Strongilione (in greco antico: Στρογγυλίων?, Strongylíōn; fl. V-IV secolo a.C.) è stato uno scultore greco antico attivo verso la fine del V secolo a.C. e all'inizio del IV.
La firma di Strongilione fu rinvenuta su di una base nei pressi del santuario di Artemide Brauronia[1] priva dell'etnico, ragione per cui lo si ritiene generalmente originario di Atene. La base, datata all'ultimo quarto del V secolo a.C., è stata associata al cavallo bronzeo, detto di legno perché eretto a rappresentare il cavallo di Troia, menzionato da Aristofane negli Uccelli (v. 1128) e del quale uno scoliaste riporta il nome del committente, Chairedemos. L'opera è menzionata anche da Pausania che riferisce i nomi dei guerrieri achei (i quali in base alle dimensioni della base potevano essere a grandezza naturale) rappresentati in atto di uscire dal ventre del cavallo, senza tuttavia ricordare il nome dell'autore (Paus., I, 23.7-8). Lo ricorda invece a proposito delle statue delle muse, eseguite per il santuario dell'Elicona in collaborazione con Cefisodoto il Vecchio e Olimpiostene. È sempre Pausania a riferire dell'immagine bronzea di Artemide Soteira (Salvatrice) nel santuario di Megara (Paus., I, 40.2-3) e di una simile, forse dello stesso autore, eretta dai megaresi a Pagae, figure di cui resta il riflesso nelle riproduzioni sulle monete locali.
Per la sua fama di bronzista e di ottimo esecutore di figure di animali (bovini e cavalli secondo Pausania) lo si dice in via del tutto ipotetica allievo di Mirone.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Raubitschek 1949, n. 176.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antony Erich Raubitschek, Dedications from the Athenian Akropolis : a catalogue of the inscriptions of the sixth and fifth centuries B.C., Cambridge, Mass., Archaeological Institute of America, 1949.
- Paolo Moreno, Strongylion, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, vol. 7, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1966.
- Jerry Jordan Pollitt, The art of ancient Greece : sources and documents, Cambridge, Cambridge University Press, 1990, pp. 71-73, ISBN 0-521-27366-8.
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