Hermann Michel | |
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Nascita | Westerkappeln, 20 febbraio 1909 |
Morte | Egitto, 8 agosto 1984 |
Cause della morte | naturali |
Etnia | tedesco |
Dati militari | |
Paese servito | Germania nazista |
Forza armata | Schutzstaffel |
Unità | SS-Totenkopfverbände |
Grado | SS-Oberscharführer |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Comandante di | Campo di sterminio di Sobibór |
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Hermann Michel (Westerkappeln, 20 febbraio 1909 – Egitto, 8 agosto 1984[1]) è stato un militare tedesco che partecipò all'Aktion Reinhardt, nome in codice dato al progetto di sterminio degli ebrei in Polonia. Non va confuso con l'omonimo nazista Hermann Michel (o Michl), nato il 23 aprile 1912 a Passau, il quale prestò invece servizio a Buchenwald, Majdanek e Sachsenhausen, venendo infine assassinato il 21 luglio 1944 a Lublino.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]A metà degli anni '30 iniziò a lavorare come infermiere presso il centro medico Berlin-Buch. Alla fine degli anni '30, insieme a Franz Stangl e Christian Wirth, lavorò come capo infermiere presso il centro di sterminio di Hartheim, dove i disabili fisici e mentali venivano sterminati nell'ambito del programma di eutanasia noto come Aktion T4.[3]
Nell'aprile 1942, l'SS-Obersturmführer Franz Stangl fu nominato comandante del campo di sterminio di Sobibór. Michel fu scelto da Stangl come suo vice, in virtù del loro precedente rapporto di lavoro e della sua vasta esperienza nei programmi di eutanasia forzata.
Michel viene descritto come un uomo alto e aggraziato, con lineamenti delicati e una voce piacevole. Il suo modo di parlare educato e raffinato gli valse il soprannome di "Preacher" (predicatore).[3]
Eda Lichtman, una sopravvissuta di Sobibór, descrisse come Michel ingannava i prigionieri ebrei al loro arrivo al campo:
«We heard word for word how Oberscharführer Michel, standing on a small table, convinced the people to calm down. He promised them that after the baths all their belongings would be returned to them and that it was time for Jews to become a productive element. At present all of them would be going to the Ukraine to live and work. This address aroused confidence and enthusiasm among the people. They applauded spontaneously and sometimes even danced and sang.[4]»
«Abbiamo sentito parola per parola come l'Oberscharführer Michel, in piedi su un tavolino, convinceva la gente a calmarsi. Prometteva loro che dopo la doccia sarebbero stati restituiti loro tutti gli averi e che era tempo che gli ebrei diventassero una forza produttiva. Sarebbero tutti andati in Ucraina a vivere e lavorare. Questo discorso suscitava fiducia ed entusiasmo tra la gente. Essa applaudiva spontaneamente e talvolta addirittura ballava e cantava.»
L'SS-Oberscharführer Kurt Bolender, comandante del campo III di Sobibór, testimoniò al suo processo su come funzionava il processo di sterminio:
«Before the Jews undressed, Oberscharführer Hermann Michel made a speech to them. On these occasions, he used to wear a white coat to give the impression [that he was] a physician. Michel announced to the Jews that they would be sent to work. But before this they would have to take baths and undergo disinfection, so as to prevent the spread of diseases.... After undressing, the Jews were taken through the so-called Schlauch ("tube"). They were led to the gas chambers not by the Germans but by Ukrainians.... After the Jews entered the gas chambers, the Ukrainians closed the doors.... The motor which supplied the gas was switched on by a Ukrainian called Emil and by a German driver called Erich Bauer from Berlin. After the gassing, the doors were opened, and the corpses were removed by a group of Jewish workers....[4]»
«Prima che gli ebrei si spogliassero, l'Oberscharführer Hermann Michel faceva loro un discorso. In queste occasioni indossava un camice bianco per dare l'impressione di essere un medico. Michel annunciava agli ebrei che sarebbero stati mandati a lavorare. Ma prima avrebbero dovuto fare la doccia e sottoporsi alla disinfezione, in modo da prevenire la diffusione di malattie... Dopo essersi spogliati, gli ebrei venivano portati attraverso il cosiddetto Schlauch ("tubo"). Venivano condotti nelle camere a gas non dai tedeschi ma dagli ucraini... Dopo che gli ebrei entravano nelle camere a gas, gli ucraini chiudevano le porte... Il motore che generava il gas veniva acceso da un ucraino di nome Emil e da un autista tedesco di nome Erich Bauer di Berlino. Dopo la gassazione, le porte venivano aperte, e i cadaveri portati via da un gruppo di operai ebrei...»
A seguito della rivolta del 14 ottobre 1943, i 125 sopravvissuti del personale delle SS del campo di Sobibór, compreso Michel, furono trasferiti a Trieste, in Italia, per combattere i partigiani ivi presenti. Mentre era in prigione nel 1971, Franz Stangl dichiarò in un'intervista: "Eravamo motivo di imbarazzo per i nostri superiori. Volevano trovare modi e mezzi per incenerirci". Franz Stangl riteneva che Hermann Michel fosse sopravvissuto alla seconda guerra mondiale e che fosse fuggito in Egitto, sebbene ciò non sia mai stato dimostrato.[5]
Alcune fonti suggeriscono che Hermann Michel sia morto l'8 agosto 1984 in Egitto, ma ciò non è mai stato provato in maniera definitiva.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Sobibor Interviews: Biographies of SS-men
- ^ The Case of Nazi Murderer Hermann Michel, su zionismisfreedom.com.
- ^ a b Nizkor Web Site, su nizkor.org. URL consultato il 19 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b Yitzhak Arad (1987). Belzec, Sobibor, Treblinka: The Operation Reinhard Death Camps, Bloomington: Indiana University Press, pp. 76-77
- ^ Gitta Sereny. Into That Darkness: An Examination of Conscience. Vintage, 1983.