La storia delle Isole Ryūkyū comincia con la comparsa dei primi insediamenti umani già nel paleolitico superiore ed è in larga parte correlata alle vicissitudini di territori vicini come la Cina e il resto del Giappone. Infatti per via della loro posizione geografica intermedia tra la Cina continentale e le principali isole dell'arcipelago giapponese, hanno da sempre svolto un'importante funzione di collegamento politico e sociale tra i due paesi. Nonostante ciò le Ryūkyū sono riuscite a sviluppare una propria identità culturale distinta e a mantenersi formalmente indipendenti a lungo, sfuggendo per molti secoli alla dominazione straniera.[1]
Preistoria
[modifica | modifica wikitesto]Circa 35 000 anni fa gruppi di pescatori e cacciatori-raccoglitori occuparono le subtropicali Isole Ryūkyū diventandone i primi abitanti sapiens. Ciò è stato stabilito tramite il rinvenimento di siti archeologici riconducibili al paleolitico, sparsi sulla maggior parte delle isole. Gli studi morfologici e genetici sui più antichi fossili umani trovati nell'arcipelago, suggeriscono che gli occupanti paleolitici potrebbero avere almeno in parte una certa affinità con le popolazioni moderne e preistoriche presenti nel Sud-est asiatico. Si tratta dell'uomo di Minatogawa, a lungo considerato antenato dei jōmon. Tuttavia è ormai dimostrato che i due gruppi divergessero per caratteristiche fisiche. Gli studi condotti negli anni 2000 mostrano come i Minatogawa abbiano caratteristiche differenti sia dai jomon che dai moderni giapponesi soprattutto per quanto riguarda la lunghezza e lo spessore delle radici dei denti, la morfologia tridimensionale della glabella, la forma della scatola cranica e della mandibola. L'analisi genetica sugli attuali abitanti dell'arcipelago rivela che essi si siano separati dagli han e dai giapponesi "continentali" non più di 15 000 anni fa e che quindi il contributo genetico dei primi coloni paleolitici sia in realtà piuttosto contenuto sulla popolazione odierna delle Isole Ryūkyū.[2]
Periodo antico
[modifica | modifica wikitesto]I primi contatti accertati tra le Ryūkyū e la Cina imperiale si ebbero nel 607 durante la Dinastia Sui, quando l'imperatore cinese Yangdi ordinò di effettuare una spedizione nella Terra dei felici immortali, alla ricerca dell'elisir di lunga vita. Tuttavia la spedizione non portò a niente di concreto per l'incapacità della delegazione cinese di comprendere la lingua di Okinawa. Nei secoli successivi le incursioni da parte dei giapponesi del Kyushu obbligarono i ryukyuani a sviluppare alleanze e organizzarsi in villaggi coesi.[3]
I tre regni
[modifica | modifica wikitesto]Nel XIV secolo l'introduzione del ferro permise l'affermarsi di una rivoluzione agricola, con conseguente miglioramento della produzione di derrate alimentari. Tuttavia le Ryūkyū si trovavano in una situazione politica precaria e disunita. L'isola di Okinawa era divisa in tre regni: Chūzan (regno centrale), Hokuzan (regno settentrionale), Nanzan (regno meridionale). Hokuzan era forte militarmente, ma il territorio in prevalenza montuoso intralciava l'agricoltura, rendendolo più debole economicamente. Chuzan era invece il più solido dal punto di vista economico e ciò gli conferiva una posizione di superiorità rispetto ai rivali. Quest'epoca è anche nota come Periodo Gusuku, giacché gusuku è il nome ryukyuano che designa le fortezze militari costruite dai tre regni in questa fase. Dopo secoli nel 1372 ripresero i contatti tra le isole e la Cina, al tempo governata dalla Dinastia Ming. Satto, il sovrano del Regno di Chūzan, incontrò un delegato dell'imperatore cinese Hongwu. Le due parti stipularono un patto, così l'anno seguente il fratello di Satto si recò a Nanchino per ratificare l'accordo. Il piccolo regno insulare divenne uno Stato tributario dell'Impero Ming, che in cambio si impegnò a fornire vantaggi commerciali al regno vassallo. La Cina elargiva navi per le attività commerciali marittime di Chūzan, consentendo quindi al regno di poter commerciare ufficialmente con i porti cinesi. Fu inoltre permesso a un numero limitato di ryukyuani di studiare presso l'Accademia imperiale di Pechino, dove poterono apprendere le tradizioni, l’arte e le scienze cinesi. Nel 1393 la Cina inviò ad Okinawa un gruppo di artigiani e commercianti provenienti dal Fujian, affinché stabilissero una comunità permanente sull'isola in modo da poter meglio diffondere la cultura cinese. Si reputa che sia proprio in questo periodo che iniziò a svilupparsi il karate di Okinawa, mutuato dagli stili di Kung fu introdotti dai cinesi.[4][5]
L'unificazione e le rotte commerciali
[modifica | modifica wikitesto]Dopo sanguinose lotte tra le monarchie di Okinawa, nel 1429 il sovrano di Chūzan Shō Hashi piega la resistenza nemica e riesce a unificare l'isola, dando origine alla Prima dinastia del Regno delle Ryūkyū. Dal Castello di Shuri era quindi possibile governare l'intera Okinawa. I decenni seguenti furono piuttosto floridi per il neocostituito regno, sorsero fiorenti attività commerciali e si creò una fitta rete di rotte commerciali che si estendevano non soltanto in direzione del Giappone e della Cina, ma si spingevano fino a Indocina, Thailandia, Indonesia, Borneo, Malacca e Filippine. Fu proprio in quel periodo di prosperi commerci che i ryukyuani entrarono per la prima volta in contatto con gli occidentali, i quali avevano già da tempo stabilito i propri interessi mercantili in Asia sud-orientale. Le Ryūkyū diventarono così un grande snodo per il commercio di legname pregiato, spezie, incensi, avorio, stagno e zucchero provenienti dall’Asia meridionale. Tali mercanzie venivano barattate con ceramiche, prodotti tessili, erbe medicinali e metalli preziosi provenienti da Giappone, Corea e Cina. Tuttavia il rapido progresso e i crescenti proventi economici derivanti, causarono una faida interna per il potere che nel 1469 provocò la fine della Prima dinastia Shō. Ciò fece sprofondare l'arcipelago in un breve periodo di instabilità politica. L'anno successivo vide infatti la fondazione della Seconda dinastia da parte del sovrano Shō En. Suo figlio il Re Shō Shin, governò per ben mezzo secolo conducendo il regno verso un lungo periodo di benessere e prosperità, abolendo il feudalesimo e applicando principi sociali confuciani. Diede per giunta nuovo impulso al commercio con l'estero istituendo un avamposto mercantile presso Kikaijima e combattendo contro i temibili pirati giapponesi wokou, che minacciavano le navi mercantili in tutta l'Asia orientale. Fu soprattutto l'autore della storica riforma che proibì il possesso di armi, favorendo così un avvenire armonioso e pacifico per tutto il regno. È a lui inoltre attribuita la costruzione del Tamaudun, cioè il mausoleo di Shuri presso il quale sono conservate le spoglie dei sovrani appartenenti alla Seconda dinastia ryukyuana. Shō Shin completò definitivamente l'unificazione delle Ryūkyū nel 1522 con l'annessione della periferica isola di Yonaguni, distante solo un centinaio di chilometri da Formosa. Il suo governo illuminato è ricordato come L'età d'oro delle Ryūkyū.[6][7][8]
Invasione e dominazione di Satsuma
[modifica | modifica wikitesto]Il Dominio di Satsuma era un feudo giapponese del Kyushu alle dipendenze dello Shogunato Tokugawa, il governo militare che dal 1603 aveva riunificato il Giappone dopo il sanguinoso Periodo Sengoku. Fino a quel momento tra Satsuma e le Ryūkyū c'era stato un saldo rapporto di reciproca amicizia, ma nell'aprile del 1609 i samurai agli ordini del clan Shimazu invasero le isole di Amami Ōshima e Tokunoshima. Dopo essersene impadroniti facilmente, un paio di settimane più tardi gli invasori occuparono anche Okinawa. Il sovrano del regno Shō Mei chiese al monaco buddhista Kikuin Sōi, che aveva vissuto per diverso tempo a Satsuma, di intavolare una trattativa di pace. Tuttavia il tentativo terminò con un nulla di fatto. Pochi mesi dopo lo shogunato diede il suo personale consenso al Dominio di Satsuma che chiedeva formalmente di poter amministrare le Isole Ryūkyū. Shō Nei e altri membri dell'aristocrazia di Okinawa furono trasferiti al Castello di Sanpu nei pressi di Shizuoka in Giappone, dove ebbero la possibilità di conferire con Ieyasu Tokugawa, il quale però aveva già abdicato e lasciato il governo della nazione nelle mani del figlio Hidetada. Malgrado l'indole guerriera dei nipponici, il daimyō di Satsuma Shimazu Tadatsune non revocò la messa al bando delle armi varata un secolo e mezzo prima da Shō Shin. Questo portò la popolazione locale a sviluppare ancor di più le arti marziali locali come il tōde, in modo da possedere tecniche di autodifesa a mani nude. Nel 1611 il re ryukyuano poté fare ritorno a Shuri e recuperare il trono delle Ryūkyū, le quali pur avendo ricevuto la possibilità di mantenere la propria sovranità formale, risultavano ormai uno Stato vassallo del Dominio di Satsuma e quindi dello shogunato di Edo. Tuttavia come risultato della sconfitta in guerra, la monarchia ryukyuana dovette accettare di cedere definitivamente il possesso delle Isole Amami al vincente Dominio di Satsuma. Pur essendo subordinato al Giappone il regno continuava a dispensare tributi alla Cina, mostrandosi ormai completamente servile e assoggettato dalle potenze circostanti.[9]
Annessione all'Impero giapponese
[modifica | modifica wikitesto]Lo stato di subordinazione politica nei confronti di impero e shogunato continuò imperterrito nei successivi due secoli e mezzo. Intanto nel 1853 il commodoro statunitense Matthew Perry sbarcò nelle Ryūkyū e obbligò il giovanissimo sovrano Shō Tai a firmare una serie di Trattati ineguali. Gli accordi prevedevano visite e residenze illimitate agli americani nell'arcipelago e imponevano che i sospettati criminali americani venissero consegnati alle autorità statunitensi a bordo di imbarcazioni della US Navy. L'anno seguente Perry costrinse i funzionari giapponesi sotto la minaccia di bombardamenti a firmare la Convenzione di Kanagawa che obbligava i porti del Giappone ad accettare il commercio estero, ponendo fine così al prolungato isolazionismo del sakoku e dando via al Bakumatsu, l'ultimo quindicennio dello shogunato. Infatti la sconfitta nella Guerra Boshin porterà alla caduta del clan Tokugawa e al Rinnovamento Meiji, periodo nel quale l'Imperatore del Giappone ripristinerà la propria sovranità sulla nazione, dopo essere stato per secoli una semplice figura cerimoniale e religiosa priva di reali poteri politici. In questo contesto nel 1872 le Ryūkyū vengono convertite in un feudo amministrato da Shō Tai, che negli anni precedenti si era impegnato a porre rimedio alla grave carestia che aveva colpito il suo regno. Due anni dopo il governo Meiji costrinse i ryukyuani a interrompere i tributi verso la Cina e infine nel 1879 pose per sempre fine al Regno delle Ryūkyū inviandovi 600 soldati dell'Esercito imperiale, che misero alle strette il sovrano obbligandolo ad abdicare. Le isole vennero così definitivamente annesse all'Impero del Giappone, che le tramutò nell'attuale prefettura di Okinawa. Shō Tai fu dunque l'ultimo re dell'arcipelago, venne costretto ad abbandonare Okinawa per trasferirsi a Tokyo dove fu nominato membro della nobiltà giapponese e poi della Dieta.[10][11]
Prefettura imperiale
[modifica | modifica wikitesto]Durante l'Era Meiji e in minor parte nel Periodo Taisho i rapporti tra il governo centrale di Tokyo e la prefettura di Okinawa furono piuttosto controversi. Malgrado i ryukyuani avessero accettato senza troppe proteste la conquista da parte del Giappone, l'impero tentò immediatamente di affermare la propria supremazia. I mercanti giapponesi presero il controllo dell'economia locale e monopolizzarono da subito il commercio. Fu vietato il tradizionale utilizzo del sistema di datazione cinese della Dinastia Qing, precedentemente in uso anche nelle Ryūkyū. Gli unici sistemi di datazione ammessi erano quello occidentale, il calcolo degli anni a partire dal principio del Periodo Meiji e infine il calendario che teneva conto della fondazione del Giappone da parte del primo leggendario imperatore Jinmu. Il governo imperiale tentò inoltre di promuovere la cultura giapponese a discapito di quella locale; la religione ryukyuana fu sostituita dallo shintoismo di Stato, le lingue ryukyuane vennero apertamente osteggiate in favore della lingua giapponese standard basata sul dialetto di Tokyo. Addirittura gli studenti che a scuola non si esprimevano parlando esclusivamente il giapponese venivano denigrati o talvolta puniti fisicamente. A differenza dello Hokkaido, non ci fu alcuna migrazione di massa dal Giappone continentale verso le Ryūkyū; a differenza di Taiwan e Corea, Okinawa non attirò abili burocrati e politici ambiziosi. Questo soprattutto perché le Ryūkyū erano carenti di risorse naturali e risultavano quindi poco appetibili per i coloni, dunque il loro sviluppo era in fondo alla lista delle priorità del governo. Il piccolo arcipelago non era una prefettura ben integrata nel tessuto sociale del Paese ma nemmeno poteva essere ritenuto una colonia a tutti gli effetti, rimase a lungo soltanto una regione periferica trascurata. Difatti il Giappone dopo aver annesso il regno, posticipò le riforme strutturali per la crescita delle Ryūkyū di circa vent'anni, lasciandole prive di infrastrutture moderne, con un'economia arretrata e una popolazione per lo più analfabeta e meno istruita rispetto al resto dell'impero. Questo causò un certo isolamento e distacco tra i giapponesi propri e gli abitanti delle Isole Ryūkyū, i quali si sentivano considerati come cittadini di minor valore. Malgrado ciò già al principio degli anni '10 i cambiamenti sociali da poco attuati dalle autorità cominciavano a dare i loro frutti, il processo di assimilazione della cultura nipponica tra i ryukyuani era in crescita e appariva ormai evidente che sarebbe stato completato in un lasso di tempo relativamente breve. Tuttavia la pessima considerazione dei giapponesi per le Isole Ryūkyū non era affatto terminata. Nel 1916 il funzionario governativo Odakiri era stato incaricato dal governo Taisho di assumere il controllo di Okinawa, egli lo ritenne un affronto e si dimise dopo neppure una settimana, senza nemmeno mettere piede a Naha che considerava il capoluogo di una prefettura sottosviluppata. A partire dal 1920 le isole furono colpite da una pesante crisi economica, la quale spinse numerose famiglie a lasciare la propria terra natia per trasferirsi nelle principali città nipponiche in cerca di condizioni migliori. Pur essendo ormai divenuti ufficialmente giapponesi a tutti gli effetti, i cittadini ryukyuani che vivevano nel resto del Giappone non furono trattati in modo particolarmente dissimile dagli immigrati coreani. Si ricorda infatti che durante il Massacro del Kantō avvenuto nel 1923, alcuni lavoratori provenienti dalle Ryūkyū furono coinvolti nello sterminio poiché la loro lingua regionale fu erroneamente scambiata appunto per coreano. Durante gli anni caratterizzati dallo Statismo Shōwa e dalla dittatura militare il programma di assimilazione culturale fu portato avanti e completato in maniera autoritaria. Il nazionalismo e il militarismo divennero le ideologie più diffuse tra i cittadini delle Ryūkyū così come in tutto il Giappone. Erano glia anni dell'Invasione giapponese della Manciuria e del Massacro di Nanchino, l'Impero giapponese si stava preparando alla guerra e necessitava di giovani leve pronte a tutto pur di servire la Patria e l'imperatore.[12]
Battaglia di Okinawa
[modifica | modifica wikitesto]Dopo le dimissioni rassegnate dal "moderato" Fumimaro Konoe, gli succedette alla guida del governo militare il più aggressivo Hideki Tojo. Esasperato dall'embargo attuato nei confronti del Giappone da parte degli Alleati, Tojo decise di scendere in campo nella Seconda guerra mondiale al fianco delle Potenze dell'Asse. Il 7 dicembre 1941 con l'Attacco di Pearl Harbor l'Impero giapponese aprì ufficialmente le ostilità per quanto riguarda la Guerra del Pacifico (1941-1945). Le successive vicissitudini belliche portarono il 23 febbraio 1945 alla vittoria statunitense nella Battaglia di Iwo Jima. Dopodiché gli americani misero nel mirino le Ryūkyū, ritenute fondamentali per una seguente invasione delle principali isole del Giappone continentale. Le Isole Ryūkyū si rivelarono essere poi l'unico territorio giapponese abitato ad essere stato interessato da scontri via terra durante tutto il corso della guerra. Curioso fu il caso della piccola isola di Zamami, situata nel sotto-arcipelago delle Isole Kerama, una trentina di chilometri verso ovest a largo di Okinawa. Il 26 marzo 1945 i soldati statunitensi sbarcarono nella piccola isola e pochi giorni dopo buona parte della sua esigua popolazione per evitare di essere catturata e fatta prigioniera di guerra dagli americani, si suicidò facendosi esplodere al grido di "Tennō Heika Banzai" tramite bombe a mano. La battaglia per il controllo di Okinawa ebbe inizio il primo aprile, quando 60 000 marines approdarono sull'isola. Messi alle strette i giapponesi inviarono verso le Ryūkyū migliaia di piloti kamikaze con l'intento di sabotare l'offensiva nemica. Gli americani inizialmente avanzarono incontrastati e in poche settimane occuparono il nord di Okinawa, ma ben presto si trovarono a dover fronteggiare i sistemi di difesa terrestri messi in pratica dai nipponici. Nel sud di Okinawa dove si concentrava la maggior parte dei residenti, la battaglia fu violentissima e durò per mesi, causando la morte di oltre 200 000 persone tra civili e soldati dei due schieramenti. Difatti i giapponesi stabilirono le loro linee difensive presso lo storico Castello di Shuri, supportato da una serie di alte creste ben pattugliate. Il sistema difensivo e gli sporadici contrattacchi dei soldati imperiali frenarono l'avanzata statunitense. Nonostante questo l'irriducibile Decima Armata conquistò il Castello di Shuri in data 29 maggio. Quindi i marines americani presero possesso dell'Aeroporto di Naha con un assalto anfibio iniziato il 4 giugno. Dopo la resa dell'Impero giapponese in seguito ai Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, gli Alleati legittimarono la loro vittoria portando a termine l'Occupazione del Giappone.[13] È considerato un periodo controverso non soltanto per i risvolti bellici ma anche per gli stupri durante l'occupazione del Giappone, spesso commessi da soldati della United States Army nei confronti delle donne giapponesi, soprattutto a Okinawa dove questo fenomeno si presentò con maggior frequenza. Infatti durante la battaglia numerose giovani ryukyuane si suicidarono per paura di essere violentate dagli invasori americani. Tuttavia in quel periodo nelle Ryūkyū, entrambe le fazioni si macchiarono di innumerevoli casi di stupro, uccisione di prigionieri, saccheggio e vilipendio di cadavere.[14]
Occupazione statunitense
[modifica | modifica wikitesto]Per cinque anni dopo la fine della guerra l'arcipelago è stato gestito dall'autoritario Governo militare degli Stati Uniti per le isole Ryūkyū. La situazione cambiò nel 1950, quando gli USA optarono per porre fine al governo militare senza però restituire le isole al Giappone, il quale per altro sarebbe rimasto sotto occupazione ancora per due anni, fino all'entrata in vigore del Trattato di San Francisco. Si procedette quindi con l'istituzione dell'Amministrazione civile degli Stati Uniti d'America per le isole Ryūkyū (USCAR) e la conseguente installazione di basi militari americane permanenti, in modo da poter sfruttare la posizione geografica strategica offerta dall'arcipelago. Durante la Guerra del Vietnam gli Stati Uniti utilizzarono per l'appunto le Isole Ryūkyū come avamposto militare. In quel periodo molti cittadini ryukyuani criticavano esplicitamente l'occupazione statunitense e desideravano la riannessione al Giappone. Due terzi dell'elettorato delle Ryūkyū firmarono una petizione per chiedere agli americani la restituzione delle loro isole allo Stato giapponese. Numerosi movimenti locali cominciarono a promuovere il patriottismo nipponico, sperando di indurre le autorità statunitensi ad abbandonare Okinawa. Date le continue pressioni subite dal governo degli Stati Uniti, dopo numerosi negoziati si giunse alla ratifica dell'Accordo di restituzione di Okinawa del 1971 tra Washington DC e Tokyo, con cui gli Stati Uniti pur mantenendo le proprie basi militari nell'arcipelago ne rinunciavano alla sovranità in favore del Giappone. Il trattato entrò in vigore l'anno seguente, quando il ritorno delle Isole Ryūkyū al Giappone fu celebrato con enorme gioia dai ryukyuani. Dopo ventisette anni le isole tornarono di nuovo a costituire la prefettura di Okinawa.[15]
Ritorno al Giappone contemporaneo
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1972 il processo di reintegrazione delle Isole Ryūkyū nello Stato del Giappone è stato piuttosto rapido. Sei anni più tardi fu ripristinato il senso di marcia sulla sinistra come nel resto della nazione, dopo che per decenni i ryukyuani guidarono le loro auto sul lato destro della carreggiata come disposto dagli americani. Nel 1995 destò estremo scalpore il caso di tre giovani soldati statunitensi di stanza a Okinawa che rapirono e violentarono una ragazzina dodicenne. Il fatto suscitò indignazione internazionale e i media nipponici misero in discussione l'accordo di mutua collaborazione militare tra i due paesi. Malgrado il forte sentimento nazionale giapponese maturato dalla maggioranza degli attuali ryukyuani, il partito politico Kariyushi Club promuove il movimento indipendentista delle Isole Ryūkyū, auspicando la futura nascita di una repubblica indipendente nell'arcipelago. Il governo non ha mai preso in considerazione l'ipotesi di concedere l'indipendenza alle Ryūkyū, ma in risposta a questo movimento secessionista si è detto disposto a valutare il conferimento di un'eventuale autonomia regionale.[16] D'altronde Tokyo non ha mai riconosciuto la specificità indigena del popolo ryukyuano, le loro lingue locali non sono legalmente garantite dal sistema giudiziario, nell'istruzione pubblica o per l'accesso ai servizi. La forza trainante dell'economia locale è oggi il turismo, sia interno che transnazionale. La prefettura di Okinawa grazie al suo clima subtropicale e alla bellezza naturalistica delle sue isole, è sempre più una meta ricercata e ambita soprattutto per la pratica balneare.[17] Negli ultimi decenni l'arcipelago ha attirato l'attenzione internazionale per via dell'elevata concentrazione di soggetti ultracentenari tra i suoi abitanti. Il fenomeno della longevità a Okinawa è ormai da tempo oggetto di studio da parte dei ricercatori, tantoché le Ryūkyū sono considerate come la principale zona blu.[18]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Un ponte naturale tra la Cina e il Giappone, su china-files.com.
- ^ I primi abitanti dell'arcipelago, su intechopen.com.
- ^ Primi contatti con gli stranieri, su ryukyu--okinawa-net.translate.goog.
- ^ I tre regni e le influenze cinesi, su martialnet.it.
- ^ Il Regno di Chuzan, su samurai-archives.com.
- ^ Fondazione e sviluppo del Regno delle Ryukyu, su martialnet.it.
- ^ Una piccola potenza mercantile, su kyotoreview.org.
- ^ Ponte tra le nazioni e la Campana del mondo, su artsandculture.google.com.
- ^ La dominazione di Satsuma, su amakuma.ryukyu.
- ^ Il commodoro Perry in oriente, su apjjf.org.
- ^ La fine del regno, su academic.oup.com.
- ^ Prefettura o colonia dell'Impero giapponese?, su apjjf.org.
- ^ L'infernale Battaglia di Okinawa, su nationalww2museum.org.
- ^ Crimini di guerra e crimini contro l'umanità a Okinawa, su tandfonline.com.
- ^ Amministrazione statunitense delle Ryukyu, su languageconflict.org.
- ^ Indipendentismo ryukyuano, su en.namu.wiki.
- ^ Il turismo come risorsa economica, su e-learning.turismo-giappone.it.
- ^ Longevità dei ryukyuani, su nationalgeographic.it.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Campagna delle isole Vulcano e Ryūkyū
- Kobudō di Okinawa
- Incidente di Mudan
- Operazione Kikusui
- Pechin
- Siti Gusuku e beni associati del Regno delle Ryūkyū
- Storia del Giappone
- Storia di Taiwan
Altri progetti
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