Sergio Bonfantini (Novara, 28 aprile 1910[1] – Novara, 22 gennaio 1989[2]) è stato un pittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio del sindaco socialista di Novara Giuseppe Bonfantini e di Maria Ferrari, aveva una sorella, Vera, e tre fratelli, Felice (Cino), Corrado e Mario[3][4].
Dopo alcune esperienze pittoriche in autonomia, divenne allievo di Felice Casorati nell'autunno del 1927, a soli diciassette anni, nonostante la famiglia dubitasse del suo talento. Il tramite era stato lo scrittore e regista concittadino Mario Soldati, compagno di scuola del fratello Mario, che lo aveva scoperto e incoraggiato. Dopo averne apprezzato i primi quadri inviatigli, Casorati chiese a Soldati solamente se il giovane fosse tenace e volenteroso, cosa che Soldati puntualmente confermò[5][2][1][6][7].
Iniziò ad esporre nel 1929 a Torino e alla Galleria Milano, in occasione delle mostre dedicate alla scuola di Casorati. Espose poi alla Biennale di Venezia nel 1930, nel 1932 e nel 1936 e alla Quadriennale di Roma nel 1931, 1935, 1939[2].
Durante la guerra partecipò attivamente alla Resistenza partigiana nei GAP, con i fratelli Mario e Corrado, conoscendo sia la lotta in montagna che la galera[2][8][6].
Negli anni '50 lo sappiamo frequentatore della celebre soffitta dell'artista novarese Edmondo Poletti, fulcro della vita artistica e culturale della città, assieme ad altre personalità di spicco quali l'architetto Giovanni Lazanio, lo scultore Riccardo Mella e la moglie del futurista Ignazio Scurto, Barbara[9].
Dopo la morte, per sua espressa volontà testamentaria, nacque la Fondazione Sergio Bonfantini, con lo scopo di conservare, tutelare e promuovere le sue opere[2].
Il carattere
[modifica | modifica wikitesto]È descritto come uomo schivo e amante della solitudine. La passione per la pittura concedeva poco spazio alle attenzioni dei critici e dei galleristi[1].
Stile
[modifica | modifica wikitesto]Marco Rosci e Rossana Bossaglia definiscono lo stile dei primi anni una originale interpretazione dell'espressionismo alla maniera di Constant Permeke e Mario Sironi, con temi ispirati al mondo rurale[2].
Già sul finire degli anni '30 è invece individuabile una forte componente di autonomia creativa[2].
Lo scrittore Giorgio Bassani percepisce la poetica di Bonfantini molto vicino alla propria, citando come esempio i contadini dipinti con verità e concretezza, con realismo storico e partecipazione morale e introspettiva[10].
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Una lista parziale delle sue opere, tra le più celebri[1]:
- La famiglia del bifolco, 1929;
- Interno con finestra, 1932;
- Il giocatore, 1942;
- Vecchio seduto, 1947;
- Mele verdi con portafrutta, 1951;
- Figura di vecchia, 1952;
- La risaia, 1958;
- La porta-finestra, 1961.
La famiglia del bifolco si trova presso la Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino[2].
Dal 2009 una collezione di dipinti è concessa dalla Fondazione Sergio Bonfantini e visitabile come esposizione permanente presso il palazzo comunale di Borgomanero. Altre opere sono custodite e visibili presso la sede della Fondazione Achille Marazza di Borgomanero, nella "Sala Bonfantini"[2].
Presso la Galleria Giannoni di Novara sono il Ritratto di Giuseppe Sormani del 1931 e alcuni schizzi a carboncino di mondine risalenti agli anni '60, tutti donati dallo stesso Sormani[11].
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1989 il giornalista e scrittore Romolo Barisonzo gli ha dedicato un capitolo nel primo volume della serie Novaresi bella gente, ove è descritto come uomo schivo dal carattere ruvido, leale e gelosamente innamorato dei propri quadri[7].
Con la delibera n. 732 del 4 dicembre 2002, il comune di Novara gli ha intitolato una via nella frazione di Lumellogno[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Denominazione Vie - Scheda via Bonfantini Sergio, su Comune di Novara. URL consultato il 21 maggio 2023.
- ^ a b c d e f g h i Massimo Bonfantini, Biografia, su Fondazione Sergio Bonfantini. URL consultato il 21 maggio 2023.
- ^ La lotta partigiana nel Novarese, su ANPI - Comitato Provinciale di Novara. URL consultato il 30 maggio 2023.
- ^ Mario Bonfantini, su Interlinea. URL consultato il 30 maggio 2023.
- ^ Rosci e Scotti, 1979, Marco Rosci, Introduzione.
- ^ a b Alberico Sala, L'operaio dei sogni - Sergio Bonfantini, in Il Giorno, 12 dicembre 1977.
- ^ a b Romolo Barisonzo, Sergio Bonfantini - Il cavalletto zoppo, in Novaresi bella gente, vol. 1, Torino, EDA, 1989, pp. 38-39.
- ^ Rosci e Scotti, 1979, Marco Rosci, Sergio Bonfantini - Galleria d'arte della «Piemonte artistico culturale» - Torino - 19 aprile-3 maggio 1962.
- ^ Franco F. Ferrario, Il Poletti dimenticato, ovvero ciò che è rimasto di Edmondo Poletti, in Novara è..., n. 5, Novara, EMME Distribuzione s.r.l., maggio 2023, p. 15.
- ^ Attualità - Sergio Bonfantini 103, su Fondazione Sergio Bonfantini, 2013. URL consultato il 30 maggio 2023.
- ^ Esplora le opere, su Galleria Giannoni. URL consultato il 31 maggio 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Rosci, Sergio Bonfantini, introduzione di Mario Soldati, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1963.
- Marco Rosci e Aurora Scotti (a cura di), Sergio Bonfantini - Opere 1929-1979, Novara, Regione Piemonte e Comune di Novara, 1979.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Fondazione Sergio Bonfantini, su fondazionesergiobonfantini.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 47591247 · ISNI (EN) 0000 0000 3133 6501 · SBN CFIV031733 · LCCN (EN) n87908776 · GND (DE) 120392925 · BNF (FR) cb149700779 (data) |
---|