La viticoltura in Cina vanta una lunga storia. Sebbene a lungo messo in ombra dall'huangjiu (a volte tradotto come "vino giallo") e dal distillato molto più forte baijiu, il consumo di vino è cresciuto in maniera esponenziale dalle riforme economiche degli anni '80. La Cina è oggi annoverata tra i primi dieci mercati globali del vino. I legami con i produttori francesi sono particolarmente forti e i vini del Ningxia hanno ricevuto riconoscimenti internazionali.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]«自言我晉人
種此如種玉
釀之成美酒
令人飲不足
爲君持一斗
往取涼州牧»
«Noi uomini di Tsin, coltiviamo queste uve così belle,
come gemme più rare;
da esse facciamo un vino delizioso,
per il quale gli uomini non possono mai saziare la loro sete.
Bevi solo un sorso di questo vino,
e il dominio di Liang-zhou sarà sicuramente tuo.»
L'uso di uva selvatica per la produzione di bevande alcoliche è stato documentato nel sito archeologico di Jiahu (circa 7000 a.C.)[1][2][3]. Un vino di alta qualità chiamato qióng jiāng yù yè (cinese: 瓊漿玉液) è menzionato nel Quan Tangshi, una raccolta di circa 50.000 poesie compilate nel XVIII secolo durante il regno dell'imperatore Kangxi[4]. La frase, che si traduce letteralmente in "vino di giada", ha però un significato idiomatico simile a "vino meraviglioso"[5].
Nel 1995, un team di archeologi cino-americano, composto da archeologi dell'Istituto di ricerca archeologica dell'Università di Shandong e archeologi americani sotto la guida del professor Fang Hui, ha indagato due siti archeologici a 20 km a nord-est di Rizhao, scoprendo resti di diverse bevande alcoliche tra cui vino d'uva, vino di riso, idromele e diverse miscele di questi vini. Su oltre duecento vasi di ceramica scoperti nei siti, sette erano specificamente utilizzati per il vino d'uva. Sono stati scoperti anche residui di vinaccioli[6].
Tuttavia, se un tempo il consumo di vino d'uva era presente nella Cina dell'età del bronzo, venne sostituito dal consumo di una serie di bevande alcoliche a base di sorgo, miglio, riso e frutti come il litchi o la prugna asiatica. Tra il 130 e il 120 a.C., un inviato imperiale cinese della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.) di nome Zhang Qian aprì relazioni diplomatiche con diversi regni dell'Asia centrale, alcuni dei quali producevano vino d'uva. Entro la fine del II secolo a.C., gli inviati Han avevano portato semi d'uva dal regno amante del vino di Dayuan (Fergana nell'odierno Uzbekistan) in Cina e li avevano piantati su terreni imperiali vicino alla capitale Chang'an (vicino all'odierna Xi'an nella provincia dello Shaanxi)[7]. Lo Shennong Bencao Jing, un'opera di materia medica compilata alla fine degli Han, afferma che l'uva poteva essere usata per produrre vino[8]. Nell'era dei Tre Regni (220-280 d.C.), l'imperatore Wei Cao Pi osservò che il vino d'uva "è più dolce del vino prodotto [dai cereali] usando fermenti e grano germogliato. Si recupera più facilmente da un consumo eccessivo"[9].
La coltivazione dell'uva continuò nei secoli successivi, in particolare nella regione nord-occidentale del Gansu, ma non fu utilizzata per produrre vino su larga scala. Il vino rimase quindi un prodotto esotico conosciuto da pochi[10].
Solo durante la dinastia Tang (618-907) il consumo di vino d'uva divenne più comune. Dopo la conquista Tang di Gaochang - uno stato oasi sulla Via della Seta situato vicino a Turfan nell'odierno Xinjiang - nel 641, i cinesi ottennero i semi di un'uva allungata chiamata "tetta di cavalla" (maru 馬乳) e appresero da Gaochang un "metodo di vinificazione" (jiu fa 酒法)[11]. Diversi poeti Tang hanno scritto versi sul vino d'uva, celebrando il vino proveniente dalle "regioni occidentali" - quello di Liangzhou era particolarmente rinomato - o da Taiyuan nello Shanxi, quest'ultimo prodotto con l'uva "tetta di cavalla"[12]. Il Materia Dietetica (Shiliao Bencao 食療本草) di Meng Shen e la Materia Medica compilata a spese del governo (Xinxiu bencao 新修本草; 652) documentano che la gente Tang produceva vino fermentato naturalmente.
La "prima azienda vinicola moderna" della Cina, la Changyu, fu fondata nel 1892 nella provincia dello Shandong vicino al porto franco di Chefoo (ora chiamata Yantai) dall'imprenditore cinese d'oltremare Zhang Bishi[13].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Prehistoric China - The Wonders That Were Jiahu The World’s Earliest Fermented Beverage. Professor Patrick McGovern the Scientific Director of the Biomolecular Archaeology Project for Cuisine, Fermented Beverages, and Health at the University of Pennsylvania Museum in Philadelphia. URL consultato il 3 gennaio 2017.
- ^ Susana Castro-Sowinski, Microbial Models: From Environmental to Industrial Sustainability, Springer, 17 novembre 2016, p. 42, ISBN 9789811025556.
- ^ Gina Hames, Alcohol in World History, Routledge, 2010, p. 17, ISBN 9781317548706.
- ^ (ZH) 卷八百五十九:卷八百五十九, su hinese Text Project. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ Xinchuan Su, Chinese Lexical Semantics: 15th Workshop, CLSW 2014, Macao, China, Springer, 2014, p. 435, ISBN 978-3319143316. URL consultato il 6 agosto 2019.
- ^ History of Chinese wine (in Chinese) (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2011).
- ^ Sima, pp. 244–45.
- ^ Huang, pp. 240.
- ^ Huang, p. 240.
- ^ Huang, pp. 240–1.
- ^ Huang, p. 241.
- ^ Huang, pp. 241–2.
- ^ Godley, p. 383.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Jeremy Black, China – Ancient China, in Robinson (a cura di), The Oxford Companion to Wine, Third, Oxford, Oxford University Press, 2006, pp. 167–68., ISBN 978-0-19-860990-2.
- (EN) Michael R. Godley, Bacchus in the East: The Chinese Grape Wine Industry, 1892–1938, in Business History Review, vol. 60, n. 3, 1986, pp. 383–409, DOI:10.2307/3115883, JSTOR 3115883.
- (EN) H. T. Huang, Science & Civilisation in China, Volume VI: Biology and Biological Technology, Part 5: Fermentations and Food Science, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, ISBN 0-521-65270-7.
- (EN) Theos. Sampson, The Song of the Grape, in Notes and Queries on China and Japan, vol. 3, 1869, pp. 52.
- (EN) Edward H. Shafer, The Golden Peaches of Samarkand: A Study of T'ang Exotics, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1963, ISBN 0-520-05462-8.
- (EN) Qian Sima, Records of the Grand Historian, Han Dynasty II, Translated by Burton Watson, revised, New York, Columbia University Press, 1993 [100 BC], ISBN 978-0-231-08167-2. (paperback).
- (EN) Janet Wang, The Chinese Wine Renaissance, First, Ebury, 24 gennaio 2019, pp. 5–249, ISBN 9781529103601.
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