Tameryraptor | |
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Fotografia dell'olotipo prima della sua distruzione nel 1944 | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Superordine | Dinosauria |
Sottordine | Theropoda |
Clade | †Carcharodontosauria |
Famiglia | †Carcharodontosauridae |
Genere | †Tameryraptor Kellermann, Cuesta & Rauhut, 2025 |
Nomenclatura binomiale | |
†Tameryraptor markgrafi Kellermann, Cuesta & Rauhut, 2025 |
Tameryraptor (il cui nome significa "ladro della terra amata") è un genere estinto di dinosauro teropode carcharodontosauride vissuto nel Cretaceo superiore (Cenomaniano) in quella che oggi è la Formazione Bahariya in Egitto. Il genere contiene una singola specie, la specie tipo T. markgrafi, nota da ossa del cranio e vertebre parziali e ossa delle gambe. L'esemplare olotipo è stato storicamente assegnato al genere Carcharodontosaurus, essendo stato distrutto in un bombardamento durante la Seconda guerra Mondiale nel 1944. Tameryraptor è uno dei pochi carcharodontosauridi africani a conservare resti cranici e postcranici associati.
Scoperta e denominazione
[modifica | modifica wikitesto]All'inizio di aprile del 1914, alcuni fossili di teropodi furono ritrovati nelle marne vicino ad Ain Gedid, in Egitto, dal paleontologo austro-ungarico Richard Markgraf. I sedimenti di questa regione derivano dalla Formazione Bahariya risalente al Cenomaniano, uno dei tanti siti del Cretaceo superiore del Nordafrica.[1][2][3] Markgraf collezionò ampiamente scheletri di dinosauri a Bahariya per il suo datore di lavoro, il paleontologo tedesco Ernst Stromer del Paläontologisches Museum München (Collezione statale bavarese di paleontologia). Questo scheletro egiziano (SNSB -BSPG 1922 X 46) consisteva in un cranio parziale, che comprendeva gran parte della scatola cranica, denti, tre vertebre cervicali e una vertebra caudale, un bacino parziale, un ungueale manuale, entrambi i femori e il perone sinistro.[4]
A causa delle tensioni politiche tra l'Impero tedesco e l'Egitto all'epoca di proprietà britannica, questo esemplare impiegò anni per arrivare in Germania. Fu solo nel 1922 che le ossa furono trasportate a Monaco, dove Stromer le descrisse nel 1931.[3] Stromer riconobbe che i denti di questo esemplare corrispondevano alla dentatura caratteristica di quelli descritti da Depéret e Savornin nel 1925 per la loro nuova specie "Megalosaurus" saharicus dall'Algeria. Pertanto Stromer ritenne necessario erigere un nuovo genere per questa specie, Carcharodontosaurus. La Seconda guerra Mondiale scoppiò nel 1939, portando alla distruzione dell'esemplare SNSB-BSPG 1922 X 46 e di buona parte del materiale recuperato in Bahariya durante un bombardamento britannico su Monaco nella notte tra il 24 e il 25 aprile 1944.[5][6] Fortunatamente, era stato realizzato un calco endoscopico che sopravvisse alla guerra, rendendolo l'unica reliquia rimasta dell'esemplare.[2] Nel 1996, un cranio di carcharodontosauride relativamente completo fu descritto da rocce di età simile in Marocco, venendo designati come neotipo della specie Carcharodontosaurus saharicus nel 2007. Tuttavia, a causa della distruzione del materiale originale, i confronti del neotipo con i fossili egiziani furono solo superficiali. Un riesame dettagliato delle informazioni disponibili sui resti del carcharodontosauride egiziano, inclusa una fotografia precedentemente non descritta dell'esemplare esposto, rivela che differisce dal neotipo marocchino per numerose caratteristiche, come lo sviluppo dell'emarginazione della fossa antorbitale sui nasali, la presenza di una rugosità simile ad un corno sul nasale, la mancanza di un'espansione dorsoventrale del contatto lacrimale sui frontali e l'ingrandimento relativo del telencefalo.[4] La riferibilità dell'esemplare egiziano al M. saharicus algerino è ritenuta discutibile e la designazione di neotipo del materiale marocchino per C. saharicus è accettata in base all'esame dell'ICZN Atricle 75, poiché si confronta più favorevolmente con M. saharicus e ha origine da una località più vicina alla località tipo. Pertanto è stata proposta l'erezione di un nuovo genere e specie per il taxon egiziano.[4]
Nel 2025, Kellermann, Cuesta e Rauhut descrissero Tameryraptor markgrafi come un nuovo genere e specie di teropode carcharodontosauride basandosi su questi resti fossili. Poiché i resti fossili furono distrutti, stabilirono la loro descrizione basandosi su una fotografia d'archivio. Il nome del genere Tameryraptor combina Ta-mery, un nome informale per indicare l'antico Egitto, che significa "terra amata", con la parola latina raptor, che significa "ladro". Il nome della specie, markgrafi, rende omaggio a Richard Markgraf, colui che recuperò i fossili in Egitto.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1931, Stromer stimò che l'olotipo di Tameryraptor rappresentasse un individuo di dimensioni simili al tyrannosauride Gorgosaurus[3], stimato a 8–9 metri di lunghezza.[7][8] Tameryraptor è caratterizzato da una piccola protuberanza simile a un corno tra le altre rugosità del muso.[4] Il cranio Tameryraptor differisce dal cranio neotipo di Carcharodontosaurus per numerose caratteristiche, come lo sviluppo dell'emarginazione della fossa antorbitale sui nasali, la presenza di una rugosità simile ad un corno sul nasale, la mancanza di un'espansione dorsoventrale del contatto lacrimale sui frontali e l'ingrandimento relativo del telencefalo.[4]
L'olotipo di Tameryraptor venne inizialmente interpretato come uno degli esemplari postcranici più completi di Carcharodontosaurus. Questo esemplare conserva tre vertebre cervicali gravemente danneggiate. Una è l'epistrofeo mentre le altre due sono cervicali anteriori articolate più grandi dell'epistrofeo. Le vertebre cervicali, simili a quelle dell'imparentato Giganotosaurus, sono sormontate da basse spine neurali unite a robusti processi trasversali che pendevano sui pleurocoeli (depressioni poco profonde sui lati dei centri), che conterrebbero sacche pneumatiche per alleggerire le vertebre. I centri di queste vertebre sono adornati da carene lungo i loro lati ventrali. Era anche nota una vertebra caudale anteriore, platycoele (estremità anteriore e posteriore piatte) e corta. Questa caudale era incompleta, mancava di gran parte della spina neurale, ma aveva diapofisi che si sarebbero coniugate con gli chevron. Anche i lati del centro erano pleurocoelus. Anche in questo individuo si è conservato l'arco emale.[3][4]
Il bacino era incompleto, ma conteneva sia il pube che l'ischio sinistro. L'ischio è appuntito in modo unico quasi direttamente orizzontalmente. Il pube era probabilmente lungo quasi 1 metro quando completo, con sottili steli espansi trasversalmente alle estremità anteriori dove si collegavano, creando una forma a V in vista anteriore. Entrambi i femori, oltre al perone sinistro, sono stati recuperati, il primo elemento è uno dei più grandi registrati da un teropode con 1,26 metri di lunghezza. I suoi femori non avevano una forte curvatura. Il grande trocantere è piccolo ma ha una notevole protrusione, che si sarebbe attaccata al muscolo lungo m. caudofemoralis della coda. Il suo perone era lungo solo 88 centimetri, circa 1/3 della lunghezza dei femori. L'estremità anteriore era triangolare in vista laterale con condili sporgenti mentre l'estremità posteriore è arrotondata.[3][4]
Classificazione
[modifica | modifica wikitesto]Nelle loro analisi filogenetiche, Kellermann, Cuesta e Rauhut (2025) hanno recuperato Tameryraptor come un membro non carcharodontosaurino dei Carcharodontosauridae. Le loro analisi hanno trovato supporto per una relazione di taxon gemelli tra carcharodontosauridi e metriacanthosauridi, che gli autori hanno nominato come un nuovo clade, Carcharodontosauriformes. I risultati della loro analisi utilizzando OTU (unità tassonomiche operative) sono visualizzati nel cladogramma sottostante:[4]
Carcharodontosauriformes |
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Paleoecologia
[modifica | modifica wikitesto]Il Nordafrica durante la fase Cenomaniana del Cretaceo superiore confinava con il mare Tetide, che trasformò la regione in un ambiente costiero dominato dalle mangrovie, pieno di vaste piane di marea e corsi d'acqua.[9] Tameryraptor viveva nella Formazione Bahariya, allora un ambiente umido. Condivideva questi territori con altri teropodi, tra cui abelisauridi, anch'essi predatori terrestri.[10] Il coevo Spinosaurus, noto anche per dai letti del Kem Kem, nonostante le dimensioni maggiori sarebbe stato principalmente piscivoro, nutrendosi delle numerose specie acquatiche presenti nella formazione, come indicato dalla presenza dei denti del pesce sega Onchopristis associati alle fauci dello Spinosaurus.[11][12] La Formazione Bahariya ha anche restituito i resti di alcuni sauropodi, come Paralititan e Aegyptosaurus.[13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Paul C. Sereno, Didier B. Dutheil, M. Iarochene, Hans C. E. Larsson, Gabrielle H. Lyon, Paul M. Magwene, Christian A. Sidor, David J. Varricchio e Jeffrey A. Wilson, Predatory Dinosaurs from the Sahara and Late Cretaceous Faunal Differentiation (PDF), in Science, vol. 272, n. 5264, 1996, pp. 986–991, DOI:10.1126/science.272.5264.986.
- ^ a b (EN) Nizar Ibrahim, Paul C. Sereno, David J. Varricchio, David M. Martill, Didier B. Dutheil, David M. Unwin, Lahssen Baidder, Hans C. E. Larsson, Samir Zouhri e Abdelhadi Kaoukaya, Geology and paleontology of the Upper Cretaceous Kem Kem Group of eastern Morocco, in ZooKeys, n. 928, 2020, pp. 1–216, DOI:10.3897/zookeys.928.47517.
- ^ a b c d e (DE) Ernst Stromer, Ergebnisse der Forschungsreisen Prof. E. Stromers in den Wüsten Ägyptens. II. Wirbeltier-Reste der Baharîjestufe (unterstes Cenoman). 10. Ein Skelett-Rest von Carcharodontosaurus nov. gen. (PDF), in Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaften Mathematisch-naturwissenschaftliche Abteilung, Neue Folge, vol. 9, 1931, pp. 1–23.
- ^ a b c d e f g h i (EN) Maximilian Kellermann, Elena Cuesta e Oliver W. M. Rauhut, Re-evaluation of the Bahariya Formation carcharodontosaurid (Dinosauria: Theropoda) and its implications for allosauroid phylogeny, in PLOS ONE, vol. 20, n. 1, 14 Gennaio 2025, pp. e0311096, DOI:10.1371/journal.pone.0311096.
- ^ (EN) Joshua B. Smith, Matthew C. Lamanna, Helmut Mayr e Kenneth J. Lacovara, [0400:NIRTHO2.0.CO;2 New information regarding the holotype of Spinosaurus aegyptiacus Stromer, 1915], in Journal of Paleontology, vol. 80, n. 2, 2006, pp. 400–406, DOI:10.1666/0022-3360(2006)080[0400:NIRTHO]2.0.CO;2.
- ^ "(EN) William Nothdurft e Josh Smith, The Lost Dinosaurs of Egypt, New York, Random House Publishing Group, 2002, ISBN 978-1-58836-117-2.
- ^ (EN) Gregory S. Paul, The Princeton Field Guide to Dinosaurs, Princeton University Press, 2016, pp. 103–104, ISBN 978-1-78684-190-2.
- ^ (EN) Dale A. Russell, Tyrannosaurs from the Late Cretaceous of western Canada, in National Museum of Natural Sciences Publications in Paleontology, vol. 1, 1970, pp. 1–34.
- ^ (EN) Hamdalla A. Wanas e Ehab M. Assal, Provenance, tectonic setting and source area-paleoweathering of sandstones of the Bahariya Formation in the Bahariya Oasis, Egypt: An implication to paleoclimate and paleogeography of the southern Neo-Tethys region during Early Cenomanian, in Sedimentary Geology, vol. 413, Marzo 2021, pp. 105822, DOI:10.1016/j.sedgeo.2020.105822.
- ^ (EN) Belal S. Salem, Matthew C. Lamanna, Patrick M. O'Connor, Gamal M. El-Qot, Fatma Shaker, Wael A. Thabet, Sanaa El-Sayed e Hesham M. Sallam, First definitive record of Abelisauridae (Theropoda: Ceratosauria) from the Cretaceous Bahariya Formation, Bahariya Oasis, Western Desert of Egypt, in Royal Society Open Science, vol. 9, n. 6, 2022, pp. 220106.
- ^ (EN) C. dal Sasso, Maganuco, S., Buffetaut, E. e Mendez, M.A., [0888:NIOTSO2.0.CO;2 New information on the skull of the enigmatic theropod Spinosaurus, with remarks on its sizes and affinities], in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 25, n. 4, 2005, pp. 888–896, DOI:10.1671/0272-4634(2005)025[0888:NIOTSO]2.0.CO;2.
- ^ (EN) N. Ibrahim, P.C. Sereno, D.J. Varrachio, D.M. Martill, D.M. Unwin, L. Baidder, H.C.E. Larsson, S. Zouhri e U. Kaoukaya, Geology and paleontology of the Upper Cretaceous Kem Kem Group of eastern Morocco, in ZooKeys, n. 928, 2020, pp. 1–216, DOI:10.3897/zookeys.928.47517.
- ^ (EN) Joshua B. Smith, Matthew C. Lamanna, Kenneth J. Lacovara, Peter Dodson, Jennifer R. Smith, Jason C. Poole, Robert Giegengack e Yousry Attia, A Giant Sauropod Dinosaur from an Upper Cretaceous Mangrove Deposit in Egypt (PDF), in Science, vol. 292, n. 5522, 2001, pp. 1704–1706, DOI:10.1126/science.1060561.
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