Sphodros abboti

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Sphodros abboti
Immagine di Sphodros abboti mancante
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumProtostomia
PhylumArthropoda
SubphylumChelicerata
ClasseArachnida
OrdineAraneae
SottordineMygalomorphae
SuperfamigliaAtypoidea
FamigliaAtypidae
GenereSphodros
SpecieS. abboti
Nomenclatura binomiale
Sphodros abboti[1].[2]
WALCKENAER, 1835
Sinonimi

Sphodros abbotii
WALCKENAER, 1835
Madognatha abboti
AUSSERER, 1871
Atypus abboti
MCCOOK, 1888
Sphodros abboti
GERTSCH & PLATNICK, 1980[3]

Sphodros abboti WALCKENAER, 1835 è un ragno appartenente al genere Sphodros della famiglia Atypidae.

Il nome deriva dal greco σφοδρός, sphodròs, cioè forte, eccedente, poderoso, ad indicare l'abnorme grandezza dei cheliceri in proporzione alla lunghezza del corpo.

Il nome proprio deriva dal collezionista di origine inglese John Abbot (1754 circa - 1840) che, trasferitosi in Georgia poco più che ventenne, raccolse per tutta la vita esemplari di uccelli, insetti, farfalle, piante in giro per gli Stati Uniti[4].

Caratteristiche

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Questa è la specie tipo del genere ed ha alcune caratteristiche in comune con S. paisano: gli adulti di entrambi i sessi hanno le filiere posteriori laterali suddivise in quattro segmenti, apparentemente un carattere derivato, non originale (esemplari giovanili di S. abboti le hanno trisegmentate come le altre specie del genere Sphodros). Altra peculiarità rispetto alle altre specie è quella di avere 4 paia di sigilla di forma ovale e le spermateche provviste di quattro spirali, mentre S. paisano i 4 sigilla li ha invaginati lateralmente e le spermateche hanno tre spirali[2].

I maschi di questa specie hanno una lunghezza del corpo, compresi i cheliceri, di 9,7 millimetri; il cefalotorace, di forma ovale, 3,45 x 2,85 millimetri, è marrone scuro con la pars cephalica ancora più scura; i cheliceri sono marrone scurissimo dorsalmente e bruno rossastri ventralmente. I pedipalpi hanno una lunghezza totale di ben 6 millimetri con l'embolo curvo. L'opistosoma è di forma ovale, 3,70 x 2,70 millimetri, rivestito di peli neri. Le filiere sono sei: le due anteriori laterali sono lunghe 0,45 millimetri, le due mediane posteriori 0,65 e le due posteriori laterali lunghe in totale 2,05 millimetri[2].

tubo setoso, parte fuoriuscente

Comportamento

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Come tutti i ragni del genere Sphodros, anche questa specie vive in un tubo setoso parallelo al terreno, per una ventina di centimetri circa seppellito e per altri 8 centimetri fuoriuscente. Il ragno resta in agguato sul fondo del tubo: quando una preda passa sulla parte esterna, le vibrazioni della tela setosa allertano il ragno che scatta e la trafigge, per poi rompere la sua stessa tela, portarsi la preda nella parte interna e cibarsene.[5].

Predilige boschi umidi vicino a sorgenti, palmeti, zone fangose e foreste temperate con varie specie di querce, lecci e alloro, (in inglese mesic hammocks)[2].

Distribuzione

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Gli aracnologi Chamberlin e Ivie hanno ritenuto come località tipo di questa specie la Contea di Screven, nella Georgia, dove Abbot visse fra il 1776 e il 1806; in ogni caso è approssimativo, in quanto Abbot non lasciò scritto niente di preciso sulle località in cui rinveniva gli esemplari. L'areale spazia dalla Georgia meridionale alla Florida settentrionale[2].

  1. ^ Gli olotipi femminili originali del 1835, trovati in Georgia da Walckenaer sono andati perduti; vengono considerati neotipi originali gli esemplari rinvenuti a Gainesville in Florida da Gertsch nel 1936 e da lui designati ed esaminati
  2. ^ a b c d e A revision of the American spiders of the family Atypidae (Araneae, Mygalomorphae) (PDF), su digitallibrary.amnh.org. URL consultato il 3 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2007).
  3. ^ The world spider catalog, Atypidae
  4. ^ John Abbot, su scricciolo.com. URL consultato il 3 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2016).
  5. ^ Murphy & Murphy 2000
  • Frances e John Murphy, An Introduction to the Spiders of South East Asia, Kuala Lumpur, Malaysian Nature Society, 2000.

Collegamenti esterni

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