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'''''My Sweet Lord''''' è un [[Singolo discografico|singolo]] del [[cantautore]] [[Regno Unito|britannico]] [[George Harrison]], pubblicato il 15 gennaio 1971 come primo estratto dall'album ''[[All Things Must Pass]]'', il primo dell'artista dopo lo scioglimento dei [[Beatles]]. La canzone è principalmente incentrata sul concetto di Dio e sulla sua presenza (eloquente è il contemporaneo utilizzo delle espressioni ''[[Hallelujah]]'', di uso comune nelle liturgie cristiane, e ''[[Hare Kṛṣṇa (mantra)|Hare Kṛṣṇa]]'', mantra [[Induismo|indù]]). |
'''''My Sweet Lord''''' è un [[Singolo discografico|singolo]] del [[cantautore]] [[Regno Unito|britannico]] [[George Harrison]], pubblicato il 15 gennaio 1971 come primo estratto dall'album ''[[All Things Must Pass]]'', il primo dell'artista dopo lo scioglimento dei [[Beatles]]. La canzone è principalmente incentrata sul concetto di Dio e sulla sua presenza (eloquente è il contemporaneo utilizzo delle espressioni ''[[Hallelujah]]'', di uso comune nelle liturgie cristiane, e ''[[Hare Kṛṣṇa (mantra)|Hare Kṛṣṇa]]'', mantra [[Induismo|indù]]). |
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== Descrzione == |
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Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la canzone divenne il primo singolo da primo posto in classifica di un ex-Beatle. Originariamente, Harrison aveva dato la canzone all'artista della [[Apple Records]] [[Billy Preston]], che ne incise una versione e la inserì nell'album ''[[Encouraging Words]]'', prodotto da Harrison e pubblicato nel settembre 1970. |
Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la canzone divenne il primo singolo da primo posto in classifica di un ex-Beatle. Originariamente, Harrison aveva dato la canzone all'artista della [[Apple Records]] [[Billy Preston]], che ne incise una versione e la inserì nell'album ''[[Encouraging Words]]'', prodotto da Harrison e pubblicato nel settembre 1970. |
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Harrison scrisse ''My Sweet Lord'' principalmente come lode alla divinità indù [[Kṛṣṇa]],<ref> |
Harrison scrisse ''My Sweet Lord'' principalmente come lode alla divinità indù [[Kṛṣṇa]],<ref>{{Cita|John P. Newport, 1998}}</ref> ma allo stesso tempo intese il testo del brano come un invito all'abbandono del settarismo religioso, unendo insieme il canto devozionale ebraico ''[[hallelujah]]'' con il mantra ''[[Hare Kṛṣṇa (mantra)|Hare Kṛṣṇa]]'' e la preghiera [[Veda|Vedica]].<ref> {{Cita|Simon Leng, 2006|pp=71, 84}}</ref> La traccia venne co-prodotta da Harrison insieme a [[Phil Spector]], e contiene lo stile produttivo "[[Wall of Sound]]" caratteristico di Spector. Preston, [[Ringo Starr]], [[Eric Clapton]], e i [[Badfinger]] sono tra i musicisti che contribuirono alla registrazione. |
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⚫ | ''My Sweet Lord'' fu al centro di una ben nota causa legale sul diritto d'autore, a causa della somiglianza del pezzo con la canzone ''[[He's So Fine]]'' del 1963, scritta da [[Ronnie Mack]] per il gruppo delle [[Chiffons]]. Nel 1976, Harrison fu giudicato colpevole di aver "inconsciamente" plagiato la canzone di Mack dal punto di vista melodico, un verdetto che fece scalpore nel mondo dell'industria musicale. Harrison sostenne sempre di essersi invece ispirato a ''[[Oh Happy Day]]'' per la melodia della canzone. |
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⚫ | Harrison suonò ''My Sweet Lord'' al [[The Concert for Bangladesh]] dell'agosto 1971, e la canzone divenne la composizione più celebre della sua carriera solista post-Beatles. Molti anni dopo, egli reincise il brano come ''My Sweet Lord (2000)'' per l'inclusione nell'edizione speciale del trentesimo anniversario di ''All Things Must Pass''. Molti artisti hanno reinterpretato la canzone, tra i tanti [[Andy Williams]], [[Peggy Lee]], [[Edwin Starr]], [[Johnny Mathis]], [[Nina Simone]], [[Julio Iglesias]], [[Richie Havens]], [[Megadeth]], [[Boy George]], [[Elton John]], [[Jim James]], [[Bonnie Bramlett]] ed [[Elliott Smith]]. ''My Sweet Lord'' si è classificata alla posizione numero 460 nella [[Lista dei 500 migliori brani musicali secondo Rolling Stone|lista delle 500 migliori canzoni di sempre]] redatta dalla rivista ''Rolling Stone''.<ref name="RS 500">[https://www.rollingstone.com/music/lists/the-500-greatest-songs-of-all-time-20110407/george-harrison-my-sweet-lord-19691231 George Harrison, "My Sweet Lord" (460)], ''[[Rolling Stone]]'' online.</ref> Quando venne ripubblicata su singolo nel gennaio 2002, due mesi dopo la morte di Harrison, la canzone raggiunse nuovamente la vetta della classifica in Gran Bretagna. |
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== Il brano == |
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=== Stesura, registrazione e pubblicazione === |
=== Stesura, registrazione e pubblicazione === |
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La canzone era originariamente prevista per [[Billy Preston]], che la inserì nel suo primo album, ''[[Encouraging Words]]'', del 1970. Fu composta nel 1969, quando Harrison e Preston erano insieme a [[Copenaghen]], in [[Danimarca]]. La registrazione ebbe luogo a Londra, con Preston musicista principale e Harrison ingegnere alle sessioni. |
La canzone era originariamente prevista per [[Billy Preston]], che la inserì nel suo primo album, ''[[Encouraging Words]]'', del 1970. Fu composta nel 1969, quando Harrison e Preston erano insieme a [[Copenaghen]], in [[Danimarca]]. La registrazione ebbe luogo a Londra, con Preston musicista principale e Harrison ingegnere alle sessioni. |
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== Controversie legali == |
== Controversie legali == |
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⚫ | ''My Sweet Lord'' fu al centro di una ben nota causa legale sul diritto d'autore, a causa della somiglianza del pezzo con la canzone ''[[He's So Fine]]'' del 1963, scritta da [[Ronnie Mack]] per il gruppo delle [[Chiffons]]. Nel 1976, Harrison fu giudicato colpevole di aver "inconsciamente" plagiato la canzone di Mack dal punto di vista melodico, un verdetto che fece scalpore nel mondo dell'industria musicale. Harrison sostenne sempre di essersi invece ispirato a ''[[Oh Happy Day]]'' per la melodia della canzone. |
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Dopo l'uscita del singolo, la sua somiglianza con ''He's So Fine'' delle [[Chiffons]] ha portato ad una dura battaglia legale per i diritti della composizione. La corte federale degli [[Stati Uniti]], che si pronunciò sul caso (denominato ''Bright Tunes Music v. Harrisongs Music'') dichiarò che Harrison aveva "inconsciamente" copiato la canzone delle Chiffons. Gli fu quindi ordinato di dare la maggior parte dei diritti d'autore di ''My Sweet Lord'' e una parte di quelli di ''[[All Things Must Pass]]''. L'ex manager di Harrison, [[Allen Klein]], divenne in seguito proprietario della Bright Music. |
Dopo l'uscita del singolo, la sua somiglianza con ''He's So Fine'' delle [[Chiffons]] ha portato ad una dura battaglia legale per i diritti della composizione. La corte federale degli [[Stati Uniti]], che si pronunciò sul caso (denominato ''Bright Tunes Music v. Harrisongs Music'') dichiarò che Harrison aveva "inconsciamente" copiato la canzone delle Chiffons. Gli fu quindi ordinato di dare la maggior parte dei diritti d'autore di ''My Sweet Lord'' e una parte di quelli di ''[[All Things Must Pass]]''. L'ex manager di Harrison, [[Allen Klein]], divenne in seguito proprietario della Bright Music. |
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== Altre versioni == |
== Altre versioni == |
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=== ''My Sweet Lord 2000'' === |
=== ''My Sweet Lord 2000'' === |
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⚫ | Harrison suonò ''My Sweet Lord'' al [[The Concert for Bangladesh]] dell'agosto 1971, e la canzone divenne la composizione più celebre della sua carriera solista post-Beatles. Molti anni dopo, egli reincise il brano come ''My Sweet Lord (2000)'' per l'inclusione nell'edizione speciale del trentesimo anniversario di ''All Things Must Pass''. Molti artisti hanno reinterpretato la canzone, tra i tanti [[Andy Williams]], [[Peggy Lee]], [[Edwin Starr]], [[Johnny Mathis]], [[Nina Simone]], [[Julio Iglesias]], [[Richie Havens]], [[Megadeth]], [[Boy George]], [[Elton John]], [[Jim James]], [[Bonnie Bramlett]] ed [[Elliott Smith]]. ''My Sweet Lord'' si è classificata alla posizione numero 460 nella [[Lista dei 500 migliori brani musicali secondo Rolling Stone|lista delle 500 migliori canzoni di sempre]] redatta dalla rivista ''Rolling Stone''.<ref name="RS 500">[https://www.rollingstone.com/music/lists/the-500-greatest-songs-of-all-time-20110407/george-harrison-my-sweet-lord-19691231 George Harrison, "My Sweet Lord" (460)], ''[[Rolling Stone]]'' online.</ref> Quando venne ripubblicata su singolo nel gennaio 2002, due mesi dopo la morte di Harrison, la canzone raggiunse nuovamente la vetta della classifica in Gran Bretagna. |
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Con la ristampa del [[2001]] di ''[[All Things Must Pass]]'', Harrison aggiunse a questo una bonus track: una nuova versione di ''My Sweet Lord'', cantata insieme a [[Sam Brown]] (figlia dell'amico [[Joe Brown (cantante)|Joe]]) e con suo figlio [[Dhani Harrison|Dhani]] alla chitarra e [[Ray Cooper]] alle percussioni. La nuova versione è inoltre caratterizzata da una breve introduzione dall'atmosfera orientale e da una ben più evoluta tecnica chitarristica, soprattutto slide, di Harrison. Dopo l'uscita del disco rimasterizzato, lo stesso George ha spiegato che la sua motivazione per rifare la canzone era in parte di "suonare un migliore assolo di chitarra slide", ha anche citato il "valore spirituale" che la canzone ha tradizionalmente dato, con il suo interesse nel rielaborare la melodia evitando note fuori posto<ref>Intervista con Chris Carter (registrata ad Hollywood, il 15 febbraio 2001) su "Una conversazione con George Harrison, Il 30º anniversario ristampa di All Things Must Pass ", Capitol Records, DPRO-7087-6-15950-2-4; l'evento successe intorno alle 5:28-07:05.</ref>. |
Con la ristampa del [[2001]] di ''[[All Things Must Pass]]'', Harrison aggiunse a questo una bonus track: una nuova versione di ''My Sweet Lord'', cantata insieme a [[Sam Brown]] (figlia dell'amico [[Joe Brown (cantante)|Joe]]) e con suo figlio [[Dhani Harrison|Dhani]] alla chitarra e [[Ray Cooper]] alle percussioni. La nuova versione è inoltre caratterizzata da una breve introduzione dall'atmosfera orientale e da una ben più evoluta tecnica chitarristica, soprattutto slide, di Harrison. Dopo l'uscita del disco rimasterizzato, lo stesso George ha spiegato che la sua motivazione per rifare la canzone era in parte di "suonare un migliore assolo di chitarra slide", ha anche citato il "valore spirituale" che la canzone ha tradizionalmente dato, con il suo interesse nel rielaborare la melodia evitando note fuori posto<ref>Intervista con Chris Carter (registrata ad Hollywood, il 15 febbraio 2001) su "Una conversazione con George Harrison, Il 30º anniversario ristampa di All Things Must Pass ", Capitol Records, DPRO-7087-6-15950-2-4; l'evento successe intorno alle 5:28-07:05.</ref>. |
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== Tracce del singolo == |
== Tracce del singolo == |
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=== Versione britannica === |
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# ''My Sweet Lord'' - <small>([[George Harrison]])</small> |
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=== Versione statunitense === |
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Il singolo venne pubblicato su [[doppio lato A]]. |
Il singolo venne pubblicato su [[doppio lato A]]. |
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# ''My Sweet Lord'' - <small>([[George Harrison]])</small> |
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# ''[[Isn't It a Pity]]'' - <small>(George Harrison)</small> |
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== Note == |
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== Bibliografia == |
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* Dale C. Allison Jr., ''The Love There That's Sleeping: The Art and Spirituality of George Harrison'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|978-0-8264-1917-0}}). |
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* {{en}} Dale C. Allison Jr., ''The Love There That's Sleeping: The Art and Spirituality of George Harrison'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|978-0-8264-1917-0}}). |
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* {{en}} Keith Badman, ''The Beatles Diary Volume 2: After the Break-Up 1970–2001'', Omnibus Press (Londra, 2001; {{ISBN|0-7119-8307-0}}). |
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* {{en}} Roy Carr & Tony Tyler, ''The Beatles: An Illustrated Record'', Trewin Copplestone Publishing (Londra, 1978; {{ISBN|0-450-04170-0}}). |
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* {{en}} Harry Castleman & Walter J. Podrazik, ''All Together Now: The First Complete Beatles Discography 1961–1975'', Ballantine Books (New York, NY, 1976; {{ISBN|0-345-25680-8}}). |
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* Alan Clayson, ''George Harrison'', Sanctuary (London, 2003; {{ISBN|1-86074-489-3}}). |
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* Alan Clayson, '' |
* {{en}} Alan Clayson, ''George Harrison'', Sanctuary (Londra, 2003; {{ISBN|1-86074-489-3}}). |
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* Stephen Davis, ''Old Gods Almost Dead: The 40-Year Odyssey of the Rolling Stones'', Broadway Books (New York, NY, 2001; {{ISBN|0-7679-0312-9}}). |
* {{en}} Alan Clayson, ''Ringo Starr'', Sanctuary (Londra, 2003; {{ISBN|1-86074-488-5}}). |
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* {{en}} Stephen Davis, ''Old Gods Almost Dead: The 40-Year Odyssey of the Rolling Stones'', Broadway Books (New York, NY, 2001; {{ISBN|0-7679-0312-9}}). |
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* Peter Doggett, "The Apple Years", ''[[Record Collector]]'', |
* {{en}} Peter Doggett, "The Apple Years", ''[[Record Collector]]'', aprile 2001. |
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* ''Rolling Stone'', ''Harrison'', Rolling Stone Press/Simon & Schuster (New York, NY, 2002; {{ISBN|0-7432-3581-9}}). |
* {{en}} ''Rolling Stone'', ''Harrison'', Rolling Stone Press/Simon & Schuster (New York, NY, 2002; {{ISBN|0-7432-3581-9}}). |
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* Michael Frontani, "The Solo Years", in Kenneth Womack (ed.), ''[[Cambridge Companions to Music|The Cambridge Companion to the Beatles]]'', Cambridge University Press (Cambridge, UK, 2009; {{ISBN|978-1-139-82806-2}}), pp. 153–82. |
* {{en}} Michael Frontani, "The Solo Years", in Kenneth Womack (ed.), ''[[Cambridge Companions to Music|The Cambridge Companion to the Beatles]]'', Cambridge University Press (Cambridge, UK, 2009; {{ISBN|978-1-139-82806-2}}), pp. 153–82. |
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* Joshua M. Greene, ''Here Comes the Sun: The Spiritual and Musical Journey of George Harrison'', John Wiley & Sons (Hoboken, NJ, 2006; {{ISBN|978-0-470-12780-3}}). |
* {{en}} Joshua M. Greene, ''Here Comes the Sun: The Spiritual and Musical Journey of George Harrison'', John Wiley & Sons (Hoboken, NJ, 2006; {{ISBN|978-0-470-12780-3}}). |
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* George Harrison, ''I Me Mine'', Chronicle Books (San Francisco, CA, 2002; {{ISBN|0-8118-3793-9}}). |
* {{en}} George Harrison, ''I Me Mine'', Chronicle Books (San Francisco, CA, 2002; {{ISBN|0-8118-3793-9}}). |
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* Olivia Harrison, ''George Harrison: Living in the Material World'', Abrams (New York, NY, 2011; {{ISBN|978-1-4197-0220-4}}). |
* {{en}} Olivia Harrison, ''George Harrison: Living in the Material World'', Abrams (New York, NY, 2011; {{ISBN|978-1-4197-0220-4}}). |
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* Bill Harry, ''The George Harrison Encyclopedia'', Virgin Books (London, 2003; {{ISBN|978-0-7535-0822-0}}). |
* {{en}} Bill Harry, ''The George Harrison Encyclopedia'', Virgin Books (London, 2003; {{ISBN|978-0-7535-0822-0}}). |
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* Chris Hunt (ed.), ''[[NME Originals]]: Beatles – The Solo Years 1970–1980'', IPC Ignite! (London, 2005). |
* {{en}} Chris Hunt (ed.), ''[[NME Originals]]: Beatles – The Solo Years 1970–1980'', IPC Ignite! (London, 2005). |
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* Elliot J. Huntley, ''Mystical One: George Harrison – After the Break-up of the Beatles'', Guernica Editions (Toronto, ON, 2006; {{ISBN|1-55071-197-0}}). |
* {{en}} Elliot J. Huntley, ''Mystical One: George Harrison – After the Break-up of the Beatles'', Guernica Editions (Toronto, ON, 2006; {{ISBN|1-55071-197-0}}). |
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* Ian Inglis, ''The Words and Music of George Harrison'', Praeger (Santa Barbara, CA, 2010; {{ISBN|978-0-313-37532-3}}). |
* {{en}} Ian Inglis, ''The Words and Music of George Harrison'', Praeger (Santa Barbara, CA, 2010; {{ISBN|978-0-313-37532-3}}). |
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* Peter Lavezzoli, ''The Dawn of Indian Music in the West'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|0-8264-2819-3}}). |
* {{en}} Peter Lavezzoli, ''The Dawn of Indian Music in the West'', Continuum (New York, NY, 2006; {{ISBN|0-8264-2819-3}}). |
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* Simon Leng |
* {{Cita libro |autore=Simon Leng |titolo=While My Guitar Gently Weeps: The Music of George Harrison |editore=Hal Leonard |città=Milwaukee |anno=2006 |isbn=1-4234-0609-5 |lingua=en |cid=Simon Leng, 2006}} |
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* Chip Madinger & Mark Easter, ''Eight Arms to Hold You: The Solo Beatles Compendium'', 44.1 Productions (Chesterfield, MO, 2000; {{ISBN|0-615-11724-4}}). |
* {{en}} Chip Madinger & Mark Easter, ''Eight Arms to Hold You: The Solo Beatles Compendium'', 44.1 Productions (Chesterfield, MO, 2000; {{ISBN|0-615-11724-4}}). |
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* Douglas McCall, ''Monty Python: A Chronology, 1969–2012'', McFarland (Jefferson, NC, 2014; {{ISBN|978-0-7864-7811-8}}). |
* {{en}} Douglas McCall, ''Monty Python: A Chronology, 1969–2012'', McFarland (Jefferson, NC, 2014; {{ISBN|978-0-7864-7811-8}}). |
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* Barry Miles, ''The Beatles Diary Volume 1: The Beatles Years'', Omnibus Press (London, 2001; {{ISBN|0-7119-8308-9}}). |
* {{en}} Barry Miles, ''The Beatles Diary Volume 1: The Beatles Years'', Omnibus Press (London, 2001; {{ISBN|0-7119-8308-9}}). |
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* Joseph Murrells, ''[https://books.google.com/books?id=UxRAAAAAMAAJ&q=%22my+sweet+lord+(%22 The Book of Golden Discs]'' (2nd edn), Barrie & Jenkins (London, 1978; {{ISBN|0-214-20480-4}}). |
* {{en}} Joseph Murrells, ''[https://books.google.com/books?id=UxRAAAAAMAAJ&q=%22my+sweet+lord+(%22 The Book of Golden Discs]'' (2nd edn), Barrie & Jenkins (London, 1978; {{ISBN|0-214-20480-4}}). |
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* John P. Newport |
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* Dominic Pedler, ''The Songwriting Secrets of the Beatles'', Omnibus Press (New York, NY, 2003). |
* {{en}} Dominic Pedler, ''The Songwriting Secrets of the Beatles'', Omnibus Press (New York, NY, 2003). |
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* Jörg Pieper, ''The Solo Beatles Film & TV Chronicle 1971–1980'', lulu.com (2012; {{ISBN|978-1-4092-8301-0}}). |
* {{en}} Jörg Pieper, ''The Solo Beatles Film & TV Chronicle 1971–1980'', lulu.com (2012; {{ISBN|978-1-4092-8301-0}}). |
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* Robert Rodriguez, ''Solo in the 70s: John, Paul, George, Ringo: 1970–1980'', Parading Press (Downers Grove, IL, 2013; {{ISBN|978-0-9892555-0-9}}). |
* {{en}} Robert Rodriguez, ''Solo in the 70s: John, Paul, George, Ringo: 1970–1980'', Parading Press (Downers Grove, IL, 2013; {{ISBN|978-0-9892555-0-9}}). |
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* Nicholas Schaffner, ''The Beatles Forever'', McGraw-Hill (New York, NY, 1978; {{ISBN|0-07-055087-5}}). |
* {{en}} Nicholas Schaffner, ''The Beatles Forever'', McGraw-Hill (New York, NY, 1978; {{ISBN|0-07-055087-5}}). |
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* David Sheff, ''All We Are Saying: The Last Major Interview with John Lennon and Yoko Ono'', Macmillan (London, 2010; {{ISBN|978-1-4299-5808-0}}). |
* {{en}} David Sheff, ''All We Are Saying: The Last Major Interview with John Lennon and Yoko Ono'', Macmillan (London, 2010; {{ISBN|978-1-4299-5808-0}}). |
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* Bruce Spizer, ''The Beatles Solo on Apple Records'', 498 Productions (New Orleans, LA, 2005; {{ISBN|0-9662649-5-9}}). |
* {{en}} Bruce Spizer, ''The Beatles Solo on Apple Records'', 498 Productions (New Orleans, LA, 2005; {{ISBN|0-9662649-5-9}}). |
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* Gary Tillery, ''Working Class Mystic: A Spiritual Biography of George Harrison'', Quest Books (Wheaton, IL, 2011; {{ISBN|978-0-8356-0900-5}}). |
* {{en}} Gary Tillery, ''Working Class Mystic: A Spiritual Biography of George Harrison'', Quest Books (Wheaton, IL, 2011; {{ISBN|978-0-8356-0900-5}}). |
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* Bobby Whitlock with Marc Roberty, ''Bobby Whitlock: A Rock 'n' Roll Autobiography'', McFarland (Jefferson, NC, 2010; {{ISBN|978-0-7864-6190-5}}). |
* {{en}} Bobby Whitlock with Marc Roberty, ''Bobby Whitlock: A Rock 'n' Roll Autobiography'', McFarland (Jefferson, NC, 2010; {{ISBN|978-0-7864-6190-5}}). |
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Versione delle 22:06, 18 set 2018
My Sweet Lord singolo discografico | |
---|---|
Artista | George Harrison |
Pubblicazione | 15 gennaio 1971 23 novembre 1970 (US) |
Album di provenienza | All Things Must Pass |
Genere | Pop rock Folk pop Gospel |
Etichetta | Apple Records |
Produttore | George Harrison, Phil Spector |
Note | ![]() |
Certificazioni | |
Dischi d'oro | 1 |
George Harrison - cronologia | |
Singolo precedente
— |
My Sweet Lord è un singolo del cantautore britannico George Harrison, pubblicato il 15 gennaio 1971 come primo estratto dall'album All Things Must Pass, il primo dell'artista dopo lo scioglimento dei Beatles. La canzone è principalmente incentrata sul concetto di Dio e sulla sua presenza (eloquente è il contemporaneo utilizzo delle espressioni Hallelujah, di uso comune nelle liturgie cristiane, e Hare Kṛṣṇa, mantra indù).
Descrzione
Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la canzone divenne il primo singolo da primo posto in classifica di un ex-Beatle. Originariamente, Harrison aveva dato la canzone all'artista della Apple Records Billy Preston, che ne incise una versione e la inserì nell'album Encouraging Words, prodotto da Harrison e pubblicato nel settembre 1970.
Harrison scrisse My Sweet Lord principalmente come lode alla divinità indù Kṛṣṇa,[1] ma allo stesso tempo intese il testo del brano come un invito all'abbandono del settarismo religioso, unendo insieme il canto devozionale ebraico hallelujah con il mantra Hare Kṛṣṇa e la preghiera Vedica.[2] La traccia venne co-prodotta da Harrison insieme a Phil Spector, e contiene lo stile produttivo "Wall of Sound" caratteristico di Spector. Preston, Ringo Starr, Eric Clapton, e i Badfinger sono tra i musicisti che contribuirono alla registrazione.
Stesura, registrazione e pubblicazione
La canzone era originariamente prevista per Billy Preston, che la inserì nel suo primo album, Encouraging Words, del 1970. Fu composta nel 1969, quando Harrison e Preston erano insieme a Copenaghen, in Danimarca. La registrazione ebbe luogo a Londra, con Preston musicista principale e Harrison ingegnere alle sessioni.
Quando fu pubblicata come singolo dall'ex-Beatle, la canzone giunse in vetta alle classifiche di entrambe le sponde dell'Atlantico. Nell'ottobre 1970, Harrison aveva annunciato alla stampa che sarebbe uscito come singolo, ma poi cambiò idea, non volendo diminuire le vendite dell'album (gli altri tre Beatles avevano anch'essi deciso di non commercializzare singoli in Gran Bretagna dai loro primi album). Venne pubblicato negli Stati Uniti il 23 novembre 1970, e, dopo l'incredibile successo ottenuto, la EMI e la Apple decisero di pubblicarlo, il 15 gennaio 1971, anche in Gran Bretagna.
Entrando nelle classifiche inglesi nella prima settimana al numero sette e restando al vertice per cinque settimane risultando il singolo più venduto dell'anno, è stato il primo singolo di un ex-Beatle a raggiungere il numero uno. Lo ha fatto di nuovo nel Regno Unito quando venne ristampato nel gennaio 2002, dopo la morte di Harrison per tumore. Ha raggiunto il numero uno della US Billboard Hot 100 il 26 dicembre 1970, rimanendo in cima per quattro settimane. Nel resto del mondo raggiunge la prima posizione in Australia, Italia, Austria, Paesi Bassi, Finlandia, Francia per nove settimane, Germania, Irlanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Svizzera, la terza in Sud Africa e la quarta in Giappone.
Contenuti e significato
Preghiere indù
All'inizio del brano, i coristi cantano la parola di lode cristiana e ebraica: Hallelujah. Più tardi, eseguono una preghiera indù vaisnava:
«Hare Krishna/Hare Krishna/Krishna Krishna/Hare Hare/Hare Rāma/Hare Rama/Rāma/Rama/Hare Hare»
Questa preghiera è una parte del principale mantra dei devoti della fede Gaudiya Vaisnavite, resa popolare nel mondo occidentale dalla Società Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), colloquialmente nota come la 'Hare Krishna'. Harrison era un devoto di questo percorso religioso. Il mantra completo è «Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare, Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare, Hare».
Controversie legali
My Sweet Lord fu al centro di una ben nota causa legale sul diritto d'autore, a causa della somiglianza del pezzo con la canzone He's So Fine del 1963, scritta da Ronnie Mack per il gruppo delle Chiffons. Nel 1976, Harrison fu giudicato colpevole di aver "inconsciamente" plagiato la canzone di Mack dal punto di vista melodico, un verdetto che fece scalpore nel mondo dell'industria musicale. Harrison sostenne sempre di essersi invece ispirato a Oh Happy Day per la melodia della canzone.
Dopo l'uscita del singolo, la sua somiglianza con He's So Fine delle Chiffons ha portato ad una dura battaglia legale per i diritti della composizione. La corte federale degli Stati Uniti, che si pronunciò sul caso (denominato Bright Tunes Music v. Harrisongs Music) dichiarò che Harrison aveva "inconsciamente" copiato la canzone delle Chiffons. Gli fu quindi ordinato di dare la maggior parte dei diritti d'autore di My Sweet Lord e una parte di quelli di All Things Must Pass. L'ex manager di Harrison, Allen Klein, divenne in seguito proprietario della Bright Music.
Le Chiffons avrebbero poi registrato una cover di My Sweet Lord, per sfruttare la pubblicità avuta. La cantante country Jody Miller, invece, registrò una versione di He's so fine che giocava sulla somiglianza con la canzone di Harrison.
Lo stesso Harrison avrebbe poi descritto il caso nella canzone This Song (contenuta nell'album Thirty-Three & 1/3), che contiene il verso: «This tune has nothing bright about it» («Questo pezzo non ha nulla di luminoso»), giocando sul nome della Bright Music e il suo significato ("luminoso").
Altre versioni
My Sweet Lord 2000
Harrison suonò My Sweet Lord al The Concert for Bangladesh dell'agosto 1971, e la canzone divenne la composizione più celebre della sua carriera solista post-Beatles. Molti anni dopo, egli reincise il brano come My Sweet Lord (2000) per l'inclusione nell'edizione speciale del trentesimo anniversario di All Things Must Pass. Molti artisti hanno reinterpretato la canzone, tra i tanti Andy Williams, Peggy Lee, Edwin Starr, Johnny Mathis, Nina Simone, Julio Iglesias, Richie Havens, Megadeth, Boy George, Elton John, Jim James, Bonnie Bramlett ed Elliott Smith. My Sweet Lord si è classificata alla posizione numero 460 nella lista delle 500 migliori canzoni di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone.[3] Quando venne ripubblicata su singolo nel gennaio 2002, due mesi dopo la morte di Harrison, la canzone raggiunse nuovamente la vetta della classifica in Gran Bretagna.
Con la ristampa del 2001 di All Things Must Pass, Harrison aggiunse a questo una bonus track: una nuova versione di My Sweet Lord, cantata insieme a Sam Brown (figlia dell'amico Joe) e con suo figlio Dhani alla chitarra e Ray Cooper alle percussioni. La nuova versione è inoltre caratterizzata da una breve introduzione dall'atmosfera orientale e da una ben più evoluta tecnica chitarristica, soprattutto slide, di Harrison. Dopo l'uscita del disco rimasterizzato, lo stesso George ha spiegato che la sua motivazione per rifare la canzone era in parte di "suonare un migliore assolo di chitarra slide", ha anche citato il "valore spirituale" che la canzone ha tradizionalmente dato, con il suo interesse nel rielaborare la melodia evitando note fuori posto[4].
Tracce del singolo
- 7" UK
- My Sweet Lord - (George Harrison)
- What Is Life - (George Harrison)
- 7" USA
Il singolo venne pubblicato su doppio lato A.
- My Sweet Lord - (George Harrison)
- Isn't It a Pity - (George Harrison)
Formazione
- George Harrison – voce, chitarre slide
- Eric Clapton – chitarra acustica
- Billy Preston – pianoforte
- Ringo Starr – batteria, percussioni
- Gary Wright – piano elettrico
- Klaus Voormann – basso
- Pete Ham – chitarra acustica
- Tom Evans – chitarra acustica
- Joey Molland – chitarra acustica
- Jim Gordon – batteria, percussioni
- Mike Gibbins – tamburino
- John Barham – harmonium
Note
- ^ John P. Newport, 1998
- ^ Simon Leng, 2006
- ^ George Harrison, "My Sweet Lord" (460), Rolling Stone online.
- ^ Intervista con Chris Carter (registrata ad Hollywood, il 15 febbraio 2001) su "Una conversazione con George Harrison, Il 30º anniversario ristampa di All Things Must Pass ", Capitol Records, DPRO-7087-6-15950-2-4; l'evento successe intorno alle 5:28-07:05.
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Collegamenti esterni
My Sweet Lord (Remastered 2014), su YouTube, 25 novembre 2018.
- (EN) My Sweet Lord, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) My Sweet Lord, su SecondHandSongs.
- (EN) Bright Tunes Music v. Harrisongs Music, su UCLA Law (archiviato dall'originale il 14 febbraio 2008) .