Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale

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Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale
Attiva1972-1975
NazioneGiappone (bandiera) Giappone
IdeologiaAnarchismo
Anti-imperialismo
Sentimento antigiapponese
Componenti
FondatoriMasashi Daidōji
Attività
Azioni principaliAttentato contro la Mitsubishi Heavy Industries

Il Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale (東アジア反日武装戦線?, Higashi Ajia Hannichi Busō Sensen) è stato un'organizzazione terroristica di estrema sinistra attiva in Giappone negli anni '70. È internazionalmente conosciuto con l'acronimo EEAJAF (East Asia Anti-Japan Armed Front). Dopo la sua dissoluzione, diversi affiliati si unirono all'Armata Rossa Giapponese.[1]

Le origini dell'organizzazione sono da ricondursi al 1970 quando lo studioso di storia Masashi Daidōji fondò un comitato per la lotta di classe, riunendo decine di altri studenti universitari animati da ideali New Left. Il gruppo fece numerosi studi riguardo i crimini di guerra giapponesi e approfondì tematiche quali la guerriglia urbana e i movimenti di resistenza. Tali studi convinsero il comitato studentesco sulla necessità di costituire un gruppo armato. Così gli studenti iniziarono a condurre i primi esperimenti per quanto riguarda la realizzazione di ordigni esplosivi improvvisati.

Il 12 dicembre 1971 si verificò il primo attentato riconducibile al gruppo studentesco costituito da Masashi Daidōji. L'obiettivo dell'esplosione era il tempio di Koa Kannon nella prefettura di Shizuoka, che in quanto dedicato ai caduti durante la Seconda guerra sino-giapponese era considerato simbolo dell'colonialismo nipponico. Il 6 aprile successivo stessa sorte toccò all'ossario cimiteriale del tempio Sōji-ji di Yokohama, che ospitando i resti di numerosi giapponesi vissuti nella penisola coreana durante la dominazione della Corea, rappresentava un emblema dell'imperialismo. Seguì l'attentato del 12 dicembre 1972 nello Hokkaido, presso il Fusetsu no Gunzo e all'Istituto delle culture del Nord. Erano due siti ritenuti icona dell'oppressione giapponese nei confronti del popolo ainu, avvenuta sia durante lo Shogunato Tokugawa che più tardi durante l'Impero giapponese.

Fu soltanto in seguito a quest'ultimo attacco che la cellula terroristica si diede il nome di Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale. Nei due successivi l'organizzazione continuò a sviluppare ordigni artigianale e a propagandare i propri ideali, soprattutto tramite la pubblicazione clandestina del libro Hara Hara Tokei.

Il 14 agosto 1974 l'organizzazione tentò invano di attuare quella che chiamarono Operazione Arcobaleno, che prevedeva di far detonare il ponte sul quale stava viaggiando l'imperatore del Giappone, Hirohito. Sedici giorni più tardi il Fronte armato mise a segno la sua azione terroristica più iconica, vale a dire l'attentato contro la Mitsubishi Heavy Industries, il quale causò la morte di otto persone e il ferimento di altre centinaia. La forza distruttiva dell'esplosione superò abbondantemente le aspettative degli stessi attentatori, che da quel momento in poi effettuarono altri attacchi di minor entità contro numerose aziende giapponesi, quali Mitsui, Teijin, Taisei Corporation e Ferrovie Keisei.

Il 19 maggio 1975 le indagini degli investigatori della polizia giapponese, condussero all'arresto di Masashi Daidōji e di altri individui al vertice della cellula terroristica, tra cui la moglie dello stesso leader. Tra gli uomini ritenuti responsabili degli attentati, Satoshi Kirishima riuscì a sfuggire alla cattura e fu inserito nella lista nazionale dei ricercati.[2]

Si trattava di un'organizzazione di ispirazione anarchica e anti-imperialista. Riteneva che la classe dirigente, le corporazioni imprenditoriali e i lavoratori che non si ribellavano fossero tutti colpevoli dell'aggressione imperialista che lo Stato giapponese aveva compiuto e stava continuando a compiere. Nel libro Hara Hara Tokei il Fronte armato antigiapponese dell'Asia Orientale si riferisce alla maggioranza dei nipponici con l'appellativo di Nittei hongokujin (日帝本国人?), ovvero come "Persone nate dall'imperialismo giapponese". I suoi affiliati pertanto condannavano aspramente tutti i cittadini che rifiutavano la lotta anti-imperialista e rivoluzionaria, considerandoli colonizzatori a tutti gli effetti. Il suo fine ultimo era pertanto quello di rovesciare la monarchia giapponese ed iniziare una rivoluzione mondiale.[3]

  1. ^ Terrorismo rosso in Giappone, su vientosur.info.
  2. ^ Origine e sviluppo dell'EEAJAF, su military-history.fandom.com.
  3. ^ Ideali antigiapponesi, su thefunambulist.net.

Voci correlate

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