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Assedio di Leningrado
Assedio di Leningrado parte Fronte orientale della seconda guerra mondiale | |||
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Fuoco controaereo sovietico nelle vicinanze della cattedrale di Sant'Isacco | |||
Data | 8 settembre 1941 – 27 gennaio 1944 | ||
Luogo | Leningrado, Unione Sovietica | ||
Esito | Vittoria sovietica | ||
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L'assedio di Leningrado (in russo блокада Ленинграда?, blokada Leningrada, in tedesco Leningrader Blockade) durante la seconda guerra mondiale fu una delle più cocenti sconfitte nella guerra lampo di Adolf Hitler contro l'Unione Sovietica.
Le forze armate tedesche avevano progettato un assalto diretto della durata di sei/otto settimane, ma incontrarono un'inaspettata resistenza e l'assalto si trasformò in un assedio che durò 2 anni e 5 mesi, dall'8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944. Ma già il 18 gennaio 1943 i sovietici, indisturbati dai tedeschi, riuscirono a rifornire la città ancora assediata.[4] Fu l'assedio più lungo di tutta la seconda guerra mondiale ed il secondo più lungo della storia moderna dopo quello di Sarajevo degli anni '90. La data in cui si celebra la liberazione della città è il 27 gennaio.
Leningrado (oggi San Pietroburgo), indicata nel Mein Kampf come il caposaldo del bolscevismo sovietico, era uno dei tre obiettivi prioritari dell'Operazione Barbarossa, la guerra anticomunista di annientamento.[4] Oltre che come centro culturale, Leningrado era importante anche come centro per il commercio nel Mar Baltico, per la vicinanza della base navale di Kronštadt, sede della flotta russa del Baltico, e per la presenza di fabbriche per la produzione di acciaio e carri armati. L'ultimo collegamento ferroviario con Leningrado fu il 30 agosto 1941, quando i tedeschi raggiunsero il fiume Neva. La data segna l'effettivo inizio dell'assedio. A causa della mancata rapida presa della città, un furibondo Hitler promise di "eliminare la città di Pietroburgo dalla faccia della terra".[4]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le forze armate tedesche invasero l'URSS durante l'Operazione Barbarossa il 22 giugno 1941, data che segnò l'inizio ufficiale del conflitto tra Germania e Unione Sovietica. Un secondo fronte bellico venne anche aperto il 25 giugno, quando i sovietici bombardarono alcune città della Finlandia, segnando di fatto la continuazione della guerra finno-sovietica.
Ad agosto i finlandesi avevano riconquistato l'istmo careliano, avvicinandosi a Leningrado da ovest e avanzando attraverso la Carelia a est del lago Ladoga per avvicinarsi alla città anche da nord. Il quartier generale finlandese non accettò però la richiesta tedesca di procedere ad un attacco aereo della città; la sola eccezione fu l'uccisione casuale di un elefante al giardino zoologico di Leningrado da parte di un singolo aereo. I finlandesi poi non vollero proseguire nell'avanzata oltre il fiume Svir' a sud nella Carelia occidentale.
Per soddisfare Hitler e distruggere Leningrado, l'Oberkommando des Heeres (OKH) creò l'Heeresgruppe Nord, al comando del generale Ritter von Leeb. L'Heeresgruppe Nord era formato dalla 16. Armee, dalla 18. Armee e dal Panzergruppe 4. Il Panzergruppe aveva un totale di 475.000 uomini in 28 divisioni. Sebbene il compito intermedio di Leeb fosse quello di distruggere i sovietici del Baltico, il suo ultimo compito era quello di eliminare Leningrado come base industriale e la sua popolazione.
I tedeschi prevedevano di coprire i 765 km dal confine della Prussia Orientale alla periferia di Leningrado in circa sei-otto settimane e di catturare la città entro la metà di agosto. Da parte sua, la Wehrmacht fece avanzamenti rapidi ed in settembre giunse alle porte di Leningrado; nello stesso tempo i loro alleati avanzarono sino al fiume Svir, raggiunto a dicembre, 160 chilometri a nord-est della città. Incapace o non convinta nel continuare nella sua posizione di vantaggio, grazie anche alla strenua e brillante difesa cittadina organizzata dal maresciallo Žukov, l'armata tedesca assediò Leningrado per 872 giorni. I tedeschi accerchiarono la città, bloccando le vie di rifornimento, e rimase aperto solo un piccolo corridoio verso il lago Ladoga, che prese il nome di Strada della Vita.
La situazione sanitaria e alimentare della città fu pessima soprattutto nel primo inverno, ma Hitler non riuscì mai ad organizzare il banchetto per festeggiare la conquista. Il 12 gennaio 1943 i sovietici diedero l'avvio all'operazione Iskra per liberare la città. Dopo cruente e feroci battaglie, l'Armata Rossa distrusse le fortificazioni tedesche ed aprì un corridoio sicuro verso il lato meridionale del Ladoga, riuscendo il 18 gennaio a far giungere rifornimenti alla città assediata. Nel gennaio 1944 una decisa controffensiva russa scacciò i tedeschi dalla zona sud della città, ponendo termine al lunghissimo assedio; più tardi, nella stessa estate del '44, anche i finlandesi furono ricacciati al di là della baia di Vyborg e del fiume Vuoksa. Nel caos del primo inverno nessun piano di evacuazione della città fu attuabile e sia il centro che i suoi sobborghi furono in isolamento fino al 20 novembre 1941, quando fu aperto un corridoio sulla superficie ghiacciata del Ladoga, permettendo l'arrivo di cibo agli assediati.[5] La capacità di resistenza dei leningradesi meravigliò molto gli Alleati, spaventati dal repentino collasso sovietico di fronte ai primi attacchi nazisti. Molti cattivi profeti avevano previsto la rapida caduta dell'Unione Sovietica; invece i semplici cittadini, anche solo continuando a svolgere le proprie occupazioni abituali, diedero grande impulso morale alla resistenza.
Gli effetti dell'assedio
[modifica | modifica wikitesto]Anche gli artisti fecero la loro parte: ad esempio, Dmitrij Šostakovič compose buona parte della sua famosa Sinfonia di Leningrado durante i giorni dell'assedio nel 1941. Le sue note furono diffuse il 9 Agosto 1942, mentre l'orchestra la eseguiva nel teatro della città, da una serie di altoparlanti rivolti verso le truppe naziste. Questa opera divenne in breve molto popolare anche al di fuori dei confini russi ed in particolare negli Stati Uniti, dove divenne un veicolo potente di propaganda per la lotta contro il Nazifascismo.[6] In termini di vite umane, però, il prezzo della vittoria fu terribile. Anche se forse non si determinerà mai con precisione, i civili morti furono probabilmente un milione. La commissione d'inchiesta straordinaria sui crimini di guerra nazisti, che presentò le sue conclusioni ai processi di Norimberga, valutò che l'assedio fosse costato la vita a 642.000 civili, ma questa cifra rappresenta il minimo ipotizzabile. Stime recenti collocano le perdite di civili tra le 800.000 e il milione. La cifra più bassa è stata ricavata confrontando la popolazione prebellica di Leningrado — 2.500.000 abitanti — con quella del dicembre del 1943 — 600.000 abitanti — e tiene conto del milione di evacuati e dei 100.000 soldati di leva dell'Armata Rossa; la cifra più elevata comprende i circa 642.000 morti durante l'assedio sommati ai 400.000 dispersi durante le evacuazioni.[7]
Il numero delle vittime militari fu quasi altrettanto ingente: alla fine della guerra una cauta stima ufficiale sovietica valutò che i combattimenti nella regione di Leningrado fossero costati all'Armata Rossa 1.017.881 uomini morti, catturati o dispersi e 2.418.185 feriti o ammalati, per un totale di 3.437.066 vittime.[7]
Il numero dei militari e dei civili sovietici morti durante la battaglia di Leningrado è perciò compreso tra 1,6 e 2 milioni di persone[7]. In virtù del suo eroismo e delle sue vittime, Leningrado fu la prima città dell'Unione Sovietica ad ottenere il titolo di Città eroina, conferitole nel 1945.[8]
Memoria
[modifica | modifica wikitesto]L'assedio della città fu ricordato con la posa, alla fine degli anni cinquanta, di una serie di monumenti e cippi lungo la linea che segnava il fronte di guerra, nonché di un grande memoriale alle vittime situato in Ploščad' Pobedy (piazza della Vittoria), facilmente raggiungibile con la metropolitana (fermata Moskovskaja), sede delle commemorazioni ufficiali. Eretto nel 1975 in occasione del 30º anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ha forma circolare per ricordare l'accerchiamento; al centro è posto un obelisco di 48 metri e intorno raffigurazioni di soldati e marinai, scene di vita e disperazione quotidiane. Il monumento è illuminato da 872 fiammelle perenni, una per ogni giorno passato sotto assedio.
Riferimenti nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- Il regista Sergio Leone era intento alla preparazione di un film ambientato durante l'assedio, ma il progetto non fu mai attuato a causa della sua morte nell'aprile 1989. Michail Gorbačëv aveva già garantito al regista la disponibilità di una parte dell'Armata Rossa come comparse e per supporto tecnico-organizzativo.
- Nel 2003 l'autrice statunitense Elise Blackwell pubblicò Hunger, un acclamato racconto degli eventi drammatici accaduti durante l'assedio.
- William T. Vollmann ha scritto ampiamente dell'assedio nel suo romanzo Europe Central.
- Tra il 2006 e il 2010, in Italia e in Svizzera, all'assedio sono stati dedicati due radiodrammi, diversi reading teatrali ed uno spettacolo teatrale, intitolato "Ascolta! Parla Leningrado... Leningrado suona", a cura di Sergio Ferrentino[9]
- Nel film Attacco a Leningrado (2009), il regista Aleksandr Burawskij, attraverso le storie di Kate Davis e Nina Tsvetnova, ha rappresentato la vita della città assediata.
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Attacco a Leningrado - film (2009)
- 1941- Fuga da Leningrado - film (2019)
- L’urlo del silenzio - film (2019)
Documentari
[modifica | modifica wikitesto]- Le grandi battaglie della Seconda Guerra Mondiale - L'assedio di Leningrado, a cura di Gianni Bisiach, 1995
- L'assedio di Leningrado, su YouTube
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Brinkley e Haskew, p. 210.
- ^ (DE) Paul Carell, Verbrannte Erde: Schlacht zwischen Wolga und Weichsel, Verlag Ullstein GmbH, 1966, ISBN 0-88740-598-3.
- ^ (EN) Harrison Evans Salisbury, The 900 Days: The Siege of Leningrad, Da Capo Press, 1969, ISBN 0-306-81298-3.
- ^ a b c (EN) Robert Forczyk, Leningrad 1941-44. The epic siege, Oxford-New York, Osprey, 2009, pp. 11-12, ISBN 9781846034411. Ospitato su archive.org.
- ^ Roberto Roggero, I novecento giorni di Leningrado, su It.Cultura.Storia.Militare On-Line. URL consultato l'8 aprile 2022.
- ^ Cимфония Hp. 7 [Sinfonia n. 7], su Canzoni contro la guerra. URL consultato l'8 aprile 2022.
- ^ a b c Glantz.
- ^ (EN) The Siege of Leningrad September 8, 1941 - January 27, 1944, su worldwar2database.com (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2007).
- ^ Ascolta! Parla Leningrado..., su radiomercuryteatro.it (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2011).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Nikolaj Kislizyn e Vasilij Zubakov, L'epopea di Leningrado, Edizioni Progress, 1985.
- Nikolaj Kislizyn e Vasilij Zubakov, L'epopea di Leningrado : La Città-Eroe durante l’assedio dei 900 giorni, Prefazione di Michail Talalay, Cavriago, Anteo, 2021, ISBN 9788898444854.
- Aleksej Adamovic e Danil Granin, Le voci dell'assedio. Leningrado (1941-1943), Milano, Mursia, 1992, ISBN 88-425-1308-3.
- David M. Glantz, L'assedio di Leningrado. La fatale ambizione di un uomo, la coraggiosa resistenza di un popolo, Roma, Newton & Compton, 2006, ISBN 88-541-0633-X. Edizione originale: (EN) The Siege of Leningrad 1941–44: 900 Days of Terror, Osceola, WI, Zenith Press, 2001, ISBN 0-7603-0941-8..
- Andrea Graziosi, L'Urss di Lenin e Stalin. Storia dell'Unione Sovietica 1914-1945, Bologna, Il Mulino, 2007, ISBN 88-15-11931-0.
- Harrison E. Salisbury, I 900 giorni. L'epopea dell'assedio di Leningrado, traduzione di A. Dell'Orto, Il Saggiatore, 2001, ISBN 88-428-0987-X. Edizione originale: The 900 Days: The Siege of Leningrad, 2ª ed., New York, Da Capo, 2003, ISBN 0-306-81298-3.
- José Sanchis Sinisterra, Assedio di Leningrado (storia senza finale), Alinea, 2004, ISBN 88-8125-817-X.
- Ol'ga Berggol'c, Diario proibito, Venezia, Marsilio, 2013, ISBN 9788831716246.
- Lidija Ginzburg, Leningrado, Milano, Guerini e Associati, 2019, ISBN 9788862507202.
- (in altra lingua)
- (EN) John Barber e Andrei Dzeniskevich, 'Life and Death in Besieged Leningrad, 1941–44, New York, Palgrave Macmillan, 2005, ISBN 1-4039-0142-2..
- (RU) N.I. Baryshnikov, Блокада Ленинграда и Финляндия 1941–44 [La Finlandia e l'assedio di Leningrado], Институт Йохана Бекмана, 2003.
- (EN) Douglas Brinkley e Michael E. Haskew, The World War II. Desk Reference, New York, Grand Central Press, 2004. Ospitato su archive.org.
- (DE) Jörg Ganzenmüller, Das belagerte Leningrad 1941-1944, Paderborn, Schöningh, 2007, ISBN 9783506728890..
- (EN) Leon Goure, The Siege of Leningrad, Palo Alto, CA, Stanford University Press, 1981, ISBN 0-8047-0115-6..
- (EN) Alexandrovich Granin Daniil, Leningrad Under Siege, Pen and Sword Books, 2007, ISBN 978-1-84415-458-6..
- (EN) Michael Jones, Leningrad State of Siege, John Murray, 2008, ISBN 978-0-7195-6942-5..
- (EN) Lisa Kirschenbaum, The Legacy of the Siege of Leningrad, 1941–1995: Myth, Memories, and Monuments, Cambridge University Press, New York, 2006, ISBN 0-521-86326-0..
- (EN) William Lubbeck e David B. Hurt, At Leningrad's Gates: The Story of a Soldier with Army Group North, Pen and Sword Books, 2006, ISBN 978-1-84415-617-7..
- (RU) S.P. Platonov, Bitva za Leningrad, Moskva, Voenizdat Ministerstva oborony SSSR, 1964..
- (EN) Cynthia Simmons e Nina Perlina, Writing the Siege of Leningrad. Women's diaries, Memories, and Documentary Prose, University of Pittsburgh Press, 2005, ISBN 9780822958697..
- (EN) H.P. Willmott, Robin Cross e Charles Messenger, The Siege of Leningrad in World War II, Dorling Kindersley, 2004, ISBN 978-0-7566-2968-7..
- (EN) Alan Wykes, The Siege of Leningrad, Illustrated History of WWII, Ballantines, 1972..
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- San Pietroburgo
- Battaglia di Stalingrado
- Cronologia della seconda guerra mondiale sul fronte orientale
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su assedio di Leningrado
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Siege of Leningrad, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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