Sinistra Proletaria | |
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Leader | Renato Curcio Margherita Cagol Alberto Franceschini Corrado Simioni |
Stato | Italia |
Sede | Via Curtatone 12, Milano |
Abbreviazione | SP |
Fondazione | luglio 1970 |
Derivato da | Collettivo Politico Metropolitano |
Dissoluzione | 1º aprile 1971[1] |
Confluito in | Brigate Rosse |
Collocazione | Estrema sinistra |
Testata | Sinistra Proletaria |
Sinistra Proletaria (SP) è stata un'organizzazione politica italiana di estrema sinistra, nata dalla trasformazione - iniziata nel dicembre 1969 e conclusasi nel luglio 1970 - del Collettivo Politico Metropolitano (CPM).[2] Fra i fondatori fi furono Renato Curcio, Margherita Cagol, Corrado Simioni, Alberto Franceschini, che infine trasformarono questo gruppo nel settembre 1970 nelle Brigate Rosse (BR).
Nel luglio 1970 nasce la rivista "Sinistra Proletaria", che nel suo numero zero riporta ancora la dicitura "a cura del CPM", dicitura che scompare nei numeri successivi, siglando la sparizione de facto del CPM stesso. La sede del movimento rimane la stessa, Via Curtatone 12 a Milano.[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e l'incrudimento del clima sociale che si ebbe all'inizio del 1970 contribuirono alla trasformazione del CPM in una organizzazione più centralizzata, Sinistra Proletaria (SP), dove la componente favorevole alla lotta armata quale strumento della lotta rivoluzionaria e di classe divenne man mano preponderante, dinanzi alla sensazione - percepita non solo nel CPM e SP ma in tutte le componenti della sinistra fino al PCI - di una pesante deriva a destra e involuzione autoritaria dello Stato, con pericoli di colpo di Stato.
La decisione di cambiare il nome da CPM a Sinistra Proletaria avvenne dopo l'uscita del numero zero della rivista omonima nel luglio 1970, lo scopo della rivista fu quello di creare uno spazio comune per discussioni teoriche e scambi di discussione con altre forze di sinistra rivoluzionarie, il cambio del nome ebbe il significato del desiderio di allargare la base della attività su scala nazionale andando oltre l'area milanese in cui era nata e cresciuta [4].
Tra le lotte in cui si muove Sinistra Proletaria vi è quella per la casa, rivendicando in seguito la paternità dello slogan "la casa si prende l'affitto non si paga" (giugno 1970) e a farne per primi un uso politico. La prima occupazione di case fu quella di via Famagosta (quartiere Gallaratese) in difesa della quale si espressero anche gli operai della Pirelli.[5] e, successivamente, tra le altre, quella delle case sfitte dell'Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) in via Mac Mahon, appena costruite dopo aver demolito le casette del Quartiere Campo dei Fiori.
Dalla metà del 1970 la discussione all'interno del CPM/SP si incentra sulla questione della lotta armata, dell'uso della violenza e del ricorso alla clandestinità.[6]
Con il Convegno di Pecorile, nel settembre 1970, l'esperienza di SP si avvicina alla sua conclusione: molti suoi membri influenti, quali Curcio, Cagol e Franceschini scelgono la clandestinità e la lotta armata, fondando immediatamente e annunciando[7] la nascita delle Brigate Rosse, con un foglio di lotta del 20 ottobre 1970 dal titolo: "L'autunno rosso è già cominciato" in cui si legge: ...la parte piú decisa e cosciente del proletariato in lotta ha già cominciato a combattere per costruire una nuova legalità, un nuovo potere. Per costruire la sua organizzazione. Ne sono esempi: il sequestro e la gogna messi in atto a Trento dagli operai della Ignis contro i fascisti provocatori che avevano premeditatamente accoltellato due di loro; l'occupazione e la difesa delle case occupate, come unico modo per avere finalmente la casa [...]; l'apparizione di organizzazioni operaie autonome (Brigate Rosse) che indicano i primi momenti di autoorganizzazione proletaria per combattere i padroni e i loro servi sul loro terreno "alla pari," con gli stessi mezzi che essi utilizzano contro la classe operaia: diretti, selettivi, coperti come alla Siemens. La citazione della Sit-Siemens fa probabilmente riferimento ad un attentato incendiario avvenuto il 17 settembre contro la vettura del direttore del personale della società ed alla situazione di elevata conflittualità già presente all'interno della stessa[8] e considerata la prima azione significativa del gruppo [9] si data al 17 settembre 1970.
Gli ultimo documenti, o fogli di lotta, siglati da Sinistra Proletaria sono datati gennaio[10] e febbraio 1971. In un foglio del gennaio si legge un invito per organizzare una "Nuova Resistenza": Organizziamo la resistenza delle masse popolari... È il tempo di organizzarci sulla linea di fuoco per radicare nelle lotte i contenuti della nuova pratica rivoluzionaria: la strategia della guerriglia di popolo. È il tempo di farsi avanti nello scontro generale ...[5].
La rivista
[modifica | modifica wikitesto]La rivista Sinistra Proletaria esce prima con numero unico in attesa di autorizzazione nel luglio 1970, con un ritratto di Lenin in copertina [11], e quindi il primi due numeri (1 e 2) in un unico opuscolo [12]con Alexander Langer direttore responsabile, e come redattori: Renato Curcio, Sandro D'Alessandro, Gaio Di Silvestro, Marty, Vanni Mulinaris, Corrado Simioni al prezzo di 500 lire, pubblicata da Sapere edizioni a Milano.
Gli articoli pubblicati spaziano dalle lotte per le case occupate, alla rivolta di Reggio Calabria, articoli teorici sullo scontro fra destra imperialista e sinistra proletaria, testi di Mao Tse-tung, analisi della dialettica tecnici- proletari nelle grandi aziende tecnologiche, lotta di classe nel mondo arabo e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, guerra nel Vietnam e imperialismo americano, polemica con la linea di Capanna i cui aderenti del Movimento studentesco sarebbero piccoli borghesi definiti come "avanguardisti dei ceti medi fra Mao e Berlinguer, la situazione della Gauche Proletarienne francese. L'ultimo articolo della rivista n 1-2 è un'intervista sulla condizione di essere guerrigliero, fatta ad un Tupamaros e contiene una foto con la stella a cinque punte, simbolo di questo movimento di guerriglia urbana e ispiratore del futuro simbolo delle Brigate Rosse.
Concetto di globalizzazione
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Matteo Antonio Albanese nella rivista comparve e fu descritto per la prima volta il concetto di globalizzazione [13][14], all'interno di un lungo e dettagliato articolo sulla IBM, non firmato e scritto presumibilmente col contributo del CUB [15] esistente entro IBM.
In quell'articolo, prendendo l'IBM come caso di studio, veniva esaminato come una grande industria organizzava il processo produttivo capitalistico inglobandolo nel sociale e lo allargasse in tutte le entità della società in cui veniva a contatto, avendo la società multinazionale superato, in nome del proprio interesse, i limiti arretrati dello Stato nazione[16], con un capitale che ha superato i limiti angusti della sua nazionalità ... e si pone come entità sovrannazionale che occupa tutta la superficie della terra e vi spazia liberamente. Il mondo è la sua patria[17].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il periodico Sinistra Proletaria viene sostituito da Nuova Resistenza
- ^ 4 - Dalla fabbrica al sociale: Sinistra Proletaria, su bibliotecamarxista.org. URL consultato il 1º novembre 2024.
- ^ Nuova sinistra italiana - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, su fondazionefeltrinelli.it (archiviato dall'url originale il 7 dicembre 2011).
- ^ Silj(1977), p. 87
- ^ a b Soccorso Rosso, Dalla fabbrica al sociale: Sinistra Proletaria, su www.bibliotecamarxista.org Biblioteca Multimediale Marxista. URL consultato il 28 ottobre 2024.
- ^ Robertobartali.it - La Sinistra extraparlamentare
- ^ Sinistra proletaria annuncia la nascita delle Brigate Rosse - Cronologia - Eventi storici e tesi di laurea
- ^ Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia degli anni di piombo, Milano, Rizzoli, 1991.
- ^ Tesi di Laurea - Brigate Rosse: dalla fondazione alla dissoluzione del gruppo storico
- ^ Sinistra Proletaria, Foglio di lotta n. 15 (PDF), Anno III, n. 15, Gennaio 1971. URL consultato il 20 dicembre 2024.
- ^ Sinistra proletaria, Sinistra Proletaria (PDF), n. 0, Milano, Sapere edizioni, Luglio 1970.
- ^ Sinistra proletaria, Sinistra Proletaria (PDF), n. 1-2, Milano, Sapere edizioni, Sett-Ottobre 1970.
- ^ Matteo Antonio Albanese, Le Brigate rosse furono le prime a parlare di globalizzazione, su www.sinistrainrete.info, 25 luglio 2020. URL consultato il 19 dicembre 2024.
- ^ Albanese (2020), p 18,20
- ^ Comitato Unitario di Base)
- ^ Albanese (2020), p 95- 96
- ^ Sinistra Proletaria, p. 21
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Stefania Argentini, Emilio Bellucci e Francesco Carlucci, Giuseppe De Lutiis, Carlo Shaerf, Alessandro Silj, Venti anni di violenza politica in Italia. 1969-1988. Cronologia e analisi statistica, a cura di ISODRACO, vol. 1.1, Roma, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", 1992.
- G. Galli, Storia del Partito Armato, Edizioni CDE, Milano, 1986
- Renato Curcio, Mario Scialoja, A viso aperto, Mondadori, 1993
- Alberto Franceschini, Mara Renato ed io: storia dei fondatori delle B.R., Mondadori, 1998
- Alessandro Silj, Mai più senza fucile! Alle origini dei NAP e delle BR, a cura di Pio Baldelli (Prefazione), Firenze, Vallecchi, 1977.
- V. Tessandori, Imputazione: Banda Armata, Garzanti 1977
- Matteo Antonio Albanese, Tondini di ferro e bossoli di piombo una storia sociale delle Brigate Rosse, collana Nuovi quaderni di ricerche storiche, Pacini, 2020, ISBN 978-88-6995-746-8. URL consultato il 19-12-2024.
- Matteo Antonio Albanese, Storia di una sconfitta. Le Brigate Rosse e la Gauche Prolétarienne di fronte alla globalizzazione. (PDF), in Department of History and Civilization, Firenze, European University Institute.
- La mondializzazione del capitale imperialistico e del suo modo di produzione, in Sinistra Proletaria Set - Ottobre 1970, Sapere edizioni.