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Battistero di San Giovanni | |
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Veduta dall'alto | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Religione | Cristiana cattolica di rito romano di Rito cattolico |
Titolare | San Giovanni Battista |
Stile architettonico | Romanico fiorentino |
Inizio costruzione | XI secolo |
Completamento | XII secolo |
«Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco de' battezzatori»
Il battistero di San Giovanni Battista è un celebre edificio religioso di Firenze, situato nell'omonima piazza San Giovanni, di fronte alla cattedrale di Santa Maria del Fiore e con alle spalle il palazzo Arcivescovile. Dedicato al patrono della città, il celebre edificio ottagonale è da secoli il luogo dove i fiorentini ottengono il battesimo.
In origine i neonati fiorentini venivano battezzati in grandi gruppi il Sabato Santo e a Pentecoste, in un fonte battesimale a cinque vasche situato al centro dell'edificio. Nel corso del Duecento, i battesimi individuali subito dopo la nascita divennero comuni, per cui non era più necessario il grande fonte romanico. Intorno al 1370 fu commissionato un piccolo fonte battesimale, tuttora in uso.[1] Il fonte originale, in disuso, fu smantellato nel 1577 da Francesco I de' Medici per fare spazio alle celebrazioni granducali, un atto deplorato dai fiorentini dell'epoca.[2]
Il Battistero è il fulcro delle più importanti celebrazioni religiose della città, tra cui la Festa di San Giovanni che si tiene il 24 giugno, ancora oggi festa legale a Firenze. In passato il Battistero ospitava le insegne di Firenze e delle città conquistate, serviva come sede deputata per solenni giuramenti ed era luogo per onorare cavalieri, poeti e altri uomini illustri. Dante Alighieri vi fu battezzato e sperò, invano, che "ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello".[3] La cinta muraria iniziata nel 1285 potrebbe essere stata progettata in modo che il battistero si trovasse al centro esatto di Firenze, come il tempio al centro della Nuova Gerusalemme profetizzata da Ezechiele.[4]
L'architettura del Battistero si ispira al Pantheon, un antico tempio romano, come gli osservatori hanno notato da almeno 700 anni,[5] e tuttavia è anche una realizzazione artistica di grande originalità. Lo studioso Walter Paatz osservò che l'effetto complessivo del Battistero non ha alcun parallelo.[6] Questa singolarità ha reso le origini del Battistero un enigma secolare, con ipotesi che si tratti originariamente di un tempio romano, di una chiesa paleocristiana costruita da maestri romani, o (l'attuale consenso degli studiosi) di un'opera di architettura “proto-rinascimentale” dell'XI o XII secolo. Per Filippo Brunelleschi era un edificio quasi perfetto che ispirò i suoi studi sulla prospettiva e il suo approccio all'architettura.[7]
Il Battistero è rinomato anche per le opere d'arte con cui è ornato, tra cui i suoi mosaici e le tre porte in bronzo con bassorilievi. Andrea Pisano guidò la creazione delle porte sud, mentre Lorenzo Ghiberti guidò le botteghe che scolpirono le porte nord ed est. Michelangelo disse che le porte orientali erano “tanto belle, che elle starebbon bene alle porte del Paradiso.”[8] Il Battistero contiene anche il primo monumento funebre rinascimentale, opera di Donatello e Michelozzo.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Stato delle conoscenze
[modifica | modifica wikitesto]Per secoli i fiorentini credevano che il Battistero fosse in origine un tempio romano dedicato a Marte, o un residuo del recupero della città dopo le devastazioni degli Ostrogoti. Nel periodo moderno lo scetticismo è aumentato fino a quando queste leggende sono state abbandonate nel XIX secolo, in parte perché gli scavi hanno rivelato che una struttura molto diversa, un grande domus, fu presente nel sito in epoca romana. Sotto una porzione dell'edificio è stata scoperta anche una sepoltura con pietre grezze risalente al VII secolo circa.[9]
Nessun documento relativo alla costruzione del Battistero è sopravvissuto, e i riferimenti di sfuggita a una chiesa di San Giovanni Battista non possono stabilirne l'esistenza perché l'ex cattedrale, oggi nota solo come Santa Reparata, era un tempo indicata anche come chiesa di San Giovanni Battista.[10]
Oggi la stragrande maggioranza degli studiosi, in base alla tecnica costruttiva e allo stile architettonico collocano le origini del Battistero nell'XI o XII secolo.[11][12][13][14] Offrire una datazione più precisa è stato difficile a causa di due indicazioni confuse contenute nella Firenze città nobilissima (1684) di Ferdinando Leopoldo Del Migliore. Secondo una, Papa Niccolò II consacrò il Battistero nel 1059; secondo l'altra, un fonte battesimale fu portato nel Battistero nel 1128. Gli studiosi hanno faticato a dare un senso a due apparenti segni di completamento distanti quasi 70 anni l'uno dall'altro, molti ipotizzando che uno dei due debba essere in tutto o in parte errato.
Una recente ricerca d'archivio tra i manoscritti di Del Migliore e di un suo stretto collaboratore ha rivelato che nessuna delle due affermazioni è vera: il Battistero non fu consacrato nel 1059[15] e nessun fonte battesimale fu introdotto nel 1128.[16] Questa scoperta non è del tutto sorprendente: gli storici hanno iniziato a notare errori in Firenze città nobilissima subito dopo la sua pubblicazione e, nel XX secolo, un filologo ha persino dimostrato che Del Migliore aveva falsificato l'esistenza di un fiorentino medievale di nome Salvino degli Armati.
La determinazione di una datazione del Battistero, quindi, dipende interamente dal rapporto tra le caratteristiche inerenti all'edificio stesso e il contesto più ampio. Negli anni Trenta del Novecento, gli studi di Walter Horn sulla tecnica muraria fiorentina (raffinatezza del taglio della pietra, applicazione della malta, andamento dei corsi) dimostrò che la costruzione in arenaria dei livelli inferiori del Battistero è vicina a quella della chiesa dei Santi Apostoli e delle porzioni più tarde di San Pier Scheraggio, per cui documenti supportano una datazione agli anni 1060 o 1070. Non è così raffinato come la maggior parte della muratura di San Miniato al Monte, databili al periodo 1077–1115.[17]
L'ipotesi di una collaborazione storica
[modifica | modifica wikitesto]Un'ipotesi pubblicata nel 2024 propone che il Battistero abbia avuto origine nei primi anni 1070, frutto di una collaborazione tra Beatrice di Lorena e sua figlia Matilde di Toscana, regnanti della Marca di Toscana, e uno dei papi con cui erano strettamente allineate, Papa Alessandro II (morto nel 1073) o, più probabilmente, Papa Gregorio VII (sul soglio pontificio dal 1073 al 1085). Sebbene Firenze fosse una città piccola, era un importante centro amministrativo e religioso, e queste potenti figure sarebbero state disposte e in grado di sponsorizzare un edificio dell'ambizione e del costo del Battistero, che altrimenti sarebbe stato fuori dalla portata della città.[18] Ranieri, il vescovo di Firenze nominato nel 1072 o 1073 la cui tomba ha un posto d'onore all'interno dell'edificio, avrebbe supervisionato la costruzione. L'ipotesi si accorda con le prove murarie e la datazione al radiocarbonio di un pezzo di carbone estratto da un forno da calce trovato durante degli scavi di Piazza del Duomo, che suggerisce la realizzazione di un importante progetto edilizio in questo periodo.[19]
Un'origine in questo periodo combacerebbe bene con il contesto storico. Negli anni 1060, i riformisti vallombrosani accusarono il vescovo di Firenze Pietro Mezzabarba di simonia. Le loro accuse si fecero strada tra i fiorentini, al punto che, secondo Pietro Damiano, essi non accettarono più il crisma consacrato dal Mezzabarba per il battesimo dei loro figli, e cercarono il battesimo altrove. Questa situazione sembra essersi protratta per tre anni fino al 1068, quando un confratello vallombrosano subì una prova del fuoco davanti alla Badia a Settimo per dimostrare la fondatezza delle accuse dei monaci. La sua sopravvivenza rese insostenibile la posizione del vescovo e Mezzabarba lasciò Firenze quell'estate. La costruzione di un nuovo battistero monumentale sarebbe stato visto come un modo per ristabilire l'autorità del vescovo fiorentino e garantire che egli supervisionasse il battesimo comunitario dei neonati fiorentini il Sabato Santo, come richiesto dal diritto canonico.[20]
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Interiore del Pantheon con nicchie a colonne
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Interiore del battistero con nicchie a colonne
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Interiore del Pantheon (disegno di Raffaello) in cui si vedono nicchie e edicule
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Facciata sud del Battistero con finestre monumentali simili alle edicule del Pantheon
I riferimenti che il Battistero fa al Pantheon supportano l'ipotesi del coinvolgimento di un papa. Nell'XI secolo, il Pantheon, convertito in chiesa nel 609, era officiato solo nelle festività più importanti e solo per le messe celebrate dal papa stesso. Inoltre, l'interesse papale per l'impero romano era alto. Papa Alessandro II sponsorizzò la costruzione di Sant'Alessandro Maggiore a Lucca, con capitelli antichi e controparti medievali imitative, e molto probabilmente una facciata classicizzante. La consacrazione di Santa Maria in Portico a Roma da parte di Papa Gregorio VII nel 1073 è ricordata in un'iscrizione sulla sua ara romana, un altare pagano riadattato per uso cristiano (ora a Santa Galla, Roma). La poesia ecclesiastica paragonava Papa Gregorio a Giulio Cesare, e in una lettera Gregorio stesso affermava che la portata della Chiesa superava ormai quella dell'Impero Romano. La Chiesa di questo periodo credeva anche nella Donazione di Costantino, secondo la quale il papa ereditava l'autorità temporale dell'imperatore romano, giustificando la sua uguaglianza o supremazia sul Sacro Romano Imperatore in Germania.[21] Se l'interesse per l'antichità classica fosse sorto a Firenze in modo organico, ci si aspetterebbe che un maggior numero di chiese romaniche fiorentine citasse edifici antichi. Invece, alcune parti del Battistero completate solo una o due generazioni più tardi, come il livello della galleria interna, mostrano un tipico stile romanico.
L’architetto
[modifica | modifica wikitesto]Le somiglianze stilistiche suggeriscono la mano di un unico architetto nei progetti per il Battistero, la chiesa dei Santi Apostoli e San Miniato al Monte.[22] L'affinità della pianta di San Miniato (porzione iniziata nel 1077) con quella della demolita chiesa di Santa Maria in Portico a Roma (consacrata da papa Gregorio VII nel 1073) potrebbe indicare la mano dello stesso architetto, rafforzando la tesi che l'architetto del Battistero provenisse dall'entourage papale a Roma. La presenza nel Battistero di un motivo che comprende una finestra con arco a tutto sesto affiancata da finestre con timpani triangolari, che si vede anche sulla facciata della Chiesa di San Salvatore (Spoleto), potrebbe forse indicare che l'architetto era stato in Umbria.[23]
Progetto ottagonale
[modifica | modifica wikitesto]Il Battistero è a pianta ottagonale, ma trova una direzionalità e un posto per il suo altare grazie alla scarsella rettilinea sul lato occidentale.
L'ottagono era una forma comune per i battisteri fin dall'epoca paleocristiana. Altri primi esempi sono il battistero paleocristiano del IV secolo scavato sotto il Duomo di Milano e il Battistero Lateranense del V secolo. La presenza di otto lati in queste strutture era significativa. Come scrive Timothy Verdon, la vita terrestre “si consuma nel tempo finito, scandito da unità misurabili quale la settimana con i suoi sette giorni, mentre invece per il sacramento del battesimo si entra in vita eterna, fuori del tempo misurabile, in un ‘ottavo giorno’, ‘octava dies’”.[24]
Sebbene la pianta del Pantheon sia circolare, può essere divisa in otto spicchi e quindi si presta a essere riutilizzata in un edificio ottagonale.
Costruzione e preesistenze
[modifica | modifica wikitesto]Secondo le ricerche più recenti, il battistero potrebbe essere stato utilizzato già alla fine degli anni 1080, ma la sua costruzione sarebbe continuata fino al XII secolo.[25]
Giovanni Villani riporta che la lanterna in cima alla cupola fu completata nel 1150. È il primo esempio conosciuto di questo elemento nella storia dell'architettura.[26]
Gli scavi mostrano che l'edificio aveva in origine un abside semicircolare. Giuseppe Richa scrisse che l'attuale scarsella fu iniziata nel 1202,[27] ma la sua fonte archivistica non è verificabile.[28] L'installazione della lanterna nel 1150 presuppone un'ampia cupola, che probabilmente non sarebbe sopravvissuta alla rimozione dell'abside semicircolare da sotto di essa. La scarsella potrebbe quindi risalire a poco prima del 1150.[29]
Spessi muri sotto il pavimento del Battistero formano un ottagono interno le cui dimensioni sono approssimate dalla parte più interna della pavimentazione del Battistero. Lo scopo di questi muri è incerto, ma gli studiosi hanno ipotizzato che facessero parte di un battistero più piccolo che precedeva quello attuale,[30] che racchiudevano una vasca a immersione totale,[31] o che sostenessero un anello di colonne come nel Battistero Lateranense o nella Chiesa del Santo Sepolcro (Pisa).[32]
Firenze aveva indubbiamente un battistero prima di quello attuale, ma se esistesse nello stesso luogo o se fosse collocato da qualche altra parte vicino alla cattedrale (il battistero di Milano era dietro la cattedrale), è una questione di dibattito e di indagine in corso.
Per gran parte della sua storia iniziale, il Battistero si trovava tra le tombe. Anche nel XIX secolo, il portale meridionale era fiancheggiato da sarcofagi. Questi ricordi della morte terrena sottolineavano il messaggio di vita eterna offerto dal battesimo.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esterno
[modifica | modifica wikitesto]Architettura e ornamento
[modifica | modifica wikitesto]Il Battistero ha otto lati ornati da elementi architettonici classici tra incrostazioni marmoree, segnate da motivi geometrici bicolori. L'abside rettilinea, la scarsella, si espande dal lato ovest. Questo asse è lungo 37 metri, mentre quello perpendicolare estende 32,5 metri. Gli altri lati sono ornati ciascuno da tre archi ciechi, di uguali dimensioni sulle facce intercardinali e con un arco centrale ampliato sulle facce che includono un portale. All'interno di questi archi si trovano finestre con contorni monumentali sul modello delle edicole del Pantheon. Sono stati utilizzati diversi marmi, principalmente il marmo bianco di Carrara e la serpentinite verde-nera di Prato. L'architettura di San Giovanni esercitò un'importante influenza sugli architetti del Rinascimento, tra cui Filippo Brunelleschi e Leone Battista Alberti.
Le zebrature agli angoli non fanno parte del progetto originale, ma furono aggiunti nel 1293, quando iniziarono i lavori per la nuova cattedrale di Santa Maria del Fiore. Essi coprivano blocchi di arenaria, la pietra utilizzata per la struttura dell'edificio.[33] Le colonne di porfido ai lati della “Porta del Paradiso” furono saccheggiate dai pisani a Maiorca e donate in segno di gratitudine ai fiorentini nel 1117 per aver protetto la loro città da Lucca mentre la flotta pisana conquistava l'isola.[34] Come mostra un cassone dipinto al Museo Nazionale del Bargello, in origine erano a sé stanti in Piazza del Duomo. Gravemente danneggiati da una tempesta nel 1424, furono collocati nella posizione attuale pochi anni dopo.
Il cassone mostra anche lo schema decorativo medievale, in cui un gruppo di statue di Tino di Camaino sormontava ogni porta.[35] Le statue superstiti si trovano oggi nel Museo dell'Opera del Duomo, con una Carità nel Museo Bardini che forse condivide la stessa provenienza.[36]
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Battesimo di Cristo di Tino di Camaino
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Speranza di Tino di Camaino
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Battesimo di Cristo di Andrea Sansovino, Vincenzo Danti e Innocenzo Spinazzi
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Predica del Battista di Giovanni Francesco Rustici
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Decollazione del Battista di Vincenzo Danti
Durante il Rinascimento furono commissionati nuovi gruppi scultorei: sopra la porta est, un Battesimo di Cristo iniziato da Andrea Sansovino nel 1505 (Battista), proseguito da Vincenzo Danti nel 1568-1569 (Cristo) e completato da Innocenzo Spinazzi nel 1792 (angelo); [37] sopra la porta nord, la Predica del battista di Francesco Rustici (1506-11), fortemente influenzato dall'amico di Rustici Leonardo da Vinci che disegnò lo stesso soggetto;[38] e sopra la porta sud, la Decollazione del Battista di Vincenzo Danti (1569-70).[39] Oggi tutti e tre i gruppi si trovano nel Museo dell'Opera del Duomo. Solo il Battesimo di Cristo è stato sostituito da una copia, mentre gli spazi sopra le altre due porte sono ormai vuoti.
Al di sopra dei due livelli principali dell'esterno, e arretrato rispetto ad essi, si trova un attico, probabilmente completato negli anni 1130. Contiene “l'unico errore” che Brunelleschi disse di aver trovato nell'edificio: una trabeazione orizzontale che si piega per diventare verticale, contrariamente alle pratiche dell'architettura classica.[40]
Incorporato nel rivellino della scarsella è un frammento di sarcofago romano. Raffigurante una vendemmia e una nave presumibilmente carica di vino, si pensa sia stato realizzato per un mercante di vino.
L'edificio è coperto da una cupola ad otto spicchi, coperta da una piramide ottagonale. Ha un diametro di 25,6m, quasi la metà della cupola del Duomo. L'altezza dell'edificio, con la lanterna, è 39m.
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Capitello in marmo
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Capitello in serpentino
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Mascherone della scarsella
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Oculo della scarsella
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Mascherone della scarsella
Porte bronzee
[modifica | modifica wikitesto]Le tre monumentali porte bronzee, capolavori dell'arte gotica e rinascimentale, mostrano la storia dell'umanità e della Redenzione, come in una gigantesca Bibbia figurata. L'ordine narrativo va dalle Storie dell'Antico Testamento nella porta est, a quelle del Battista nella porta sud, fino a quelle del Nuovo Testamento (Storie di Cristo) nella porta nord. Ognuna presenta le sue scene in un modo diverso: come due grandi colonne che si leggono da sinistra a destra e dall'alto verso il basso; come ante separate, ognuna delle quali si legge dall'alto verso il basso; e come un'unica composizione attraverso le due ante che si leggono dal basso verso l'alto.
Le tre porte sono oggi conservate nel Museo dell'Opera del Duomo, di fronte a una ricostruzione della facciata della Cattedrale come sarebbe apparsa quando l'ultima di esse fu completata. Copie delle porte, realizzate tra il 1990 e il 2009, sono ora appese al Battistero all'interno delle cornici originali.
Porta sud, di Andrea Pisano
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni 1320, la potente corporazione che aveva il patronato del Battistero, l'Arte di Calimala, decise di abbellirlo con una porta per l'accesso sud, dal quale, probabilmente, sono entrati i genitori che portavano i bambini per il battesimo.[41] Nel 1329 l'Arte avviò un ambizioso progetto ispirato alle porte della cattedrale di Pisa, realizzate da Bonanno Pisano 150 anni prima ma ancora non superate. Andrea Pisano realizzò i modelli in cera per i rilievi in bronzo eseguiti da maestri veneziani, che poi dorò. L'anno di inizio, il 1330, appare sopra le porte, ma ci vollero sei anni per completarle. La supervisione del progetto fu affidata allo storico Giovanni Villani, come egli stesso ricordò con orgoglio.[42]
La porta presentano 20 scene che raccontano la vita del Battista, patrono di Firenze, in bronzo dorato, molte delle quali chiaramente ispirate alle 15 scene della sua vita raffigurate sui mosaici della cupola o alle tre scene dipinte da Giotto nella Cappella Peruzzi, recentemente completata. George Robinson la definisce un'“epopea visiva”[43] L'ante di sinistra presenta il ruolo del Battista come profeta, quella di destra il suo destino di martire. Nel registro più basso si trovano le figure allegoriche delle quattro virtù cardinali, fortezza, temperanza, giustizia e prudenza. Le figure sovrastanti rappresentano le tre virtù teologali – speranza, fede e carità – nonché l'umiltà, la cui inclusione fu forse ispirata dalla scelta del Battista di vivere una vita di privazioni nel deserto.
I rilievi sono caratterizzati da piccole figure con una presenza monumentale. L'emozione è misurata ma inconfondibile, come nella scena dei discepoli angosciati che mettono il Battista a riposo. Anche se le quadrate cornici mistilinee (il cosiddetto "quadrilobo") potrebbero essere stati imposti da un altro artista coinvolto nel progetto,[44] Andrea Pisano trova il modo di lavorare al loro interno. Ad esempio, l'architettura e i ritmi dei drappeggi nella scena della sepoltura del Battista si confrontano con la forma che li racchiude con eleganza. Per Anita Moskowitz, “gli eventi divini sono interpretati nei termini più umani e concreti, senza mai sacrificare quel senso della natura eccelsa del dramma che lo eleva nel regno dello spirituale”.[45] Kenneth Clark nota che lo stile di Andrea è “profondamente umano” e che mentre “gli uomini e le donne di Giotto sono tipi, quelli di Andrea sono individui”.[46]
La figura della Speranza, risponde appieno all'iconografia finora stabilita: è vista di profilo e il suo corpo è proteso verso il cielo, così come le sue braccia e il suo sguardo; anche se non si vede, si capisce che a porle la corona è un angelo; è anch'essa alata, ma al contrario dello slancio che pervadeva la Virtù giottesca (presente nella cappella degli Scrovegni a Padova), questa risulta seduta, sebbene il suo abito ricco di panneggi, lasci presagire un leggero spostamento verso l'angelo.
La cornice intorno alle porte, completata più di un secolo dopo dalla bottega del figlio di Lorenzo Ghiberti, Vittorio, mostra Adamo ed Eva dopo la caduta dell'uomo e i neonati Caino e Abele che lottano, sotto fiori e frutti simbolici del peccato originale che il battesimo potrebbe rimuovere.[47]
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Visitazione
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Battesimo di Cristo
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Decollazione del Battista
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Speranza
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Umiltà
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Eva (dalla cornice)
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Particolare della cornice
Lorenzo Ghiberti
[modifica | modifica wikitesto]Lorenzo Ghiberti completò due porte per il Battistero. Lo storico dell'arte Antonio Paolucci definì la realizzazione della prima “l'evento più importante della storia artistica fiorentina durante tutto l'arco del primo quarto del Quattrocento”[48] e la realizzazione della seconda “uno degli eventi capitali della nostra storia artistica”.[49]
Porta nord
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1401, l'Arte di Calimala chiese a sette scultori toscani di realizzare un rilievo del Sacrificio di Isacco, promettendo che il meglio riuscito avrebbe ricevuto una commissione importante: rilievi per una nuova serie di porte sul lato est del Battistero.[50] Le straordinarie opere di Ghiberti e Filippo Brunelleschi, oggi conservate al Museo del Bargello, sono solitamente considerate l'inizio del Rinascimento. Ghiberti ricevette l'incarico, anche se non è certo se i 34 giudici lo dichiararono vincitore all'unanimità, come affermò nei suoi Commentari, o se fu giudicato un pareggio con Brunelleschi, come affermò una biografia di Brunelleschi scritta 80 anni dopo.
Nel novembre 1403, i rappresentanti dell'Arte firmarono un contratto con il venticinquenne Ghiberti, che in seguito guidò una bottega di cui facevano parte Donatello, Michelozzo, Paolo Uccello e Masolino. Il loro lavoro fu in gran parte terminato nell'estate del 1416, ma Ghiberti avrebbe guidato il progetto fino all'installazione delle porte, avvenuta la domenica di Pasqua del 1424. L'impresa, durata 21 anni, si rivelò estremamente costosa, equivalente al bilancio annuale della difesa fiorentina e quasi altrettanto costosa dell'acquisto da parte di Firenze dell'intera città di Sansepolcro pochi anni dopo.[51] Lo stipendio di Ghiberti era equivalente a quello di un direttore della banca dei Medici.[52]
Sopra otto pannelli che rappresentano i quattro evangelisti e i padri della Chiesa sant'Ambrogio, san Girolamo, san Gregorio e sant'Agostino, la vita di Cristo tratta dal Nuovo Testamento è raccontata in venti pannelli che si leggono dal basso verso l'alto, seguendo la “via ascendente della salvezza”.[53] L'occhio passa prima alle scene della nascita di Cristo, salendo al suo battesimo e ai suoi miracoli, fino a raggiungere le scene culminanti della sua crocifissione e resurrezione nel registro più alto. George Robinson scrive che “il Cristo di Ghiberti è un Messia dignitoso, rassegnato, quasi distaccato, il cui atteggiamento e comportamento hanno costantemente un tono di tristezza e di separazione”.[54]
Nelle formelle di questa porta Ghiberti e la sua bottega sembrano passare da una devozione allo stile del gotico internazionale a un abbraccio dei valori dell'rinascimento. Da un lato, essi enfatizzano le linee sinuose e lavorano con attenzione all'interno del formato medievale della losanga lobata, facendo pochi riferimenti all'antichità nella maggior parte dei pannelli. Ciononostante, Ghiberti è un innovatore, che cerca di superare le limitazioni del formato implicando un nuovo senso di tridimensionalità attraverso scorci, panneggi gonfiati, diversi livelli di rilievo e architetture inclinate rispetto al piano di osservazione. In alcuni pannelli che si presumono siano stati realizzati successivamente, come la Flagellazione, Ghiberti e la sua bottega mostrano un forte interesse per la scultura e l'architettura antiche. Le ante sono circondate da una cornice di fogliame, e tra le formelle si trovano busti dorati di profeti e sibille, oltre che un autoritratto del Ghiberti di mezza età.
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Ultima cena
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San Matteo
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Sant'Agostino
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Il retro con teste leonine
Porta del Paradiso (est)
[modifica | modifica wikitesto]Non appena la prima porta di Ghiberti fu completata, l'Arte di Calimala richiese al grande umanista Leonardo Bruni un programma per un'altra, con storie dell'Antico Testamento. Bruni prevedeva almeno 24 pannelli in un formato simile alle altre porte. Ghiberti, ormai ampiamente riconosciuto per il suo enorme talento, ottenne l'incarico all'inizio del 1425,[55] e nel 1429, quando iniziarono i lavori, aveva persuaso i suoi committenti di accettare un formato completamente nuovo, dieci formelle senza losanghe, ciascuna abbastanza grande da ospitare più episodi. Ogni formella sarebbe stata dorata nella sua interezza, conferendole maggiore unità rispetto alle porte precedenti in cui il fondo della formella è lasciata in bronzo nudo.
Il progetto alla fine raggiunse un costo quasi uguale alla porta precedente, ma risultò ancora più bello - e la prima porta, originariamente appesa di fronte alla Cattedrale, fu spostata sul portale nord in modo che questa potesse prendere il suo posto.
Le storie rappresentate iniziano con la creazione di Adamo ed Eva e terminano con l'incontro tra il re Salomone e la Regina di Saba. Al di là del loro significato letterale, potrebbero incarnare le idee teologiche del futuro vescovo di Firenze, Antonino. Ad esempio, la centralità della creazione di Eva nel primo pannello potrebbe riferirsi all'idea di Antonino che la Chiesa sia stata creata dall'umanità in modo analogo.[56] Per George Robinson, invece, il racconto delle storie di Giacobbe ed Esaù, di Giuseppe, della battaglia di Gerico e di Davide e Golia hanno sfumature politiche: “se gli israeliti dovevano sopravvivere... dovevano essere uniti nonostante il conflitto, ed erano obbligati a permettere che il potere e l'autorità trovassero posto nelle mani di giovani e non collaudati”.[57]
Uno studio recente sottolinea il tentativo del dotto Ghiberti di conciliare la storia biblica con quella classica, includendo ad esempio strutture architettoniche sempre più elaborate, seguendo il resoconto di Vitruvio nel De architectura della storia dell'architettura. Anche l'abbigliamento si evolve dalle semplici vesti di Abramo e Isacco agli abiti ornati di Salomone e Saba.[58]
Il lavoro sulla porta durò dal 1429 al 1447 e coinvolse una grande bottega che comprese i figli di Ghiberti, Vittorio e Tommaso, Benozzo Gozzoli, Luca della Robbia, Michelozzo e Donatello. Insieme scoprirono come fondere stili diversi e mettere in pratica innovazioni come la prospettiva lineare e il realismo monumentale di Masaccio. È probabile che ci sia stato anche uno scambio con Leon Battista Alberti, che in questi anni cercò un quadro teorico per l'arte pittorica, sancito infine nel suo trattato De pictura. Come scrive Paolucci, la bottega che produsse queste porte fu “il punto di incrocio di tradizioni culturali e di esperienze stilistiche diverse, mediate e trasfigurate dal raffinato eclettismo di Lorenzo Ghiberti, dalla sua straordinaria capacità di essere antico e nuovo al tempo stesso, dentro la tradizione gotica e dentro, contemporaneamente, le tendenze del Rinascimento”.[59]
Una delle formelle più impressionanti racconta la storia di Giacobbe ed Esaù, che si svolge lentamente dallo sfondo (Rebecca che prega per i gemelli che si agitano nel suo grembo, in alto a destra) fino al primo piano in alto rilievo (vicino al centro, Esaù, defraudato della sua primogenitura dal gemello leggermente più giovane, affronta il padre Isacco). La scena corrisponde a molte delle prescrizioni che Alberti offrì nel suo trattato: è costruita in un ambiente architettonico visto in prospettiva lineare, i capitelli corinzi si riferiscono all'architettura antica, i panneggi sono resi in modo da suggerire la bellezza delle membra sottostanti e i movimenti delle figure sono armoniosi all'interno di uno spazio coordinato.
Le formelle sono inserite in una cornice dorata riccamente decorata con fogliame e frutta, statuette di profeti e 24 busti. Ghiberti include ancora una volta un autoritratto, che per Kenneth Clark suggerisce che il “premuroso giovane, che contempla intensamente le sue visioni, è diventato un vecchietto astuto, abituato a tutti gli inganni del mondo, che li ricorda in modo semi-umoristico”.[60]
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Abramo
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Salomone e la regina di Saba
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Testine e cornici
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Autoritratto di Ghiberti dalla porta nord
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Autoritratto di Ghiberti circa 20 anni più tardi, dalla Porta del Paradiso
Copie e opere non eseguite
[modifica | modifica wikitesto]Diverse copie delle porte sono conservate in tutto il mondo. Una di queste è conservata presso il Vassar College di Poughkeepsie, New York.[61] Un'altra copia, realizzata negli anni 1940, è installata nella Grace Cathedral a San Francisco; copie delle porte sono state realizzate anche per la Cattedrale di Kazan' a San Pietroburgo, Russia; il Museo Harris di Preston, Regno Unito;[62] e nel 2017 per il Nelson-Atkins Museum of Art[63] a Kansas City, Missouri.
Giorgio Vasari affermò di aver visto i modelli realizzati da Ghiberti per una terza serie di porte che sperava avrebbero sostituito quelle di Andrea Pisano.[64]
Interno
[modifica | modifica wikitesto]Lo spazio interno a cupola, con nicchie a colonne sull'imponente piano terra e un'abside che crea enfasi direzionale, riprende il Pantheon. Colonne monumentali delle dimensioni utilizzate non potevano essere prodotte nell'XI e XII secolo, quindi devono essere state recuperate da edifici antichi, probabilmente strutture civiche o religiose del foro romano che sorgeva nel luogo dell'attuale Piazza della Repubblica. Le pareti, tripartite da colonne e raccordate agli angoli da doppi pilastri scanalati in marmo, presentano un rivestimento marmoreo a due colori alternati in fasce e altre forme, bianco di Carrara e verde di Prato. La fascia mediana del matroneo, con bifore, è ornata da disegni geometrici e figurativi.
La maggior parte della decorazione barocca del Battistero, come l'altare barocco di Girolamo Ticciati con gruppo scultoreo raffigurante il Battesimo di Cristo e angeli (1732, oggi esposto nel Museo dell'Opera del Duomo), è stata rimossa all'inizio del XX secolo, ma una statua del Battista di Giuseppe Piamontini, donata da Cosimo III de' Medici, rimane nella nicchia a sinistra del presbiterio.
Altari e fonte battesimale
[modifica | modifica wikitesto]L'altare è la ricostruzione del 1911 di Giuseppe Castellucci dell'altare originale del XII secolo smontato nel 1731, utilizzando i pezzi conservati da Antonio Francesco Gori e i suoi disegni che ne mostrano la disposizione originaria. L'altare ispirò quello di Brunelleschi per la Sacrestia di San Lorenzo.[65]
Davanti all'altare una grata oggi lascia intravedere i sotterranei, in cui si trovano gli scavi della domus romana con pavimenti a mosaici geometrici, venuta alla luce durante gli scavi del 1912-1915.
Almeno dal XIII secolo, un frontale d'argento copriva la parte anteriore dell'altare. Nel 1366 l'Arte di Calimala lo fece fondere per iniziare un'opera più sontuosa. Artisti della cerchia dell'Orcagna, tra cui Leonardo di Ser Giovanni, iniziarono a lavorare a un nuovo frontale d'argento con scene della vita di San Giovanni Battista, oggi esposto nel Museo dell'Opera del Duomo.
Più o meno nello stesso periodo, scultori dello stesso ambiente dell'Orcagna scolpirono l'attuale fonte battesimale ottagonale (con l'anno 1370), che si trova vicino all'ingresso sud.[66]
A metà del XV secolo si decise di trasformare il frontale in un altare mobile che potesse essere allestito sull'antico fonte battesimale al centro del Battistero tre volte l'anno, insieme a oggetti liturgici e reliquiari. Matteo di Giovanni e il figlio di Ghiberti, Tommaso, lavorarono alla nicchia centrale del nuovo altare, per la quale Michelozzo fuse la figura centrale di Giovanni Battista. In seguito Bernardo Cennini e Antonio del Pollaiuolo aggiunsero scene sul lato sinistro, mentre le scene per il lato destro furono commissionate ad Antonio di Salvi e Francesco di Giovanni e ad Andrea del Verrocchio. L'insieme risultante, l'Altare argenteo di San Giovanni, comprende più di un secolo di arte fiorentina ed è stato a lungo considerato “l’emblema più insigne della città”.[67]
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Overview
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Michelozzo, San Giovanni Battista
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Scuola fiorentina del XIV secolo, Cristo visita il Battista nel deserto
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Andrea del Verrocchio, Decollazione del Battista, 1480 ca.
In cima all'altare argenteo è stata esposta una preziosa opera in argento e smalto, alta quasi 2 metri. Commissionata dall'Arte di Calimala nel 1457 probabilmente per custodire una reliquia della Vera Croce, è costituita da un crocifisso su un supporto monumentale che comprende una rappresentazione del Golgotha a Gerusalemme e le figure fuse di una Maria in lutto e di San Giovanni Evangelista. Le sezioni artisticamente più significative dell'opera, quelle di Antonio del Pollaiuolo, si trovano nella parte più bassa e comprendono una struttura architettonica simile alla lanterna della Brunelleschi; due arpie che sorreggono angeli adoranti; e i rilievi del Battesimo di Cristo, di Mosè affiancato da Fede e Speranza e di quattro Padri della Chiesa.[68]
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Sguardo d'insieme
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Betto di Francesco, Golgota e Gerusalemme
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Antonio del Pollaiuolo, Tempietto con Giovanni Battista seduto, visto da angeli adoranti
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Rilievo del Battesimo di Cristo e arpia
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Antonio del Pollaiuolo, Mosè affiancato da Fede e Speranza
Monumenti funebri
[modifica | modifica wikitesto]Subito a destra del presbiterio della scarsella si trova la tomba del vescovo Ranieri (in carica dal 1072/1073 al 1113), stilisticamente simile a quella delle contesse Cilla e Gasdia nella Badia a Settimo del 1096 circa e al livello inferiore della facciata di San Miniato al Monte.
Si trova vicino il monumento funebre dedicato a Baldassarre Cossa, l'antipapa Giovanni XXIII, morto a Firenze nel 1419, eseguito da Donatello e Michelozzo tra il 1422 e il 1428. Una statua dorata del defunto, con il volto rivolto allo spettatore, riposa su un letto, sostenuto da due leoni, sotto un baldacchino di drappi dorati. Un monumento funebre con un baldacchino era una novità assoluta.
Nella nicchia a sinistra del presbiterio si trovano due sarcofagi; come sull'altro lato, quello più vicino all'altare fu collocato per primo. In esso è sepolto Giovanni da Velletri (morto nel 1230), il vescovo di Firenze sotto il quale fu iniziato il soffitto a mosaico. L'altro sarcofago, con un rilievo del IV secolo raffigurante una scena di caccia e un coperchio molto più tardo, forse cinquecentesco, è stato portato nel Battistero nel 1928 dal Palazzo Medici Riccardi. Il coperchio collega il sarcofago alla famiglia Medici e all'Arte della Lana, e si ritiene che contenga le spoglie di Guccio de' Medici, Gonfaloniere di Giustizia nel 1299.[69]
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Tomba del vescovo Ranieri (†1113)
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Sarcofago del vescovo Giovanni da Velletri (†1230)
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Sarcofago del IV secolo con coperchio con emblemi medicei
Pavimento
[modifica | modifica wikitesto]Il pavimento, che presenta tarsie marmoree di grande pregio, è composto da varie sezioni progettate in modo indipendente, alcune geometriche, altre figurative. In passato si pensava che lo zodiaco, simile a quello della pavimentazione di San Miniato al Monte del 1207, avesse un significato astronomico, ma oggi è considerato improbabile.[70] Il pavimento fu probabilmente eseguito nel corso del XII secolo. Secondo fonti del XVII secolo, gli adulti ponevano i bambini in cima a un disco di porfido incastonato nella sezione sud-est del pavimento, poco prima del battesimo.[71]
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Pavimento
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Fonte battesimale
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Altare maggiore
Opere presenti in passato nel Battistero
[modifica | modifica wikitesto]Oltre all'Altare argenteo e alla Croce d'argento di cui si è parlato sopra, diverse opere importanti esposte nel Battistero in passato si trovano oggi nel Museo dell'Opera del Duomo.
Il fonte battesimale romanico, ora demolito, e il recinto ottagonale che lo circondava erano rivestiti di marmo, di cui sopravvivono frammenti nel Museo dell'Opera del Duomo e nella Chiesa di San Francesco (Sarteano).[72]
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Frammenti nel Museo dell'Opera del Duomo
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Frammento nel Museo dell'Opera del Duomo
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Frammento a Sarteano
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Frammento a Sarteano
La Maddalena penitente di Donatello, realizzata in età avanzata intorno al 1455, si trovava nel Battistero nel 1500, anche se forse non era destinata ad esso.
Nel 1466, l'Arte di Calimala commissionò dei paramenti liturgici per i canonici del Battistero, in un progetto, il cosiddetto Parato di San Giovanni, che sarebbe durato più di vent'anni. Comprese una dalmatica, una tunicella, una pianeta e un piviale. Per le scene della vita di San Giovanni Battista che vi sono raffigurate, una bottega di ricamatori stranieri utilizzò la tecnica dell'or nué per mescolare fili d'oro con fili colorati, creando un fondo d'oro scintillante con una sottile immagine pittorica al di sopra. Antonio del Pollaiuolo disegnò i 27 episodi sopravvissuti (ritagliati dai paramenti deteriorati nel 1733), anche se doveva essercene almeno uno in più, dato che manca la scena cruciale del Battesimo di Cristo. Tuttavia, gli episodi sono straordinariamente completi nell'illustrare la vita del Battista e sono tra le opere più importanti di Pollaiuolo. Opere di altri artisti, tra cui Luca della Robbia, imitano i dettagli delle scene, a dimostrazione dell'influenza che queste (o i disegni preparatori) ebbero.
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Esposizione museale dei paramenti con scene disegnate da Antonio del Pollaiuolo
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Antonio del Pollaiuolo, Zaccaria esce dal tempio, prima fase (vicino al 1466)
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Antonio del Pollaiuolo, Arresto del Battista, prima fase (vicino al 1466)
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Antonio del Pollaiuolo, Il Battista predica davanti a Erode e alla moglie, seconda fase (vicino al 1475)
Mosaici
[modifica | modifica wikitesto]Il Battistero è coronato da un magnifico soffitto a mosaico in stile italo-bizantino, generalmente ritenuto completato tra il 1240 e il 1300 circa, con numerose interruzioni dovute a una situazione politica instabile.[73] L'opera consiste in circa dieci milioni di tessere di mosaico.
Il grande artista che ha realizzato i disegni per il Cristo seduto in giudizio, alto sei metri, e per almeno alcune parti dell'elegante baldacchino al centro, sembra essere un maestro anonimo noto per un grande Crocifisso agli Uffizi (no. 434), una pala d'altare dedicata a San Francesco nel Museo Civico di Pistoia e un piccolo trittico nel Princeton University Art Museum.[74] Il secondo ordine di mosaici, che rappresentano Cristo e angeli e altre figure celesti, sembra riflettere il suo lavoro e quello di due importanti artisti che combatterono nella battaglia di Montaperti del 1260, Meliore di Jacopo e Coppo di Marcovaldo. È probabile che Meliore abbia disegnato anche i cartoni per la Madonna, gli apostoli e gli angeli alla sinistra di Cristo, negli anni precedenti al 1270. Essi ricordano una pala d'altare da lui dipinta nella Pieve di San Leolino.[75]
Dai sarcofagi sotto la mano sinistra di Cristo emergono i dannati. I diavoli accompagnano le anime perdute nell'Inferno, che è pieno di movimenti, contorsioni ed espressioni di dolore. Coppo di Marcovaldo disegnò le parti migliori di questa scena, compresa la rivoltante figura di Satana la cui posa sembra parodiare Cristo nel Giudizio. La bottega di Coppo, compreso il figlio Salerno di Coppo, compose il resto.[76]
Il Giudizio Universale occupa la zona principale di tre degli otto spicchi della cupola. Gli altri cinque, destinati a essere visti di fronte alla Porta del Paradiso e scrutati da sinistra a destra, comprendono quattro ordini che raffigurano l'inizio del Libro della Genesi, la vita di Giuseppe, le vite di Maria e di Cristo; e la vita di San Giovanni Battista, patrono della chiesa e della città. I racconti del primo di queste fasce risalgono probabilmente al periodo 1270-75.
La partecipazione di Cimabue è stata oggetto di dibattito fin dagli anni 1920, con studi recenti tendenzialmente favorevoli, tra cui i lavori di Michael Viktor Schwarz e Miklós Boskovits. Boskovits ha individuato la sua mano negli episodi della Caduta dell'uomo, del Rimprovero del Creatore, della Cacciata dal Paradiso, del Giuseppe venduto dai suoi fratelli, della Falsa notizia della morte di Giuseppe, del Giuseppe condotto in Egitto (forse), della Nascita del Battista e del Giovane San Giovanni Battista nel deserto, tutti datati alla metà del 1270. Egli confronta, ad esempio, la figura di Adamo nel Rimprovero del Creatore con il busto del Bambino Gesù nella Maestà del Louvre di Cimabue.[77]
Il resto delle scene è stato attribuito ad artisti anonimi noti come il Penultimo Maestro e l'Ultimo Maestro, anche se Boskovits identifica un altro maestro che ha completato le ultime tre scene della vita di San Giovanni. Egli colloca la loro progettazione negli anni intorno al 1300 per la morbidezza del modellato, le elaborate ambientazioni architettoniche e i dettagli dell'abbigliamento.[78]
Sotto la volta principale, intervallate da aperture rettangolari, si trovano raffigurazioni a mosaico di santi, papi, vescovi e diaconi martiri, mentre sulle facce esterne dei parapetti della galleria si trovano busti di patriarchi e profeti, tutti dell'inizio del XIV secolo. Tra gli artisti coinvolti vi furono Gaddo Gaddi e il Penultimo Maestro.[79] Di questo periodo sono anche i mosaici all'interno delle gallerie, prima quelli sopra la porta sud e poi quelli sopra la porta est, attribuibili a Gaddo Gaddi e Lippo di Benivieni.[80]
I mosaici della scarsella rimangono particolarmente difficili da collocare stilisticamente e cronologicamente. Profeti e santi compaiono sull'arco trionfale che conduce all'apside, mentre sulla volta interna vediamo quattro telamoni che sostengono una grande ruota che circonda profeti e patriarchi, un agnello mistico al centro, con Giovanni Battista e la Madonna col Bambino ai lati. Boskovits sottolinea la qualità di questi mosaici.[81]
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I mosaici dell'abside
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Gerarchie angeliche
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Cristo giudice
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Apostoli e Inferno
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Creazione degli elementi
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Nascita del Battista
L'esecuzione dei progetti dei vari maestri non fu priva di difficoltà. In un documento si legge che due mosaicisti di nome Bingo e Pazzo dovettero essere espulsi dal cantiere per condotta non professionale, e si dovettero cercare urgentemente nuovi mosaicisti qualificati a Venezia o altrove.[82]
Dal 2023 il soffitto a mosaico è nuovamente in fase di restauro, il cui completamento è previsto per il 2028.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bloch 2013, pp. 80-92. Per ulteriori informazioni sul fonte originale, vedere Viktor Michael Schwarz, 'In sul fonte del mio battesimo': Dante's baptismal font in an unknown floor plan of the Florentine baptistery, in Rivista d'Arte, 5a, vol. 11, 2021, pp. 1–14.
- ^ Anna Maria Giusti, Il pavimento del Battistero, in Paolucci 1994, p. 373.
- ^ Paradiso, XXV, 8-9.
- ^ Renzo Manetti, Le mura di Firenze da Arnolfo a Michelangelo, Florence, Pontecorboli Editore, 2024, pp. 45–50.
- ^ Il paragone è fatto dallo storico trecentesco Giovanni Villani nella sua Nuova Cronica, II, xxiii.
- ^ Paatz, 1940, p. 43.
- ^ Danziger, 2024, p. 1.
- ^ Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, vita di Lorenzo Ghiberti, https://it.wikisource.org/wiki/Le_vite_de%27_più_eccellenti_pittori,_scultori_e_architettori_(1568)/Lorenzo_Ghiberti
- ^ Timothy Verdon. “Il Battistero di San Giovanni: un monumento religioso al servizio della città”. In Paolucci, 1994, pp. 54-56.
- ^ Tigler, 2006, p.134.
- ^ Verdon, 2016.
- ^ Tigler, 2006, pp. 137-145.
- ^ Eric Fernie, Romanesque Architecture: The First Style of the European Age, New Haven, Yale University Press, 2014, p. 90, ISBN 978-0-300-20354-7.
- ^ Marco Frati, Battisteri o cappelle palatine? Nuovi studi sulle grandi chiese battesimali dell'XI secolo: Arezzo, Lucca e Firenze, in Studi e ricerche di storia dell'architettura, vol. 3, 2019, pp. 22-37.
- ^ Come Del Migliore specifica, l'origine di quest'idea è una notazione proveniente dalla chiesa di Santa Felicita (Firenze). Questa notazione, ora rintracciata, è un frettoloso accostamento tra la Festa della sagra del Battistero, il 6 novembre, e quella della chiesa di Santa Felicita, il 7 novembre. Non esiste alcuna base a parte questa riga seicentesca per affermare che le due chiese fossero consacrate nello stesso anno, ed è inoltre molto improbabile. È difficile pensare che il papa, residente a Firenze fino a gennaio 1060, avrebbe consacrato San Giovanni sabato 6 novembre e Santa Felicita domenica 7 novembre. Inoltre, sopravvivono documenti contemporanei della consacrazione di Santa Felicita (e quella successiva di San Lorenzo), mentre non esistono documenti contemporanei sulla chiesa più importante di San Giovanni, come si aspetterebbe se associata con lo stesso papa. Si veda Danziger, 2024, pp. 8–14.
- ^ Da un'attenta lettura di Del Migliore, si apprende che per lui l'anno 1128 è quello in cui il Battistero cessò di essere la cattedrale di Firenze (che fosse mai cattedrale è un'idea ora screditata), e divenne il Battistero. Perciò, in un'altra sezione, speculò che il fonte battesimale fosse spostato da Santa Reparata a San Giovanni nel 1128. Successivamente, altri scrittori presumevano che Del Migliore avesse una base solida per riportare questa notizia. Inoltre, nei manoscritti del suo mentore Carlo Strozzi, si leggono varie altre ipotesi per l'anno della "demozione" di San Giovanni a battistero. Per ognuna, Strozzi scrive che il fonte fu spostato da Santa Reparata al Battistero in quell'anno, da cui si conferma che gli anni dello spostamento, sia quelli dello Strozzi che quello del Del Migliore, erano solo ipotesi senza una base documentaria. Danziger, 2024, pp. 8-14.
- ^ Horn, 1938, p. 142 e Danziger, 2024, p. 24.
- ^ Danziger, 2024. Da sola la Firenze dell'epoca (definita “parva” o piccola in una poesia di Pietro Damiano) non sarebbe stata all'altezza del compito “non solo sul piano artistico, ma anche su quello economico, tecnico [e] imprenditoriale”. Pietro Degl'Innocenti, Il battistero di San Giovanni, un enigma fiorentino: Studi, leggende e verità da Dante a Ken Follett, Firenze, Angelo Pontecorboli, 2019, pp. 31.
- ^ Danziger, 2024, p. 24.
- ^ Danziger, 2024, pp. 21-24.
- ^ Danziger, 2024, pp. 33-38.
- ^ Tigler, 2006, pp. 163, 291.
- ^ Danziger, 2024, pp. 23, 27.
- ^ Timothy Verdon. “Il Battistero di San Giovanni: un monumento religioso al servizio della città”. In Paolucci, 1994, p. 18.
- ^ Danziger, 2024, pp. 27-28.
- ^ Michael Viktor Schwarz, Light and Rain: The Invention of the Dome Lantern in 12th-Century Florence, in Galina Fingarova, Fani Gargova e Margaret Mullett (a cura di), Illuminations: Studies Presented to Lioba Theis, Vienna, Phoibos Verlag, 2022, pp. 135-142.
- ^ Giuseppe Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne' suoi quartieri, vol. 5, Firenze, Stamperia di Pietro Gaetano Viviani, 1757, pp. xxxiii-xxxiv.
- ^ Danziger, 2024, p. 32.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 17–19.
- ^ Franklin Toker, A Baptistery below the Baptistery of Florence, in The Art Bulletin, vol. 58, n. 2, 1976, pp. 157-167, DOI:10. 2307/3049493 , ISSN 0004-3079 , JSTOR 3049493.
- ^ Carla Pietramellara, Battistero di San Giovanni a Firenze, Firenze, Polistampa, 1973, p. 30.
- ^ Danziger, 2024, p. 25.
- ^ Giovanni Villani, Nuova Cronica, IX, iii.
- ^ Paolucci, 1994, p. 401. Una leggenda popolare voleva che col loro riflesso le colonne fossero in grado di smascherare ladri, falsari e traditori; ma i Pisani, per non avvantaggiare troppo la città amica, ma anche rivale, affumicarono la superficie delle colonne privandole del loro potere: La leggenda delle colonne saracene nel sito ufficiale dell'Opera del Duomo di Firenze. Da qui nacque il detto "Fiorentini ciechi e Pisani traditori": Conoscifirenze.it.
- ^ Paolucci, 1994, p. 404.
- ^ polomuseale.firenze.it, http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/scheda.asp?nctn=00282290&value=1 .
- ^ Paolucci, 1994, p. 543.
- ^ Paolucci, 1994, p. 411.
- ^ Paolucci, 1994, p. 404.
- ^ Danziger, 2024, pp. 7, 32.
- ^ Bloch, 2013, p. 96. Gli studiosi non danno più credito alla notizia di Giorgio Vasari secondo cui le porte furono spostate dal portale orientale.
- ^ Paolucci, 1994, pp. 149-151.
- ^ Robinson, 1980, p. 28.
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- ^ Paolucci, 1994, p. 427.
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- ^ Tigler, 2006, p. 144.
- ^ Bloch, 2013, p. 83.
- ^ Matteuzzi, 2016.
- ^ Boskovits, pp. 23-24. Boskovits, pp. 21-22,142 parla di una famosa iscrizione nella scarsella secondo la quale il progetto del mosaico fu iniziato nel 1225, anche se deve essere stato scritto più tardi poiché si riferisce a San Francesco, canonizzato solo nel 1228. Poiché non è visibile alcun lavoro coerente con l'arte di quel primo periodo, Boskovits e altri suggeriscono che i primi lavori del progetto siano andati perduti o siano nascosti sopra la seconda volta di rinforzo della scarsella che è ora visibile.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 143-156.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 117, 156-158.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 163-167.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 178-188.
- ^ Boskovits, 2007, pp. 216-223.
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Bibliografia
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Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikibooks contiene testi o manuali sulle disposizioni foniche degli organi a canne
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Battistero di San Giovanni, su imuseidifirenze.it.
- Dieci cose che di certo non sapete sulle porte del battistero di Firenze, su alibionline.it. URL consultato il 16 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 30 agosto 2013).
- Il significato della cornice della porta sud, su corrierefiorentino.corriere.it.