Uovo all'occhio di bue

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Uovo all'occhio di bue
Origini
Altri nomiUovo al tegamino
Luogo d'originePaesi occidentali
Dettagli
Categoriasecondo piatto
Ingredienti principaliuova, olio o burro, sale, pepe

L'uovo all'occhio di bue (o uovo al tegamino[1][2][3][4]) è un piatto composto da un uovo preparato mediante frittura senza rigirarlo; spesso in un piatto se ne consumano 2 o 3 insieme.

In vari paesi occidentali è un alimento tipico di pranzo e cena che si sta diffondendo anche in altre culture. In paesi di cultura germanica e anglosassone è spesso consumato a colazione; è infatti uno degli ingredienti fondamentali della full breakfast assieme al bacon.

Per la preparazione è necessario riscaldare dell'olio o del burro in una padella. Una volta raggiunta la giusta temperatura, (prima del punto di fumo), si aprono le uova e le si fanno cadere delicatamente nella padella. Si aggiungono sale e pepe a piacere, e dopo pochi minuti di cottura, quando il bianco è rappreso e il rosso integro e ancora fluido, la pietanza è pronta.

Il nome deriva dal suo aspetto, simile ad un grande occhio (dove il tuorlo ricorda una pupilla).

Una variante astigiana sono le uova al cirighet, che vengono fritte in padella e insaporite con acciughe, capperi, peperoncini e prezzemolo.[5]

Nella cucina italiana i piatti serviti con un uovo all'occhio di bue vengono definiti "alla Bismarck", dal nome del Conte Otto von Bismarck che si dice accompagnasse qualsiasi portata con delle uova. I più celebri sono la pizza alla Bismarck, il filetto alla Bismarck e gli asparagi alla Bismarck.

  1. ^ Ricetta Uova al tegamino, su Il Cucchiaio d'Argento. URL consultato l'11 maggio 2018.
  2. ^ Argomento terribilmente serio: uova al tegamino e ricette, in Dissapore.com, 30 agosto 2012. URL consultato l'11 maggio 2018.
  3. ^ Uovo al tegamino, basta poco per averlo perfetto, in Primo Chef, 24 gennaio 2017. URL consultato l'11 maggio 2018.
  4. ^ Come cuocere le uova: le tecniche più diffuse, in Eataly, 1º marzo 2016. URL consultato l'11 maggio 2018.
  5. ^ La grande cucina regionale - Piemonte, Il corriere della sera, 2005, p. 13.

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