Indice
Gavialis gangeticus
Gaviale del Gange | |
---|---|
Maschio (sopra) e femmina (sotto) di Gavialis gangeticus | |
Stato di conservazione | |
Critico[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Reptilia |
Ordine | Crocodylia |
Famiglia | Gavialidae |
Genere | Gavialis |
Specie | G. gangeticus |
Nomenclatura binomiale | |
Gavialis gangeticus (Gmelin, 1789) | |
Sinonimi | |
Areale | |
Il gaviale del Gange (Gavialis gangeticus) (J.F.Gmelin, 1789),[2][3] noto anche semplicemente come gaviale, è un coccodrillo, unico membro vivente della famiglia Gavialidae, nonché uno dei coccodrilli viventi più lunghi. Le femmine adulte possono raggiungere una lunghezza di 4,5 metri, mentre i maschi possono raggiungere anche i 6 metri. I maschi sono distinguibili dalle femmine non solo per le dimensioni maggiori, ma anche per la distintiva protuberanza sulla punta del muso, la cui forma ricorda un vaso di terracotta indiano noto come ghara, da cui deriva il nome "gaviale". Il gaviale è uno dei coccodrilli meglio adattati alla vita acquatica, nonché il più adattato ad una dieta piscivora, grazie al suo lungo muso sottile e ai suoi 110 denti affilati che si incastrano a cerniera quando l'animale serra le fauci.
Il gaviale è nativo del subcontinente indiano settentrionale in cui, probabilmente, si è evoluto. Resti fossili di gaviali furono ritrovati in depositi risalenti al Pliocene nelle colline di Sivalik e nella valle del fiume Narmada. Attualmente il gaviale abita i fiumi delle pianure della parte settentrionale del subcontinente indiano. È il coccodrillo meglio adattato alla vita acquatica e lascia l'acqua solo per crogiolarsi al sole e per deporre le uova nei banchi di sabbia umidi. Gli adulti si accoppiano alla fine della stagione fredda, dopodiché le femmine si riuniscono in primavera per scavare i propri nidi, deponendo da 20 a 95 uova. Dopo la schiusa delle uova, le femmine si prendono cura dei piccoli, proteggendoli dai predatori fino all'inizio della stagione dei monsoni. I piccoli crescono e si nutrono in acque poco profonde durante il loro primo anno di vita, per poi spostarsi in aree dove l'acqua è più profonda man mano che crescono.
La popolazione selvatica del gaviale è diminuita drasticamente sin dagli anni '30. Oggi il suo areale è limitato al 2% della sua distribuzione storica. I programmi di conservazione avviati in India e in Nepal si sono concentrati sulla reintroduzione di gaviali allevati in cattività dall'inizio degli anni '80. Tuttavia, la perdita dell'habitat a causa dell'estrazione della sabbia e la conversione del loro territorio in terreni per l'agricoltura, l'esaurimento delle risorse ittiche e metodi di pesca dannosi, continuano a minacciare le popolazioni selvatiche. L'animale è stato elencato come in pericolo critico di estinzione nella Lista Rossa IUCN, dal 2007.[4]
Le più antiche raffigurazioni conosciute del gaviale risalgono a circa 4.000 anni fa e sono state trovate nella valle dell'Indo. Gli indù lo considerano il veicolo della divinità fluviale Gaṅgā. Le popolazioni locali che vivevano vicino ai fiumi attribuivano a questi animali poteri mistici e curativi e usavano parti del loro corpo come ingredienti per la medicina tradizionale.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il suo nome deriva dalla corruzione della parola Hindi घड़ियाल (Ghaṛiyāla, "coccodrillo"), a sua volta derivante dal nepalese घड़ा (ghaṛā, "recipiente in terracotta", in riferimento alla tipica escrescenza sull'estremità del muso dei maschi).
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Dimensioni
[modifica | modifica wikitesto]Il gaviale del Gange è uno dei coccodrilli viventi più lunghi: le femmine raggiungono la maturità sessuale ad una lunghezza di 2,6 metri, sebbene possano crescere fino a 4,5 metri. I maschi, invece, maturano sessualmente quando raggiungono una lunghezza di almeno 3 metri, potendo raggiungere anche i 6 metri di lunghezza.[5] I maschi adulti pesano in media circa 160 kg.[6] I maschi adulti, inoltre, hanno crani più grandi delle femmine, che superano una lunghezza media di 715 millimetri ed una larghezza alla base di 287 millimetri.[7]
Sebbene vi siano racconti di avvistamenti di animali lunghi anche più di 7 metri, i tre gaviali più grandi finora misurati sono tre maschi, uno di 7 metri catturato nel fiume Kosi nel nord del Bihar nel gennaio 1924, uno di 6,55 metri ucciso nel fiume Karnali all'altezza di Faizabad, nell'agosto del 1920,[8] ed uno di 6,3 metri ucciso in un fiume del distretto di Jalpaiguri, nel 1934.[9] Intorno alla fine del XX secolo, furono avvistati diversi maschi con una presunta lunghezza di 7,16-9,14 metri (23 piedi e 6 pollici – 30 piedi) nei fiumi indiani, sebbene non ci siano evidenze di tali avvistamenti e di esemplari dalle dimensioni eccezionali. Sebbene in passato non fosse difficile osservare animali lunghi anche più di 6 metri, attualmente è diventato estremamente raro avvistarne di queste dimensioni.[10]
Aspetto
[modifica | modifica wikitesto]Nel suo aspetto, il gaviale ricorda molto i coccodrilli veri e propri, sebbene osservandolo attentamente si possano notare gli adattamenti ad una vita ancora più strettamente legata all'ambiente acquatico. Il corpo è lungo e cilindrico, con corte zampe munite di cinque dita ciascuna. Le dita sono palmate, con la palmatura centrale (dita II-III e III-IV) che copre un terzo delle dita e le palmature laterali (dita I-II e IV-V) che coprono i due terzi di esse.[11] La coda è lunga quanto il corpo ed è fortemente compressa lateralmente nei due terzi distali. Il collo è anch'esso cilindrico, allungato e molto spesso, mentre la testa è assai caratteristica per via del muso estremamente allungato, che diviene più corto e spesso man mano che l'animale matura, essendo lungo 5,5 volte la larghezza della propria base nei giovani e 3,5 volte negli adulti.
Il suo muso è molto lungo e stretto, allargato all'estremità e alloggia 27-29 denti mascellari e 25-26 denti mandibolari su ciascun lato. I denti anteriori sono i più grandi.[12] Il primo, il secondo e il terzo dente della mandibola si adattano perfettamente agli spazi presenti nella mascella. La sinfisi mandibolare estremamente lunga si estende fino al 23º o 24º dente. Il muso dei gaviali adulti è 3,5 volte più lungo della larghezza della base del cranio.[11] A causa di questo lungo muso il gaviale è particolarmente adatto a catturare i pesci.[6] Le ossa nasali sono piuttosto corte e ampiamente distanziate dalle premascellari. L'osso giugale è sollevato,[11] divenendo proporzionalmente più spesso con l'età.[13] La forza del morso di un esemplare di circa 100 kg è di 1,784–2,006 N (401–451 lbf), indicativamente il doppio del suo peso, mentre quella di un esemplare adulto è pari a 84 kg/cm², oppure 540 kg ( 1200 lbf ).[14][15][16] Le mascelle si chiudono con enorme velocità (16 centesimi di secondo), senza lasciare scampo ai pesci che vi passano attraverso. La velocità di chiusura tocca i 450 km/h.[17][18][19][20]
Crescendo i maschi sviluppano una protuberanza nasale bulbosa cava sulla punta del muso al raggiungimento della maturità sessuale.[21] Questa protuberanza ricorda un vaso di terracotta conosciuto localmente come "ghara". Il ghara del maschio inizia a crescere sopra le narici all'età di 11,5 anni e misura circa 5 cm × 6 cm × 3,5 cm (2,0 × 2,4 × 1,4 pollici) all'età di 15,5 anni. Questa struttura consente ai maschi di emettere un sibilo udibile a 75 metri (246 piedi) di distanza.[22] Lo scopo del ghara non è ancora stato del tutto chiarito: esso funge, probabilmente, da cassa di risonanza, come carattere sessuale per il riconoscimento e la scelta del partner da parte delle femmine oppure per l'emissione di bolle od altri comportamenti associati al corteggiamento.[23] Ciò rende il gaviale l'unico coccodrillo vivente con un dimorfismo sessuale così visibile.[13]
L'intero corpo è ricoperto di squame quadrate, che sulla superficie esterna delle zampe anteriori e posteriori s'innalzano a formare delle creste.[11] Anche la parte appiattita della coda è sormontata da una cresta. Gli scuti presenti sulla testa, il collo e la schiena formano un'unica piastra continua composta da 21-22 serie trasversali e quattro serie longitudinali, ai lati delle quali è presente un'ulteriore fila di scutelli meno coriacei che sulla coda va a formare due creste che si riuniscono in una singola quando essa va ad assottigliarsi. Sono inoltre presenti due scuti post-occipitali di piccole dimensioni.
I gaviali tendono ad una colorazione verde-oliva, con gli adulti solitamente pi scuri dei giovani, che a volte presentano maculature o strisce marrone scuro sul corpo e sulla coda, mentre sul ventre essa assume toni più chiari che raggiungono un bianco-giallino.[11][24] La colorazione, soprattutto nell'area dorsale, tende a scurirsi con l'età, divenendo grigio-nerastra dopo i 20 anni circa.[21][25]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Storicamente, i gaviali prosperavano in tutti i principali sistemi fluviali del subcontinente indiano settentrionale, dal fiume Indo in Pakistan, il Gange in India, il fiume Brahmaputra nel nord-est dell'India e il Bangladesh, al fiume Irrawaddy in Myanmar.[13] All'inizio del XX secolo, era una presenza comune nel fiume Indo e nei suoi affluenti del Punjabi.[26][27] Tuttavia, all'inizio degli anni '80, era quasi del tutto estinto nell'Indo.[5] Durante le ricerche avvenute sul fiume nel 2008 e nel 2009, non venne avvistato alcun esemplare nel fiume.[6] L'animale prosperava anche nel fiume Godavari, in India, ma venne cacciato fino all'estinzione tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta.[28] Dal 1970, venne considerato estinto nel fiume Koshi.[29] Negli anni '40, era piuttosto numeroso nel fiume Barak in Assam, che all'epoca ospitava anche grossi pesci, incluso il mahseer dorato (Tor putitora).[30] Alcuni individui furono avvistati anche negli affluenti del fiume Barak in Assam, Mizoram e Manipur fino al 1988, tuttavia non vennero condotti altri studi al riguardo.[31] Nel 1927, un gaviale fu ucciso nel fiume Shweli in Myanmar, un affluente del fiume Ayeyawady.[32] Questo è l'unico documento autenticato nel paese che attesta la sopravvivenza dei gaviali nel fiume fino al XX secolo. È possibile che alcuni esemplari possano essere sopravvissuti nel fiume Shweli, ma ciò è rimasto poco chiaro nel 2012.[33]
Nel 1976, la distribuzione geografica globale del gaviale era scesa al 2% della sua distribuzione storica e si stimava che rimanessero meno di 200 gaviali in natura.[13] Dall'inizio degli anni '80, la popolazione selvatica è stata aumentata grazie al rilascio di esemplari allevati in cattività in India e in Nepal. Nel 2017, si stima che la popolazione globale comprenda un massimo di 900 individui, inclusi circa 600 adulti divisi in sei sottopopolazioni principali lungo 1.100 km (680 mi) di corsi fluviali, e altri 50 adulti maturi divisi in otto sottopopolazioni minori lungo 1.200 km (750 mi) di corsi fluviali.[1]
In Nepal sono presenti piccole popolazioni che si stanno lentamente riprendendo negli affluenti del Gange, come il sistema fluviale Narayani-Rapti nel Parco nazionale di Chitwan ed il sistema fluviale Karnali-Babai nel Parco nazionale reale di Bardia.[34][35][36] Nella primavera del 2017, il fiume Babai è stato esplorato utilizzando un veicolo aereo senza equipaggio, che ha rilevato la presenza di 33 esemplari su un tratto di fiume di 102 km (63 mi).[37]
In India, popolazioni selvatiche di gaviali possono essere trovate in:
- Fiume Ramganga nel Corbett National Park, dove sono stati registrati cinque esemplari nel 1974. I gaviali allevati in cattività sono stati rilasciati dalla fine degli anni '70. La popolazione si riproduce dal 2008, ed è aumentata a circa 42 adulti entro il 2013.[38][39] La maggior parte di loro si riunisce lungo un tratto di 8 km (5,0 mi) nel litorale del bacino idrico di Kalagarh. I sondaggi del 2015 hanno rivelato una popolazione di 90 gaviali di cui 59 adulti riproduttori;[40]
- Gange, dove sono stati rilasciati 494 gaviali tra il 2009 e il 2012 nell'Hastinapur Wildlife Sanctuary;[41]
- Fiume Girwa nel Katarniaghat Wildlife Sanctuary, dove la piccola popolazione riproduttiva è stata rafforzata con gaviali allevati in cattività dal 1979.[42] Un totale di 909 gaviali sono stati rilasciati fino al 2006, ma solo 16 femmine nidificanti sono state registrate nello stesso anno.[1] Nel dicembre 2008, sono stati contati 105 individui, inclusi 35 adulti. Nella primavera del 2009 sono stati contati 27 nidi in sette siti;[43]
- Il fiume Gandaki a valle dello sbarramento di Triveni a ovest del Parco nazionale di Valmiki e adiacente al Santuario di Sohagi Barwa.[44] La popolazione è aumentata da 15 gaviali nel 2010 a 54 individui registrati nel marzo 2015 su un tratto di 320 km (200 mi). 35 di questi gaviali sono nati in natura;[45]
- Fiume Chambal nel Santuario Nazionale di Chambal dove sono stati registrati 107 gaviali nel 1974. I gaviali allevati in cattività sono stati rilasciati dal 1979 e la popolazione è aumentata a 1.095 gaviali, nel 1992.[46] Tra dicembre 2007 e marzo 2008, 111 gaviali sono stati trovati morti.[47] Un totale di 948 gaviali è stato contato durante le indagini del 2013 lungo il tratto di fiume protetto di 414 km (257 mi).[48] Nel 2017, questa popolazione è stata stimata a 617-761 individui adulti e più di 1250 individui da due diversi gruppi di indagine; sono stati, inoltre, contati 411 nidi;[49]
- Fiume Parbati, un affluente del fiume Chambal, dove i gaviali hanno iniziato a utilizzare i banchi di sabbia della zona dal 2015 circa; Nel 2016 sono stati osservati 29 gaviali e nel 2017 sono stati contati 251 piccoli in due siti di nidificazione diversi;[49]
- Fiume Yamuna, dove sono stati registrati otto giovani gaviali nell'autunno 2012 vicino alla confluenza dei fiumi Ken e Yamuna. Probabilmente erano i discendenti della popolazione riproduttiva nel fiume Chambal e si erano spostati lungo il fiume durante le inondazioni dei monsoni;[50]
- Fiume Son, dove sono stati rilasciati 164 gaviali allevati in cattività tra il 1981 e il 2011;[51]
- Fiume Koshi, nel Bihar, dove due gaviali sono stati avvistati crogiolarsi al sole alla fine di gennaio 2019 durante un'indagine rivolta ai delfini di fiume dell'Indo (Platanista gangetica) su un tratto di circa 175 km (109 mi). Questo è il primo avvistamento di gaviali selvatici nel fiume dagli anni '70.[52]
- Fiume Mahanadi, nel Santuario della gola di Satkosia di Orissa, dove furono rilasciati circa 700 gaviali tra il 1977 e l'inizio degli anni '90.[42][53] Durante un'indagine della durata di 1,5 anni nel 2005-2006, solo un maschio e una femmina di gaviale sono stati avvistati muoversi insieme e condividere i banchi di sabbia del fiume.[54]
Tra il 1979 e il 1993, meno di 20 individui sono stati avvistati nella parte superiore del fiume Brahmaputra tra il Parco nazionale di Kaziranga e il Parco nazionale di Dibru-Saikhowa. Questa popolazione era diminuita a causa della pesca commerciale, del bracconaggio, dell'invasione da parte della popolazione locale nei terreni di riproduzione e dell'insabbiamento dei letti dei fiumi a seguito della deforestazione.[55] Circa 30 gaviali sono stati osservati in piccoli laghi e affluenti del fiume Brahmaputra in Assam tra il 2004 e il 2007.[56]
Nel Bangladesh, i gaviali sono stati osservati nei fiumi Padma, Jamuna, Mahananda e Brahmaputra tra il 2000 e il 2015.[57]
Questo coccodrillo è un abitatore di grossi corsi d'acqua a corso lento e con aree sabbiose più o meno estese.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Lacerta gangetica fu il nome scientifico proposto da Johann Friedrich Gmelin, nel 1789, per indicare il gaviale.[58] La scelta di Gmelin, fu dettata da Carl Linnaeus che propose il genere Lacerta, nel 1758, come genere contenitore per coccodrilli e varie lucertole conosciute all'epoca.[59]
In seguito il gaviale venne inserito nel genere Crocodilus da vari naturalisti:
- C. gavial, di Pierre Joseph Bonnaterre, 1789;[60]
- C. longirostris, di Johann Gottlob Theaenus Schneider, 1801;[61]
- C. arctirostris, di François Marie Daudin, 1802;[62]
- Longirostres era un sottogruppo proposto da Georges Cuvier, nel 1807, per i coccodrilli dal muso lungo. In questo sottogruppo mise C. gangeticus con il Gange come località tipo, e C. tenuirostris senza località tipo;[63]
Il nome generico Gavialis fu proposto da Nicolaus Michael Oppel, nel 1811, per i coccodrilli con un dorso di forma cilindrica, collocando questo genere nella famiglia Crocodilini.[64] Rhamphostoma venne proposto da Johann Georg Wagler, nel 1830, il quale considerava che questo genere contenesse due specie, Crocodilus gangeticus e C. tenuirostris.[65] Il nome della famiglia Gavialidae venne proposto da Arthur Adams, nel 1854, con Gavialis come unico genere di questa famiglia.[66] Gavialis gangetica era il nome scientifico usato da Albert Günther, nel 1864, che considerava L. gangetica, C. longirostris e C. tenuirostris come sinonimi e Gavialis un taxon monotipico.[67] John Edward Gray esaminò gli esemplari zoologici della collezione del Museo di storia naturale di Londra, arrivando anch'esso alla conclusione che il gaviale fosse monotipico, nel 1869. Il genere venne quindi collocato nella famiglia Gavialidae insieme al falso gaviale (Tomistoma schlegelii) in quanto entrambi provvisti di fauci lunghe e sottili ed una dentatura simile.[2]
Storia evolutiva
[modifica | modifica wikitesto]L'evoluzione del gaviale e la sua relazione e divergenza con altri coccodrilli sono stati oggetto di controversia.[3] Alcuni autori presumevano che il gaviale si fosse evoluto prima degli altri coccodrilli a causa della sua distintiva forma del cranio e dentatura, indicando un livello più avanzato di specializzazione ad una dieta piscivora.[68][69] Altri hanno ipotizzato che si sia evoluto molto più tardi degli altri coccodrilli a causa dei bassi livelli di proteine nel sangue. Poiché condivide questo tratto con il falso gaviale, è stato suggerito che queste due specie formino gruppo gemello.[70] Al contrario, è stato suggerito che il gaviale e tutti gli altri coccodrilli formino un gruppo gemello poiché la struttura dei muscoli della coda del gaviale è unica.[71] Il sequenziamento di un segmento ribosomiale del DNA mitocondriale del gaviale e del falso gaviale ha rivelato che i due condividono 22 nucleotidi unici, una somiglianza del 94%, a sostegno dell'ipotesi che rappresentino dei taxa gemelli.[72] Anche le analisi delle sequenze geniche nucleari di entrambe le specie supportano l'idea che siano taxa gemelli.[73][74]
I risultati degli studi di genetica molecolare indicano che i coccodrilli si sono separati geneticamente dagli pseudosuchi nel Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa. Si stima che Gavialidae si sia discostato da Crocodylidae nel Cretaceo superiore, circa 80 milioni di anni fa (Campaniano). Il gaviale si è probabilmente separato dal falso gaviale nell'Eocene, circa 42 milioni di anni fa.[75] La datazione di punta con l'estinto Thoracosaurus indica una divergenza tra il gaviale e il falso gaviale a circa 38 milioni di anni fa.[76]
Il genere Gavialis si è, probabilmente, evoluto nella regione dell'India e del Pakistan nel Miocene inferiore.[77] I resti fossili di gaviali ritrovati nelle colline Sivalik di Haryana e Himachal Pradesh sono stati datati tra il Pliocene e il Pleistocene inferiore.[78] Altri resti fossili sono stati ritrovati anche in due siti nella valle del fiume Ayeyarwady nel Myanmar centrale, datati al tardo Pleistocene.[33] Durante il Quaternario, Gavialis allargò il suo areale fino a Giava attraverso la rotta Siva-Malese, che non richiedeva l'attraversamento di aree marine. I resti fossili di Gavialis bengawanicus trovati a Giava risalgono al Pleistocene inferiore.[77] I fossili di G. bengawanicus trovati nella provincia thailandese di Nakhon Ratchasima supportano, inoltre, l'idea che i gaviali siano riusciti ad espandere il loro areale attraverso i sistemi fluviali dell'area.[79] G. bengawanicus rappresenta l'unica specie estinta di Gavialis valida.[80] Resti attribuiti a Gavialis sono stati ritrovati anche a Sulawesi e nell'isola di Woodlark, a est della linea di Wallace; ciò suggerisce che un gruppo di Gavialis fu in grado di attraversare ambienti marini e di raggiungere luoghi estremamente lontani, come l'Oceania occidentale (Delfino e De Vos, 2010).
Filogenesi
[modifica | modifica wikitesto]Il seguente albero filogenetico è stato suggerito nel 2012, per le relazione tassonomiche del gaviale:[14]
Crocodilia |
| |||||||||||||||||||||||||||
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Il gaviale è uno dei coccodrilli meglio adattati alla vita acquatica, spendendo la maggior parte del suo tempo in acqua,[5] uscendone solo per crogiolarsi al sole sulle rive dei fiumi.[81] Gli adulti hanno zampe molto deboli che non li rendono in grado di camminare nel vero senso della parola, trascinando piuttosto il corpo sul terreno. Per contro, l'animale in acqua è estremamente agile, grazie alle zampe palmate, alle creste sulle zampe ed alla coda appiattita che permette loro di muoversi a proprio piacimento e di riuscire a manovrare rapidamente e senza sforzo.[81] Essendo un animale ectotermo, il gaviale regolano la propria temperatura corporea rimanendo in acqua durante i periodi caldi per raffreddarsi, e si crogiolano al sole quando la temperatura ambiente è più fredda per riscaldarsi.[82] I gaviali si crogiolano al sole quotidianamente durante la stagione fredda, soprattutto al mattino, prediligendo spiagge sabbiose e umide. Quando le temperature aumentano, i gaviali cambiano routine, preferendo crogiolarsi la mattina presto, ritornando in acqua durante le ore più calde del giorno, per poi tornare a crogiolarsi nel tardo pomeriggio. Spesso si crogiolano in gruppo, spesso composto da un maschio adulto e diverse femmine e subadulti. I maschi adulti dominano sul gruppo e tollerano solo i maschi più giovani.[5] Tra dicembre e gennaio, spesso si formano grandi gruppi di giovani, subadulti e adulti, che si riuniscono per crogiolarsi al sole insieme. Gruppi di maschi e femmine adulte, in genere si riuniscono entro la metà di febbraio.[83]
Il gaviale condivide l'habitat fluviale con il coccodrillo palustre (Crocodylus palustris) in alcune zone del suo areale. Usano gli stessi terreni di nidificazione, ma differiscono nella scelta dei siti in cui si crogiolano.[84] I gaviali prediligono crogiolarsi vicino all'acqua su spiagge sabbiose poco profonde e depongono le uova solo in terreni sabbiosi vicino all'acqua. Anche il coccodrillo palustre predilige crogiolarsi anche sulle spiagge sabbiose, ma a differenza del gaviale può arrampicarsi anche su argini più ripidi e su terreni rocciosi, allontanandosi spesso dall'acqua sia per crogiolarsi che per costruire i loro nidi.[85] Le due specie hanno anche diete diverse: il gaviale è prevalentemente piscivoro, mentre il coccodrillo palustre preda anche pesci, ma predilige prede più grandi come serpenti, tartarughe, uccelli, mammiferi e carogne.[86] In passato, quando il suo areale si estendeva fino ai delta dei fiumi, vi era una simile convivenza anche col coccodrillo marino (Crocodylus porosus).[87]
Dieta
[modifica | modifica wikitesto]Il gaviale è il coccodrillo meglio adattatosi ad una dieta primariamente piscivora, grazie ai suoi denti affilati che si incastrano a cerniera quando l'animale serra le fauci, formando una trappola naturale per i pesci, ed il suo lungo e sottile muso, che incontra poca resistenza nell'acqua, consentendo repentini movimenti laterali atti alla predazione. Il morso è forte e veloce e permette di uccidere la preda istantaneamente. Spesso i gaviali utilizzano il corpo e la coda per tagliare le vie di fuga alle prede, costringendole a dirigersi verso le rive, dove possono essere catturate con maggiore facilità.[88] Sebbene i gaviali catturino le prede in immersione, come gli altri coccodrilli essi sono costretti ad emergere per inghiottirle. Come tutti i coccodrilli, i gaviali non masticano le prede, ingoiandole intere. Alcuni giovani esemplari sono stati osservati mentre manovravano i pesci nelle loro fauci, ingoiandoli cominciando dalla testa.
I giovani gaviali si nutrono di insetti, girini, piccoli pesci e rane. Gli adulti si nutrono primariamente di pesci, sebbene possono includere nella loro dieta anche altri animali, come piccoli crostacei. Nello stomaco di alcuni esemplari sono stati ritrovati i resti di tartarughe dal guscio molle del Gange (Nilssonia gangetica). Ingoiando le prede intere, i gaviali fanno a pezzi le loro prede nei loro stomaci, aiutandosi raccogliendo e ingoiando pietre, come gastroliti, per aiutare la digestione e/o per regolare la galleggiabilità. Nello stomaco di alcuni gaviali sono stati trovati persino dei gioielli, probabilmente scambiati per pietre.[5] Nello stomaco di un esemplare ucciso sul fiume Sharda, nel 1910, sono state trovate pietre del peso di circa 4,5 kg (10 libbre).[89] Sebbene si nutrano primariamente di pesci, i gaviali non disdegnano di nutrirsi di carogne. Nella cultura Indù, i cadaveri dei defunti vengono cremati nel Gange, ed i resti dei cadaveri vengono talvolta mangiati dai gaviali. Racconti di attacchi all'uomo a scopo predatorio non sono confermati. L'unico caso segnalato dalle autorità sarebbe l'uccisione di un uomo nel santuario naturale di Chandraprahba, schiacciato dal potente morso dell'animale ma non divorato; tuttavia, non vi sono conferme ufficiali.[90]
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Le femmine raggiungono la maturità sessuale quando raggiungono i 2,6 metri (8 piedi 6 pollici) di lunghezza.[5] Le femmine in cattività si riproducono quando raggiungono i 3 metri (9 piedi e 10 pollici).[91] I maschi, invece, maturano all'età di 15-18 anni, quando raggiungono i 4 metri (13 piedi) di lunghezza e una volta che il ghara si è sviluppato sul loro muso.[13] Il ghara è apparentemente usato per indicare la maturità sessuale nei maschi, e come "cassa di risonanza" quando emettono suoni gorgoglianti sott'acqua.[92]
Il corteggiamento e l'accoppiamento iniziano a metà febbraio alla fine della stagione fredda. I maschi controllano un harem di diverse femmine, scegliendo un banco sabbioso affiorante e scacciandone energicamente gli intrusi. I maschi corteggiano le femmine gonfiando il collo, soffiando bolle dal naso in immersione ed emettendo suoni sibilanti o gutturali che possono essere uditi anche a un chilometro di distanza. Durante la stagione secca, le femmine riproduttive, osservate nel fiume Chambal, si spostano abitualmente per 80–120 km, e si uniscono a gruppi di riproduzione composti da femmine, per scavare insieme i nidi.[83] I siti per costruire i nido sono le rive sabbiose o di limo lungo il fiume situati tra i 2,5 e i 14,5 metri di distanza dall'acqua, e da 1 a 3,5 metri sopra il livello dell'acqua, per evitare le inondazioni. Questi nidi hanno una profondità di circa 20-55 centimetri, con un diametro di circa 50-60 centimetri. Tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, le femmine depongono da 20 a 95 uova.[5] Il numero record di uova in una sola covata è di una covata di 97 uova trovata nel Katarniaghat Wildlife Sanctuary.[93] Le uova sono le più grandi di tutti i coccodrilli e pesano in media 160 grammi.[13] Ciascun uovo è lungo 85-90 millimetri e largo 65-70 millimetri (2,6-2,8 pollici).[94] Dopo 71-93 giorni di incubazione, le uova si schiudono a luglio appena prima dell'inizio della stagione dei monsoni. La determinazione del sesso, come anche in altri rettili, è determinata dalla temperatura ambientale.[5] Quando i piccoli escono dalle uova emettono dei flebili pigolii, che vengono uditi dalla femmina che aiuterà i cuccioli ad uscire dal nido. Tuttavia, contrariamente alla maggior parte dei coccodrilli, le femmine di gaviale non trasportano i cuccioli nelle fauci fino al fiume, in quanto le loro fauci sono troppo strette per trasportali senza ferirli.[13] I cuccioli e le madri rimangono nei pressi dei siti di nidificazione fino all'arrivo delle inondazioni monsoniche per poi tornare dopo i monsoni.[83]
Nei gaviali la cura e la protezione dei piccoli appena nati è a carico delle femmine. Tuttavia, in alcuni casi giovani maschi, hanno preso parte alla protezione dei cuccioli, anche se non erano i loro, rimanendo a sorvegliarli nei siti di nidificazione e permettendogli di riposare sulla loro schiena. In cattività questo fenomeno è meno frequente.[95] Nel fiume Chambal, si è osservato come le femmine rimangano nei pressi dei siti di nidificazione, sorvegliavano i giovani gaviali fino a quando la zona non veniva allagata dai monsoni. Il monitoraggio radio VHF di un giovane maschio ha rivelato che era il maschio dominante che sorvegliare i nidi in un sito di nidificazione comune, per due anni.[96]
Crescita
[modifica | modifica wikitesto]I cuccioli variano da 34 a 39,2 centimetri (13,4-15,4 pollici) di lunghezza, con un peso di 82-130 grammi (2,9-4,6 once). In due anni raggiungono una lunghezza di 80–116 centimetri (31–46 pollici), e di 130–158 centimetri (51–62 pollici) in tre anni.[5] I gaviali nati e cresciuti nel Gharial Conservation and Breeding Center del Nepal misuravano 140-167 centimetri (55-66 pollici) e pesavano 5,6-10,5 kg (12-23 libbre) all'età di 45 mesi, nell'aprile 2013. Consumavano fino a 3,5 kg (7,7 libbre) di pesce per individuo al mese. All'età di 75 mesi, avevano raggiunto un peso di 5,9–19,5 kg (13–43 libbre), ed una lunghezza dal muso alla punta della coda di 169–229 centimetri (67–90 pollici).[97]
I giovani gaviali nel loro primo anno di età si nascondono e cacciano in acque poco profonde preferibilmente in siti circondati da detriti di alberi caduti.[5] Uno studio condotto lungo un tratto di 425 km (264 mi) del fiume Chambal ha rivelato che i giovani gaviali, fino a una lunghezza corporea di 120 centimetri (3 piedi e 11 pollici) prediligono i siti dove l'acqua è poco profonda (1-3 metri). Man mano che le loro dimensioni aumentano, si spostano in acque sempre più profonde. I gaviali subadulti e adulti lunghi più di 180 centimetri preferiscono zone in cui l'acqua è più profonda di 4 metri.[98]
I giovani gaviali si muovono in avanti spingendo le zampe diagonalmente opposte in modo sincrono. In giovane età possono anche correre, ma solo in situazioni di emergenza. Quando raggiungono una lunghezza di circa 75 centimetri (30 pollici) ed un peso di circa 1,5 kg (3,3 libbre), all'età di 8-9 mesi, cambiano anche il modo in cui si muovono spingendosi in avanti con le zampe posteriori e anteriori contemporaneamente. Gli adulti, inoltre, non sono in grado di camminare in posizione semi-eretta sulla terraferma, come gli altri coccodrilli. Quando si crogiolano al sole, sono quasi sempre rivolti verso l'acqua in modo da poterla raggiungere facilmente in caso di pericolo.[81]
Minacce
[modifica | modifica wikitesto]Si stima che la popolazione selvatica dei gaviale sia diminuita da 5.000-10.000 individui nel 1946 a meno di 250 individui nel 2006, con un calo del 96–98% entro tre generazioni. I gaviali venivano uccisi dai pescatori, cacciati per le loro pelli, trofei, per la medicine tradizionale e le loro uova venivano raccolte per essere vendute come alimento. Oggi, gli individui rimanenti formano diverse sottopopolazioni frammentate. La caccia non è più considerata una minaccia significativa. Tuttavia, la popolazione selvatica è diminuita da una stima di 436 gaviali adulti nel 1997 a meno di 250 individui maturi nel 2006. Una delle ragioni di questo declino è l'aumento dell'uso di reti da posta per la pesca nel loro habitat. L'altra principale causa è la perdita del loro habitat fluviale causa di dighe, sbarramenti, canali di irrigazione e argini artificiali; l'interramento e l'estrazione della sabbia hanno modificato i corsi dei fiumi; e la terra vicino ai fiumi è utilizzata per l'agricoltura ed il pascolo del bestiame.[1]
Quando 111 gaviali vennero ritrovati morti nel fiume Chambal, tra il dicembre 2007 e il marzo 2008, inizialmente, si sospettava che la causa della loro morte fosse stata causata da sostanze tossiche o per l'uso illegale di reti da pesca, nelle quali erano rimasti intrappolati e successivamente annegati.[47] Successivi test patologici post mortem su campioni di tessuto rivelarono alti livelli di metalli pesanti come piombo e cadmio, che, insieme alle ulcere gastriche e ai parassiti protozoi riportati nella maggior parte delle necroscopie, si pensa abbiano portato alla morte di questi individui.[99]
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]L'areale del gaviale del Gange, così come la consistenza numerica della specie, si sono ridotti del 96-98% circa nell'arco di circa settant'anni, passando dai 5000-10.000 individui selvatici stimati nel 1946 ai 235 censiti nel 2006: in virtù di questa improvvisa diminuzione, avvenuta in meno di una generazione, esso viene considerato una specie in pericolo critico.[4] In India, il gaviale viene considerato un animale protetto dal 1972, mentre la CITES ascrive questo animale all'appendice I, proibendone quindi ogni commercio e consentendone il prelievo solo in casi eccezionali.
Attualmente, sussistono piccole popolazioni isolate di gaviale in tre aree protette lungo il fiume Mahanadi, nello stato indiano dell'Orissa, dove esse appaiono in crescita a dispetto del fatto che non ne venga osservata la riproduzione.[100] Questi animali sono inoltre presenti in Nepal, dove sussistono popolazioni riproduttive ed in espansione nel parco nazionale di Chitwan e nel Parco nazionale reale di Bardia.[101][102]
Programmi di reintroduzione
[modifica | modifica wikitesto]Dalla fine degli anni '70, l'approccio alla conservazione del gaviale si è concentrato sull'allevamento in cattività e la reintroduzione in natura. I fiumi nelle aree protette dell'India e del Nepal venivano riforniti con giovani gaviali allevati in cattività. Le uova venivano raccolte dai nidi e incubate artificialmente, per limitare la perdita di neonati in natura, e una volta schiuse i giovani venivano allevati in santuari per 2-3 anni e rilasciati in natura una volta raggiunto il metro di lunghezza.[1]
Nel 1975, l'Indian Crocodile Conservation Project venne istituito sotto gli auspici del Governo Indiano, inizialmente nel Santuario della gola di Satkosia di Odisha. Il progetto venne realizzato con il sostegno finanziario del Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo e dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura. Il primo centro di riproduzione dei gaviali del paese è stato costruito nel Parco zoologico di Nandankanan. Un gaviale maschio è stato trasportato in aereo dal Giardino zoologico di Francoforte per diventare uno degli animali fondatori del programma di allevamento. Negli anni successivi furono istituite diverse aree protette.[103] Nel 1976, furono istituiti due centri di riproduzione nell'Uttar Pradesh, uno nella Kukrail Reserve Forest e uno nel Katarniaghat Wildlife Sanctuary, con strutture per schiudere e allevare fino a 800 gaviali all'anno prima del loro rilascio nei fiumi.[104] Tra il 1975 e il 1982, nel paese furono istituiti sedici centri di riabilitazione per coccodrilli e cinque santuari. Le uova di Gaviale furono inizialmente acquistate dal Nepal. Nel 1991, il Ministero dell'Ambiente e delle Foreste ha ritirato i fondi per i programmi di riproduzione in cattività e raccolta delle uova, sostenendo che il progetto aveva raggiunto il suo scopo. Nel 1997–1998, oltre 1.200 gaviali e oltre 75 nidi erano situati nel Santuario Nazionale di Chambal, ma non vennero effettuate indagini tra il 1999 e il 2003. Le uova di gaviale raccolte da nidi selvatici e riproduttori in cattività ammontavano a 12.000 fino al 2004. Le uova vennero incubate e i piccoli allevati fino ad una lunghezza di circa un metro o più.[13] Più di 5.000 gaviali furono rilasciati nei fiumi indiani tra i primi anni '80 e il 2006.[105] Nonostante il rilascio di 142 gaviali tra il 1982 e il 2007 nel fiume Ken, solo una femmina adulta è stata avvistata nel fiume nella primavera del 2013, indicando che la maggior parte dei gaviali rilasciati non si erano riprodotti.[51]
Nel dicembre del 2010 l'allora ministro dell'ambiente indiano Jairam Ramesh, durante una visita a una delle strutture adibite alla riproduzione dei gaviali situata a Madras, annunciò la creazione di un comitato di coordinazione per la conservazione di questo rettile operante su un'area di 1600 chilometri quadrati lungo il fiume Chambal, fra gli stati di Madhya Pradesh, Rajasthan ed Uttar Pradesh. Quest'ente avrebbe avuto rappresentanti provenienti dai ministeri e dai dipartimenti preposti al controllo delle risorse idriche, allo sviluppo ed all'agricoltura dei tre stati indiani, oltre a portavoce delle varie associazioni ed enti per la conservazione della fauna (fra cui il WWF). Compito dell'ente sarebbe stato quello di fare luce sull'ecologia ed il comportamento del gaviale, al fine di meglio valutare eventuali strategie di protezione della specie e del suo ambiente. A questo scopo venne mobilitato su base quinquennale un fondo di 50-80 milioni di rupie, pari a circa 1-1,5 milioni di euro.[106][107]
In Nepal, le uova selvatiche raccolte lungo i fiumi vennero incubate nel Gharial Conservation and Breeding Centre nel Parco nazionale di Chitwan, dal 1978. Il primo lotto di 50 gaviali è stato rilasciato nella primavera del 1981 nel fiume Narayani. Negli anni successivi, i gaviali furono rilasciati anche in altri cinque fiumi del paese.[34] Nel 2016, questo centro era sovraffollato con più di 600 gaviali di età compresa tra i 5 e i 12 anni e molti erano troppo vecchi per essere rilasciati.[108] Tra il 1981 e il 2018, un totale di 1.365 gaviali vennero rilasciati nel sistema fluviale Rapti–Narayani.[109] La reintroduzione dei gaviali ha aiutato a mantenere questa popolazione, ma il tasso di sopravvivenza dei gaviali rilasciati era piuttosto basso. Dei 36 gaviali marcati rilasciati nelle stagioni primaverili del 2002 e del 2003 nei fiumi Rapti–Narayani, solo 14 vennero ritrovati vivi nella primavera del 2004.[36] Questo programma di reintroduzione è stato criticato nel 2017 venendo etichettato come incompleto e scoordinato, in quanto spesso venivano rilasciati anche gaviali vecchi e inadatti alla riproduzione, venendo rilasciati in località disturbate e durante i mesi freddi sfavorevoli al rilascio, oltre all'assente valutazione dell'efficacia di questi rilasci.[108] Ad esempio, fra il 1977 ed il 2006 in una riserva sul fiume Girwa vennero rilasciati 909 animali, ma sono stati individuati solo 20 nidi, mentre nel santuario di Chambal a fronte dei 3776 gaviali rilasciati fra il 1978 ed il 2006 sono stati individuati 68 nidi. Spesso, inoltre, i giovani esemplari durante la stagione dei monsoni vengono portati a valle dalla corrente, in zone non protette dove sono ancora più vulnerabili all'inquinamento ed al bracconaggio.[4] È stato suggerito, piuttosto, di lasciare i nidi selvatici sul posto, aumentando invece la protezione dei siti di nidificazione e monitorando il movimento degli animali.[110]
Il rilascio dei gaviali allevati in cattività non ha contribuito in modo significativo a ristabilire popolazioni vitali.[1] Il monitoraggio dei gaviali rilasciati ha rivelato che i programmi di reintroduzione non hanno affrontato più fattori che influenzano la loro sopravvivenza. Questi fattori includono disturbi dovuti a deviazioni dei corsi fluviali, le attività di estrazione della sabbia, la coltivazione delle rive dei fiume, la pesca eccessiva da parte della popolazione locale e mortalità correlata a metodi di pesca come l'uso di reti da posta e la pesca con dinamite.[111][112] Nel 2017, i membri del Crocodile Specialist Group hanno quindi raccomandato di promuovere il coinvolgimento delle comunità locali nei programmi di conservazione del gaviale.[113]
In cattività
[modifica | modifica wikitesto]A partire dal 1999, i gaviali sono ospitati anche nel Madras Crocodile Bank Trust, nel Mysore Zoo, nello zoo di Jaipur e nel Kukrail Gharial Rehabilitation Center, in India.[114]
In Europa, i gaviali sono ospitati nello zoo di Praga e nel Protivin Crocodile Zoo nella Repubblica Ceca, e nel Zoologischer Garten Berlin. Il libro genealogico europeo dell'European Association of Zoos and Aquaria è conservato nello zoo di Praga dal 2017.[115] La Ferme aux Crocodiles in Francia ha ricevuto sei giovani esemplari nel 2000 dal Gharial Breeding Center in Nepal.[116]
Negli Stati Uniti, i gaviali sono ospitati a Busch Gardens Tampa, Cleveland Metroparks Zoo, Fort Worth Zoo, Honolulu Zoo, San Diego Zoo, National Zoological Park, San Antonio Zoo and Aquarium e St. Augustine Alligator Farm Zoological Park.[13] Lo zoo del Bronx e lo zoo di Los Angeles ricevettero dei gaviali nel 2017.[117][118]
Nella cultura
[modifica | modifica wikitesto]Le prime raffigurazioni conosciute del gaviale risalgono alla civiltà della valle dell'Indo. Diversi sigilli e tavolette presentano immagini di un gaviale, spesso con un pesce tra le fauci e/o circondato da pesci. Una di queste tavolette mostra una divinità affiancata da un gaviale e un pesce. Questi manufatti hanno circa 4.000 anni e sono stati trovati a Mohenjo-daro e Amri, nel Sindh.[120]
Un gaviale è raffigurato in una delle incisioni rupestri su un pilastro del Sanchi Stupa, che risale al III secolo aC.[121] Nella mitologia indù, il gaviale è il veicolo della divinità fluviale Gaṅgā e della divinità del vento Varuṇa.[122]
Nel libro Baburnama del XVI secolo, Zahir-ud-din Muhammad Babur descrisse l'avvistamento di un gaviale nel fiume Ghaghara tra Ghazipur e Benares, nel 1526.[123]
Nel 1915, un ufficiale britannico osservò il metodo tradizionale dei pescatori Kehal per cacciare i gaviali lungo l'Indo. I pescatori fissavano delle reti a circa 60-75 centimetri sotto la linea di galleggiamento vicino a un banco di sabbia e aspettavano che i gaviali uscissero dal fiume per crogiolarsi al sole. Dopo un po' i pescatori uscivano dai loro nascondigli, spingendo i gaviali a lanciarsi verso il fiume, rimanendo impigliati nelle reti.[124]
La popolazione locale del Nepal attribuisce vari poteri mistici al ghara dei gaviali maschi, e per questo numerosi esemplari maschi vennero uccisi per raccogliere il rigonfiamento sul muso.[125] La gente di Tharu credeva che il ghara avrebbe respinto insetti e parassiti se bruciato in un campo, e che le uova di gaviale sarebbero state un efficace medicinale contro la tosse e come afrodisiaco.[34] I gioielli trovati negli stomaci dei gaviali potrebbero essere stati la ragione della convinzione della popolazione locale che questi animali fossero un pericolo per le persone ed andassero cacciati.[5]
I nomi locali per il gaviale includono "Lamthore gohi" e "Chimpta gohi" in nepalese, dove gohi significa coccodrillo; "Gharial" in hindi; "Nakar" e "Bahsoolia nakar" in Bihari; "Mecho kumhir" in bengalese, dove "mecho" deriva da "māch" che significa pesce; "Thantia kumhira" in Odia, con "thantia" derivato dalla parola sanscrita "tuṇḍa" che significa becco, muso o proboscide di elefante; il maschio è chiamato "Ghadiala" e la femmina "Thantiana" in Odia.[126]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f (EN) Lang, J., Gavialis gangeticus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b c Gray, J. E., Synopsis of the species of recent Crocodilians or Emydosaurians, chiefly founded on the specimens in the British Museum and the Royal College of Surgeons, in The Transactions of the Zoological Society of London, vol. 6, n. 4, 1869, pp. 125-169, DOI:10.1111/j.1096-3642.1867.tb00575.x.
- ^ a b Brochu, C. A., Morphology, fossils, divergence timing, and the phylogenetic relationships of Gavialis, in Systematic Biology, vol. 46, n. 3, 1997, pp. 479-522, DOI:10.1093/sysbio/46.3.479, PMID 11975331.
- ^ a b c (EN) Choudhury, B.C., Singh, L.A.K., Rao, R.J., Basu, D., Sharma, R.K., Hussain, S.A., Andrews, H.V., Whitaker, N., Whitaker, R., Lenin, J., Maskey, T., Cadi, A., Rashid, S.M.A., Choudhury, A.A., Dahal, B., Win Ko Ko, U., Thorbjarnarson, J & Ross, J.P. 2007, Gavialis gangeticus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b c d e f g h i j k Whitaker, R. e Basu, D., The Gharial (Gavialis gangeticus): A review, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 79, n. 3, 1982, pp. 531-548.
- ^ a b c Stevenson, C. e Whitaker, R., Gharial Gavialis gangeticus (PDF), in Manolis, S. C. e Stevenson, C. (a cura di), Crocodiles. Status Survey and Conservation Action Plan, Third, Darwin, Crocodile Specialist Group, 2010, pp. 139-143.
- ^ D. Hone, J.C. Mallon, P. Hennessey e L.M. Witmer, Ontogeny of a sexually selected structure in an extant archosaur Gavialis gangeticus (Pseudosuchia: Crocodylia) with implications for sexual dimorphism in dinosaurs, in PeerJ, vol. 8, 2020, p. e9134, DOI:10.7717/peerj.9134, PMC 7227661, PMID 32435543.
- ^ Pitman, C. R. S., The length attained by and the habits of the Gharial (G. gangeticus), in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 30, n. 3, 1925, p. 703.
- ^ Wood, G.L., The Guinness Book of Animal Facts and Feats, Sterling Pub Co Inc., 1983, ISBN 978-0-85112-235-9.
- ^ The Gharial, Garialis gangeticus, in Report on a zoological mission to India in 1913, Cairo, Ministry of Public Works, 1914, p. 21.
- ^ a b c d e Boulenger, G. A., Gavialis, in Catalogue of the Chelonians, Rhynchocephalians, and Crocodiles in the British Museum (Natural History), New, London, Trustees of the British Museum (Natural History), 1889, pp. 275-276.
- ^ Brazaitis, P., A Guide to the Identification of the Living Species of Crocodilians, Science Resource Center, Wildlife Conservation Society, 2001.
- ^ a b c d e f g h i Whitaker, R., Members of the Gharial Multi-Task Force e Madras Crocodile Bank, The Gharial: Going Extinct Again (PDF), in Iguana, vol. 14, n. 1, 2007, pp. 24-33 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2011).
- ^ a b Erickson, G. M., Gignac, P. M., Steppan, S. J., Lappin, A. K., Vliet, K. A., Brueggen, J. A., Inouye, B. D., Kledzik, D. e Webb, G. J. W., Insights into the ecology and evolutionary success of crocodilians revealed through bite-force and tooth-pressure experimentation, in PLOS ONE, vol. 7, n. 3, 2012, p. e31781, Bibcode:2012PLoSO...731781E, DOI:10.1371/journal.pone.0031781, PMC 3303775, PMID 22431965.
- ^ (EN) Gregory M. Erickson, Paul M. Gignac e Scott J. Steppan, Insights into the Ecology and Evolutionary Success of Crocodilians Revealed through Bite-Force and Tooth-Pressure Experimentation, in PLOS ONE, vol. 7, n. 3, 14 marzo 2012, pp. e31781, DOI:10.1371/journal.pone.0031781. URL consultato il 10 novembre 2022.
- ^ (EN) BioExplorer, Differences Between Crocodiles and Alligators and Gharials - BioExplorer.Net, su Bio Explorer, 12 settembre 2019. URL consultato il 10 novembre 2022.
- ^ (EN) How Powerful is a Crocodile's Bite?, su animals.mom.me. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ (EN) Crocodiles Have the Most Powerful Bite Force on Earth, su Roaring Earth, 8 novembre 2016. URL consultato il 6 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2019).
- ^ Crocodiles Have Strongest Bite Ever Measured, Hands-on Tests Show, su National Geographic News, 15 marzo 2012. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ (EN) Does an Alligator Have a Stronger Bite Than a Croc?, su animals.mom.me. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ a b Brazaitis, P., Family Gavialidae Gavialis gangeticus Gmelin, in Zoologica : Scientific Contributions of the New York Zoological Society, vol. 3, 1973, pp. 80-81.
- ^ Biswas, S., Acharjyo, L. N. e Mohapatra, S., A note on the protuberance or knob on the snout of male gharial, Gavialis gangeticus (Gmelin), in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 74, n. 3, 1977, pp. 536-537.
- ^ Martin, B.G.H. and Bellairs, A.D'A., The narial excresence and pterygoid bulla of the gharial, Gavialis gangeticus (Crocodylia), in Journal of Zoology, vol. 182, n. 4, 1977, pp. 541-558, DOI:10.1111/j.1469-7998.1977.tb04169.x.
- ^ Boulenger, G. A., Genus Gavialis, in Fauna of British India. Reptilia and Batrachia, London, Taylor and Francis, 1890, p. 3.
- ^ Boulenger, G. A., The Fauna of British India, including Ceylon and Burma. Reptilia and Batrachia, Taylor and Francis, 1890.
- ^ Francis, R., The broad snouted Mugger in the Indus, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 20, n. 4, 1911, p. 11601162.
- ^ Rao, C. J., Gavial on the Indus, in Journal of the Sind Natural History Society, vol. 1, n. 4, 1933, p. 37.
- ^ Bustard, H. R. e Choudhury, B. C., The distribution of the Gharial, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 79, n. 2, 1983, pp. 427-429.
- ^ Biswas, S., A Preliminary Survey of the Gharial in the Kosi River, in Indian Forester, vol. 96, n. 9, 1970, pp. 705-710.
- ^ Macdonald, A. S. J., Circumventing the Mahseer and Other Sporting Fish in India. Part VI: Mahseer Fishing in Assam and the Dooars, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 44, n. 3, 1944, pp. 322-354.
- ^ Choudhury, A. U., Records of the gharial Gavialis gangeticus (Gmelin) from the Barak river system of north-eastern India, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 94, n. 1, 1997, pp. 162-164.
- ^ Barton, C. G., The Occurrence of the Gharial (Gavialis gangeticus) in Burma, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 33, n. 2, 1929, pp. 450-451.
- ^ a b Win Ko Ko e Platt, S. G., Does the Gharial (Gavialis gangeticus) survive in Myanmar? (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 32, n. 4, 2012, pp. 14-16.
- ^ a b c Maskey, T. M. e Percival, H. F., Status and Conservation of Gharial in Nepal (PDF), in Crocodiles. Proceedings of the 12th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group convened at Pattaya, Thailand, 2–6 May 1994, Gland, IUCN Crocodile Specialist Group, 1994, pp. 77-83.
- ^ Priol, P., Gharial field study report, Kathmandu, A report submitted to the Department of National Parks and Wildlife Conservation, 2003.
- ^ a b Ballouard, J. M., Priol, P., Oison, J., Ciliberti, A. e Cadi, A., Does reintroduction stabilize the population of the critically endangered gharial (Gavialis gangeticus, Gavialidae) in Chitwan National Park, Nepal?, in Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, vol. 20, n. 7, 2010, pp. 756-761, DOI:10.1002/aqc.1151.
- ^ Thapa, G. J., Thapa, K., Thapa, R., Jnawali, S. R., Wich, S. A., Poudyal, L. P. e Karki, S., Counting crocodiles from the sky: monitoring the critically endangered gharial (Gavialis gangeticus) population with an unmanned aerial vehicle (UAV), in Journal of Unmanned Vehicle Systems, vol. 6, n. 2, 2018, pp. 71-82, DOI:10.1139/juvs-2017-0026.
- ^ Chowfin, S., Crocodilian and freshwater research and conservation project, Uttarakhand, India (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 29, n. 3, 2010, p. 19.
- ^ Chowfin, S. M. e Leslie, A. J., A preliminary investigation into nesting and nest predation of the critically endangered, gharial (Gavialis gangeticus) at Boksar in Corbett Tiger Reserve, Uttarakhand, India (PDF), in World Crocodile Conference. Proceedings of the 22nd Working Meeting of the IUCN-SSC Crocodile Specialist Group, Gland, IUCN Crocodile Specialist Group, 2013, pp. 26-28.
- ^ Chowfin, S. M. e Leslie, A. J., The Gharial (Gavialis gangeticus) in Corbett Tiger Reserve (PDF), in Crocodile Specialist Group (a cura di), Crocodiles. Proceedings of the 24th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group in Skukuza, South Africa, 23–26 May 2016, Gland, IUCN, 2016, pp. 120-124.
- ^ Yadav, S. K., Nawab, A. e Afifullah Khan, A., Conserving the Critically Endangered Gharial Gavialis gangeticus in Hastinapur Wildlife Sanctuary, Uttar Pradesh: Promoting better coexistence for conservation (PDF), in World Crocodile Conference. Proceedings of the 22nd Working Meeting of the IUCN-SSC Crocodile Specialist Group, Gland: IUCN Crocodile Specialist Group, 2013, pp. 78-82.
- ^ a b Rao, R. J. e Choudhury, B. C., Sympatric distribution of gharial and mugger in India, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 89, 1992, pp. 312-315.
- ^ Das, A., Basu, D., Converse, L. e Choudhury, S. C., Herpetofauna of Katerniaghat Wildlife Sanctuary, Uttar Pradesh, India, in Journal of Threatened Taxa, vol. 4, n. 5, 2012, pp. 2553-2568, DOI:10.11609/JoTT.o2587.2553-68.
- ^ Choudhary, S. K., Multi-species Survey in River Gandak, Bihar with focus on Gharial and Ganges River Dolphin, Bhagalpur, T. M. Bhagalpur University, 2010.
- ^ Choudhury, B. C., Behera, S. K., Sinha, S. K. e Chandrashekar, S., Restocking, Monitoring, Population Status, New Breeding Record and Conservation Actions for Gharial in the Gandak River, Bihar, India (PDF), in Crocodile Specialist Group (a cura di), Crocodiles. Proceedings of the 24th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group in Skukuza, South Africa, 23-26 May 2016, Gland, IUCN, 2016, p. 124.
- ^ Hussain, S. A., Reproductive success, hatchling survival and rate of increase of gharial Gavialis gangeticus in National Chambal Sanctuary, India, in Biological Conservation, vol. 87, n. 2, 1999, pp. 261-268, DOI:10.1016/S0006-3207(98)00065-2.
- ^ a b A. Nawab, D. J. Basu, S. K. Yadav e P. Gautam, Impact of Mass Mortality of Gharial Gavialis gangeticus (Gmelin, 1789) on its Conservation in the Chambal River in Rajasthan, in Sharma B. K. (a cura di), Faunal Heritage of Rajasthan, India, Springer International Publishing, 2013, pp. 221-229, DOI:10.1007/978-3-319-01345-9_9, ISBN 978-3-319-01344-2.
- ^ Rao, R. J., Tagor, S., Singh, H. e Dasgupta, N., Monitoring of Gharial (Gavialis gangeticus) and its habitat in the National Chambal Sanctuary, India (PDF), in World Crocodile Conference. Proceedings of the 22nd Working Meeting of the IUCN-SSC Crocodile Specialist Group, Gland, IUCN Crocodile Specialist Group, 2013, pp. 66-73.
- ^ a b Khandal, D., Sahu, Y. K., Dhakad, M., Shukla, A., Katdare, S. e Lang, J. W., Gharial and Mugger in upstream tributaries of the Chambal River, north India (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 36, n. 4, 2017, pp. 11-16.
- ^ Nair, T., Gharial hatchlings in the Yamuna (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 32, n. 4, 2012, p. 17.
- ^ a b Nair, T. e Katdare, S., Dry-season assessment of gharials (Gavialis gangeticus) in the Betwa, Ken and Son Rivers, India (PDF), in World Crocodile Conference. Proceedings of the 22nd Working Meeting of the IUCN-SSC Crocodile Specialist Group, Gland: IUCN Crocodile Specialist Group, 2013, pp. 53-65.
- ^ Nair, T., Dey, S. e Gupta, S. P., Relicts in the River: Short Survey for Gharials (Gavialis gangeticus) in the Kosi River, India (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 38, n. 4, 2019, pp. 11-14.
- ^ Bustard, H. R., Movement of wild Gharial, Gavialis gangeticus (Gmelin) in the River Mahanadi, Orissa (India), in British Journal of Herpetology, vol. 6, 1983, pp. 287-291.
- ^ Mohanty, B., Nayak, S. K., Panda, B., Mitra, A. e Pattanaik, S. K., Gharial (Gavialis gangeticus) in the Mahanadi River system of Orissa, India: On the brink of extinction, in E-planet, vol. 8, n. 8, 2010, pp. 49-52.
- ^ Choudhury, A. U., Status of the gharial Gavialis gangeticus in the main Brahmaputra river, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 95, n. 1, 1998, pp. 118-120.
- ^ Saikia, B. P., Indian Gharial (Gavialis gangeticus): Status, ecology and conservation, in Singaravelan, N. (a cura di), Rare Animals of India, Sharjah, Bentham Science Publishers, 2010, pp. 76-100, ISBN 978-1-60805-485-5.
- ^ Hasan, K. e Alam, S., Chapter 3: Findings, in Gharials of Bangladesh, Dhaka, IUCN Bangladesh Country Office, 2016, pp. 29-65.
- ^ (LA) Gmelin, J. F., Lacerta gangetica , in Caroli a Linné. Systema naturae per regna tria naturae : secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis [Carol Linné. The System of Nature by the three Kingdoms of Nature: according to classes, orders, genera, species with characteristics, differences, synonyms, places], Tomus I. Pars III, Leipzig, G. E. Beers, 1789, pp. 1057-1058.
- ^ (LA) Linnaeus, C., Lacerta, in Caroli Linnæi Systema naturæ per regna tria naturæ, secundum classes, ordines, genera, species, cum characteribus, differentiis, synonymis, locis, Tomus I, decima, reformata, Holmiae, Laurentius Salvius, 1758, pp. 41-42.
- ^ (FR) Bonnaterre, P. J., Le Gavial , in Tableau encyclopédique et méthodique des trois règnes de la nature. Erpétologie [Encyclopedic and methodical plates of the three Kingdoms of Nature. Herpetology], Paris, Chez Panckoucke, 1789, pp. 34-35.
- ^ (LA) Schneider, J. G. T., Longirostris , in Historiae amphibiorum naturalis et literariae fasciculus secundus [Natural History of and Literature about the Amphibians], Jena, F. Frommann, 1801, pp. 160-161.
- ^ (FR) Daudin, F. M., Le crocodile à bec étroit ou le grand Gavial [The straight-snouted crocodile or the great Gavial], in Histoire Naturelle, Générale et Particulière des Reptiles; ouvrage faisant suit à l'Histoire naturelle générale et particulière, composée par Leclerc de Buffon; et rédigee par C.S. Sonnini, membre de plusieurs sociétés savantes, Tome 2, Paris, F. Dufart, 1802, pp. 393-396.
- ^ (FR) Cuvier, G., Sur les différentes espèces de crocodiles vivans et sur leurs caractères distinctifs [About the different species of the living crocodiles and their distinct characteristics], in Annales du Muséum National d'Histoire Naturelle, vol. 10, 1807, pp. 8-66.
- ^ (DE) Oppel, N. M., Familia. Crocodilini, in Die Ordnungen, Familien und Gattungen der Reptilien als Prodrom einer Naturgeschichte derselben, München, J. Lindauer, 1811, p. 19.
- ^ (DE) Wagler, J., Rhamphostoma , in Natürliches System der Amphibien, mit vorangehender Classification der Säugethiere und Vögel. Ein Beitrag zur vergleichenden Zoologie [A natural System of the Amphibiae, preceded by a Classification of the Mammalia and Birds. A contribution to comparative Zoology], München, J. G. Cotta'scche Buchhandlung, 1830, p. 141.
- ^ Adams, A., II. Order Emydosaurians (Emydosauria), in Adams, A., Baikie, W. B. e Barron, C. (a cura di), A Manual of Natural History, for the Use of Travellers: Being a Description of the Families of the Animal and Vegetable Kingdoms: with Remarks on the Practical Study of Geology and Meteorology, London, John Van Voorst, 1854, pp. 70–71.
- ^ Günther, A., Gavialis, Geoffr., in The reptiles of British India, London, Robert Hardwicke, 1864, p. 63.
- ^ Kälin, J. A., Über die Stellung der Gavialiden im System der Crocodilia [On the position of the Gavialids in the system of the Crocodilia], in Revue Suisse de Zoologie, vol. 38, n. 3, 1931, pp. 379-388.
- ^ Hecht, M. K. e Malone, K., On the Early History of the Gavialid Crocodilians, in Herpetologica, vol. 28, n. 3, 1972, pp. 281-284, JSTOR 3890639.
- ^ Densmore III, L. D. e Dessauer, H. C., Low levels of protein divergence detected between Gavialis and Tomistoma: evidence for crocodilian monophyly?, in Comparative Biochemistry and Physiology Part B: Comparative Biochemistry, vol. 77, n. 4, 1984, pp. 715-720, DOI:10.1016/0305-0491(84)90302-X.
- ^ Frey, E., Riess, J. e Tarsitano, S. F., The axial tail musculature of recent crocodiles and its phyletic implications (PDF), in American Zoologist, vol. 29, n. 3, 1989, pp. 857-862, DOI:10.1093/icb/29.3.857.
- ^ Gatesy, J. e Amato, G. D., Sequence Similarity of 12S Ribosomal Segment of Mitochondrial DNAs of Gharial and False Gharial, in Copeia, vol. 1992, n. 1, 1992, pp. 241-243, DOI:10.2307/1446560, JSTOR 1446560.
- ^ Harshman, J., Huddleston, C. J., Bollback, J. P., Parsons, T. J. e Braun, M. J., True and false gharials: a nuclear gene phylogeny of Crocodylia (PDF), in Systematic Biology, vol. 52, n. 3, 2003, pp. 386-402, DOI:10.1080/10635150390197028, PMID 12775527.
- ^ Willis, R. E., McAliley, L. R., Neeley, E. D. e Densmore Ld, L. D., Evidence for placing the false gharial (Tomistoma schlegelii) into the family Gavialidae: Inferences from nuclear gene sequences, in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 43, n. 3, 2007, pp. 787-794, DOI:10.1016/j.ympev.2007.02.005, PMID 17433721.
- ^ A. Janke, A. Gullberg, S. Hughes, R. K. Aggarwal e U. Arnason, Mitogenomic analyses place the gharial (Gavialis gangeticus) on the crocodile tree and provide pre-K/T divergence times for most crocodilians, in Journal of Molecular Evolution, vol. 61, n. 5, 2005, pp. 620-626, Bibcode:2005JMolE..61..620J, DOI:10.1007/s00239-004-0336-9, PMID 16211427.
- ^ Lee, M. S. e Yates, A. M., Tip-dating and homoplasy: reconciling the shallow molecular divergences of modern gharials with their long fossil record, in Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, vol. 285, n. 1881, 2018, p. 20181071, DOI:10.1098/rspb.2018.1071, PMC 6030529, PMID 30051855.
- ^ a b M. Delfino e J. De Vos, A revision of the Dubois crocodylians, Gavialis bengawanicus and Crocodylus ossifragus, from the Pleistocene Homo erectus beds of Java, in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 30, n. 2, 2010, p. 427, DOI:10.1080/02724631003617910.
- ^ Patnaik, R. e Schleich, H. H., Fossil crocodile remains from the Upper Siwaliks of India, in Mitteilungen der Bayerischen Staatssammlung für Paläontologie und Historische Geologie, n. 33, 1993, pp. 91-117.
- ^ Martin, J. E., Buffetaut, E., Naksri, W., Lauprasert, K. e Claude, J., Gavialis from the Pleistocene of Thailand and its relevance for drainage connections from India to Java, in PLOS ONE, vol. 7, n. 9, 2012, pp. e44541, Bibcode:2012PLoSO...744541M, DOI:10.1371/journal.pone.0044541, PMC 3445548, PMID 23028557.
- ^ Martin, J. E., The taxonomic content of the genus Gavialis from the Siwalik Hills of India and Pakistan (PDF), in Papers in Palaeontology, vol. 5, n. 3, 2019, pp. 483-497, DOI:10.1002/spp2.1247.
- ^ a b c Bustard, H. R. e Singh, L. A. K., Studies on the Indian gharial Gavialis gangeticus (Gmelin) (Reptilia, Crocodilia) change in terrestrial locomotory pattern with age, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 74, n. 3, 1977, pp. 534-535.
- ^ Lang, J. W., Crocodilian behaviour: implications for management, in Webb, G. J. W., Manolis, S. C. e Whitehead, P. J. (a cura di), Wildlife Management: Crocodiles and Alligators, Sydney, Surrey Beatty and Sons, 1987, pp. 273-294.
- ^ a b c Lang, J. W. e Kumar, P., Behavioral ecology of Gharial on the Chambal River, India (PDF), in World Crocodile Conference. Proceedings of the 22nd Working Meeting of the IUCN-SSC Crocodile Specialist Group, Gland: IUCN Crocodile Specialist Group, 2013, pp. 42-52.
- ^ Rao, R. J. e Choudhury, B. C., Sympatric distribution of Gharial Gavialis gangeticus and Mugger Crocodylus palustris in India, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 89, n. 3, 1992, pp. 313-314.
- ^ Choudhary, S., Choudhury, B. C. e Gopi, G. V., Spatio-temporal partitioning between two sympatric crocodilians (Gavialis gangeticus & Crocodylus palustris) in Katarniaghat Wildlife Sanctuary, India, in Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, vol. 28, n. 5, 2018, pp. 1067-1076, DOI:10.1002/aqc.2911.
- ^ Whitaker, R. & Whitaker, Z., Ecology of the mugger crocodile, in Crocodiles, their ecology, management, and conservation, Gland, IUCN Crocodile Specialist Group, 1989, pp. 276–296.
- ^ Rao R. J., Choudhury B. C., Sympatric distribution of Gharial Gavialis gangeticus and Mugger Crocodylus palustris in India, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 89, 1990, pp. 313-314.
- ^ Piper, R., Extraordinary Animals: An Encyclopedia of Curious and Unusual Animals, Greenwood Press, 2007.
- ^ Forsyth, H. W., The food of Crocodiles, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 23, n. 1, 1914, pp. 228-229.
- ^ (EN) Binay Singh | TNN | Updated: Jul 18, 2016, 16:41 Ist, Gharial kills man in UP's Chandauli | Varanasi News - Times of India, su The Times of India. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ Bustard, H. R. e Maharana, S., Size at first breeding in the Gharial [Gavialis gangeticus (Gmelin)] (Reptilia, Crocodilia) in captivity, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 79, n. 1, 1983, pp. 206-207.
- ^ Martin, B. G. H. e Bellairs, A. d'A., The narial excrescence and pterygoid bulla of the gharial, Gavialis gangeticus (Crocodilia), in Journal of Zoology, vol. 182, n. 4, 1977, pp. 541-558, DOI:10.1111/j.1469-7998.1977.tb04169.x.
- ^ Bustard, H. R. e Basu, S., A record (?) Gharial clutch, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 79, n. 1, 1983, pp. 207-208.
- ^ Smith, M. A., Gavialis, in The Fauna of British India, Including Ceylon and Burma. Reptilia and Amphibia, Volume I.—Loricata, Testudines, London, Secretary of State for India in Council, 1931, pp. 37-40.
- ^ Bustard, H. R., Behaviour of the male Gharial during the nesting and post-hatching period, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 79, n. 3, 1982, pp. 677-680.
- ^ Lang, J. W. e Kumar, P., Chambal Gharial Ecology Project 2016 Update (PDF), in Crocodile Specialist Group (a cura di), Crocodiles. Proceedings of the 24th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group Skukuza, South Africa, 23-26 May 2016, Gland, IUCN, 2016, pp. 136–148.
- ^ Khadka, B. B. e Bashyal, A., Growth rate of captive Gharials Gavialis gangeticus (Gmelin, 1789) (Reptilia: Crocodylia: Gavialidae) in Chitwan National Park, Nepal, in Journal of Threatened Taxa, vol. 11, n. 15, 2019, pp. 14998-15003, DOI:10.11609/jott.5491.11.15.14998-15003.
- ^ Hussain, S. A., Basking site and water depth selection by Gharial Gavialis gangeticus Gmelin 1789 (Crocodylia, Reptilia) in National Chambal Sanctuary, India and its implication for river conservation, in Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, vol. 19, n. 2, 2009, pp. 127-133, DOI:10.1002/aqc.960.
- ^ Whitaker, R., Basu, D. e Huchzermeyer, F., Update on gharial mass mortality in National Chambal Sanctuary (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 27, n. 1, 2008, pp. 4-8.
- ^ Bustard, H.R., Movement of wild Gharial, Gavialis gangeticus (Gmelin) in the River Mahanadi, Orissa (India), in British Journal of Herpetology, vol. 6, 1983, pp. 287-291.
- ^ Maskey T. M., Percival H.F., Status and Conservation of Gharial in Nepal., in 12th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group, Thailand, 1994.
- ^ Priol, P., Gharial field study report, in rapporto al Dipartimento nepalese dei Parchi Nazionali e della COnservazione della Fauna Selvatica, 2003.
- ^ H. R. Bustard, Indian Crocodile Conservation Project, in Envis Wildlife and Protected Areas, vol. 2, n. 1, 1999, pp. 5-9.
- ^ Singh, A., Singh, R. L. e Basu, D., Conservation Status of the Gharial in Uttar Pradesh, in Envis Wildlife and Protected Areas, vol. 2, n. 1, 1999, pp. 91-94.
- ^ Stevenson, C. J., Conservation of the Indian Gharial Gavialis gangeticus: successes and failures, in International Zoo Yearbook, vol. 49, n. 1, 2015, pp. 150-161, DOI:10.1111/izy.12066.
- ^ Gharial Conservation gets a leg-up!, The Madras Crocodile Bank Trust and Center for Herpetology (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2012).
- ^ P. Oppilli, A sanctuary coming up for ghariyals, The Hindu, 27 dicembre 2010. URL consultato il 27 dicembre 2010.
- ^ a b Lang, J. W., Doing the Needful in Nepal: Priorities of Gharial Conservation (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 36, n. 2, 2017, pp. 9-12.
- ^ Khadka, B. B., 119 Juvenile Gharials released into the Rapti River, Chitwan National Park, Nepal (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 37, n. 1, 2018, pp. 12-13.
- ^ Acharya, K. P., Khadka, B. K., Jnawali, S. R., Malla, S., Bhattarai, S., Wikramanayake, E. e Köhl, M., Conservation and population recovery of Gharials (Gavialis gangeticus) in Nepal, in Herpetologica, vol. 73, n. 2, 2017, pp. 129-135, DOI:10.1655/HERPETOLOGICA-D-16-00048.1.
- ^ Katdare, S., Srivathsa, A., Joshi, A., Panke, P., Pande, R., Khandal, D. e Everard, M., Gharial (Gavialis gangeticus) populations and human influences on habitat on the River Chambal, India, in Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, vol. 21, n. 4, 2011, pp. 364-371, DOI:10.1002/aqc.1195.
- ^ Nair, T., Thorbjarnarson, J. B., Aust, P. e Krishnaswamy, J., Rigorous gharial population estimation in the Chambal: implications for conservation and management of a globally threatened crocodilian, in Journal of Applied Ecology, vol. 49, n. 5, 2012, pp. 1046-1054, DOI:10.1111/j.1365-2664.2012.02189.x.
- ^ Webb, G., Editorial (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 37, n. 1, 2018, pp. 3-4.
- ^ B. C. Choudhury, Crocodile Breeding in Indian Zoos, in Envis Wildlife and Protected Areas, vol. 2, n. 1, 1999, pp. 100-103.
- ^ Ziegler, T., Europe (PDF), in Crocodile Specialist Group (a cura di), Crocodile Specialist Group Steering Committee Meeting, Universidad Nacional del Litoral, Santa Fe, Argentina (6 May 2018), Santa Fe, Argentina, 2018, pp. Agenda Item: SC. 2.7.
- ^ (FR) Fougeirol, L., Le gavial du Gange, un rêve, su luc-fougeirol.com, www.luc-fougeirol.com, 2009. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2011).
- ^ Bronx Zoo, Indian Gharials Return to the Zoo, su Wildlife Conservation Society, 2017.
- ^ L.A. Zoo Becomes One of Nine Zoos in the Western Hemisphere to House Gharials Flown in from India, su Los Angeles Zoo and Botanical Gardens, 2017. URL consultato il 3 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2020).
- ^ Verma, S. P., Part II. Depictions of Natural History, Figure 11, in The Illustrated Baburnama, Oxon, Routledge, 2016, p. Figure 11, ISBN 978-1-317-33862-8.
- ^ Parpola, A., Crocodile in the Indus Civilization and later South Asian traditions (PDF), in Osada, H. e Endo, H. (a cura di), Linguistics, Archaeology and the Human Past, Kyoto, Japan, Indus Project Research Institute for Humanity and Nature, 2011, pp. 1-57, ISBN 978-4-902325-67-6.
- ^ Vyas, R., Gharial Motifs (Gavialis gangeticus) at Sanchi Stupa, India (PDF), in Crocodile Specialist Group Newsletter, vol. 37, n. 4, 2018, p. 13.
- ^ Behera, S. K., Singh, H. e Sagar, V., Indicator Species (Gharial and Dolphin) of Riverine Ecosystem: An Exploratory of River Ganga, in Sanghi, R. (a cura di), Our National River Ganga: Lifeline of Millions, Switzerland, Springer International Publishing, 2014, pp. 103-123, DOI:10.1007/978-3-319-00530-0_4, ISBN 978-3-319-00529-4.
- ^ (CHG) Babur, Z. M., Fauna of Hindustan: Aquatic animals, in Babur-nama [The Memoirs of Babur], traduzione di A. S Beveridge, vol. 2, London, Luzac and Co, 1922, pp. 501–503.
- ^ Lowis, R. M., Gharial, Gavialis gangeticus, and Porpoise, Platanista gangetica, catching in the Indus, in Journal of the Bombay Natural History Society, vol. 23, n. 4, 1915, p. 779.
- ^ Maskey, T. M. e Mishra, H. R., Conservation of gharial (Gavialis gangeticus) in Nepal, in Majupuria, T. C. (a cura di), Wild is beautiful: Introduction to the magnificent, rich and varied fauna and wildlife of Nepal, Gwalior, Madhya Pradesh, Lashkar S. Devi, 1982, pp. 185-196.
- ^ Daniel, J. C., Gharial, or Long-snouted Crocodile Gavialis gangeticus (Gmelin), in The Book of Indian Reptiles, Bombay and Oxford, Bombay Natural History Society and Oxford University Press, 1983, pp. 15-16, ISBN 978-0-19-562168-6.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bustard, HR & Singh, LAK (1978). Studies on the Indian gharial, Gavialis gangeticus (Gmelin) (Reptilia, Crocodylia). Change in terrestrial locomotory pattern with age. J. Bombay Nat. Hist. Soc. 74: 534-536
- Delfino, M.; De Vos, J. (2010). "A revision of the Dubois crocodylians, Gavialis bengawanicus and Crocodylus ossifragus, from the Pleistocene Homo erectus beds of Java". Journal of Vertebrate Paleontology 30 (2): 427.
- Maskey, BGH & Bellairs, AD'A (1977). The narial excresence and pterygoid bulla of the gharial, Gavialis gangeticus (Crocodylia). J. Zool., Lond. 182: 541-558
- Rao, RJ & Singh, LAK (1994). Status and conservation of the gharial in India. In: Crocodiles. Proceedings of the 12th Working Meeting of the Crocodile Specialist Group. IUCN, Gland, Switzerland. Vol.1. pp. 84–97
- Singh, LAK & Bustard, HR (1977). Studies on the Indian gharial, Gavialis gangeticus (Gmelin): V. Preliminary observations on maternal behavior. Indian Forester 103: 671-678
- Whitaker, R & Basu, D (1983). The gharial (Gavialis gangeticus): a review. J. Bombay Nat. Hist. Soc. 79: 531-548
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gaviale
- Wikispecies contiene informazioni su Gaviale
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) gavial, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Gavialis gangeticus, su Fossilworks.org.