Coordinate: 45°43′43.42″N 8°51′34.23″E

Parco archeologico di Castelseprio

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Parco Archeologico di Castel Seprio
La basilica di San Giovanni
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàCastelseprio
Indirizzovia Castelvecchio, 1513
Coordinate45°43′43.42″N 8°51′34.23″E
Caratteristiche
TipoArcheologia
Sito web
 Bene protetto dall'UNESCO
Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)
 Patrimonio dell'umanità
Tipoarchitettonico
CriterioC (i)(ii)(iii)(iv)(vi)
Pericolono
Riconosciuto dal2011
Scheda UNESCO(EN) Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.)
(FR) Scheda

Il Parco archeologico dell'antica Castel Seprio (Castel Sevar in varesotto e Castel Sever in lombardo e milanese) è costituito dai ruderi dell'omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas. Allo stesso insediamento appartiene il monastero di Torba, gestito dal FAI. Il parco è stato istituito negli anni 1950 in conseguenza alla riscoperta del sito da parte di Gian Piero Bognetti. È stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 26 giugno 2011 come parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere.[1]

Gli scavi hanno evidenziato una frequentazione del luogo a partire dall'età pre- e protostorica, con una necropoli dell'Età del ferro di matrice insubre presso la chiesa di San Maria foris portas. La fondazione del castrum Sibrium sembra risalire al IV-V secolo in relazione a una linea difensiva contro le grandi migrazioni di popoli germanici. Il luogo si trovava inoltre all'incrocio dei fascio di strade della direttrice Como-Novara.

Alto medioevo

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Durante l'età bizantina e longobarda, Castel Seprio viene ricordato come civitas, cioè come centro di un ampio distretto territoriale. Tarde fonti medievali, come Geografo Guidone e l'Anonimo Ravennate, riportano il nome Sibrie e Sibrium. In età carolingia, si costituì il contado del Seprio.

Basso medioevo

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Tra il 1285 e il 1287 l'insediamento venne completamente raso al suolo a opera dei milanesi durante la lotta contro i Torriani. L'arcivescovo di Milano Ottone Visconti ne decretò il perpetuo abbandono, a eccezione delle chiese, che vennero officiate fino al XVII secolo.
L'interesse degli eruditi milanesi per questo luogo storico si fece vivo sin dal XIV secolo: nel 1339 Galvano Fiamma cita che nel monastero di Torba fu rinvenuta la tomba di un re longobardo. Nel XV secolo fu Ciriaco Pizzicolli a effettuare la trascrizione di alcune lapidi romane inserite nelle murature superstiti.

Nel 1541 lo studioso e presbitero Bonaventura Castiglioni nella sua Gallorum Insubrium antiquae sedes è il primo a documentare una descrizione dei ruderi.

Età contemporanea

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Nel 1809 il nobile Parochetti di Gornate Olona demolì i ruderi di una casa-torre per cavarne materiale edile e scoprì lapidi e vestigia gallo-romane. Su tale spunto, la famiglia milanese degli Archinto, collezionisti di antichità, acquistarono l'area e delegarono lo studioso Corbellini di estrarne resti.

Nel 1944 Gian Piero Bognetti scoprì e rese pubbliche le pitture della chiesa di Santa Maria foris portas, che al tempo era diventata un magazzino agricolo. Tra il 1946 e il 1947 ebbero inizio le prime indagini archeologiche sistematiche sotto il controllo delle Soprintendenze alle Antichità e ai Monumenti, in collaborazione col museo di Varese. Direttore era lo storico Mario Bertolone.

Da allora, diverse furono le campagne di scavo:

Nel 2009 è stato inaugurato un Antiquarium all'interno del Parco.

La casaforte

Le costruzioni presenti sul pianoro sono a carattere militare (ponte e torrione d'ingresso, mura di cinta turrite,[2] torri difensive e una casaforte), civile (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religioso.

Le mura, spesse quasi 2 m e sorrette da archi sostenuti da pilastri, mettevano in collegamento il castrum alla torre del monastero di Torba, dove oggi sono ancora ben visibili.[3]

Il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista

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Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica di San Giovanni Evangelista (Castelseprio).

La grande basilica, a pianta rettangolare, era divisa in tre navate (V secolo). In un secondo momento venne arricchita da un'abside centrale e in seguito da un'absidiola. Girando attorno al luogo di culto si trovano i resti di una grande cisterna[2], di un ambiente ristretto (forse una sacrestia), il basamento di una torre campanaria e una zona cimiteriale, di cui si conservano solo un paio di lastre tombali longobarde. Il battistero[2] è un edificio a pianta ottagonale che in origine aveva una piccola abside. Al suo interno si conservano due vasche battesimali. Può essere databile al V secolo.

La chiesa di S. Paolo

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Resti della chiesa di San Paolo

Piccola chiesa a pianta esagonale[2], dotata di abside, ambulacro e loggiato. Probabilmente di età romanica.

La cascina-convento di S. Giovanni

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Cascina S. Giovanni, l'Antiquarium

Il piccolo monastero a corte, forse costruito nel XIV secolo, ospitava una comunità regolare. All'interno le pareti dell'oratorio conservano affreschi tardorinascimentali e seicenteschi. L'Antiquarium, recentemente allestito, espone materiali che illustrano i primi insediamenti preistorici, la vita del castrum dalla sua fondazione in età tardoromana, attraverso il momento di fioritura nell'alto medioevo, sino alla distruzione ed oltre. Tra i reperti spiccano i resti di decorazione ad affresco recuperati negli interventi archeologici all'interno degli edifici di culto e la ceramica rinascimentale emersa nel corso degli scavi dello stesso edificio.

La zona dell'abitato si sviluppa a occidente del castrum. Di questo borgo oggi rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio, tra cui, probabilmente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

La chiesa di Santa Maria foris portas

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Viaggio a Betlemme

La piccola chiesa, a pianta triconca, racchiude nell'abside un prezioso ciclo pittorico che raffigura le Storie dell'Infanzia di Cristo, ispirate ai Vangeli apocrifi. Il tema è antiariano, volto a sostenere la tesi dell'unicità della natura umana e divina del Cristo. La datazione degli affreschi è problematica e oscilla tra la fine del VI e il IX secolo. Si è soliti fissare il 948 come termine ante quem in quanto un'iscrizione graffita cita Arderico, che fu vescovo di Milano dal 936 al 948

  1. ^ (EN) World Heritage Committee inscribes five new sites in Colombia, Sudan, Jordan, Italy and Germany, su whc.unesco.org. URL consultato il 27 giugno 2011.
  2. ^ a b c d Contino, Castello di Castelseprio.
  3. ^ FAI, La torre e le mura di Castelseprio.
  • B. Castiglioni, Gallorum Insubrum antiquae sedes, Milano, 1541
  • A. Corbellini, Il museo lapidario Archinto e gli scavi di Castelseprio, in Rivista Europea. Giornale di scienze morali, letteratura e arte 1 (1846), pp. 107-127
  • G. Rotondi, Un passo di Galvano Fiamma e il Monastero di Torba, in Archivio storico Lombardo 49 (1922), pp. 119-134
  • Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982.
  • S. Colombo, Conoscere Castelseprio, Torba e dintorni, Varese, Lativa, 1995
  • P.G. Sironi, I longobardi nel Seprio, Varese, Macchione, 2001 ISBN 88-8340-065-8
  • A. Surace, Il parco archeologico di Castelseprio, Varese, 2005
  • A. Surace, Santa Maria foris portas ed il suo borgo, Varese, 2006
  • M. Colaone, Storia e arte del nuovo antiquarium di Castel Seprio, in Terra Insubre 51 (2009)
  • M. Colaone, Il Seprio. I luoghi, la storia, il mistero di una regione nascosta, Monza, Menaresta, 2011 ISBN 978-88-96751-05-3
  • E. Percivaldi (a cura di), Il Seprio nel medioevo. I longobardi nella Lombardia settentrionale (secc. VI-XIII), Rimini, Il Cerchio, 2011 isbn 978-88-8474-296-4
  • B. Castiglioni, Gli antichi insediamenti dei Galli insubri, a cura di P. Mathlouthi, G. Minella, M. Pasquero, M. Rapi, Rimini, Il Cerchio, 2013
  • P.M. De Marchi (a cura di), Castelseprio e Torba: sintesi delle ricerche e aggiornamenti, Mantova, SAP Società Archeologica, 2013 isbn 978-88-87115-84-0

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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