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Siegfried Graetschus
Siegfried Graetschus | |
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Nascita | Sovetsk, 9 giugno 1916 |
Morte | Campo di sterminio di Sobibór, 14 ottobre 1943 |
Cause della morte | Omicidio |
Dati militari | |
Paese servito | Germania nazista |
Forza armata | Schutzstaffel |
Unità | SS-Totenkopfverbände |
Anni di servizio | 1935 - 1943 |
Grado | SS-Oberscharführer |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
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Siegfried Graetschus (Sovetsk, 9 giugno 1916 – Campo di sterminio di Sobibór, 14 ottobre 1943) è stato un militare tedesco, noto per la sua partecipazione all'Aktion T4 (programma nazista di eutanasia) e all'Aktion Reinhardt, nome in codice dato al progetto di sterminio degli ebrei in Polonia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Graetschus si unì alle SS il 20 dicembre 1935 e aderì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori nel 1936. Nel corso della seconda guerra mondiale partecipò sia all'Aktion T4 che all'Operazione Reinhardt, operando in diversi lager e centri di sterminio nazisti.
Inizialmente lavorò nel campo di concentramento di Sachsenhausen,[1] poi fu trasferito in quello di Buchenwald. Nel corso di quest'ultimo incarico, a Graetschus fu ordinato di presentarsi, assieme ai colleghi Lorenz Hackenholt, Josef Oberhauser e Werner Dubois, alla Cancelleria del Reich di Berlino, dove l'Oberführer delle SA Werner Blankenburg lo informò del programma nazista dell'Aktion T4. Fu così trasferito al centro di eutanasia di Bernburg[2], e poi in quelli di Grafeneck e Brandeburgo sulla Havel, lavorando attivamente nel forno crematorio.[3] Nel campo di sterminio di Bełżec, invece, si occupò del funzionamento dei Gaswagen, utilizzati dai nazisti per sopprimere gli ebrei in attesa della costruzione delle più note camere a gas.[4]
Infine, dopo aver prestato brevemente servizio al campo di sterminio di Treblinka, fu trasferito in quello di Sobibór nell'agosto del 1942, dove fu messo a capo delle circa duecento guardie ucraine del lager, succedendo ad Erich Lachmann.[5][6] Durante la sua permanenza a Sobibór, fu promosso al grado di Untersturmführer, ovvero "sottotenente"; in questi campi lo staff di SS era abbastanza limitato, arrivando ad un numero compreso tra venti e trenta tedeschi, coadiuvato da qualche centinaio di collaborazionisti di altre nazionalità occupate dal Reich, per cui anche un grado relativamente basso occupava posizioni di responsabilità; nello specifico Graetschus comandava la vigilanza e sovrintendeva alle operazioni quotidiane del campo[2][7].
Morì nel corso della rivolta del 14 ottobre 1943, ucciso con un'ascia dal soldato dell'Armata Rossa Arkady Moiseyevich Vaispapir (1921-2018), uno dei prigionieri di guerra sovietici del campo.[8][9][10] La narrazione dettagliata delle circostanze dell'uccisione, fatta dallo stesso Vaispapir, è riportata nel libro scritto da Jules Schelvis sul campo di Sobibór.[11] Un'altra testimonianza diretta sull'operato di Graetschus e sulla vita e rivolta nel campo è contenuta nell'intervista a Yehuda Lerner realizzata da Claude Lanzmann per la realizzazione del film-documentario Sobibor - 14 ottobre 1943, ore 16.00, in cui viene ricordato e descritto come il più famigerato e brutale fra gli aguzzini del campo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Schelvis: Vernichtungslager Sobibór, pag. 190
- ^ a b http://www.redirectify.com/people/siegfried-graetschus.html Archiviato il 4 novembre 2016 in Internet Archive.
- ^ Ernst Klee: Das Kulturlexikon zum Dritten Reich. Wer war was vor und nach 1945. S. Fischer, Francoforte sul Meno, 2007, ISBN 978-3-10-039326-5, pag. 195.
- ^ GELSENZENTRUM Gelsenkirchen - Geheime Reichssache! Betrifft: Technische Abänderungen an den Spezialwagen, su gelsenzentrum.de. URL consultato il 13 marzo 2022.
- ^ Sobibor - The Forgotten Revolt
- ^ Biographies of SS-men - Sobibor Interviews, su sobiborinterviews.nl. URL consultato il 13 marzo 2022.
- ^ The Sobibor Perpetrators, su deathcamps.org. URL consultato il 13 marzo 2022.
- ^ BBC History of World War II. Auschwitz; Inside the Nazi State. Part 4, Corruption.
- ^ Yitzhak Arad. Belzec, Sobibor, Treblinka: The Operation Reinhard Death Camps. Indiana University Press, 1987.
- ^ Thomas Toivi Blatt, From the ashes of Sobibor: a story of survival, 1997, p. 146.
- ^ Sobibor: A History of a Nazi Death Camp, Schelvis, Jules. 2007, p. 162, vedi Google books