Tenuta di Tombolo | |
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Tipo di area | Area naturale protetta |
Stati | Italia |
Regioni | Toscana |
Province | Pisa |
Comuni | Pisa |
Gestore | Sezione WWF Italia di Pisa |
Sito istituzionale | |
La Tenuta di Tombolo è un'area naturale protetta che fa parte del Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, istituito il 13 dicembre 1979. Costituisce una delle sette Tenute o Fattorie storiche che compongono il parco e deriva il suo nome dal latino "tumulus" che significa rilievo del terreno, ad indicare come questo territorio abbia origine da cordoni di dune costiere che nel corso del tempo i sedimenti fluviali hanno generato.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il territorio che corrisponde all'attuale Tenuta di Tombolo ha subito nel corso dei secoli notevoli modificazioni che ne hanno influenzato anche la storia. In epoca romana, infatti, esisteva un'ampia insenatura, il Sinus Pisanus, che dalla Versilia arrivava all'attuale centro della città di Livorno ed in questa insenatura era situato un porto, il Portus Pisanus. L'Arno aveva a quel tempo un corso diverso da quello odierno in quanto, lasciata la città di Pisa, scorreva in direzione Sud-Ovest nell'area compresa tra la costa ed il centro abitato di San Piero a Grado. Quest'ultimo costituiva probabilmente uno scalo fluviale da cui il nome (dal latino gradus = scalo), dove la leggenda narra che approdò l'apostolo Pietro quando giunse in Italia. Il Portus Pisanus divenne successivamente il principale presidio navale e mercantile della Repubblica pisana. Il territorio prevalentemente lagunare rimase tale fino all'Alto Medioevo; nel corso dei secoli successivi, tuttavia, il continuo apporto di sedimenti fluviali, che avevano già colmato parte dell'insenatura, rese il territorio più paludoso costringendo allo spostamento del porto più a sud nelle lagune meridionali dell'area, finché nel XV secolo l'avanzamento della linea di costa fece abbandonare definitivamente il porto e vide la cessione di quell'area alla città di Livorno, il cui sviluppo era agli inizi. In seguito la Tenuta di Tombolo fu proprietà della Mensa Arcivescovile di Pisa fino all'Ottocento inoltrato. Il territorio si presentava caratterizzato dall'alternanza di tomboli, le zone più asciutte rialzate, e lame, le zone depresse più umide.
Questa sua particolarità consentì lo sviluppo di una ricca flora e fauna nella cui conserviazone fu determinante la gestione ecclesiastica perché essa non aveva né l'interesse né le possibilità di compiere interventi di grosso impatto sull'area. Per secoli il suddetto territorio mantenne così il suo aspetto.
L'interesse per lo sviluppo dell'area iniziò a crescere nel corso dell'Ottocento con l'annessione del Granducato di Toscana al Regno dei Savoia. Questi ultimi favorirono la realizzazione di progetti per la valorizzazione e lo sfruttamento del territorio, quali ad esempio l'introduzione di vaste pinete nelle zone boscate. Inoltre esse furono rese più facilmente accessibili attraverso il potenziamento di una rete viaria che le collegava con il mare. Un altro collegamento importante che rientra nei lavori compiuti in quegli anni fu l'ampliamento del Canale Navigabile dei Navicelli che tutt'ora attraversa la Tenuta partendo da Pisa ed arrivando alle porte di Livorno. L'accesso al mare favorì, alla fine del secolo, il sorgere dei primi stabilimenti balneari vicino alla foce dell'Arno, intorno ai quali nacque il primo nucleo di Marina di Pisa. Tra i più famosi frequentatori del tempo si ricorda Gabriele D'Annunzio. L'accresciuto interesse economico per tutta l'area della Tenuta e la migliorata viabilità favorì dagli anni venti in poi la realizzazione di opere di bonifica di gran parte delle zone umide che furono rese coltivabili grazie anche all'abbattimento di ampie superfici boscose. L'aspetto della Tenuta era però destinato a cambiare ancora, in particolare nella sua parte litoranea. La costa infatti dopo i primi insediamenti di Marina di Pisa assunse sempre maggiore interesse turistico ed economico che portò negli anni anni trenta alla fondazione di Tirrenia e alla costruzione delle colonie di epoca fascista di Calambrone. Da allora lo sviluppo del litorale pisano non si è mai arrestato seguendo l'onda di uno sfruttamento sistematico del territorio costiero. All'interno della Tenuta è significativa la presenza di insediamenti militari: quello americano di Camp Darby a Tirrenia e quello italiano del CISAM (ex CAMEN) nella zona Nord della Tenuta, realizzati dopo la Seconda guerra mondiale.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]La Tenuta occupa una superficie di circa 5 mila ettari nella fascia costiera meridionale del Parco tra il fiume Arno e lo Scolmatore dell'Arno a Calambrone. è caratterizzata dall'alternarsi di fitti boschi ed area agricole e, nella zona litoranea, dalla presenza di insediamenti abitativi (Marina di Pisa, Tirrenia e Calambrone).
Flora
[modifica | modifica wikitesto]Partendo dalla costa si incontrano in sequenza la seguenti zone: la fascia dunale, ricca di piante pionieere colonizzatrici delle sabbie come il ravastrello o rughetta di mare (Cakile maritima), l'euforbia delle spiagge (Euphorbia peplis) e l'erba cali (Salsola kali). Segue la fascia retrodunale che presenta prevalentemente arbusti con la funzione di proteggere le aree più interne dall'azione del mare, come la verga d'oro delle spiagge (Solidago litoralis), il giglio di mare (Pancratium maritimum), l'elicriso (Helichrysum stoechas). Alle spalle delle dune si trovano le vaste pinete di pini marittimi (Pinus pinaster) e pini domestici (Pinus pinea) ma soprattutto lecci (Quercus ilex) che occupano le porzioni più asciutte del territorio, i tomboli. I boschi di caducifoglie sono il residuo delle vaste foreste che una volta ricoprivano la costa dal fiume Magra fino a Calambrone e sono di due tipi : uno costituito da farnie, pioppi bianchi e carpini e un'altro tipico delle depressioni infradunali (lame), dove l'acqua di falda affiora nei mesi invernali e dove nascono frassini e ontani.Essenze caratteristiche di questo ambiente sono la quercia da sughero (Quercus suber), che in tutto il territorio del parco è presente solo nelle foreste di Tombolo, e la periploca maggiore (Periploca graeca), rara liana rampicante ampiamente diffusa in tutta la tenuta.Da segnalare anche le vaste aree incolte e semi-palustri in cui sono presenti piante tipiche degli ambienti salmastri come la salicornia europea (Salicornia europaea) e l'obione (Halimione portulacoides).Il Tombolo Pisano rappresenta il confine biologico tra le foreste subatlantiche litoranee della Toscana occidentale e quelle mediterranee che si trovano a Sud di Livorno.
Fauna
[modifica | modifica wikitesto]Nell'ambiente dunale sono presenti circa 230 specie di coleotteri, per la maggior parte detritivori, come ad esempio la pulce di mare (Talitrus saltator) e l'isopode (Tylos europaeus), i quali sono consumatori primari e costituiscono la base di complesse reti alimentari che coinvolgono diversi invertebrati.Tra i rettili è comune la lucertola campestre (Podarcis sicula compestris) e nei canali del bosco consistenti popolazioni di testuggini acquatiche (Emys orbicularis) e bisce d'acqua (Natrix natrix). Ai margini dei boschi è presente la vipera (Vipera aspis).Gli uccelli presenti tutto l'anno sono: il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio verde (Picus viridis), il picchio muratore (Sitta europaea) e un buon numero di colombacci (Columba palumbus); nel periodo invernale si trova la beccaccia (Scolopax rusticola). Le zone litoranee sono un ambiente idoneo per gli uccelli migratori che, durante il periodo dello svernamento, hanno possibilità di riposo sulla battigia.è stata segnalata la presenza dell'istrice (Hystrix cristata) che ha qui il proprio limite settentrionale di diffusione. Numerose le presenze di ghiri (Glis glis) e scoiattoli (Sciurus vulgaris), chinghiali, conigli selvatici e volpe rossa.
Punti di interesse
[modifica | modifica wikitesto]Basilica di San Pietro Apostolo
[modifica | modifica wikitesto]Di grande interesse architettonico e artistico è la Basilica romanica di San Piero a Grado, risalente al IX-X secolo, sorta sulla preesistente basilica paleocristiana in corrispondenza di nuclei architettonici risalenti ad epoca romana. La tradizione vuole che la Basilica sia sorta nel luogo in cui sbarcò San Pietro.Il campanile è stato demolito dai tedeschi in ritirata nel 1944 e di recente ricostruito.
Sentiero dei tre pini
[modifica | modifica wikitesto]Il sentiero dei tre pini è stato realizzato nel 2003, anno dichiarato dall’Unione europea l'Anno delle persone con disabilità, nell'ambito di un progetto del Parco regionale che mirava a realizzare nuove situazioni di accessibilità allargata per quei luoghi di particolare valore naturalistico ambientale, non sempre facilmente visitabili da tutti.L’itinerario si svolge nelle aree marginali della Tenuta di Tombolo e permette, pur nella sua brevità, di approfondire importanti aspetti storico-culturali propri di questo territorio. Il sito si trova proprio in una zona di confine tra le ultime propaggini della città ed i territori aperti naturali e seminaturali più propri del Parco regionale, quali la campagna ed i vasti boschi di pineta e macchia mediterranea.Si compiono, su questo sentiero, escursioni a piedi con visite guidate della durata di circa un'ora ed è accessibile anche alle persone diversamente abili.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Orientarsi nel parco, 2009 edizioni ETS ISBN 978-884672378-9
WWF Delegazione Toscana. La duna costiera in Toscana, 1997 Editori dell'Acero.
Carta turistica e dei sentieri - Parco regionale Migliarino-S. Rossore Massaciuccoli, 2005, Edizioni Multigraphic Firenze
Parco Naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli. URL consultato in data 22-08-2013
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli
Aree naturali protette della toscana
Basilica di San Pietro Apostolo
Tenuta di Migliarino | |
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Tipo di area | Area naturale protetta |
Stati | Italia |
Regioni | Toscana |
Province | Pisa |
Comuni | Vecchiano |
Gestore | Ente Parco |
Sito istituzionale | |
La Tenuta di Migliarino è una delle sette tenute del Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, situata nella parte settentrionale. Costituisce, con i suoi 3700 ettari di estensione, la zona del Parco di maggiore rilevanza economica.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Poco si conosce della storia antica di questa zona che era situata nella Selva Palatina, una fitta zona boscosa contenuta all'interno dell'attuale area del Parco. è noto però che nella metà dell'XI secolo il territorio di Migliarino era parte dei possedimenti della Contessa Matilde di Canossa e che alla sua morte fu diviso tra la famiglia degli Orlandi e la Mensa Arcivescovile di Pisa. A partire del XVI secolo la famiglia fiorentina dei Salviati iniziò la privatizzazione di questo territorio, attraverso lo sfruttamento delle sue risorse naturali e l'allevamento del bestiame.In seguito però le pretese della famiglia cominciarono a limitare l'accesso degli abitanti ai pascoli, alla raccolta della legna, alla caccia e alla pesca provocando l'inizio di una lunga catena di controversie che si prolungarono fino alla metà del '900. A dispetto di tali attriti con la popolazione residente, i Salviati fecero nei secoli acquisizioni che ingrandirono progressivamente i loro possedimenti, acquistando beni della Mensa Arcivescovile e del Granducato, aumentando così l'estensione della Tenuta fino ai confini con lo Stato di Lucca a nord e fino al fiume Serchio a sud.Ai primi decenni del XIX secolo risalgono i primi interventi dei Salviati per iniziare lo sfruttamento radicale del territorio attraverso opere di bonifica: inziò così l'utilizzazione agricola di estese zone lungo la golena del fiume Serchio, particolarmente fertili. Una notevole svolta all'economia dell'area fu data però dall'introduzione a metà dell'800 di massicce piantumazioni di pino domestico per la produzione dei pinoli. Per ottimizzare lo sviluppo di questa attività economica era necessario rendere agevole l'accesso alle piantagioni e al tempo stesso contrastare l'eccessiva umidità del terreno. Per tali necessità furono realizzati sentieri che suddividevano la macchia in settori ben delimitati e furono scavati canali e fossi per assicurare il drenaggio delle acque. Migliarino
divenne così rapidamente il più importante centro di produzione dei pinoli in Italia, con una raccolta che raggiungeva 200 tonnellate l'anno. Negli ultimi decenni tale attività si è ridimensionata portando però ad un prodotto più selezionato, tanto che ai pinoli del Parco è riconosciuto il "Marchio collettivo di qualità" che li certifica come prodotti biologici[1].
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]La Tenuta di Migliarino si estende nel territorio delimitato dall'ultimo tratto del fiume Serchio e dal confine tra le province di Lucca e Pisa, che corrisponde storicamente all'antico confine tra lo Stato Lucchese e il Granducato di Toscana. Confina a nord con la Tenuta Borbone, a nord-est con il Padule Settentrionale e lago di Massaciuccoli e con il Padule Meridionale e a sud con la Tenuta di San Rossore.
Flora
[modifica | modifica wikitesto]La flora è molto varia perchè vario è l'ambiente che caratterizza la Tenuta: la successione ecologica degli habitat inizia con le dune litoranee situate alle spalle dell'arenile di Marina di Vecchiano che rappresentano il più imponente tratto di dune sabbiose del Parco. Qui sono visibili specie vegetali come le alofite e alotolleranti, a differenza di quanto avviene nella Tenuta di San Rossore dove l'esistenza di tali specie è stata compromessa dall'erosione della costa.
Vi si trovano abbondanti il ravastrello (Cakile maritima) e la soldanella di mare (Calystegia soldanella); proseguendo verso l'interno si incontra l'euforbia delle spiagge (Euphorbia paralias), la pungente calcatreppola marittima (Eryngium maritumum). Sulle dune vere e proprie lo sparto pungente (Ammophila arenaria) forma ciuffi alti anche più di un metro di importanza fondamentale nel consolidamento della duna. Oltre le dune si incontra la macchia mediterranea, in cui sono presenti tra l'altro il corbezzolo, il lillatro (Phillirea angustifolia), la robbia selvatica (Rubia peregrina) e successivamente la lecceta pinetata, costituita prevalentemente da pino domestico (Pinus pinea) e pino marittimo (Pinus pinaster) che hanno largamente sostituito la preesistente macchia e lecceta. Qui nel sottobosco si trova la scopa (Erica scoparia) e il leccio stesso che lentamente sta riprendendo il sopravvento sulla pineta. Segue poi il bosco mesofilo che necessita di condizioni climatiche fresche e umide, con le tipiche piante caducifoglie del Parco: frassini, olmi, pioppi, ontani e farnie.Nelle depressioni (lame) interne è interessante la presenza del cipresso calvo della Virginia (Taxodium distichum), originario del Nord America e importato qui nel XIX secolo dai duchi Salviati, caratteristico per le radici aeree.
Fauna
[modifica | modifica wikitesto]Importante l'avifauna della Tenuta, con molte specie nidificanti come il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio verde (Picus viridis), il rampichino (Certhia brachydactyla) e il picchio muratore (Sitta europaea). Nelle grandi chiome del pino domestico nidificano le poiane (Buteo buteo), i colombacci e la tortora. Lungo l'arenile nidificano specie significative dal punto di vista naturalistico come il fratino (Charadrius alexandrinus) e la calandrella (Calandrella cinera).Tra gli uccelli che frequentano le dune e l'arenile nei periodi delle migrazioni abbiamo la beccaccia di mare (Haematopus ostralegus) , che si ciba di conchiglie e molluschi, e i piovanelli pancianera (Calidris alpina).Nella macchia è presente il santimpalo (Saxicola torquata) e l'occhiocotto (Silvia melanocephala); la pineta ospita il verdone (Carduelis chloris), il verzellino (Serinus serinus) e piccoli insettivori come il regolo (Regulus regulus). è possibile osservare anche ghiandaie (Garrulus glandarius) e le upupe (Upupa epops).I mammiferi presenti sono costituiti da ungulati, daini (Dama dama) e cinghiali (Sus scrofa) presenti in sovrannumero in tutto il territorio del Parco, sul cui suolo e vegetazione esercitano una forte pressione riducendo la spontanea rigenerazione del sottosuolo.Presenti anche conigli selvatici e volpi (Vulpes vulpes) le quali utilizzano spesso le tane di tassi e istrici abbandonate. Sono inoltre evidenti le tracce di mustelidi come la donnola (Mustela nivalis) e la faina (Martes foina), oltre a quelle della puzzola (Mustela putorius), e di roditori.
Punti di interesse
[modifica | modifica wikitesto]Dune di Marina di Vecchiano
[modifica | modifica wikitesto]Costituiscono il più imponente tratto di dune sabbiose del Parco e sono un sistema dunale di grande interesse, dove è possibile osservare con notevole evidenza la successione di ricchi ambienti naturali quali la battigia, l'anteduna, la duna consolidata e il retroduna, ognuno caratterizzato da flora e fauna peculiari.
Orto delle dune
[modifica | modifica wikitesto]Situato vicino al piazzale Montioni, è un orto botanico allestito su una duna artificiale, con un progetto coordinato dal Comune di Vecchiano e dall'Università di Pisa, per valorizzare e proteggere le dune costiere; esso infatti costituisce un percorso didattico ideale per conoscere la vegetazione delle dune ed è accessibile ai visitatori anche di notte.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Orientarsi nel parco, 2009 edizioni ETS ISBN 978-884672378-9
- WWF Delegazione Toscana. La duna costiera in Toscana, 1997 Editori dell'Acero.
- Carta turistica e dei sentieri - Parco regionale Migliarino-S. Rossore Massaciuccoli, 2005, Edizioni Multigraphic Firenze
- Parco Naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli. URL consultato in data 6-09-2013V
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ - Happyfood Sito di Happyfood per la promozione della cultura di un alimentazion sana approvato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto][[Categoria:Aree naturali protette della provincia di Pisa]]
Macchia Lucchese | |
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Tipo di area | Area naturale protetta |
Stati | Italia |
Regioni | Toscana |
Province | Lucca |
Comuni | Viareggio |
Gestore | Ente Parco |
Sito istituzionale | |
La Macchia Lucchese è situata nella zona costiera più settentrionale del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. Nonostante il nome non presenta il tipico aspetto della macchia mediterranea poichè il clima umido che la contraddistingue determina un ambiente naturale con caratteristiche atipiche per la zona.
Al suo interno si trova la Tenuta Borbone la cui formazione risale al 1819 ad opera della duchessa Maria Luisa di Borbone.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'antichità il territorio della Macchia Lucchese era caratterizzato da inondazioni e formazioni di paludi che lo rendevano inadatto agli insediamenti umani. Furono i Romani a migliorare notevolmente l'organizzazione del territorio, il quale però ritornò in un grave stato di degrado al crollo dell'Impero romano e all'arrivo dei barbari.
Il suolo essenzialmente aquitrinoso costituiva un habitat ideale per lo sviluppo delle zanzare portatrici di malaria. La sua inospitalità cominciò a diminuire nel XV secolo, grazie alle opere di bonifica intraprese dai Lucchesi che ne incentivarono il popolamento offrendo appezzamenti di terreno.
Nel 1513 la Repubblica di Lucca favorì lo sviluppo della città di Viareggio, che allora era un piccolo borgo dotato di un scalo marittimo, che essi potenziarono e ristrutturarono. Viareggio raggiunse così un discreto sviluppo demografico e urbanistico, anche se le bonifiche non riuscirono ad eliminare del tutto la malaria dal territorio.
Verso la fine del XVII secolo fu deciso il rimboschimento della fascia litoranea che nei decenni precedenti era stata fortemente disboscata nel tentativo di combattere la diffusione della zanzare anofele e fu impiantata quella vasta pineta che si trova tutt'ora tra la costa e le città di Viareggio e Torre del Lago.
Nel 1819 la nascita della Tenuta Borbone sottrasse ad una parte del territorio quella vocazione collettiva che aveva avuto fino ad allora, poichè Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, espropriò una buona parte del territorio costiero a sud di Viareggio per realizzare un grande complesso residenziale in cui spicca la monumentale Villa Borbone, progettata come residenza di caccia per Maria Luisa.
Fu solo nel XX secolo che fu risolto definitivamente il problema delle paludi e della conseguente malaria attraverso opere di bonifica realizzate con moderni mezzi meccanici che in pochi anni bonificarono 40 kmq di zone umide a nord e a sud di Massaciuccoli, fino a giungere all'epoca attuale in cui Viareggio e Torre del Lago hanno visto un enorme sviluppo di tipo turistico e balneare.
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Si estende su un grande tombolo che separa dal mare il bacino di Massaciuccoli, nel territorio del comune di Viareggio, tra la città di Viareggio e quella di Torre del Lago.
La vicinanza delle Alpi Apuane, caratterizzate da un'elevata piovosità, conferisce a questo territorio caratteristiche con elementi subatlantici, responsabili della forte presenza in passato di zone umide.
Flora
[modifica | modifica wikitesto]La Macchia Lucchese presenza essenzialmente tre tipi di ambienti naturali che si succedono in sequenza: la spiaggia, le lame retrodunali e il bosco litoraneo.
La spiaggia presenta piante pioniere ed endemismi come la verga d'ora (Solidago Litoralis) e il profumato elicriso (Helicrysum stoechas).
Le lame sono le zone umide vicino alle dune costiere spesso caratterizzate anche da una certa salinità. Il bosco litoraneo separa il lago di Massaciuccoli dalle antiche dune e anticamente ricopriva l'intero tombolo costiero. Esso presenta vegetazione caducifoglie nelle lame interne e piante sempreverdi nelle zone più asciutte.
Fauna
[modifica | modifica wikitesto]La spiaggia è frequentata nella stagione invernale da passeriformi di passaggio in Italia come lo zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) e lo zigolo gola rossa (Emberiza leucocephalos), oltre a uccelli marini del Nord che svernano qui come sule, strolaghe e orchi marini.
Nidificano nel retroduna il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e la calandrella (Calandrella brachydactila).
Le lame ospitano pesci adatabbili ad ambiente salino come la gambusia, introdotta nel XX secolo per combattere la malaria. Presenti inoltre la biscia d'acqua (Natrix natrix) e due specie di tritoni (Triturus vulgaris e Triturus cristatus).
Il bosco costituisce l'habitat ideale per predatori come volpi, donnole, puzzole e faine che si nutrono di roditori (ratti, ghiri, moscardini e scoiattoli). Diffuso anche il tasso.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Orientarsi nel parco, 2009 edizioni ETS ISBN 978-884672378-9
- WWF Delegazione Toscana. La duna costiera in Toscana, 1997 Editori dell'Acero.
- Carta turistica e dei sentieri - Parco regionale Migliarino-S. Rossore Massaciuccoli, 2005, Edizioni Multigraphic Firenze
- Parco Naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli. URL consultato in data 6-09-2013V
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto][[Categoria:Aree naturali protette della provincia di Pisa]]