26 novembre 2013).
  3. ^ (EN) Asma al-Assad and those who have been sanctioned, in Telegraph.co.uk. URL consultato il 17 aprile 2017.
  4. ^ Adrian Shaw, President Assad's wife banned from travelling to Europe... but not Britain, in mirror, 23 marzo 2012. URL consultato il 17 aprile 2017.
  5. ^ Marta Serafini, Siria, i deputati britannici: «Togliete la cittadinanza ad Asma Assad», in Corriere della Sera. URL consultato il 17 aprile 2017.
  6. ^ a b c d e Syria's First Lady Asma al-Assad Falling from Grace, su montrealgazette.com (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2012).
  7. ^ a b Will Asma al-Assad take a stand or stand by her man?, su edition.cnn.com, 25 dicembre 2011. URL consultato il 14 febbraio 2012.
  8. ^ "Syrian first lady's caring image unlikely to recover", The Independent, 16 March 2012
  9. ^ http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/syrian-first-ladys-caring-image-unlikely-to-recover-7574585.html.
  10. ^ Asma al-Assad, the glamorous face of Syria's dictatorship, su fullcomment.nationalpost.com, 13 gennaio 2012. URL consultato il 14 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2012).
  11. ^ Martin Fletcher, Has Syria's Princess Diana become its Marie Antoinette?, in The Australian, The Times, 30 gennaio 2012.
  12. ^ Agence France-Presse, First lady breaks silence to support President Assad, su theage.com.au, The Age, 8 febbraio 2012.
  13. ^ John Cook, Memory Hole: Vogue Disappears Adoring Profile of Syrian Butcher's Wife, in Gawker, 20 maggio 2011. URL consultato il 18 giugno 2012.
  14. ^ a b Nick Allen, Syria: Vogue's Anna Wintour disowns Asma al-Assad, in The Telegraph, 11 giugno 2012. URL consultato il 13 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2015).
  15. ^ Syria crisis: EU to put sanctions on Asma al-Assad, su bbc.co.uk, BBC News, 23 marzo 2012. URL consultato il 23 marzo 2012.
  16. ^ EUR-Lex - - EN, su eur-lex.europa.eu. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2020).
  17. ^ Assad's relatives face asset freeze and travel ban as EU steps up sanctions, in The Guardian, 23 marzo 2012. URL consultato il 23 marzo 2012.
  18. ^ UN ambassador wives in peace plea to Syria's Asma Assad, su bbc.co.uk, BBC News, 16 aprile 2012. URL consultato il 18 aprile 2012.
  19. ^ International letter and petition to Asma al-Assad. (YouTube video by Huberta von Voss Wittig and Sheila Lyall Grant, 16 April 2012)
  20. ^ [1]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN7130154198330720230005 · LCCN (ENn2018064538 · GND (DE1202146120