Massimo Mucchetti

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Massimo Mucchetti

Presidente della 10ª Commissione Industria del Senato della Repubblica
Durata mandato7 maggio 2013 –
22 marzo 2018
PredecessoreCesare Cursi
SuccessoreGianni Pietro Girotto

Senatore della Repubblica Italiana
LegislaturaXVII
Gruppo
parlamentare
Partito Democratico
CoalizioneItalia. Bene Comune
CircoscrizioneLombardia
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Democratico (2013-2018)
Titolo di studioLaurea in Filosofia
UniversitàUniversità Statale di Milano
ProfessioneGiornalista

Massimo Mucchetti (Brescia, 12 dicembre 1953) è un giornalista e politico italiano.

Laureatosi in filosofia all'Università Statale di Milano, giornalista professionista dal 1981, ha iniziato l'attività sul quotidiano Bresciaoggi, una cooperativa della quale è stato uno degli amministratori, per poi passare al “Mondo economico”, settimanale de il Sole 24 Ore.

Dal 1986 al 2003 ha lavorato all'Espresso dov'è stato vicedirettore. Dal 2004 al 2012 è stato vicedirettore ad personam del Corriere della Sera.

A novembre 2004 Mucchetti (insieme a Vittorio Colao e altri dirigenti del Corriere della Sera) è stato vittima di un tentativo di intrusione informatica da parte di uno o più cracker che, secondo l'accusa, sarebbero legati al tiger team di Telecom Italia.[1]

Elezione a senatore

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Alle elezioni politiche del 2013 viene candidato al Senato della Repubblica, come capolista nella circoscrizione Lombardia tra le file del Partito Democratico, dove viene eletto senatore. Nel corso della XVII legislatura della Repubblica Mucchetti ricopre l'incarico di presidente della 10ª Commissione Industria, commercio, turismo del Senato, da dove si è occupato di importanti dossier, tra i quali il caso Ilva, quello di Telecom Italia e Alitalia, la riforma della legislazione sull'Offerta pubblica di acquisto (Opa) e le nomine dei vertici delle società partecipate dallo Stato come Eni, Enel, Terna e Finmeccanica, oltre a farsi primo firmatario di una proposta di legge sul conflitto d'interessi, le incompatibilità parlamentari e di una proposta sul finanziamento dei partiti politici.

Nel 2014 ha aperto il suo blog Vado al Massimo.[2]

Nel 2015 è protagonista di uno scontro con il direttore de l'Unità Erasmo d'Angelis, a causa della linea politica del giornale, da lui definito "simile alla Pravda di Černenko".[3]

Il 23 ottobre 2017 in dissenso dal PD non partecipa al voto di fiducia sul Rosatellum, la nuova legge elettorale.[4]

Non si ricandida più alle elezioni politiche del 2018, tornando a dedicarsi a tempo pieno all'attività giornalistica.[5]

  1. ^ Giornalisti spiati. Il Tiger team rubava email - Corriere della Sera, su web.archive.org, 4 marzo 2016. URL consultato il 29 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Vado al Massimo - Vado al Massimo, il blog di Massimo Mucchetti, giornalista, Presidente della Commissione industria del Senato - Page 28, su massimomucchetti.it. URL consultato il 29 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 23 maggio 2020).
  3. ^ L'Unità, Mucchetti (Pd) a D'Angelis: "Siete come la Pravda di Cernenko", su Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2015. URL consultato il 12 gennaio 2020.
  4. ^ "Non parteciperemo al voto di fiducia sul Rosatellum". L'annuncio di cinque senatori "dissidenti" del Pd, in L’Huffington Post, 24 ottobre 2017. URL consultato il 24 ottobre 2017.
  5. ^ Francesco Bechis, Golden power e non solo, quale strategia contro le scalate ostili. Parla Mucchetti, su Formiche.net, 3 aprile 2020. URL consultato il 29 aprile 2020.
  6. ^ Edizione 1995 [collegamento interrotto], su ilpremiolino.it. URL consultato il 21 marzo 2021.
  7. ^ Albo d'oro – 1995, su premiolino.it (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2011).
  8. ^ Dopo un anno de Linkiesta... Arriva il Premiolino!, in Linkiesta, 7 febbraio 2012. URL consultato il 21 marzo 2021.
  9. ^ Giornalismo, il Premiolino a Fabio Fazio per Vieni via con me, in TG1, 10 marzo 2011. URL consultato il 21 marzo 2021.
  10. ^ Albo d'oro – 2011, su premiolino.it (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2011).

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Controllo di autoritàVIAF (EN19998590 · ISNI (EN0000 0000 5375 3402 · LCCN (ENno2004061843 · BNF (FRcb15579031m (data)