Nino Manfredi

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Nino Manfredi nel 1990

Saturnino Manfredi, detto Nino (Castro dei Volsci, 22 marzo 1921Roma, 4 giugno 2004), è stato un attore, regista, sceneggiatore, comico e cantautore italiano.

Tra i più importanti e apprezzati esponenti del cinema italiano del Novecento, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. È considerato, inoltre, uno dei più grandi interpreti della commedia all'italiana con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman [1][2], un quartetto al quale è generalmente accostato anche Marcello Mastroianni [3][4] e uno dei principali esponenti della romanità cinematografica.

Saturnino Manfredi nacque a Castro dei Volsci[5], un comune della Valle del Sacco (all'epoca in provincia di Roma, attualmente in provincia di Frosinone), il 22 marzo del 1921, primogenito dei due figli di Romeo Manfredi e di Antonina Perfili, provenienti entrambi da famiglie contadine. Il padre, arruolato in Pubblica Sicurezza, dove raggiunse il grado di maresciallo, nei primi anni trenta venne trasferito a Roma, dove Nino e il fratello minore Dante crebbero, trascorrendo l'infanzia nel quartiere di San Giovanni.

Dopo le scuole medie, si iscrisse come semiconvittore al Collegio Santa Maria, da dove però scappò varie volte, finché fu costretto a proseguire gli studi da privatista. Nel 1937 si ammalò gravemente di tubercolosi[6] e restò a lungo in sanatorio. Qui imparò a suonare un banjo da lui stesso costruito ed entrò nel complessino a plettro dell'ospedale. Dopo un'esibizione, avvenuta nello stesso sanatorio, della compagnia teatrale di Vittorio De Sica, iniziò ad appassionarsi alla recitazione.[7]

Nella compagnia del teatro comico musicale di Roma (1952): in piedi (da sinistra) Manfredi, Renato Turi, Elio Pandolfi, Silvio Noto, Clely Fiamma, Italo Carelli, Carlo Giuffré, seduti Deddi Savagnone, Wanda Tettoni, Silvio Gigli, Antonella Steni e Giusi Raspani Dandolo
Fulvia Mammi e Nino Manfredi in teatro 1947

Per accontentare la famiglia nell'ottobre del 1941 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ma già nello stesso anno dimostrò interesse e una propensione per il palcoscenico, esordendo come presentatore e attore nel teatrino della parrocchia della Natività, in via Gallia. Dopo l'8 settembre 1943, per evitare l'arruolamento, si rifugiò per un anno con il fratello in montagna, sopra Cassino; rientrato a Roma nel 1944 riprese gli studi universitari e, contemporaneamente, si iscrisse all'Accademia nazionale d'arte drammatica.

Si laureò in giurisprudenza nell'ottobre del 1945 con una tesi in diritto penale sulla legittima difesa con voti 92 su 110, ma non eserciterà mai la professione, e nel giugno del 1947 si diplomò all'accademia; nell'autunno dello stesso anno fece i suoi esordi al Teatro Piccolo di Roma, sotto la direzione del suo maestro Orazio Costa, nella compagnia Maltagliati-Gassman, affiancato da Tino Buazzelli, recitando in testi perlopiù drammatici, in molti casi allestiti in prima assoluta per l'Italia, come Liliom di Ferenc Molnár, L'aquila a due teste di Jean Cocteau, Casa Monestier di Denis Amiel, Erano tutti miei figli di Arthur Miller e Scontro nella notte di Eugene O'Neill.

Nella stagione 1948-1949 recitò al Piccolo Teatro di Milano, sotto la regia di Giorgio Strehler, nei drammi shakespeariani Romeo e Giulietta, La tempesta e Riccardo II, insieme a grandi attori di prosa come Giorgio De Lullo, Edda Albertini e Lilla Brignone. Nella stagione 1952-1953 collaborò col grande drammaturgo Eduardo De Filippo, portando in scena al Teatro Eliseo di Roma tre suoi atti unici, Amicizia, I morti non fanno paura e Il successo del giorno, recitandoli insieme a Paolo Panelli e Bice Valori.

Abbandonata la prosa, a partire dal 1951, insieme ai suoi compagni di studio Paolo Ferrari e Gianni Bonagura, formò un terzetto che si esibì con successo dapprima nei varietà radiofonici e quindi in molti spettacoli del teatro di rivista e della commedia musicale, a partire dalla stagione 1953-1954 con Tre per tre... Nava di Marcello Marchesi, insieme alle sorelle Nava, quindi nella stagione 1954-1955 con Festival di Age, Scarpelli, Marcello Marchesi, Dino Verde e Orio Vergani, e infine nella stagione 1956-1957 con Gli italiani sono fatti così di Vittorio Metz, Marcello Marchesi e Dino Verde, insieme alla coppia "Billi e Riva" e a Wanda Osiris.

In quegli anni lavorò anche con Corrado. I suoi due più significativi successi sul palcoscenico li ottenne comunque più avanti, nelle commedie musicali Un trapezio per Lisistrata di Garinei e Giovannini (1958), accanto a Delia Scala, e, soprattutto, nel Rugantino sempre di Garinei e Giovannini (1962), insieme ad Aldo Fabrizi e Bice Valori, notevolmente apprezzato anche in tournée negli Stati Uniti d'America.

Esordì al cinema con un primo film del 1949, Torna a Napoli di Domenico Gambino, proseguendo con altri due film musical-sentimentali in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951), e passando poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1955 partecipò per la prima volta a due film di rilievo, Gli innamorati di Mauro Bolognini e Lo scapolo di Antonio Pietrangeli. Il 14 luglio dello stesso anno sposò l'indossatrice Erminia Ferrari, alla quale sarà legato fino alla morte e dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film Totò, Peppino e la... malafemmina diretto da Camillo Mastrocinque (1956) e altri ruoli da protagonista nelle commedie Caporale di giornata di Carlo Ludovico Bragaglia e Carmela è una bambola di Gianni Puccini, entrambe del 1958.

In televisione esordì nel 1956 nello sceneggiato L'Alfiere diretto da Anton Giulio Majano; nel 1959 ottenne un importante successo di pubblico con la sua partecipazione a Canzonissima, con la regia di Antonello Falqui; qui creò la macchietta di "Bastiano, il barista di Ceccano", la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona (soprattutto come invito all'acquisto del biglietto della lotteria) entrerà nel linguaggio comune. Riuscì persino a convincere l'amico Marcello Mastroianni, notoriamente restio ad apparire in televisione, a esibirsi in una scenetta insieme a lui.

Nino Manfredi ed Erminia Ferrari il giorno del matrimonio. Al centro riconoscibile Paolo Panelli fra i testimoni
Nino Manfredi con Mina a Studio Uno nel 1965

Il doppiaggio

[modifica | modifica wikitesto]

Parallelamente all'attività di attore, si cimentò anche come doppiatore, prestando la propria voce a, tra gli altri, Robert Mitchum in Sette settimane di guai (Johnny Doesn't Live Here Anymore) di Joe May (1944), a Bud Abbott in Africa strilla, a Earl Holliman ne Il pianeta proibito (Forbidden Planet) di Fred M. Wilcox (1956), quindi al francese Gérard Philipe e, tra gli italiani, a Franco Fabrizi ne I vitelloni di Federico Fellini (1953), a Sergio Raimondi in Piccola posta di Steno (1955), ad Antonio Cifariello ne La bella di Roma di Luigi Comencini (1955), a Renato Salvatori ne La domenica della buona gente di Anton Giulio Majano (1953), dove peraltro lui stesso fu doppiato da Corrado Mantoni, e a Marcello Mastroianni in Parigi è sempre Parigi di Luciano Emmer (1951).

Anni sessanta

[modifica | modifica wikitesto]

Sull'onda del suo successo televisivo in Canzonissima 1959, nello stesso anno fu uno dei protagonisti in Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti, diretto da Mario Monicelli l'anno precedente. Venne inoltre chiamato a prestare la sua voce, con la cadenza ciociara del "barista di Ceccano", come narratore fuori campo, nel film di Mario Mattoli Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (1960). Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L'impiegato diretto da Gianni Puccini, diventò una delle colonne portanti della commedia all'italiana con importanti ruoli sia comici o brillanti sia drammatici. Nel 1963 prese parte al film La parmigiana di Antonio Pietrangeli. Interpretò Dudù nel film Operazione San Gennaro (1966) per la regia di Dino Risi. Sempre nello stesso anno partecipò al film Io, io, io... e gli altri di Alessandro Blasetti e a Una rosa per tutti di Franco Rossi, commedia dove recita in coppia con Claudia Cardinale.

Interpretò personaggi diversi, come il rappresentante scambiato per gerarca fascista in Gli anni ruggenti (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy (1965) e il cognato dell'editore Alberto Sordi, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968); nello stesso anno fu protagonista nel film Straziami ma di baci saziami. Nel 1969 lo si ritrovò protagonista della commedia a episodi Vedo nudo e poi nel film Nell'anno del Signore di Luigi Magni con attori del calibro di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale. Il personaggio dell'epigrammista Pasquino, che irride il potere temporale nel periodo risorgimentale, lo reinterpreterà nel 2003 nel film televisivo La notte di Pasquino.

Nino Manfredi e Alberto Sordi in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola (1968)

Anni settanta

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1971 interpretò invece in Trastevere uno squattrinato artista psichedelico, ex agente di polizia della squadra narcotici, lavoro che gli aveva procurato la dipendenza dalla droga. Nel 1972 impersonò Gino Girolimoni, nel film drammatico Girolimoni, il mostro di Roma, diretto da Damiano Damiani.

Nino Manfredi in Pane e cioccolata di Franco Brusati (1973)

Nel 1973 interpretò invece l'emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d'ospedale idealista in C'eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e tornò a lavorare con il regista Luigi Magni nel 1977 in In nome del Papa Re, in cui interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che, in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re appunto, e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta. Poi lo troveremo in Café Express del 1980. Tornerà a lavorare con il regista Luigi Magni in In nome del popolo sovrano nel 1990, dove ricopre il ruolo di Ciceruacchio, un uomo del popolo che combatte e muore per la libertà di Roma dal potere papalino, film che chiude una trilogia, dove i temi sono sempre il prezzo della libertà e il patriottismo, non retorico, ma di ideali, dove si vuole far rivivere, più che solo ricordare, gli uomini e le donne che combatterono per l'Unità d'Italia.

In qualità di attore si aggiudicò cinque Nastri d'argento e cinque David di Donatello.

Regista cinematografico e teatrale

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1962 esordì anche dietro la macchina da presa con L'avventura di un soldato, un episodio del film L'amore difficile tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, una storia che descrive lo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regia fu l'autobiografico lungometraggio Per grazia ricevuta (1971), col quale si aggiudicò la Palma d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d'argento per il miglior soggetto; il film, oltre al successo di critica, fu il più visto della stagione. Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo aveva iniziato, sulla crisi d'identità di un uomo che scopre un'apparente sosia perfetta della moglie, dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.

Eleonora Giorgi e Manfredi sul set di Nudo di donna (1981), film da lui anche diretto

Sul palcoscenico rientrò alla fine degli anni ottanta da protagonista delle commedie da lui scritte e dirette, Gente di facili costumi (1988) e Viva gli sposi! (1989, originariamente pensato per una trasposizione cinematografica), in seguito portati più volte in tournée anche nel decennio successivo.

La sua prudenza nell'affrontare argomenti religiosi, rappresentando i tormenti intimi dei protagonisti senza risultare eccessivamente provocatorio, attirò le simpatie di tutti (sia cattolici che anticlericali) verso i propri personaggi e gli valse la stima e l'invito di papa Giovanni Paolo II alla rappresentazione in Vaticano di una commedia giovanile scritta dallo stesso Papa. Richiesto il suo parere da parte del pontefice, Manfredi osservò, con una certa riluttanza, che era stato un bene che non avesse proseguito come scrittore teatrale, altrimenti avremmo perso un grande Papa. Il pontefice accolse il commento con grandi risate (dall'intervista televisiva con la moglie di Manfredi Io lo conoscevo bene trasmessa in replica da Raitre il 17 giugno 2007).

Nino Manfredi impersona Geppetto in Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972)

Sul piccolo schermo fece il suo rientro nel 1972, quando interpretò Geppetto, il padre di Pinocchio nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, insieme a Ciccio Ingrassia, Franco Franchi e Gina Lollobrigida. Dal 1990 in poi interpretò numerose fiction televisive dirette perlopiù dal genero Alberto Simone e dal figlio Luca; furono sempre personaggi carichi di notevole umanità, come il commissario Franco Amidei di Un commissario a Roma (1993) e, soprattutto, come il brigadiere Saturnino Fogliani nella serie televisiva Linda e il brigadiere (1997-2000), accanto a Claudia Koll nella prima e nella seconda stagione e a Caterina Deregibus nella terza.

Altre attività in ambito musicale, pubblicitario e politico

[modifica | modifica wikitesto]

Molto attivo alla radio, ospite d'onore in trasmissioni di ogni genere, si è esibito, con successo, anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico brano di Ettore Petrolini Tanto pe' cantà (risalente al 1932) raggiunge le primissime posizioni della hit parade. Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica... me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M'è nata all'improvviso 'na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini.[8] Nello stesso anno cantò la canzone Che bello sta' con te, inserita come colonna sonora (nei titoli di coda) del film Questo e quello di Sergio Corbucci.

Notevole popolarità Manfredi ha trovato anche come testimonial pubblicitario. Esordì nel 1957 con una serie di Caroselli per i Baci Perugina e per le Caramelle Rossana e da allora fu una presenza praticamente fissa del genere. Tra i Caroselli più noti, quelli per la Pizzaiola Locatelli, per la quale, nel 1961, ha interpretato, al fianco di Giovanna Ralli, la serie Ufficio ricerche idee originali televisive, scritta da Garinei e Giovannini, dove i due attori impersonarono due creativi alla ricerca di un'idea pubblicitaria originale, e quello per la Philco, per la quale ha interpretato, tra il 1963 e il 1965, una lunga serie dal titolo L'audace colpo del solito ignoto, che riprese temi e situazioni dei quasi omonimi film di Monicelli e Loy e propose un Manfredi ladro pasticcione e sfortunato.

In questo ambito ottenne il maggiore successo grazie al lungo sodalizio con la Lavazza, per la quale Manfredi fu protagonista dal 1977 al 1993 (diretto prima dal regista Luciano Emmer e dal 1982 dal figlio Luca) accanto alla nonna Nerina Montagnani e poi anche alla colf Gegia, in una lunga serie di popolari spot pubblicitari dove renderà popolari i due noti slogan "Più lo mandi giù e più ti tira su!" e "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?". Tra gli ultimi impegni, particolare rilievo assunse l'essere stato scelto, nel 1999, per promuovere, attraverso una serie di spot finanziati dal Ministero del Tesoro, il cambio di moneta dalla lira all'euro. Nel 1999 incise Non lasciare Roma, brano dalla storia bizzarra; inizia a metà anni '70 con Mario Panzeri che la ideò e che a fine anni '80 la sviluppò coinvolgendo Grottoli e Vaschetti, ma rimase poi incompiuta. Nel 1997 Franco Fasano se ne innamorò e la completò affidando l'arrangiamento a Claudio Zitti che la fece ascoltare a Nino Manfredi, il quale la volle immediatamente registrare. La canzone venne pubblicata, infine, il 16 dicembre 2014.

Nel 1992, in occasione delle elezioni politiche, Manfredi diede per qualche giorno l'impressione di aver accettato una candidatura alla Camera dei deputati con la Lista Marco Pannella. A detta dello stesso Manfredi, anni prima, aveva rifiutato un'offerta simile da parte di Enrico Berlinguer.[9] Pochi giorni dopo, però, vi fu un ripensamento da parte dell'attore, il quale rinunciò in extremis a intraprendere la carriera politica nei Radicali.[10][11] Nel 1970, insieme a Gianni Bonagura, Manfredi aveva anche inciso un disco di propaganda per il Partito Socialista Italiano.[12]

L'ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, La fine di un mistero (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Manfredi interpretò uno sconosciuto privo di memoria, salvato dalla morte da un pastorello durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricoverato per quarant'anni in un manicomio; alla fine, grazie ad alcune ricerche, si scopre la sua identità: quella del poeta Federico García Lorca, che la pellicola immagina sopravvissuto alla fucilazione a opera dei franchisti. Si trattò di un'interpretazione lodata dalla critica: asciutta, scarna ed essenziale, quasi senza parole, fatta soltanto di sguardi fissi, che gli valse il Premio alla carriera intitolato a Pietro Bianchi, conferito dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici.[13]

Il 7 luglio 2003, subito dopo la fine delle riprese, venne colpito da un ictus nella sua casa romana. Le condizioni si presentarono sin da subito gravi e venne trasportato d'urgenza all'ospedale Santo Spirito.[14] A settembre un netto miglioramento gli permise il ritorno a casa, ma a novembre venne colpito da emorragia gastrointestinale ed altre complicazioni renali e polmonari.[15] Ricoverato questa volta presso l'ospedale Nuovo Regina Margherita, non si sarebbe ripreso completamente, trascorrendo sei mesi in una continua alternanza di miglioramenti e peggioramenti, e morì a 83 anni a Roma, il 4 giugno 2004.[16]

La camera ardente fu allestita presso la sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio in Campidoglio. Pur essendo ateo dichiarato, ebbe funerali religiosi.[17] Dopo il funerale, celebrato il 7 giugno nella Chiesa degli artisti in piazza del Popolo, alla presenza di circa 2 000 persone tra volti noti della politica e dello spettacolo e gente comune, l'attore venne sepolto al cimitero del Verano di Roma.[18]

La tomba di Nino Manfredi nel Cimitero del Verano
Nino Manfredi nel film Audace colpo dei soliti ignoti (1959)
Nino Manfredi (a destra) con Vittorio Gassman e Alberto Sordi nel film Crimen (1960)
Nino Manfredi con Giuseppe Ianigro ne Gli anni ruggenti (1962)
Nino Manfredi con Totò nel film Operazione San Gennaro (1966)
Nino Manfredi in Straziami ma di baci saziami (1968)
Nino Manfredi nel film Nell'anno del Signore (1969)
Nino Manfredi in Contestazione generale (1970)
Nino Manfredi con Enzo Cannavale in Roma bene (1971)
Nino Manfredi (al centro) con Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores in un fotogramma di C'eravamo tanto amati (1974)
Nino Manfredi (al centro) con Tano Cimarosa (a sinistra) e Max Delys (a destra) in Pane e cioccolata (1974)
Nino Manfredi interpreta Giacinto Mazzatella in Brutti, sporchi e cattivi (1976)
Nino Manfredi (al centro) con Mario Scaccia e Sergio Graziani nel film Signore e signori, buonanotte (1976)
Nino Manfredi (al centro) nel film La mazzetta (1978)
Nino Manfredi ne Il giocattolo (1979)
Nino Manfredi in una scena di Café Express (1980)
Nino Manfredi in una scena di Testa o croce (1982)
Nino Manfredi nel film I picari (1987) Sancta Maria, regia di Luigi Faraldo e Edgar Neville (1941)
Paolo Panelli, Delia Scala e Nino Manfredi in Canzonissima 1959
Con Marina Bonfigli a teatro nel 1947

Teatro di rivista

[modifica | modifica wikitesto]

Commedia musicale

[modifica | modifica wikitesto]

Varietà televisivi Rai

[modifica | modifica wikitesto]
Manfredi (a destra) con Raffaele Pisu, Pierluigi Pelitti, Paolo Ferrari e Gianni Bonagura nella compagnia del Teatro di rivista della Rai di Roma nel 1954

Prosa radiofonica Rai

[modifica | modifica wikitesto]

Varietà radiofonici Rai

[modifica | modifica wikitesto]
Nino Manfredi con Isa Bellini, nel programma radiofonico "Il Labirinto" (1955)

Riconoscimenti

[modifica | modifica wikitesto]
Nino Manfredi riceve il premio speciale al David di Donatello del 1990. Al suo fianco Stefania Sandrelli

Doppiatori italiani

[modifica | modifica wikitesto]

In qualche film, all'inizio della sua carriera cinematografica, Manfredi è stato doppiato da:

Nino Manfredi
Nino Manfredi ospite nel 1985 al Giffoni Film Festival
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenereMusica leggera
Periodo di attività musicale1963 – 2003
EtichettaCAM, RCA Italiana, It, Fonit Cetra, Pull, Durium, CBS, Best Sound
Album pubblicati4
Studio3
Raccolte1

Album in studio

[modifica | modifica wikitesto]
  • 1963 – Roma nun fa' la stupida stasera (con Lea Massari)/Ballata di Rugantino (CAM, CA-2467)
  • 1965 – Queste parole son mandorle amare/Tu non sei madame Curie (RCA Italiana, PM-3315)
  • 1970 – Tanto pe' cantà/Affaccete Nunziata (IT, ZT-7003)
  • 1970 – Dialogo tra due elettori al disopra di ogni sospetto (con Gianni Bonagura)/Noi siamo (canta Anna Casalino) (disco propaganda PSI)
  • 1971 – Per grazia ricevuta/Me pizzica,... me mozzica (IT, ZT-7010)
  • 1971 – W S.Eusebio (La processione)/Me pizzica,... me mozzica (IT, ZT-7014)
  • 1971 – Trastevere/M'è nata all'improvviso una canzone (IT, ZT-7026)
  • 1971 – Trastevere/M'è nata all'improvviso una canzone (IT, ZT-7030)
  • 1972 – Storia di Pinocchio/Andrea Pinocchio (canta Andrea Balestri) (IT, ZT-7031)
  • 1972 – Girolimoni/Fataltango (IT, ZT-7039)
  • 1973 – Cuore con la 'Q'/Almeno una volta all'anno (IT, ZT-7042)
  • 1978 – Tarzan lo fa/Tarzan lo fa (versione strumentale) (Fonit Cetra, SPB-55)
  • 1979 – La panzanella/La panzanella (versione strumentale) (Pull, QSP-1027)
  • 1980 – La pennichella/Lei non sa chi sono io! (Durium, LD AI-8080)
  • 1982 – La frittata/La ballata di sedie e poltrone (CBS, CBS A 2032)
  • 1982 – Un filo/L'arpa di Soho
  • 1983 – Canzone pulita/Canzone pulita (versione strumentale) (Best Sound, BS 101)
  • 1983 – Che bello sta' co' te/Per Daniela (Adagio) (IT, ZBT 7349)
  • 1991 – Viale del re/La ballata di Ciceruacchio (IT, VINX 259)
  • 2014 – Non lasciare Roma (singolo digitale)

Opere letterarie

[modifica | modifica wikitesto]
Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— Roma, 19 dicembre 1978[24]

Nella cultura di massa

[modifica | modifica wikitesto]
Targa del viale nel Giardino degli Aranci a Roma
  • Nel quartiere Ostia, gli è stato intitolato un teatro, inaugurato il 30 settembre 2005.
  • La città di Roma, nel 2006, ha dedicato a Manfredi un viale nel Giardino degli Aranci.
  • L'osservatorio astronomico di Campocatino, con una cerimonia svoltasi il 5 febbraio 2007 presso il salone dell'Amministrazione provinciale di Frosinone, ha ribattezzato l'asteroide 2002 NJ34 col suo nome, 73453 Ninomanfredi, in sua memoria.
  • A Pastena, nel 2008, è stato istituito il Premio Manfredi da assegnarsi a personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura che si siano contraddistinti per le loro gesta ed etica professionale.[25]
  • I Nastri d'argento, dal 2009, hanno un premio a lui intitolato.[26]
  • Il MonteCarlo Film Festival gli ha intitolato il premio come artista più eclettico dell'anno.
  • La città di Frosinone, nel 2011, ha lanciato il Festival del Cinema della Ciociaria "Nino Manfredi". Dedicato a Manfredi anche il premio principale della manifestazione, il "Nino d'oro".[27]
  • La città di Grosseto gli ha dedicato una via nel nuovo quartiere del Casalone.
  • La Rai il 25 settembre 2017 ha messo in onda il film In arte Nino, imperniato sugli inizi di carriera di Nino Manfredi.
  • Il 21 giugno 2014 il comune di Castro dei Volsci, suo paese natale, gli intitola il Centro culturale polifunzionale, e istituisce nella stessa sede una mostra permanente sull'attore. Nella stessa giornata le Poste italiane gli dedicano un annullo speciale.
  • La Rai il 22 marzo 2021, in occasione del centenario della nascita, gli dedica il documentario Uno, nessuno, cento Nino, scritto e diretto dal figlio Luca Manfredi.
  • Le Poste Italiane il 30 aprile 2021 gli hanno dedicato un francobollo del valore di 1,10 € appartenente alla serie "Le eccellenze italiane dello spettacolo".
  1. ^ I colonnelli del cinema italiano, su Il Davinotti, 10 marzo 2008.
  2. ^ Il cinema italiano contemporaneo: Da “La dolce vita” a “Centochiodi”, Bari, Laterza, 2007.
  3. ^ Collezioni, su Teche Rai.
  4. ^ Commedia all'italiana, in Enciclopedia del cinema, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003-2004.
  5. ^ MANFREDI, Saturnino, detto Nino, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  6. ^ Silvia Fumarola, Nino Manfredi: Io, gay contro l'intolleranza, in la Repubblica, 8 ottobre 2001.
  7. ^ Silvia Fumarola, Nino Manfredi Story, viaggio tra vita artistica e privata, in la Repubblica, 8 novembre 2014.
  8. ^ Gli introiti ricavati dalla vendita del disco furono devoluti alla ricerca sul cancro, Anno 1983, su Viva Sanremo (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  9. ^ Elezioni: Nino Manfredi candidato con Pannella, in adnkronos, 28 febbraio 1992.
  10. ^ Giuliano Gallo, Manfredi: meglio i film che Pannella (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2015).
  11. ^ Aurelio Aversa, Le politiche del 92, la Lista Pannella, la candidatura poi saltata di Nino Manfredi, i radicali, su Radio Radicale, 27 settembre 2017.
  12. ^ Nino Manfredi - Dialogo tra 2 elettori al di sopra di ogni sospetto, su wn.com, 25 gennaio 2008.
  13. ^ Il "Premio Pietro Bianchi" a Nino Manfredi, su Sentieri Selvaggi, 15 giugno 2003.
  14. ^ Nino Manfredi colto da malore, in La Stampa, 10 luglio 2003.
  15. ^ Manfredi «condizioni critiche», in La Stampa, 2 dicembre 2003.
  16. ^ E' morto Nino Manfredi, in Corriere della Sera, 4 luglio 2004.
  17. ^ Palo Conti, L'addio di Roma a Manfredi: «Eri uno di noi», in Corriere della Sera, 8 giugno 2004 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
  18. ^ Manfredi, stamattina i funerali lungo applauso per l'ultimo addio, in la Repubblica, 7 giugno 2004.
  19. ^ Renzo Tian sul Il Messaggero di Roma: "È doveroso iniziare le citazioni da Nino Manfredi: senza di lui, senza il suo ritorno al palcoscenico, dopo la lunga assenza, Rugantino non sarebbe quello che è sulla scena, vale a dire un personaggio inesauribile per comunicativa, estro e forza comica".
  20. ^ Radiocorriere TV, n. 47, 1955.
    «Teseo rincorre Arianna per questo labirinto e ogni volta per ritrovarla deve risolvere gli enigmi che gli vengono proposti, mentre gli ascoltatori lo aiuteranno da casa»
  21. ^ Enrico Lancia, Ciak d'oro 1986, in I premi del cinema.
  22. ^ 'Il raggio verde' ciack d'oro 1986, in la Repubblica, 10 settembre 1986.
  23. ^ Manfredi Saturnino, su Quirinale.it.
  24. ^ Manfredi dott. Saturnino in arte Nino, su Quirinale.it.
  25. ^ A Pastena il premio «Nino Manfredi», in Il Tempo, 25 settembre 2010. URL consultato il 5 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2012).
  26. ^ Ma.Vi., Premio Nino Manfredi ai Nastri d’Argento, in BestMovie, 23 aprile 2009.
  27. ^ Carlotta De Leo, La Ciociaria è un Festival, in Corriere della Sera, 28 settembre 2011. URL consultato il 2 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).
  • Luigi Granetto, Intervista per "Hit Parade International", in Nino Manfredi, Roma, Armando Curcio Editore, 1983.
  • Aldo Bernardini, Nino Manfredi, Roma, Gremese Editore, 1999.
  • Bruno P. Pieroni, 90 anni di «Italie», Springer Verlag, 2012, ISBN 9788847025400.
  • Dizionario del cinema italiano - Gli attori, Roma, Gremese editore, 2003.
  • Fabio Francione e Lorenzo Pellizzari, Nino Manfredi regista (Viaggio in Italia), Edizioni Falsopiano, 2005.
  • Alessandro Ticozzi, Nino Manfredi, l'eroe positivo della commedia all'italiana, Edizioni SensoInverso, 2019.
  • Gerry Guida e Fabio Melelli, Café Express. Viaggio in treno al termine della notte, Dublino, Artdigiland, 2021.
  • Andrea Ciaffaroni e Carlo Amatetti, Alla ricerca di Nino Manfredi, Sagoma Editore, 2021.
  • Luca Manfredi, Un friccico ner core. I 100 volti di mio padre Nino, Rai Libri, 2021.
  • Il Radiocorriere, annate varie.
  • Ciak, fascicoli vari.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN2661275 · ISNI (EN0000 0001 1436 7565 · SBN CFIV023429 · LCCN (ENn79131538 · GND (DE121957756 · BNE (ESXX1306592 (data) · BNF (FRcb13941065s (data) · J9U (ENHE987007431234505171 · CONOR.SI (SL99769955