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Alessandro Turchi fu un pittore molto apprezzato, in vita e nei secoli successivi alla sua morte. Dapprima si rivolsero a lui gli aristocratici scaligeri che gli ordinarono tele per i loro palazzi ma anche i committenti romani, e quelli che gravitavano su Roma, inoltrarono all'Orbetto numerosi lavori (come il ''Matrimonio Mistico di Santa Caterina'', oggi a [[Parigi]], [[Museo del Louvre]], e ''[http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1257361009988_brochure_definitiva.pdf |
Alessandro Turchi fu un pittore molto apprezzato, in vita e nei secoli successivi alla sua morte. Dapprima si rivolsero a lui gli aristocratici scaligeri che gli ordinarono tele per i loro palazzi ma anche i committenti romani, e quelli che gravitavano su Roma, inoltrarono all'Orbetto numerosi lavori (come il ''Matrimonio Mistico di Santa Caterina'', oggi a [[Parigi]], [[Museo del Louvre]], e ''i santi Cosma e Damiano''<ref>[http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1257361009988_brochure_definitiva.pdf]</ref>, custodito presso la chiesa dei SS Medici Cosma e Damiano a [[Conversano]], commissionata da Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona grazie all'interessamento di Ascanio Filomarino, futuro arcivescovo di Napoli e ''maestro di camera'' del cardinal nepote Antonio Barberini ''seniore''). Le sue opere furono inviate all'estero già nel Seicento, in Baviera e in Francia: l'elettore e duca di Baviera [[Massimiliano I di Baviera (elettore)|Massimiliano I]], i cardinali [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]] e [[Giulio Mazarino|Mazarino]] possedevano sue opere. Quest'ultimo in particolare aveva ben sei quadri del pittore veronese, tra cui ''[[Cristo e l'adultera (Alessandro Turchi)|Cristo e l’adultera]]''. |
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== Bibliografia == |
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Versione delle 12:03, 15 gen 2021
Alessandro Turchi, detto l'Orbetto (Verona, 1578 – Roma, 22 gennaio 1649), è stato un pittore italiano.
Biografia
Alessandro Turchi ebbe la sua formazione pittorica presso la bottega di Felice Brusasorci, nella sua città natale. Dai primi anni del Seicento iniziò progressivamente a dipingere in modo autonomo sino alla morte del suo maestro, avvenuta nel 1605. In questo periodo realizzò alcuni dipinti di carattere religioso per varie chiese veronesi e, probabilmente, alcune opere su pietra di paragone (materiale di recente utilizzo quale supporto alla pittura). Forse dopo il 1605 soggiornò sporadicamente nelle città di Venezia e Mantova, all'epoca attrattivi poli artistico-culturali. A Verona dipinse molte opere per l'aristocrazia locale (in particolar modo per i Conti Giusti, la cui collezione contava una dozzina di opere dell'artista) e nel dicembre 1609 entrò ufficialmente nell'Accademia Filarmonica veronese subentrando al maestro che era stato prima di lui il pittore ufficiale di detta Accademia.
Verso il 1614 si passò a Roma, dove rimase stabilmente sino alla morte. Poco dopo il suo trasferimento partecipò alla decorazione della Sala Regia del palazzo del Quirinale assieme al condiscepolo Marcantonio Bassetti (pare invece escluso il coinvolgimento di Pasquale Ottino), sotto la guida di Carlo Saraceni. Notato dal cardinale Scipione Borghese, dipinse per lui il Cristo pianto dalla Maddalena e dagli angeli e la Resurrezione di Lazzaro (ancora oggi a Roma, Galleria Borghese). Il cardinale, inoltre, lo fece lavorare alla decorazione della sua villa di Mondragone (gli commissionò una pala non ancora rintracciata) e per il Casino del Barco. Molto legato alla sua città natale, continuò ad inviare dipinti di carattere sacro per le cappelle delle chiese e di soggetto mitologico per alcune celebri collezioni veronesi come quella Gherardini, la Curtoni e la Muselli. Il suo più importante mecenate fu il Marchese Gaspare Gherardini, informatore artistico di Cristina di Svezia. I suoi ultimi anni furono costellati di successi: nel 1637 fu nominato principe dell'Accademia di San Luca e nel 1638 membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.
Nel 1623 Alessandro sposò Lucia San Giuliano, dalla quale ebbe numerosi figli. La figlia Cecilia nel 1640 si unì al pittore Giacinto Gimignani, le cui opere denotano talvolta chiari rimandi a quelle del suocero.
Fortuna critica
Alessandro Turchi fu un pittore molto apprezzato, in vita e nei secoli successivi alla sua morte. Dapprima si rivolsero a lui gli aristocratici scaligeri che gli ordinarono tele per i loro palazzi ma anche i committenti romani, e quelli che gravitavano su Roma, inoltrarono all'Orbetto numerosi lavori (come il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, oggi a Parigi, Museo del Louvre, e i santi Cosma e Damiano[1], custodito presso la chiesa dei SS Medici Cosma e Damiano a Conversano, commissionata da Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona grazie all'interessamento di Ascanio Filomarino, futuro arcivescovo di Napoli e maestro di camera del cardinal nepote Antonio Barberini seniore). Le sue opere furono inviate all'estero già nel Seicento, in Baviera e in Francia: l'elettore e duca di Baviera Massimiliano I, i cardinali Richelieu e Mazarino possedevano sue opere. Quest'ultimo in particolare aveva ben sei quadri del pittore veronese, tra cui Cristo e l’adultera.
Bibliografia
- Daniela Scaglietti Kelescian (a cura di), Alessandro Turchi detto l'Orbetto (1578-1649), Milano, Electa, 1999.
- Davide Dossi, La giovinezza dell'Ottino e un dipinto inedito, in Proporzioni, 7/8, 2006/07 (2009), pp. 67–80.
- Davide Dossi, La collezione di Agostino e Gian Giacomo Giusti, in Verona Illustrata, 21, 2008, pp. 109–126.
- Davide Dossi, Alessandro Turchi e Fabrizio Valguarnera, in Paragone, 62, 2010, pp. 64–70.
- Davide Dossi, Considerazioni intorno alle cosiddette "Virtù Teologali" di Alessandro Turchi: il cardinale, il poeta e il pittore, in Arte Veneta, 67, 2010, pp. 157–162.
- Davide Dossi, Memorie dall'antico nell'opera di Alessandro Turchi: il caso del gruppo della Niobe, in Medicea, 10, 2011, pp. 50–57.
- Davide Dossi, Alessandro Turchi nella Francia del Seicento: opere, mercato, commissioni, in ArtItalies, 19, 2013, pp. 10–21.
- Davide Dossi, Committenza bavarese nel XVII secolo: Carlo Saraceni, Marcantonio Bassetti e Alessandro Turchi, in Storia dell'arte, 134, 2013, pp. 89–101.
- Davide Dossi, All'ombra di Scipione Borghese: Alessandro Turchi per Costanzo Patrizi e qualche altra precisazione, in Arte cristiana, 101, 2013, pp. 460–466.
- Davide Dossi, Il gusto per la pittura di Alessandro Turchi in Francia nel Settecento, in ArtItalies, 20, 2014, pp. 51–59.
- Davide Dossi, Gaspare Gherardini, «particolar Padrone, e Protettore» di Alessandro Turchi, in Storia dell'arte, 139, 2015, pp. 38–47.
- Davide Dossi, Alessandro Turchi nelle collezioni reali inglesi: aggiunte e precisazioni, in Arte Cristiana, CIII, 886, 2015, pp. 45–48.
- Davide Dossi, Un'aggiunta alla collezione Curtoni di Verona: l'Allegoria della Pittura di Alessandro Turchi, in Arte Veneta, 70, 2015, pp. 235–237.
- Davide Dossi, Alessandro Turchi e la pittura su rame: qualche ipotesi per il collezionismo di Alessandro Peretti Montalto e Federico Cornaro, in: ARTE |Documento|, 33, 2017, pp. 162-169.
- Daniela Scaglietti Kelescian (a cura di), Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, Verona, Scripta edizioni, 2019, ISBN 978-8831933-59-9.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Alessandro Turchi
Collegamenti esterni
- Alessandro Turchi, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 30398477 · ISNI (EN) 0000 0000 8110 1698 · SBN UBOV135199 · BAV 495/65964 · CERL cnp00565780 · Europeana agent/base/95510 · ULAN (EN) 500003962 · LCCN (EN) nr92024174 · GND (DE) 121652998 · BNF (FR) cb14938523v (data) |
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