La «favola» dei campioni d'Italia non durò che lo spazio di una stagione, in quanto il 1985-86 coincise con l'immediato rientro nei ranghi per i gialloblu.[2] La prima gara di campionato, contro la matricola Lecce, parve avere sulla carta un esito scontato[3]: i veneti furono invece costretti al 2-2, facendosi recuperare in entrambi i casi il gol di vantaggio.[4] Il cammino in Coppa dei Campioni iniziò dai sedicesimi, contro i greci del PAOK: Elkjær Larsen - tra andata e ritorno - segnò 4 delle 5 complessive, promuovendo i veronesi agli ottavi.[5][6]
Il 10 dicembre 1985 diventa presidente del club Ferdinando Chiampan, importatore del marchio/sponsor Canon per l'Italia, sostituendo dopo 5 anni Celestino Guidotti il quale rimane comunque in società come consigliere.[7]
La partecipazione alla coppa andò in archivio già a novembre, causa l'incrocio del tabellone con la Juventus.[8][9] Dopo un pari - senza reti - nel primo incontro[10], 2 settimane più tardi il Verona fu battuto con il punteggio di 2-0.[11] La società addossò la responsabilità dell'eliminazione all'arbitro, il francese Wurtz, ritenuto "colpevole" di una conduzione di gara in favore dei bianconeri.[12][13] In un ideale passaggio di consegne, gli stessi bianconeri - che già detenevano il titolo continentale - scucirono al Verona anche quello nazionale: la formazione di Bagnoli, che in campionato perse entrambe le sfide con i torinesi, si classificò al 10º posto con soli 5 punti di vantaggio sul retrocesso Pisa.[14] In Coppa Italia si fermò ancora ai quarti, superata dal Como.[15]
Il fornitore ufficiale di materiale tecnico fu Adidas, mentre lo sponsor ufficiale fu Canon. Le divise non subirono alcuna modifica, fatta eccezione per l'introduzione dello scudetto nella parte riservata allo stemma societario, che venne spostato al di sotto dello sponsor.