Risurrezione di Gesù

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La Resurrezione di Piero della Francesca.

La risurrezione di Gesù è l'evento centrale della narrazione dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento: secondo questi testi, il terzo giorno dalla sua morte in croce Gesù risorse lasciando il sepolcro vuoto e apparendo inizialmente ad alcune discepole e quindi anche ad altri apostoli e discepoli in forma corporea. Per il Cristianesimo l'evento è il principio e fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua, la più importante festività cristiana, e settimanalmente nella domenica.

La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come evento miracoloso e fondamentale nella Storia e nella possibilità di salvezza di ogni creatura umana.

Il Nuovo Testamento non descrive in dettaglio il processo della risurrezione, ma presuppone che sia un atto esclusivamente di Dio, non osservato né influenzato da alcun essere umano (Marco 16,6[1]). La fede del cristianesimo primitivo nella messianicità di Gesù Cristo e nella salvezza a vita eterna di coloro che confessano il suo nome si basa su questa testimonianza:

«Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.»

La storicità della risurrezione di Gesù è un importante argomento dell'apologetica.

La risurrezione di Gesù (in greco biblico: ἀνάστασις τοῦ Ἰησοῦ, romanizzato: anástasis toú Iēsoú) è la credenza cristiana secondo cui Dio risuscitò Gesù dai morti il terzo giorno[Nota 1] dopo la sua crocifissione, dando inizio - o ripristinando[3]- la sua esistenza gloriosa come Cristo e Signore. Secondo il Nuovo Testamento, Gesù è il primogenito dai morti, colui che ha aperto le porte del Regno di Dio.[4][5] È apparso ai suoi discepoli, chiamando gli apostoli alla Grande Missione di perdonare i peccati e battezzare i pentiti, dopodiché è asceso al cielo.

Per la tradizione cristiana, la risurrezione corporea è stata la restituzione alla vita di un corpo trasformato e nutrito dallo spirito,[6] come descritto da Paolo e dagli evangelisti, che ha portato all'affermazione del cristianesimo. Nella teologia dei cristiani, la Risurrezione di Gesù è "il mistero fondamentale della fede",[7] come ricordato dalla Pasqua, insieme al mistero cristologico restante (Incarnazione, Passione e Morte), e unitamente ai Logia e alle opere del ministero di Gesù.[8] Per i cristiani, la Sua Risurrezione è la garanzia che tutti i morti cristiani saranno risuscitati al momento della parousia (seconda venuta) di Cristo.[9]

L'erudizione cristiana laica e liberale affermano che le esperienze religiose,[10] così come le apparizioni di Gesù[11][12] e la lettura ispirata dei testi biblici,[13] hanno dato impulso alla credenza nella glorificazione di Gesù[14] come "compimento delle Scritture",[15] e alla ripresa dell'attività missionaria dei Suoi discepoli.[11][16]

Gli studiosi del cosiddetto "Gesù storico" tendono generalmente a evitare l'argomento, poiché molti ritengono che la questione riguardi la presenza/assenza della fede.[17]

Sinossi evangelica

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Secondo gli scritti dei vangeli, il terzo giorno dopo la deposizione nel sepolcro Gesù risorse (I giorno: venerdì, morte e deposizione; III giorno: domenica, resurrezione). I vangeli canonici non descrivono direttamente l'evento, che non ha avuto testimoni diretti, ma solo la testimonianza della scoperta della sua tomba vuota e le successive apparizioni di Gesù alle discepole e agli apostoli. La scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè domenica mattina, quando Maria Maddalena - sola o con altre donne, a seconda del resoconto evangelico[Nota 2] - si recò al sepolcro[Nota 3].

Matteo Marco Luca Giovanni Altri testi
Morte in croce e Deposizione nel sepolcro
Dopo il sabato all'alba[Nota 4] Maria Maddalena e l'altra Maria al sepolcro (28,1[18]) Passato il sabato all'alba Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome al sepolcro (16,1-2[19]) Passato il sabato di mattino presto Maria Maddalena, Giovanna, Maria di Giacomo e altre (v. 10) al sepolcro (24,1[20]) Il primo giorno della settimana quand'era ancora buio Maria Maddalena (e altre)[Nota 5] al sepolcro (20,1[21]) "Gesù Cristo... è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1Cor15,3-4[22])[Nota 6]

"Gesù Cristo... costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Rm1,3-4[23])
"Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo" (2Tm2,8[24])
"Gesù di Nazaret... Dio lo ha risuscitato" (At2,22-24[25])
e passim

Terremoto, apparizione di un angelo che rotola la pietra del sepolcro, paura dei soldati (lett. "custodi") (28,2-4[26]) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro e visione di un angelo (lett. "giovane"), paura delle donne (16,3-5[27]) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro vuoto, apparizione di due angeli (lett. "uomini"), paura delle donne (24,2-5[28]) Pietra rotolata via (20,1[29]);
visione di due angeli nel sepolcro (20,11-13[30])
Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli (28,5-7[31]) Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli e a Pietro (16,6-7[32]) Annuncio alle donne della risurrezione (24,5-8[33]) -
Partenza dal sepolcro, apparizione di Gesù alle donne (28,8-10[34]) Fuga dal sepolcro (16,8[35]); apparizione di Gesù a Maria Maddalena (16,9[36])[Nota 7] - Nel sepolcro apparizione di Gesù, noli me tangere (20,14-17[37])
- Le donne, spaventate, fuggono dal sepolcro e non dicono niente a nessuno (16,8[38]) Le donne dagli apostoli, annuncio, incredulità, Pietro al sepolcro, che vede vuoto (24,9-12[39]) Maria Maddalena dagli apostoli, annuncio, Pietro e Giovanni al sepolcro, che vedono vuoto (20,2-10[40])
Altre apparizioni e Ascensione

Nell'epistolario paolino

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La convinzione che Gesù sia stato risuscitato dai morti si ritrova nelle prime testimonianze delle origini cristiane.[41][Nota 8]

Prima Lettera ai Corinzi

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Il momento esatto della risurrezione in sé non è descritto in nessuno dei vangeli canonici, ma tutti e quattro contengono passaggi in cui Gesù predice la sua morte e ciò che sarebbe accaduto tre giorni dopo, la narrazione di tale evento, oltre ad allusioni che il lettore avrebbe capito col senno di poi.[42] I testi del Nuovo Testamento non contengono descrizioni del modo in cui sia avvenuta una resurrezione, ma piuttosto resoconti di una tomba vuota e delle apparizioni di Gesù.[43]

1 Corinzi 15,1-8

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Una delle lettere inviate dall'apostolo Paolo a una delle prime chiese greche, la Prima Lettera ai Corinzi, contiene uno dei primi credo cristiani che fa riferimento alle apparizioni post-mortem di Gesù e che esprime la convinzione che egli sia stato risuscitato dai morti, ovvero 1 Corinzi 15, 1-8[44][45][46]. È ampiamente accettato che questo credo sia precedente a Paolo e alla stesura della Prima Lettera ai Corinzi.[47] Cionondimeno, essa è considerata la più importante testimonianza della risurrezione nel NT per la sua antichità e valore,[48], poiché Paolo la introduce come fondamento salvifico della fede da lui proclamata. Gli studiosi hanno sostenuto che nella sua presentazione della risurrezione, Paolo si riferisca a questa come a una precedente tradizione autorevole, trasmessa in stile rabbinico, che egli ha ricevuto, custodito e trasmesso alla Chiesa di Corinto.[Nota 9] Almeno i versi 3 e 4 sono considerati una citazione della più antica confessione di fede paleocristiana, che Paolo probabilmente adottò dalla Chiesa primitiva durante la sua prima visita a Gerusalemme (Galati 1,18-19[49]).[50] È probabile che essa sia stata scritta originariamente in aramaico a Gerusalemme e che fosse già stata messa in forma scritta, unitamente all'elenco dei destinatari.[51] Paolo confessava la morte espiatoria vicaria, la sepoltura e la risurrezione di Gesù il terzo giorno come verità scritturali, cioè come tappe prestabilite da Dio nella storia della salvezza biblica che realizzano le promesse in essa contenute. Per i primi cristiani, queste tappe costituivano un'unità inscindibile e irreversibile, che determinava anche la struttura della narrazione della Passione e della Pasqua pre-marcana.[52]

Nei versi da 5 a 7 che seguono, i cristiani della Chiesa primitiva collegarono un elenco dei destinatari di un'apparizione di Gesù in ordine cronologico. Ogni alinea è introdotta dal participio passivo “" / fu visto da..." (in greco: ὤφθη, trasl.: ophtae). La parola qui non indica la vista ordinaria, ma piuttosto uno svelamento visionario di verità terrene inaccessibili (rivelazione) resa possibile solo da Dio.[53] La Septuaginta la usa spesso per riferirsi alle apparizioni di Dio (Esodo 16,10[54]; Isaia 33,10-11[55]; Isaia 35,2[56]; Isaia 66,18[57]; Salmi 838[58]; Salmi 101,17[59], fra i molti altri). L'apocalittica giudaica, in particolare, narra di visioni oniriche in cui vengono anticipati gli eventi della fine dei tempi. Anche il messaggio dell'angelo in Marco 16,7[60] ("Là lo vedrete")[61] e le affermazioni dello stesso Paolo in Galati 1,12.16[62] e 1 Cor 9,1[63] ("Non ho forse visto Gesù, nostro Signore?") si riferiscono a una percezione e a una rivelazione finale che è possibile solo da parte di Dio.[64]

La natura di questa percezione non viene spiegata. Tutto si concentra sul suo contenuto: il Gesù precedentemente crocifisso e sepolto, ora risorto. È chiaro che si tratta di esperienze reali e sensibili.[65] Il vedere passivo era evidentemente un riconoscimento e un conoscere nuovamente (un ri-conoscimento) che rivelava infine la vera identità di Gesù, prima nascosta, a coloro che lo avevano visto/udito e in parte accompagnato nella sua vita terrena.[66] Denota quindi un incontro personale con Gesù Cristo che rovesciava l'intera vita precedente dei destinatari. Per loro, Egli era ormai in modo irrevocabile colui che era stato inaspettatamente risvegliato da Dio a una nuova vita senza fine e senza possibilità di perdita.[67]

Paolo e molti dei suoi destinatari non conoscevano il Gesù storico, motivo per cui al verso 6 probabilmente aggiunse il riferimento a testimoni viventi di un'apparizione di Gesù, tali che potessero essere interrogati.[68] Ponendosi come ultimo componente dell'elenco dei testimoni al verso 8, sottolineò che il Risorto stesso lo aveva incaricato, nonostante il suo passato di persecutore di cristiani, proprio come gli apostoli della Chiesa primitiva, della missione universale alle nazioni. Anni prima, nella Epistola ai Galati, Paolo aveva sottolineato di aver ricevuto la sua chiamata come apostolo delle genti indipendentemente dalla Chiesa primitiva e di avere visitato quest'ultima solo in seguito: ciò avvalora l'autenticità del suo incontro con Gesù risorto e allo stesso tempo la sua coerenza con le precedenti visioni di Gesù avute dai primi cristiani, di cui Paolo fece poi propria la confessione di fede.[69] Trattò quindi il tema della risurrezione in un fondamentale trattato teologico (1 Cor 15,12-58[70]).

Paolo e la Chiesa di Gerusalemme

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In definitiva, le origini del credo risiedono nella comunità apostolica di Gerusalemme, che formalizzò e iniziò a trasmettere tale verità pochi anni dopo la risurrezione.[Nota 10]

Geza Vermes scrive:

«[Il credo è] una tradizione che egli [Paolo] ha ereditato dai suoi anziani nella fede riguardo alla morte, sepoltura e risurrezione di Gesù.»

Le origini ultime del credo risiedono probabilmente all'interno della comunità apostolica di Gerusalemme, rispetto a un articolo di fede che fu formalizzato e trasmesso entro pochi anni dalla risurrezione. Hans Grass sostiene l'ipotesi di un'origine a Damasco,[72] mentre secondo Paul Barnett questa formula di fede era la variante di una prima tradizione di base che Paolo "ricevette" a Damasco da Anania nel 34 [d.C.] circa, dopo la sua conversione.[73]

«3 Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4 fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.»

Nell'ekklēsia (Chiesa) di Gerusalemme, da cui Paolo ricevette questo credo, la frase "morì per i nostri peccati" era probabilmente una motivazione apologetica della morte di Gesù come parte del piano e dello scopo di Dio, come evidenziato nelle Scritture. Per Paolo, essa acquisì un significato più profondo, fornendo "una base per la salvezza dei Gentili peccatori a prescindere dalla Torah".[75] L'espressione "morì per i nostri peccati" era stata anticipata da Isaia 53:4-11[76] e da 4 Maccabei 6:28-29[77]. L'espressione "risorto il terzo giorno" era già stata profetizzata da Osea 6:1-2[78].[79]

Paolo, scrivendo ai membri della Chiesa di Corinto, afferma che Gesù gli è apparso nello stesso modo in cui era apparso ai testimoni precedenti.[80] In 2 Corinzi 12[81], Paolo descrive il suo rapimento estatico al terzo Cielo e, sebbene il linguaggio sia oscuro, un'interpretazione plausibile è che l'uomo credesse di vedere Gesù in trono alla destra di Dio.[82]

I numerosi riferimenti paolini che affermano la sua fede nella risurrezione includono:

«Riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4 costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore»

«Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio»

«[...] che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, 4 fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.»

Vangelo e Atti degli Apostoli

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Risurrezione di Gesù Cristo (Germain Pilon, scultura su marmo realizzata prima del 1572).

Gesù è descritto come il "primogenito dai morti" (in greco: prōtotokos), il primo ad essere risuscitato dai morti, acquisendo così lo "status speciale del primogenito come figlio ed erede preminente".[4][5] La sua risurrezione è anche la garanzia che tutti i morti cristiani saranno risuscitati in occasione della Seconda Parusia del Risorto, per un giudizio di salvezza o di condanna.[9]

Dopo la risurrezione, Gesù è raffigurato mentre convoca gli apostoli per la Grande Missione, come descritto in Matteo 28:16-20[86], Marco 16:14-18[87], Luca 24:44-49[88], Atti 1:4-8[89] e Giovanni 20:19-23[90], in cui i discepoli ricevono la chiamata a far conoscere al mondo la buona novella del Salvatore vittorioso e la presenza stessa di Dio nel mondo per mezzo dello Spirito.

«Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi»

«Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, 47 e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme.»

«A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.»

Il Vangelo secondo Marco, che è il più sintetico dei quattro, termina con la scoperta dee sepolcro vuoto da parte di Maria Maddalena, Salome e "Maria madre di Giacomo". Un giovane con una veste bianca appare loro in tale luogo, annunciando che Gesù era risorto e istruendole con le seguenti parolr:

«Andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto»

Più avanti, Marco 16:9[91] dice che Gesù apparve a Maria Maddalena, poi a due discepoli fuori Gerusalemme e quindi agli undici apostoli rimasti, incaricandoli di diffondere la buona novella:

«Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.»

Marco 16,8-9[92] rappresenta Gesù mentre proclama la salvezza eterna per opera dei discepoli.

In Matteo, Luca e Giovanni, l'annuncio della risurrezione è seguito da apparizioni di Gesù prima a Maria Maddalena e poi ad altri discepoli. Il Vangelo secondo Matteo descrive un'unica apparizione in Galilea, Luca menziona diverse apparizioni a Gerusalemme, mentre Giovanni, in modo complementare, menziona apparizioni sia a Gerusalemme che in Galilea. A un certo punto, queste apparizioni cessarono nella prima comunità cristiana, come si evince dalle narrazioni evangeliche. A riguardo, gli Atti degli Apostoli dicono:

«[...] dopo che ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni, parlando delle cose relative al regno di Dio.»

Il Vangelo secondo Luca descrive l'Ascensione di Gesù al cielo a partire da una località vicina a Betania 8Luca 24,50-51[93]).

Nel Vangelo secondo Matteo, un angelo apparve a Maria Maddalena presso il sepolcro vuoto, dicendole che Gesù non era lì perché era stato risuscitato dai morti e la incaricava di dire agli altri discepoli di andare in Galilea, per incontrarLo. Gesù apparve poi a Maria Maddalena e "all'altra Maria" presso il sepolcro; in base a Marco 16:7[94], Gesù apparve a tutti i discepoli su un monte in Galilea, dove rivendicò l'autorità sul cielo e sulla terra e incaricò i discepoli di predicare il Vangelo a tutto il mondo.[95] Matteo presenta la seconda apparizione in modo particolarmente enfatico:

«Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 20 insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.»

In questo messaggio, la fine dei tempi è ritardata al fine di condurre il mondo ad essere discepoli di Cristo[non chiaro].[97]

Le tre Marie al Sepolcro di Cristo sul portale ovest della Chiesa di Santa Maria della Pace (Cattedrale di Costanza, 1470).

Nel Vangelo secondo Luca, si afferma che "le donne che erano venute con lui dalla Galilea (Luca 23,55[98]) si recarono al sepolcro di Gesù che trovarono vuoto. Due angeli appaiono per annunciare che Gesù non è lì, ma è stato risuscitato dai morti (Luca 24,1-5[99]). Gesù appare poi a due discepoli in cammino verso Emmaus, che avvertono gli undici apostoli rimasti, i quali rispondono che Gesù è apparso a Pietro. Mentre descrivono questo, Gesù appare di nuovo, spiegando di essere il Messia risuscitato dai morti secondo le Scritture:[100]

«Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.»

Luca sottolinea la continuità corporea di Gesù.[Nota 11] Quando all'inizio i discepoli furono "stupiti e spaventati” dalla riapparizione di Gesù risorto, pensando "di vedere un fantasma", Luca riporta l'insistenza di Gesù:

«Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma[Nota 12]. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho.»

Egli ascese poi al Cielo, assiso alla destra del trono di Dio Padre.

Nel Vangelo secondo Giovanni, Maria Maddalena trova il sepolcro vuoto e ne dà notizia a Pietro. Vide poi due angeli, dopodiché le apparve Gesù stesso. La sera, Gesù apparve agli altri discepoli, fatto a cui seguì un'altra apparizione una settimana dopo (Giovanni 20,1-29[102]). Successivamente, apparve in Galilea a Pietro, Tommaso e altri due discepoli, ordinando a Pietro di prendersi cura di loro (Giovanni 21,1-19[103]). In Giovanni, si rinviene un'enfasi simile a quella di Luca sulla continuità fisica, poiché Gesù dice a Tommaso:

«Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».»

Negli Atti degli Apostoli, Gesù apparve agli apostoli per quaranta giorni e ordinò loro di rimanere a Gerusalemme (Atti 1,3[105]) dopodiché ascese al cielo, seguito dalla venuta dello Spirito Santo nella solennità di Pentecoste e dal mandato missionario della Chiesa primitiva.[106]

Analisi linguistica

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Nelle lettere di San Paolo, per indicare la risurrezione, troviamo formule unipersonali con il verbo greco ἐγείρω (trasl.: egeìrō), che significa:[107]

  • attivo: "desto", "sveglio", "risveglio" qno (cfr. Omero e SEG:);
    • traslato: ""eccito", "suscito", "desto", "infervoro", "stimolo" (Omero e SEG), esempi: guerra e coraggio (Omero e Attici); desideri (Platone); sollevo, innalzo gemito (tragici greci e Platone); fo risonare la lira (Pindaro;
    • di malati: "risano", "guarisco" (Nuovo Testamento); di morti: "risuscito", "desto da morte" (ID.);
  • medio e passivo: "svegliarsi", "destarsi" (Omero e SEG.); "levarsi", "sorgere" (ID.;NT.); "veglio", "fo la guardia" (ID.).

Tale verbo greco è quello preferito da Paolo per indicare la risurrezione[108] e, in generale, si rinviene in 144 passi biblici, tra cui:[109]

  • "Dio lo ha risuscitato dai morti": Romani 10,9[110], 1 Corinzi 6,14[111], 1 Corinzi 15,15[112], Efesini 1,20[113];
  • "Colui che ha risuscitato Gesù dai morti": Romani 4,24[114], 2 Corinzi 4,14[115];
  • "Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti": Galati 1,1[116];
  • "in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti": Colossesi 2,12[117].

Inoltre, con tale verbo si hanno altri passi biblici che definiscono il Signore Gesù:

  • Dio che risuscita il Figlio dai morti:
    • 1 Tesssalonicesi 1,10[118]: "come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti": (è considerata la più antica testimonianza scritta della resurrezione nel NT);[119]
    • Colossesi 2,12[120]: "Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti";[121]
  • la gloria del Padre che resuscita il Figlio:
    • Romani 6,4[122]: "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova";[123]
  • l'irripetibilità dell'Incarnazione e la vittoria sulla morte:
    • Romani 6,9[124]: "sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui."[125]

La resurrezione è menzionata anche in:

  • Romani 7,4[126]: "Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio";[127]
  • Romani 8,34[128]: "Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi."[129]

Abbiamo formule che combinano l'affermazione della risurrezione (col verbo egeìrō) con altri contenuti:

  • Marco 16,6[130]: "Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui";[131]
  • Luca 24,33-34[132]: "E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone";[133]
  • Gesù è morto e risorto:
    • 1 Tessalonicesi 4,14[134]: "Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui";[135]
    • 1 Corinzi 15,3-4[136]: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture.";[137]
    • 2 Corinzi 5,15[138]: "Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro";[139]
  • Il Figlio dell'uomo soffrirà, sarà umiliato, sarà ucciso e risorgerà dopo tre giorni:
    • Marco 8,31[140]: "Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell'uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse";[141]
    • Marco 9,31[142]: "Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà";[143]
    • Marco 10,33-34[144]: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".[145]

La risurrezione è indicata anche con il verbo greco ἀνίστημι (trasl.: anìstēmi), il cui significato fondamentale è quello di "levarsi in piedi" e ricorre 107 volte nel Nuovo Testamento.[109] Più nello specifico, significa:[107]

Scorcio della piccola cappella collocata all'interno della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, secondo la tradizione situata nel luogo dove si trovava la piccola grotta del sepolcro, demolita con la costruzione della chiesa. Sulla destra si nota il ripiano dove fu adagiato il corpo di Gesù.

Il luogo della risurrezione di Gesù, riportato dai vangeli, è il sepolcro nel quale era stato deposto, situato poco fuori le mura di Gerusalemme vicino al Golgota-Calvario, il piccolo monticello roccioso dove Gesù fu crocifisso. La tradizione cristiana avrebbe conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Santo Sepolcro.

I vangeli non indicano la data precisa della risurrezione, ma narrano che la scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè tre giorni dopo la sua morte e deposizione nel sepolcro. Metricamente valutando, i "tre giorni" sono poco più che una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica.

Anche la data della morte di Gesù non è indicata esplicitamente dai vangeli. L'ipotesi maggiormente diffusa tra gli studiosi è che sia venerdì 7 aprile del 30 (o meno probabilmente il 27 aprile 31 o il 3 aprile 33), che quindi rimanderebbe, come data della risurrezione, alla domenica 9 aprile del 30[146] .

La resurrezione nei vangeli apocrifi

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La descrizione della risurrezione o resurrezione di Gesù, assente nei vangeli canonici, trova invece posto in alcuni vangeli apocrifi. Nel vangelo di Pietro, la tomba di Gesù era sorvegliata da alcuni soldati romani comandati dal centurione Petronio, con la presenza anche di alcuni religiosi ebrei. L'apocrifo racconta che durante la notte del sabato i soldati di guardia videro due uomini avvolti da un grande splendore, che scesero dal cielo e si avvicinarono al sepolcro; la pietra che lo chiudeva rotolò via da sola e i due entrarono nel sepolcro. I soldati svegliarono il centurione e i religiosi ebrei. Mentre discutevano tra loro, i presenti videro tre uomini uscire dalla tomba; due di loro sorreggevano il terzo ed erano seguiti da una croce. Quindi si sentì una voce proveniente dal cielo e la croce gli rispose. I soldati e i religiosi abbandonarono il sepolcro e corsero da Ponzio Pilato, svegliandolo e raccontandogli l'accaduto. Su richiesta dei religiosi ebrei, Pilato ordinò al centurione e ai soldati di non dire a nessuno ciò che avevano visto[147].

Storicità dell'evento

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La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come storico e fondamento della fede cristiana. Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che alla luce delle testimonianze contenute nei Vangeli" è impossibile interpretare la risurrezione di Gesù al di fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come avvenimento storico"[148]. Joseph Ratzinger ha affermato che la resurrezione di Gesù è un mistero che va oltre la scienza: Gesù non ritorna alla normale vita biologica (come Lazzaro e le altre persone risuscitate di cui si parla nei Vangeli), ma il suo corpo viene trasformato, per cui non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Per Ratzinger, la resurrezione di Gesù inaugura una nuova dimensione definita escatologica: l'evento avviene nella storia e vi lascia un'impronta, ma va al di là della storia[149]. Il teologo Franco Giulio Brambilla precisa che la risurrezione in sé non è un evento storico ma metastorico, tuttavia si manifesta storicamente presso i discepoli e per mezzo di essi.[150]
Secondo il teologo Hans Kessler, la risurrezione è comunque "una realtà accettabile e comprensibile solo nella fede"[151], piuttosto che un fatto indagabile e verificabile con i mezzi dello storico.

Argomenti a favore della storicità

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La Resurrezione di Cristo, di Peter Paul Rubens

I resoconti evangelici sono sostanzialmente concordi nell'evento della risurrezione, testimoniato dalla constatazione della tomba vuota e dalle apparizioni alle discepole prima e poi agli apostoli. La differenza fra le varie tradizioni, spiegabili con redazioni diverse quanto a cronologia e zona geografica nonché con i diversi destinatari a cui ciascun evangelista si rivolge (Matteo agli ebrei, Luca ai Greci e ai Romani), è un punto a favore della storicità: se i primi cristiani avessero voluto a posteriori inventare la risurrezione, sarebbero stati attenti a renderla credibile[152][153]. Alcune discordanze sono comunque dettagli secondari (come l'apparizione alle discepole di uno o di due angeli) mentre altre sono conciliabili, come i luoghi delle apparizioni agli Apostoli (è possibile che le prime siano avvenute a Gerusalemme e le successive in Galilea dove essi si sarebbero spostati)[154][Nota 13]. In merito ad altre differenze evangeliche, taluni rilevano come alcuni brani dei vangeli canonici - ad esempio il cosiddetto finale lungo[Nota 14] del vangelo di Marco - siano da considerarsi aggiunte posteriori.

Alcuni sostengono inoltre che l'evento non possa essere stato inventato dai discepoli in base alla loro fede in Gesù Messia: nell'Antico Testamento non si trova scritto che il Messia doveva morire e risorgere. Il "compimento" dell'Antico Testamento rappresentato da Gesù si trova a un livello ulteriore, fuori dalle stesse categorie previste dalle Scritture: gli ebrei si aspettavano infatti la risurrezione di tutti alla fine dei tempi, e per le loro concezioni la risurrezione di Gesù è assolutamente imprevedibile[155] Alcuni passi dell'Antico Testamento (come il Salmo 22) sono stati successivamente riferiti alla morte di Gesù e altri (come il Salmo 15) sono stati riferiti alla sua risurrezione, ma per i maggiori studiosi non è stata la Scrittura a suscitare il racconto degli eventi della risurrezione, ma sono stati gli eventi della risurrezione che hanno condotto ad una nuova interpretazione della Scrittura[149].

La sepoltura di Gesù, messa in dubbio da alcuni studiosi, è un fatto storico attestato anche da san Paolo (15,3-4[156]), che essendo giudeo e cittadino romano conosceva bene le usanze di entrambi i popoli. In Giudea, i condannati a morte venivano di solito sepolti in una fossa comune, ma l'autorità romana poteva concedere a sua discrezione la restituzione dei corpi a familiari o parenti; è plausibile che una richiesta proveniente da un giudeo autorevole come Giuseppe di Arimatea (presentato dagli evangelisti come membro del Sinedrio o uomo facoltoso), sia stata accolta favorevolmente[157]. D'altra parte, non c'è alcuna prova storica che attesti che Gesù è stato sepolto in una fossa comune destinata ai delinquenti, come sostiene qualche studioso; non sono emerse, neanche da parte ebraica, storie o leggende che raccontino una diversa modalità di sepoltura rispetto alla narrazione dei Vangeli[158]. Il racconto della sepoltura presentato dagli Atti degli Apostoli (13,27-30[159]) appare differente, ma secondo il biblista Carlo Maria Martini ciò sembra frutto di un'abbreviazione e non è da considerarsi necessariamente in opposizione ai Vangeli[160]. Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi è invece da considerarsi sospetta la storicità della sorveglianza del sepolcro da parte delle guardie, riferita dal vangelo di Matteo (27,62-66[161]); l'episodio ha un valore apologetico (dimostrare l'impossibilità del furto del cadavere da parte dei discepoli), pertanto va considerato con cautela, leggendolo soprattutto sotto il profilo teologico[162][163] (per il biblista Alberto Maggi le guardie rappresentano coloro che sono al servizio della morte e nulla possono contro la manifestazione del Dio della vita[164]).

Per quanto riguarda la questione della tomba vuota, alcuni studiosi fanno osservare che se la tomba di Gesù fosse rimasta intatta, quest'argomento sarebbe stato usato dai giudei contro i primi discepoli per confutare le affermazioni sulla resurrezione[165]; altri ammettono che la tomba vuota non è in sé una prova della resurrezione, dato che può avere spiegazioni di vario tipo, ma lo diventa insieme alle testimonianze delle successive apparizioni. D'altra parte, le apparizioni senza la tomba vuota non sarebbero neanche loro un elemento a favore della resurrezione, dato che non avrebbero avuto nulla di diverso dalle normali apparizioni di morti riferite in vari luoghi ed epoche: ma entrambi gli eventi si completano e rafforzano[166].

Un ulteriore argomento proposto a favore della resurrezione è quello della "causa proporzionata" (Martin Dibelius): secondo il racconto biblico prima della risurrezione gli apostoli e i discepoli se ne stavano nascosti impauriti, dopo le apparizioni di Gesù risorto diventano audaci. Una truffa volontaria non può aver spinto i primi cristiani a rischiare la vita e a morire per una menzogna. La risurrezione è stata la causa di questo radicale cambiamento, proporzionata all'effetto ottenuto.[167] Secondo lo studioso ebreo di religioni Pinchas Lapide, neanche l'ipotesi che si sia trattato di allucinazioni è sufficiente a spiegare la profonda trasformazione dei discepoli.[168]

La Risurrezione, di Carl Heinrich Bloch

Altri studiosi osservano, inoltre, come il resoconto della risurrezione di Gesù sia molto antico e abbia costituito fin dall'inizio il cuore della predicazione cristiana, come testimoniano le Lettere di Paolo e gli Atti degli Apostoli (es. 1Cor15,1-8[169] e At2,32[170]): una prossimità così forte ai fatti esclude quindi, a loro giudizio, la possibilità di distorsioni ed elaborazioni mitologiche[171].

È stato anche evidenziato che ci sono importanti differenze tra le risurrezioni delle divinità narrate nei miti pagani e la risurrezione di Gesù: mentre le prime hanno un contorno leggendario, la seconda è situata in un contesto storico determinato. Gesù è un uomo vissuto in un luogo preciso (la Palestina) e un periodo storico preciso (l'epoca di Augusto e Tiberio): la sua esistenza si colloca dentro la realtà concreta della storia e pertanto la sua risurrezione (legata al fatto storico della sua morte) non può essere ridotta a simbolo di una realtà della natura (come ad esempio la rinascita primaverile)[172].

John Paul Meier, docente di Nuovo Testamento alla Notre Dame University afferma, nella sua opera Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico:[173] "Benché sia un avvenimento reale avvenuto a Gesù Cristo», l'evento della risurrezione «non è avvenuto nel tempo e nello spazio e perciò non dovrebbe essere chiamato storico» (p. 186). E ancora: «la morte e la resurrezione di Gesù sono un evento unico, tra le antiche divinità del Vicino Oriente non si riscontra nulla di simile. Chiunque pensi che Gesù sia stato plasmato prendendo a modello tali divinità deve portare qualche prova -di qualunque genere- che gli ebrei palestinesi furono influenzati» da quei racconti. In ogni caso, «le differenze tra Gesù e gli dei di morte e rinascita dimostrano che Gesù non fu plasmato con le loro caratteristiche, persino nel caso che ai suoi tempi ci fossero persone che parlavano di quelle divinità» (p. 234,235).

Il teologo Hans Küng afferma: «non fu la fede dei discepoli a risuscitare Gesù ma fu il resuscitato a condurli alla fede»[174].

Argomenti a favore della non storicità

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Risurrezione di Gesù, Francesco Buoneri, 1619–20

L'accuratezza storica dei vangeli canonici - in merito alla ricostruzione degli avvenimenti legati alla morte e risurrezione di Gesù - pone parecchie perplessità agli storici; in particolare, sulla risurrezione[175] gli stessi vangeli cadono in contraddizioni spesso non conciliabili[176], oltre a dissentire su quasi tutti i dettagli[Nota 15]. Il primo aspetto riguarda la scoperta della tomba vuota: la donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Giovanni, sono invece due secondo Matteo, tre secondo Marco e almeno cinque secondo Luca[Nota 16]; il momento in cui le donne si recano al sepolcro è prima dell'alba secondo Giovanni[Nota 17] e all'alba, secondo invece i sinottici; inoltre, secondo i Vangeli di Marco, Giovanni e Luca, le donne che arrivano al sepolcro trovano la pietra all'ingresso già rotolata, mentre secondo il Vangelo di Matteo trovano il sepolcro chiuso e un angelo che, dopo "un gran terremoto", scende dal cielo e fa rotolare la pietra dall'ingresso, per poi sedervisi sopra[Nota 18]. Anche in merito agli angeli che le donne trovano al sepolcro vi sono più divergenze: secondo i Vangeli di Matteo e Marco, l'angelo è uno solo, mentre secondo i Vangeli di Luca e Giovanni sono due; gli stessi angeli, peraltro, quando vengono visti sono fuori dal sepolcro per Matteo, ma dentro il sepolcro per Marco e Giovanni, mentre Luca non specifica se siano fuori o dentro. Il Vangelo secondo Giovanni - in merito al momento in cui il/gli angelo/i vengono visti e parlano alla/e donna/e - segue inoltre un diverso schema degli eventi rispetto agli altri tre Vangeli[177]: nei sinottici, infatti, il/gli angelo/i vengono visti dalle donne appena queste arrivano al sepolcro vuoto al mattino della domenica, mentre in Giovanni la donna che arriva la mattina al sepolcro vuoto non vi si ferma, ma corre ad avvisare i discepoli e, dopo esser tornata al sepolcro con due di loro, solo quando questi se ne saranno andati vedrà gli angeli dentro il sepolcro stesso. Secondo Matteo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un'altra donna, secondo Marco e Giovanni appare alla sola Maria Maddalena, mentre Luca non riporta apparizioni alle donne. Inoltre, secondo Matteo, Luca e Giovanni le donne dal sepolcro corrono ad avvisare i discepoli, mentre all'opposto secondo Marco non dicono niente a nessuno perché hanno paura[Nota 19]. Dopo l'informazione ricevuta dalle donne, per Matteo nessuno dei discepoli va al sepolcro per controllare, per Luca ci si reca solo un discepolo (Pietro), per Giovanni ci vanno due discepoli (Pietro e lo stesso Giovanni).
I resoconti evangelici non si conciliano neppure in merito al luogo della prima apparizione di Gesù agli apostoli[178], che in entrambi i casi seguivano le indicazioni precedentemente date loro: secondo i Vangeli di Giovanni e Luca avviene a Gerusalemme, mentre i Vangeli di Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea. Anche Raymond Brown[179] ammette come i vari resoconti evangelici si riferiscano alla stessa apparizione pur collocandola in modo contraddittorio: «Va quindi respinta la tesi che i Vangeli possano essere armonizzati mediante una risistemazione in virtù della quale Gesù appare varie volte ai Dodici, prima a Gerusalemme e poi in Galilea». Si consideri, altresì, che secondo il Vangelo di Luca[180] - creando ulteriori discrepanze tra le varie versioni - Gesù il giorno della Risurrezione proibisce agli apostoli di lasciare Gerusalemme fino a quando non avessero ricevuto la potenza dello Spirito, il che avverrà oltre 40 giorni dopo[181], successivamente anche alla sua Ascensione[Nota 20]; Gerusalemme è in Giudea e dista dalla Galilea circa duecento chilometri: per percorrere il tragitto da Gerusalemme a Cafarnao a piedi occorre almeno una settimana, tenendo anche presente che gli Ebrei il sabato non potevano viaggiare. All'interno degli stessi Vangeli vi sono poi ulteriori discordanze incrociate sulla prima apparizione di Gesù agli apostoli: Giovanni e Luca pongono entrambi l'episodio a Gerusalemme, ma Giovanni dice di fronte a 10 apostoli (mancando Tommaso) mentre Luca dice di fronte a tutti e 11 gli apostoli[Nota 21]; invece, Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea, ma Marco dice che avviene in una mensa e Matteo dice che avviene su un monte (ma secondo diversi esegeti l'apparizione riferita dal finale del vangelo di Marco si verifica invece a Gerusalemme[182]). Inoltre, in merito all'ordine dato agli apostoli di recarsi in Galilea dopo la risurrezione, secondo il Vangelo di Marco è un angelo che dà tale ordine, mentre secondo il Vangelo di Matteo è Gesù stesso a darlo.[176][183][184][185][186][187][188][189][190]
Infine, anche in merito all'Ascensione di Gesù i resoconti storici neotestamentari non concordano: per il Vangelo secondo Luca avviene nel giorno stesso della risurrezione[Nota 22], mentre invece, secondo gli Atti degli Apostoli[Nota 23], avviene dopo 40 giorni, durante i quali Gesù appare agli apostoli "con molte prove".[188][191][192][193][194][195][196][197]

Si ravvisano una serie di discrepanze storiche anche per quanto riguarda la deposizione dalla croce[Nota 24] e la sepoltura ad opera di Giuseppe di Arimatea, presentato nei Vangeli di Marco e Luca come un membro del Sinedrio e in quelli di Matteo e Giovanni come un discepolo di Gesù.[Nota 25] Gli Atti degli Apostoli, contraddicendo i Vangeli, fanno infatti riferimento a una diversa tradizione, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità giudaiche e cioè tutti i membri del Sinedrio[198]; neppure Paolo - così come gli Atti e gli autori delle altre lettere canoniche - parla mai di Giuseppe di Arimatea o del sepolcro vuoto in nessuno dei suoi scritti. Secondo alcuni studiosi, la figura di Giuseppe di Arimatea, verosimilmente, può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso - a differenza di una fossa comune - da cui proclamare la risurrezione di Gesù.[199][200][201][202][203][204][205] Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista Mauro Pesce sostiene - pur ritenendo possibile, come riportato in At13,27-30[206], che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità giudaiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) - che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma - anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune - si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).[207] Alcuni autori fanno però notare che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso riportato dal Talmud babilonese, per cui ritengono che la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio sarebbe avvenuta in una fossa singola.[208]

Altri autori mettono invece in dubbio la storicità della presenza delle guardie alla tomba di Gesù riportata dal vangelo di Matteo, rilevando l'incongruenza dell’effetto che ha la loro testimonianza sui capi dei sacerdoti: essi credono al racconto delle guardie su eventi soprannaturali (terremoto, apparizione di un angelo, tomba vuota a seguito della risurrezione), ma di fronte ad eventi che manifestano la messianicità di Gesù pensano di opporsi al piano di Dio mettendo a tacere la storia mediante la corruzione delle guardie.[209] Inoltre, i soldati romani risultano disposti a testimoniare di essersi addormentati in servizio di guardia, nonostante fosse prevista nell'esercito romano la pena di morte per tale mancanza, come riportato da Matteo; gli altri tre evangelisti non si pongono neppure il problema di come le donne avrebbero potuto accedere al sepolcro, sapendo della presenza delle guardie romane con il compito di impedirlo. Secondo il teologo Rudolf Bultmann "Matteo (27,62-66) aggiunse la leggenda delle guardie al sepolcro per ragioni apologetiche"[Nota 26].

Secondo la grande maggioranza degli studiosi, i testi evangelici si sono formati gradualmente nel corso del tempo attraverso aggiunte e modifiche successive delle prime versioni scritte, che risalgono a 35-40 anni dopo la morte di Gesù: un lasso di tempo sufficiente a riadattare il racconto alle esigenze bibliche e spirituali dei cristiani dell'epoca.[210] Le contraddizioni interne ai Vangeli sono quindi la logica conseguenza della formazione degli stessi: secondo l'ipotesi storica maggiormente condivisa, l'autore (o gli autori) del Vangelo secondo Marco scrisse - al di fuori della Palestina e in greco, come avvenne anche per gli altri tre vangeli canonici - verso il 65-70 d.C., basandosi su tradizioni prevalentemente orali; i due Vangeli successivi di Matteo e Luca furono composti attorno all'80-85 d.C. e presero come fonte principale proprio il Vangelo di Marco, ma aggiunsero anche altre fonti - in comune e personali - e iniziarono quindi a distinguersi nelle versioni dei vari episodi narrati; per ultimo, verso la fine del I secolo d.C., fu composto il Vangelo di Giovanni, che si discosta ancor maggiormente dagli altri Vangeli canonici ed è considerato il meno storico.[211][212][213][214][215][216][217][218][219][220][221][222][223]
Oltre a ciò, in tutti gli scritti neotestamentari sono presenti errori e alterazioni, legati alle successive fasi di copiatura manuale degli scritti[Nota 27], variazioni che in alcuni casi sarebbero state introdotte consapevolmente per correggere delle incongruenze con altri brani biblici oppure per asseverare determinate posizioni teologiche, e avrebbero inciso pesantemente sull'affidabilità storica dei testi.[224][225][226][227][228][229][230][231][232][233] Si consideri, ad esempio, che nel Vangelo secondo Marco alcuni studiosi ritengono comunemente che i versetti finali, dal 9 al 20 del capitolo 16[234], sarebbero un'aggiunta successiva dei copisti e che il Vangelo quindi terminasse al versetto 8[235], senza citare alcuna apparizione di Gesù risorto e con le donne che non parlano a nessuno del sepolcro vuoto.[232][236][237][238][239][240][241][242][243][244][245]

Bisogna, inoltre, tener presente che nel cristianesimo delle origini era molto attesa la venuta imminente del Messia, a cui bisognava prepararsi con una condotta di vita basata sull'amore e la giustizia.[246] Il biblista Bart Ehrman[247][248][249][250] scrive: "da quasi un secolo, ormai, la maggior parte degli studiosi del settore sostiene che il modo migliore per comprendere la figura storica di Gesù sia collocarla nel contesto ebraico del suo tempo e considerarlo un profeta apocalittico. Questa opinione fu avanzata per la prima volta da Albert Schweitzer nel lontano 1906 e persiste da più di un secolo". Tali studiosi ritengono quindi che Gesù sia stato un predicatore apocalittico il quale credeva imminente la venuta di Dio nel mondo; anche il primo cristianesimo nacque come movimento apocalittico[Nota 28], prevedendo entro la generazione vivente il ritorno di Gesù - ovvero la sua seconda venuta, detta parusia - e l'avvento del regno di Dio; la fede in tale predizione iniziò, però, ad affievolirsi a mano a mano che i seguaci morivano senza che la stessa si avverasse[Nota 29], portando poi allo sviluppo della successiva teologia. Lo stesso Hans Küng ammette come questi brani neotestamentari[251], per quanto «molto scomodi» per la teologia cristiana, preannunciassero effettivamente l'avvento imminente del regno di Dio, anche per bocca dello stesso Gesù.[252][253][254][255][256][257][258][259][260][261][262]
Secondo alcuni autori, dopo la morte di Gesù è possibile che i discepoli attendessero il suo imminente ritorno e poi, delusi, si fossero auto-illusi che fosse ancora vivo e di averlo visto.[263]

Sono state poi avanzate spiegazioni di natura storico-antropologica, di storicizzazione del mito, che in particolare evidenziano le similarità tra la vicenda di Gesù ed eventi di resurrezione attribuiti ad altre divinità, come Mitra, Dioniso, Attis, Osiride, Tammuz. La risurrezione di Gesù farebbe quindi parte di miti ricorrenti sulla divinità che muore e risorge[264]: mitologie appartenenti alla stessa area Medio-Orientale, a volte contemporanee come quella di Mitra. L'ipotesi mitologica non è però condivisa da vari studiosi tra cui Bart Ehrman, biblista agnostico, che ha obiettato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come i Farisei) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per Ehrman, la credenza nella risurrezione di Gesù si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo[265].

Secondo alcuni studiosi, il racconto della tomba vuota e quello delle apparizioni di Gesù risorto sarebbero state due tradizioni indipendenti (tramandate rispettivamente dal Vangelo di Marco e dalle Lettere di Paolo), che gli altri evangelisti avrebbero successivamente messo insieme. In particolare, il racconto della tomba vuota sarebbe stato una tradizione successiva e sarebbe stato riportato per sottolineare non solo che Gesù era risorto, ma anche che era risorto fisicamente e non solo spiritualmente. Sulla tomba vuota sono state avanzate dagli studiosi scettici diverse spiegazioni alternative a quella di un evento soprannaturale[266].

Tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento, alcuni teologi razionalisti tedeschi hanno avanzato ipotesi su una morte apparente di Gesù. Secondo Karl Friedrich Bahrdt, a Gesù sarebbe stata somministrata mentre era in croce una pozione che avrebbe simulato la sua morte; una volta tolto dalla croce, sarebbe stato rianimato e fatto scappare[267]. Secondo Karl Heinrich Venturini e Heinrich Paulus, Gesù sarebbe svenuto o entrato in coma mentre era sulla croce; creduto morto, sarebbe stato messo nel sepolcro, dove si sarebbe risvegliato spontaneamente. Secondo Venturini, Gesù sarebbe stato aiutato ad uscire dal sepolcro e a scappare dai membri di una società segreta che aveva fondato all'insaputa degli Apostoli[268][269]. La maggior parte degli studiosi moderni considera queste ipotesi prive di supporti storici e scientifici[270].

Altri, soprattutto in passato (a partire da Hermann Samuel Reimarus), hanno ipotizzato la truffa volontaria: secondo questa tesi i discepoli (magari alcuni all'insaputa degli altri) rubarono il corpo di Gesù e ne sostennero falsamente e coscientemente la risurrezione. Questa tesi, in particolare, pare fosse sostenuta in epoca apostolica dagli Ebrei (Mt28,11-14[271]). Altri ancora, salvando la buona fede dei discepoli, ritengono che il corpo di Gesù sia stato spostato da altri a loro insaputa. Secondo Robert Price, il corpo di Gesù sarebbe stato spostato dallo stesso Giuseppe di Arimatea, che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa.[272] Bart Ehrman ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia[273]. Un altro studioso, Charles Freeman, sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di Caifa allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea[274]. Secondo Richard Carrier, il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari[275].

Secondo un'altra ipotesi, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali: in seguito al terremoto citato da Matteo (Matteo, 27,51-53[276]), si sarebbe aperto un crepaccio nel suolo della tomba, dove sarebbe finito il corpo. Il crepaccio si sarebbe poi chiuso a causa delle scosse di assestamento, nascondendo il corpo in occasione della successiva visita delle donne. Quest’idea è stata proposta nel Settecento dal tedesco Johann Christian Edelmann e rilanciata in seguito da altri, tra cui Rudolf Steiner.[277][278]

Alcuni autori della scuola storico-critica, tra cui Alfred Loisy, hanno spiegato le apparizioni di Gesù come un'allucinazione collettiva dei discepoli e il ritrovamento della tomba vuota come un errore d'identificazione del sepolcro o una tradizione sviluppatasi tardivamente e portata come prova della resurrezione[279].

Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario: secondo lo studioso britannico Maurice Casey, all'origine della tradizione riportata dagli evangelisti ci potrebbe essere stata la visione di una delle donne del seguito di Gesù, che successivamente sarebbe stata tramandata come un fatto realmente accaduto.[280]

Oltre alle testimonianze e ai testi è da notare anche l'assenza totale di reperti inerenti alla vita e alla morte di Gesù, gettando pertanto ulteriori dubbi, conseguentemente, sulla sua stessa esistenza storica.[senza fonte]

Documenti storici non religiosi

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Al di fuori degli scritti del Nuovo Testamento, non vi sono altre testimonianze storiche sulla risurrezione di Gesù a parte il cosiddetto Testimonium Flavianum - un brano dello storico ebreo e cittadino romano Giuseppe Flavio, contenuto nella sua opera Antichità giudaiche, scritta nel 93 d.C. a Roma. Nella versione che ci è pervenuta, questo brano riporta: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani". L'attendibilità di questo brano è discussa: per alcuni studiosi sarebbe un argomento a favore della storicità della risurrezione, ma la maggioranza[281] degli storici e degli esperti di Giuseppe Flavio ritiene che tali frasi non siano state scritte da Giuseppe Flavio stesso, ma siano state inserite successivamente ad opera di copisti cristiani; il testo infatti non viene citato da alcun padre della Chiesa fino ad Eusebio di Cesarea nel IV secolo.[282][283]

Un altro reperto ritenuto collegato alla vicenda della risurrezione di Gesù è l'Iscrizione di Nazareth (o lapide di Nazaret), nome convenzionale attribuito a una lastra di marmo di 24 x 15 cm recante un'iscrizione greca in 22 righe, riportante la prescrizione della pena capitale per chi avesse asportato cadaveri dai sepolcri. Per alcuni studiosi sarebbe un'altra prova a favore della storicità dell'evento. Il teologo anglicano Michael Green ritiene che questa iscrizione sia la dimostrazione che, dopo la resurrezione di Cristo, la tomba vuota abbia creato una reazione da parte dell'autorità costituita: «È indicata con il nome di iscrizione di Nazareth, dalla cittadina dove venne ritrovata. Essa riporta un editto imperiale, redatto sotto Tiberio (14-37 d.C.) o Claudio (41-54). È una direttiva, con le relative sanzioni contro i profanatori di tombe e sepolcri. Sarebbe il risultato della reazione alla tomba vuota che un rapporto di Ponzio Pilato all'imperatore potrebbe aver spiegato come un furto perpetrato dai suoi discepoli, l'editto sarebbe quindi la risposta dell'autorità a questo evento. »[284] Altri studiosi semplicemente ritengono che l'editto di Nazareth non sia necessariamente correlato alla vicenda di Gesù.[285]

Interpretazione nel cristianesimo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nel Cristianesimo e Gesù nel Nuovo Testamento.

Secondo la teologia cristiana la risurrezione di Gesù,[286] oltre a compartecipare con la sua morte al processo di giustificazione (Romani 4,25;6,4[287]), permette all'umanità riscattata di poter ricevere la cosiddetta "adozione filiale", cioè di partecipare alla vita di natura divina propria del Figlio nella risurrezione futura (1 Corinzi 15,20-22[288]).

Risurrezione come allegoria della fede

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Secondo il teologo evangelico Rudolf Bultmann la risurrezione è una verità di fede storicizzata. La fede dei primi cristiani vedeva in Gesù il salvatore atteso che liberava l'umanità dal male, dal peccato e dalla morte. Questa convinzione, secondo il teologo, è stata storicizzata nella credenza della risurrezione.

Risurrezione simbolica

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Secondo il teologo Roger Haight, il racconto della resurrezione del Vangelo secondo Marco si può leggere in chiave simbolica: la tomba aperta e vuota significa che Gesù ha superato e sconfitto la morte, mentre l'annuncio della resurrezione da parte di un angelo significa che quest'evento è stato rivelato da Dio e non si tratta di una verità dedotta dai discepoli. Le apparizioni agli Apostoli riuniti significano che l'annuncio della resurrezione è diretto alla comunità dei discepoli, che avrà la missione di diffondere il messaggio di Gesù. La realtà di questi eventi non può essere indagata con il metodo storico, ma rappresenta un aspetto della fede[289]. Le diverse versioni sui racconti della resurrezione fornite dai quattro Vangeli non vanno considerate come resoconti storici dettagliati di ciò che avvenne; bisogna perciò evitare sia un'interpretazione letterale di tipo fondamentalista (con il tentativo di conciliare a tutti i costi le varie versioni) sia un'interpretazione troppo critica che porti a negarne completamente l'attendibilità[289]. Le storie sulle apparizioni e sulla tomba vuota hanno lo scopo di comunicare verità di fede e bisogna perciò vedere il loro significato teologico[290]. Inoltre, al di là dei dettagli, tali racconti forniscono alcune indicazioni storiche generali sulle origini del cristianesimo, come una nuova sensibilità verso le donne (nella cultura ebraica la loro testimonianza valeva meno di quella degli uomini, ma ciò nonostante sono le prime a vedere Gesù) e il senso di comunità dei discepoli, che continuarono a riunirsi dopo la morte del maestro, per cui la fede nella resurrezione poté formarsi e consolidarsi all'interno della comunità, favorita dal ricordo della predicazione di Gesù, dalla riflessione sulla sua figura alla luce delle Scritture ebraiche e dalla pratica del pasto eucaristico appresa da Gesù[289].

Significato escatologico

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Per Vito Mancuso, la resurrezione di Gesù non è un fatto storico ma escatologico, avvenuto nella dimensione dell'eternità. Il corpo di Gesù risorto è un corpo spiritualizzato, non il suo cadavere ritornato in vita. Gesù risorto mantiene la sua individualità personale, non la sua materialità fisica. Secondo Mancuso non si può sapere esattamente che fine abbia fatto il corpo materiale di Gesù: Mancuso ipotizza che sia stato in qualche modo decomposto nella nostra dimensione temporale per venire ricomposto nella dimensione dell'eternità[291]. Per quanto riguarda le apparizioni di Gesù, esse hanno avuto luogo per rafforzare la fede dei discepoli, che già credevano in Lui; se il loro fine fosse stato quello di convincere gli scettici, Gesù sarebbe apparso a qualche testimone neutrale o avverso, come un soldato romano o un religioso ebreo[292]. Diversi teologi aggiungono al riguardo che Gesù apparve ai discepoli anche perché aveva da affidargli una missione e per questo motivo si manifesterà in seguito anche a Saulo di Tarso, che diventerà l'apostolo Paolo; non apparve invece ai membri del Sinedrio o a Pilato perché Dio si manifesta a chi lo cerca sinceramente, pertanto non avrebbe avuto senso un miracolo per costringere a credere chi non era disponibile[155].

Anche per Hans Küng, la resurrezione di Gesù non è avvenuta in termini fisiologici, con la rianimazione di un corpo morto; Gesù è stato resuscitato da Dio Padre in una forma nuova, ricevendo un nuovo corpo spiritualizzato. Per fare questo, Dio non ha avuto bisogno dei resti corporei dell'esistenza di Gesù. Non possiamo sapere che fine abbia fatto il suo corpo mortale: è vero che i giudei non hanno mai contestato la storia del sepolcro vuoto, ma è anche vero che neanche gli Apostoli e San Paolo si sono richiamati ad essa per convincere gli oppositori. La storia del sepolcro vuoto, al di là dell'eventuale realtà storica, vuole comunicarci simbolicamente che l'individuo risorto visto dai discepoli è proprio quel Gesù di Nazaret che era morto e giaceva nel sepolcro. Le apparizioni del Risorto sono tuttavia teologicamente più rilevanti rispetto al sepolcro vuoto. Dopo la risurrezione, Gesù si manifesta a coloro che vuole fare suoi strumenti. Soltanto dopo le apparizioni, i discepoli possono prendere coscienza che Gesù non era rimasto nel dolore e nella morte, ma che Dio lo aveva elevato presso di sé. L'oggetto principale della fede pasquale non è però rappresentato dalle apparizioni né tantomeno dal sepolcro vuoto, ma dalla fede in Gesù come Cristo vivente e, per suo tramite, dalla fede nel Dio vivente che non ha abbandonato Gesù alla morte, ma lo ha accolto nella sua vita. [293][294][295][296]

Interpretazione secondo la religione islamica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nell'Islam.

Secondo l'Islam Gesù ascese direttamente al cielo, senza morire in croce, né risorgere. Il Corano dice:

«Hanno detto: "Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio", mentre né lo uccisero né lo crocifissero ma così parve loro... ma Iddio lo innalzò a sé, e Dio è potente e saggio.»

I musulmani credono che Allah diede le fattezze di Gesù ad un altro uomo (probabilmente Giuda Iscariota) che fu crocifisso al posto suo[297].

Interpretazione secondo la religione bahai

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La religione bahai ritiene Gesù un profeta e crede nella sua risurrezione, ma la interpreta come un evento di natura spirituale e divina, non materiale. La domenica sera, mentre erano riuniti in un luogo chiuso e discutevano, gli apostoli avrebbero capito il senso simbolico e spirituale della frase di Gesù Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (Giovanni 2,19[298]), per cui la loro fede si sarebbe risvegliata e avrebbero deciso di dedicare la loro vita alla diffusione del messaggio del Maestro[299].

Posizione degli ebrei

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nell'Ebraismo.

L’ebraismo accetta la storicità di Gesù ed anche la sua morte, ma non la sua risurrezione. Anche se alcune correnti ebraiche contemporanee cominciano a considerare Gesù un maestro spirituale, gli ebrei ortodossi non credono che Gesù fosse il messia promesso dalle Sacre Scritture, perché secondo le loro concezioni un vero messia non avrebbe dovuto essere ucciso come un malfattore; inoltre, la risurrezione non può riguardare una singola persona, ma è un evento che avverrà per tutti alla fine del mondo[300]. Oggi alcuni studiosi e rabbini ammettono l’idea che un messia possa morire e risuscitare, ma ritengono che questo non sia il caso di Gesù, perché i racconti cristiani sulla sua risurrezione sarebbero contraddittori e non sufficientemente fondati dal punto di vista storico[301]. Un’eccezione è rappresentata da Pinchas Lapide, studioso ebreo ortodosso, secondo cui la risurrezione di Gesù sarebbe un fatto storico; tuttavia, secondo Lapide, l’evento non dimostrerebbe la divinità di Gesù e neanche il suo ruolo di messia[168]. Géza Vermes, uno dei maggiori studiosi ebraici di Gesù, ha affermato che ci sono sei possibilità per spiegare la risurrezione di Gesù: il corpo fu rubato dai suoi discepoli; il corpo fu rimosso da qualcuno non collegato ai discepoli; la tomba vuota non era quella di Gesù, ma ci fu un errore d’identificazione; Gesù fu sepolto ancora vivo, uscì dalla tomba e morì poco dopo; Gesù si riprese dal coma, uscì dalla tomba e lasciò la Palestina; Gesù non risuscitò fisicamente, ma spiritualmente. Secondo Vermes, nessuna di queste ipotesi sarebbe in grado di spiegare l’evento in modo pienamente soddisfacente[302].

Devozione cattolica

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  • La risurrezione di Gesù è la prima delle quattordici stazioni della Via Lucis cattolica.
  • La risurrezione di Gesù è il primo dei misteri gloriosi del rosario.
  1. ^ Si veda Why Was Resurrection on 'the Third Day'? Two Insights, su ourrabbijesus.com. per la spiegazione di cosa significhi "terzo giorno". Secondo Ernst Lüdemann (Lüdemann & Özen (1996),  p. 73) e Pinchas Lapide, il "terzo giorno" potrebbe riferirsi a:

    «1 «Venite, ritorniamo al Signore:
    egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
    Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
    2 Dopo due giorni ci ridarà la vita
    e il terzo ci farà rialzare
    e noi vivremo alla sua presenza.»

    Si veda anche:

    «Ezechia aveva detto a Isaia: «Da quale segno riconoscerò che il SIGNORE mi guarirà e che fra tre giorni salirò alla casa del SIGNORE?»

  2. ^ La donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Gv 20,1, su laparola.net., sono invece due secondo Mt 28,1, su laparola.net., tre secondo Mc 16,1, su laparola.net. e almeno cinque secondo Lc 24,1-10, su laparola.net..
  3. ^ Secondo Mc 16,1, su laparola.net. per completare l'imbalsamazione del cadavere lasciata in sospeso il venerdì sera per il sopraggiungere del tramonto, coincidente con l'inizio del sabato e il divieto di lavoro.
  4. ^ L'originale greco "il chiarore del primo giorno della settimana" (per gli ebrei il giorno cominciava al tramonto) può indicare l'inizio della notte tra sabato e domenica, cf. Bibbia TOB, nota a Mt 28,1
  5. ^ Giovanni mette in scena esplicitamente la sola Maddalena ma nel versetto successivo ( Gv 20,2, su laparola.net.) questa riferisce "non sappiamo dove l'hanno posto", confermando la presenza di più donne al sepolcro.
  6. ^ È il più antico riferimento relativo alla risurrezione e alle apparizioni di Gesù, databile alla primavera del 56 (vedi Bibbia TOB, p. 2608).
  7. ^ I versetti 9-11 sono aggiunte successive alla originale redazione del Vangelo di Marco e riassumono sommariamente le varie apparizioni di Gesù.
  8. ^ In 1 Corinzi 15,3-7, Paolo trasmette quella che il giudaismo considerava la prova migliore: la testimonianza in prima persona della risurrezione. Secondo John Kloppenborg:

    «l'argomentazione di Paolo nel cap. 15 ruota attorno alla realtà della risurrezione; la tradizione addottata da Paolo a sostegno della sua tesi doveva contenere qualche elemento di prova della risurrezione (ad es. testimoni) - altrimenti non ci sarebbe stato alcun motivo per Paolo di addurla in primo luogo".»

    Che questo insegnamento sia precedente a Paolo e ai libri del Nuovo Testamento che lo contiene è stato quasi universalmente riconosciuto (Kloppenborg (1978), p. 351) Bart Ehrman fa risalire il testo a uno o due anni dopo la crocifissione (Bart Ehrman, Did Jesus Exist? (New York: Harper Collins, 2012), pp. 22, 27, 92, 93, 97, 111, 141, 144, 145, 155, 158, 171, 173, 260, 263; especially pages 131, 132, 157, 164, 170, 251, 254.). Tuttavia, è controverso se il materiale prepaolino provenga dalla prima comunità di lingua aramaica o dalla chiesa giudaico-ellenistica.
  9. ^ Sul credo primitivo:
    • Neufeld, The Earliest Christian Confessions (Grand Rapids: Eerdmans, 1964) p. 47
    • Reginald Fuller, The Formation of the Resurrection Narratives (New York: Macmillan, 1971) p. 10
    • Wolfhart Pannenberg, Jesus God and Man translated Lewis Wilkins and Duane Pribe (Philadelphia: Westminster, 1968) p. 90
    • Oscar Cullmann, The Early Church: Studies in Early Christian History and Theology, ed. A. J. B. Higgins (Philadelphia: Westminster, 1966) p. 64
    • Hans Conzelmann, 1 Corinthians, translated James W. Leitch (Philadelphia: Fortress 1969) p. 251
    • Bultmann, Theology of the New Testament vol. 1 pp. 45, 80–82, 293
    • R. E. Brown, The Virginal Conception and Bodily Resurrection of Jesus (New York: Paulist Press, 1973) pp. 81, 92
    • La maggior parte dei fellow del Jesus Seminar concordano che questa tradizione risalga a un tempo anteriore alla conversione di Paolo nel 33 d.C (Funk, Robert W., Jesus Seminar, The acts of Jesus: the search for the authentic deeds of Jesus. Harper San Francisco. 1998. Empty Tomb, Appearances & Ascension pp. 449–495).
  10. ^ Sulle origini della fede nella risurrezione all'interno della comunità di Gerusalemme:
    • Wolfhart Pannenberg, Jesus – God and Man translated Lewis Wilkins and Duane Pribe (Philadelphia: Westminster, 1968) p. 90
    • Oscar Cullmann, The Early church: Studies in Early Christian History and Theology, ed. A. J. B. Higgins (Philadelphia: Westminster, 1966) pp. 66–66
    • R. E. Brown, The Virginal Conception and Bodily Resurrection of Jesus (New York: Paulist Press, 1973) p. 81
    • Thomas Sheehan, First Coming: How the Kingdom of God Became Christianity (New York: Random House, 1986) pp. 110, 118
    • Ulrich Wilckens, Resurrection tr. A. M. Stewart (Edinburgh: Saint Andrew, 1977) p. 2)
  11. ^ Secondo la Chiesa cattolica, Egli risuscitò non nello stesso corpo che aveva prima di morire, ma in un corpo trasformato e glorificato dallo Spirito Santo, capace di attraversare la materia (Template:Citazione passo biblico) e di apparire e disapparire istantaneamente nei vari luoghi (v. apparizioni di Gesù tra la Risurrezione e l'Ascensione). Invero, il fatto che i quattro Vangeli non accennino all'utilizzo di queste facoltà durante la vita terrena di Gesù, ciò non significa che l'Onnipotente, che operava miracoli, non ne fosse già capace. In senso contrario all'affermazione di un Corpo risorto diverso da quello dell'Incarnazione, il Corpo di Gesù recava con sé i segni della Passione e della morte di croce, mostrati all'apostolo Tommaso dubbioso, che poté toccare con mano le Cinque Sante Piaghe e il costato ferito dalla lancia di Longino.
  12. ^ In greco: pneuma
  13. ^ Una ricostruzione dettagliata che concilia tutte le contraddizioni contestate dagli storici è in M. Valtorta, L'Evangelo, vol. 10, capp. 617-620:http://www.scrittivaltorta.altervista.org/per_volume.htm
  14. ^ Tale finale del Vangelo secondo Marco è canonico e come precisano i curatori della Bibbia Edizioni Paoline "sul suo valore ispirato non abbiamo dubbi per la definizione del Concilio di Trento dell'8.4.1546" (La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1590, ISBN 88-215-1068-9.).
  15. ^ Come osserva anche il biblista Bart Ehrman: "Quanto alla risurrezione, i vangeli dissentono su ogni dettaglio o quasi". (Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119, ISBN 978-88-98602-36-0.).
  16. ^ Gli studiosi dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme), ritengono che lo scopo della visita delle donne al sepolcro per imbalsamare (o ungere) il cadavere di Gesù - come riportato in Marco e Luca, a differenza di Matteo che parla di una semplice visita - non sia verosimile dopo un lasso di tempo così ampio e nelle condizioni climatiche della regione e, inoltre, che tale progetto non si accordi con le cure usate da Giuseppe d'Arimatea e da Nicodemo, precisate in Gv19,39-40, su laparola.net.. Alla stessa conclusione giungono il teologo Rudolf Bultmann e il filologo Eduard Schwartz, i quali fanno inoltre rilevare la contraddizione delle donne che, recandosi al sepolcro la domenica, solo quando sono già per strada si chiedono - rendendo vano lo scopo del loro viaggio - come avrebbero fatto a rotolare il pesante masso che chiudeva il sepolcro ( Mc16,3, su laparola.net.), essendone a conoscenza in quanto testimoni della chiusura della tomba ( Mc15,47, su laparola.net.).
  17. ^ Gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano, altresì, come il Vangelo secondo Giovanni - oltre a varie discordanze con i sinottici in merito al ritrovamento del sepolcro vuoto - presenti delle ulteriori incongruenze interne e che tali "incongruenze nella narrazione dimostrano che l'evangelista ha ripreso fonti precedenti"; ad esempio, pur essendo la sola Maddalena che si reca al sepolcro, la stessa si esprime poi al plurale nel fare il suo resoconto ai discepoli ( Gv20,2, su laparola.net.), avendo l'evangelista ridotto il numero delle donne per collegarsi alla tradizione secondo la quale è la stessa Maddalena a vedere Gesù risorto; inoltre, quando la Maddalena torna al sepolcro ( Gv20,11-12, su laparola.net.) sembra che non abbia ancora guardato dentro allo stesso, a differenza di quanto affermato poco prima ( Gv20,2, su laparola.net.), considerato che nei sinottici le donne vedono il/gli angelo/i la prima volta che guardano nel sepolcro. Gli stessi studiosi sottolineano anche che, già in merito alla morte di Gesù, la tradizione giovannea "è in conflitto" con i sinottici sull'ora della crocifissione - ritenendo Giovanni che avvenga a mezzogiorno, al contrario di Marco che la pone alle 9 di mattina - oltre che sul giorno della stessa, ritenendo in questo caso che "la cronologia più corretta sia quella di Giovanni" che colloca la morte il giorno prima di Pasqua (14 Nisan), al contrario dei sinottici che la riferiscono allo stesso giorno pasquale (15 Nisan). Infine, tali studiosi evidenziano come, riguardo alle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione, nei vangeli canonici "le descrizioni delle apparizioni sono così divergenti che risulta difficile stabilire l'eventuale antichità dei singoli racconti.".
  18. ^ Il teologo Raymond Brown rileva questa divergenza: "Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano. Come possiamo riconciliare questo con il resoconto di Matteo dove, mentre le donne sono al sepolcro, un angelo viene giù dal cielo e rotola la pietra?"; analogamente il biblista Bart Ehrman: "Possiamo continuare a lungo a farci domande e constatare che le risposte divergono da una narrazione all'altra. [...] Se si tratta di un gruppo di donne, chi e quante erano? Al loro arrivo, la pietra era stata rimossa o no dal sepolcro? [...] Gli studiosi si sono accorti, sin dal XVIII secolo, che tali divergenze non possono non influenzare la nostra visione dei vangeli. Non abbiamo di fronte resoconti obiettivi degli eventi. Le differenze sono troppe e non riguardano soltanto alcuni particolari dell'uno o dell'altro vangelo, bensì la descrizione complessiva e gli elementi fondamentali". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1; Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 216-217, ISBN 978-88-04-59690-5.).
  19. ^ Il teologo Raymond Brown osserva: "la presentazione di Matteo delle donne (28,8-10) è drammaticamente all'opposto di quella di Marco. Le donne hanno ancora paura, ma esse obbediscono all'Angelo e corrono con grande gioia a dare il messaggio degli angeli ai discepoli di Gesù.". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1159, ISBN 978-0-300-14010-1.).
  20. ^ Questo sia secondo Luca - che pone l'Ascensione il giorno stesso della Risurrezione, ovvero poco dopo aver impartito ai discepoli l'ordine citato di non lasciare Gerusalemme - sia secondo gli Atti degli Apostoli, che invece pongono l'Ascensione 40 giorni dopo.
  21. ^ Gli apostoli vivi al momento della prima apparizione di Gesù erano undici: Giuda - secondo il Vangelo di Matteo, che dà una tempistica precisa del fatto ( Mt27,1-11, su laparola.net.) - si era suicidato prima della crocifissione di Gesù e il nuovo dodicesimo apostolo (Mattia) - secondo gli Atti degli Apostoli - fu eletto solo dopo l'ascensione di Gesù e quindi dopo la fine delle apparizioni.
  22. ^ Gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano "le evidenti contraddizioni di date dell'ascensione" tra gli unici due resoconti neotestamentari ( Lc24,1-52, su laparola.net. e At1,3-12, su laparola.net.) e come anche in Mt28,17, su laparola.net. "Non si fa menzione di una ascensione perché questa ha coinciso con la risurrezione."; in merito a tali resoconti, anche gli studiosi dell'École biblique et archéologique française, i curatori della Bibbia di Gerusalemme ("At1,1-8 suppone invece un periodo di quaranta giorni."), quelli della Bibbia edizioni Paoline ("Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc24,51. cf Gv20,17: la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate") e quelli della Bibbia TOB ("At1,3-11 [...] dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi") ritengono che il Vangelo di Luca ponga l'ascensione il giorno stesso della risurrezione e gli Atti degli Apostoli 40 giorni dopo. La spiegazione che viene data è, quindi, di tipo non storico ma teologico: "In At1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione." che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.
  23. ^ Come evidenziano anche gli esegeti dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme) e quelli della Bibbia TOB, in molti manoscritti dei primi secoli - per evitare la contraddizione con questo passo di At1,3-12, su laparola.net. - non viene riportato il passo Lc24,51, su laparola.net. con la menzione dell'ascensione, "senza dubbio a causa della difficoltà che si trova a conciliarla con At1,3-11 (dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi).".
  24. ^ Secondo le consuetudini romane - e vi sono molte testimonianze storiche in merito - i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma, ma i Romani rispettavano le usanze locali e in Giudea ne permettevano la sepoltura. Tuttavia, secondo le regole romane e giudaiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto comunque consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a Giuseppe di Arimatea, i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.
  25. ^ Risulta piuttosto improbabile quanto dichiarato dal Vangelo secondo Matteo, cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a Gerusalemme, proprio nei pressi del Golgota. Infatti - a parte l'inverosimile coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di Arimatea - identificabile come l'attuale Rantis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme. Va, inoltre, considerato che - se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta (l'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in Nm19,11; Nm31,19, su laparola.net.) non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato (Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua Gv18,28, su laparola.net.).
  26. ^ Il teologo Raymond Brown osserva inoltre: "È notevole che anche [Josef] Blinzler (Prozess 415), che tende a essere estremamente conservatore riguardo alla storicità, riconosce la difficoltà nel dichiarare storico il racconto delle guardie. [...] La menzogna che i soldati furono corrotti per diffondere ("i suoi discepoli, venendo la notte, l'hanno rubato mentre noi stavamo dormendo") è qualcosa scartato come assurdo. Dormire in servizio era un reato capitale nell'esercito romano; e così i soldati avrebbero dovuto sapere che stavano condannandosi a morte da soli, nonostante la promessa che i sommi sacerdoti avrebbero persuaso il governatore [...] Tuttavia c'è un argomento ancora in più importante contro la storicità e che è effettivamente molto forte. Non solo gli altri vangeli non menzionano le guardie al sepolcro, ma la presenza delle guardie avrebbe reso la loro narrazione riguardo alla tomba piuttosto incomprensibile. Gli altri tre vangeli canonici riportano che le donne vanno alla tomba alla Pasqua, e il solo ostacolo al loro ingresso che è menzionato è la pietra. Certamente gli evangelisti avrebbero dovuto spiegare come le donne speravano di entrare nella tomba se c'erano delle guardie piazzate lì col preciso compito di impedire l'ingresso. Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano [...] Questo, naturalmente, non significa che il racconto sia senza valore. [...] La Bibbia è una collezione di stili letterari di molti generi differenti, e noi la svalutiamo se enfatizziamo la storicità in un modo che sminuisca altri tipi di letteratura biblica. [...] La cosa fondamentale era una drammatizzazione escatologica e apocalittica del potere di Dio di assistere il Figlio contro tutte le opposizioni umane, non importa quanto potenti. Giovanni ha una parzialmente simile drammatizzazione in 18,6, dove nel giardino del Cèdron una coorte di soldati romani comandata da un tribuno e degli assistenti Ebrei cadono al suolo di fronte a Gesù quando egli dice "Io sono". La verità trasmessa dal dramma può a volte essere più efficacemente impressa nella mente della gente che la verità trasmessa dalla storia". (Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 274, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1. ).
  27. ^ Dei circa 5.800 manoscritti in greco che ci sono pervenuti - dalle copie complete ai frammenti con pochi versetti - non vi sono due testi uguali e si contano infatti ben più di 200.000 differenze, tanto che il loro numero supera quello delle parole che costituiscono il Nuovo Testamento stesso. Anche se moltissime di queste differenze non sono rilevanti, come ad esempio gli errori ortografici, una parte genera invece delle divergenze sostanziali.
  28. ^ Gli studiosi individuano alcuni elementi propri della precedente apocalittica giudaica: dualismo, pessimismo, giudizio e imminenza. Gli apocalitticisti erano dualisti - ovvero convinti della presenza di due elementi fondamentali e contrapposti quali le forze del bene e quelle del male - e pessimisti riguardo alla possibilità di sconfiggere tali forze del male nel presente; erano quindi in attesa del giudizio finale di vivi e morti grazie all'intervento improvviso di Dio, che avrebbe portato alla rivincita dei giusti contro le forze del male. Questo intervento divino era atteso come imminente.
  29. ^ Nelle lettere di Paolo di Tarso, scritte intorno al 50 d.C., l'avvento di Dio è ritenuto imminente e Paolo stesso pensava che sarebbe stato ancora vivo in quel momento; anche nel Vangelo secondo Marco, scritto verso il 65-70 d.C., la venuta è attesa come imminente, mentre nei vangeli sinottici successivi di Matteo e Luca, scritti verso l'80-85 d.C., pur mantenendo viva questa speranza, vi sono meno riferimenti in merito; infine, nell'ultimo vangelo, quello di Giovanni, scritto verso il 90-95 d.C., non si trova quasi più alcun insegnamento apocalittico da parte di Gesù, il quale invece sottolinea la propria divinità, a differenza dei sinottici in cui era molto restio a parlare di sé. In alcuni testi apocrifi ancora successivi, come il Vangelo di Tommaso, scritto all'inizio del II secolo, la predicazione di Gesù è addirittura contro l'apocalitticismo.
  1. ^ Mc 16,6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Romani 10,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Restoration and humiliation, su Encyclopedia Britannica.
    «"Sedere alla destra del Padre" era apparentemente un'interpretazione cristiana del primo verso del Salmo 110. Implicava l'elevazione - o, man mano che la dottrina della preesistenza si chiariva, la restaurazione - di Cristo alla posizione di onore presso Dio. Insieme, l'Ascensione e l'essere assisi erano un modo per parlare della presenza di Cristo con il Padre durante il periodo intermedio tra la Risurrezione e la Seconda Parusia»
  4. ^ a b Novakovic (2014), p. 152
  5. ^ a b Justin S. Holcomb, What Does It Mean that Jesus Is 'The Firstborn from the Dead?'", su christianity.com.
  6. ^ (EN) Gary Habermas, Research from 1975 to the Present: What are Critical Scholars Saying?, su garyhabermas.com, 2005. URL consultato il 20 ottobre 2024 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2019).
  7. ^ Siniscalchi (2011), p. 363
  8. ^ Dunn (1985), p. 53
  9. ^ a b Novakovic (2014), pp. 153-154
  10. ^ Hurtado (2005), pp. 72–73
  11. ^ a b Koester (2000), pp. 64–65
  12. ^ Vermes (2008b), p. 141
  13. ^ Hurtado (2005), pp. 74, 84
  14. ^ Ehrman (2014), pp. 109–110
  15. ^ Hurtado (2005), p. 186
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  234. ^ Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. ( Mc16,9-20, su laparola.net.).
  235. ^ Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. ( Mc16,8, su laparola.net.).
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  251. ^ E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». ( Mc9,1, su laparola.net.) Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. ( Mc13,26-30, su laparola.net.) «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» ( Mc1,15, su laparola.net.) «Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo». ( Mt10,23, su laparola.net.) «In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno». ( Mt16,28, su laparola.net.) Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. ( Mt24,29-34, su laparola.net.) «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio» ( Lc9,27, su laparola.net.) Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. ( 1Cor10,11, su laparola.net.) Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. ( 1Cor15,51-53, su laparola.net.) Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. ( 1Tes4,15-17, su laparola.net.) Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. ( Giac5,8, su laparola.net.) La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. ( 1Pietr4,7, su laparola.net.) Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. [...] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [...] E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. ( 1Giov2,18-28, su laparola.net.).
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Apologeti moderni

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Scettici moderni

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Voci correlate

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