Il Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) è una delle più antiche e gloriose unità dell'Arma di Cavalleria dell'Esercito Italiano. Unico reparto di Cavalleria paracadutisti della Forza Armata.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La nascita del reggimento
[modifica | modifica wikitesto]Con decreto 23 luglio 1692, nel ducato di Savoia, dall'organico della disciolta Brigata di Gens d'Armes del Piemonte vennero costituiti due diversi reggimenti, uno dei quali venne in un primo momento denominato Mombrison e poi None, dal nome dei comandanti. Nel medesimo anno assunse la denominazione di "Savoia Cavalleria", dalla regione dove venivano reclutati i cavalieri, su nove compagnie. Nel biennio 1692 – 1693 combatté contro i francesi in Piemonte e nel Delfinato. Venne sciolto nel 1699, ma rapidamente ricostituito nel 1701.
Il reggimento venne impegnato duramente in varie campagne militari durante la guerra di successione spagnola (1701–1713): inizialmente il casato sabaudo si schierò al fianco delle forze franco-spagnole, ma emersero subito forti dissapori sulla condotta delle operazioni e sugli obiettivi da conseguire. A tale periodo, più precisamente alla fine del 1701, risale un episodio che si è poi tradotto nell'elemento araldico dell'albero dai rami recisi presente nello stemma reggimentale. Infatti, i francesi, infastiditi dalle posizioni di contrasto assunte dal "piccolo" alleato sabaudo, circondarono il reggimento Savoia, schierato presso San Benedetto Po (Mantova), costringendolo alla resa delle armi: la truppa venne dispersa, mentre gli Ufficiali - coloro i quali non accettarono di passare sotto la bandiera francese - vennero incarcerati.
Nonostante ciò, furono molti quelli che riuscirono a fuggire dalla prigionia e, rientrati nel torinese, permisero di ricostituire il reggimento, mentre il casato sabaudo si apprestava a cambiare schieramento alleandosi con l'esercito imperiale. Da quest'episodio, Savoia ereditò - come ricordato - il simbolo dell'albero dai rami recisi e rinnestati nonché il primo motto reggimentale "secta et ligata refloret".[1] In questo periodo sorgono anche alcune tradizioni reggimentali che permangono ancora ai nostri giorni.
Durante l'assedio di Torino da parte degli ispano-francesi, durato ben cinque mesi (maggio - settembre 1706) la cavalleria sabauda, guidata personalmente dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II, condusse un'abile azione diversiva per distogliere le truppe assedianti dalla capitale, favorendo l'ingresso dei rifornimenti, galvanizzando le popolazioni piemontesi che, nel passaggio delle proprie truppe, ritrovavano motivo di risollevazione morale e materiale. Era una tattica temporeggiatrice, in attesa dei rinforzi alleati condotti dal cugino del duca, Eugenio di Savoia, comandante del corpo di spedizione asburgico. Al suo arrivo iniziava l'attacco alle posizioni di assedio franco-spagnole.
La mattina del 7 settembre 1706, dopo che il tiro delle artiglierie e lo scontro delle fanterie avevano fiaccato la resistenza nei trinceramenti avversari, l'azione decisiva avveniva con lo sfondamento frontale e l'aggiramento parziale delle forze nemiche da parte della cavalleria sabauda. Durante questa azione vittoriosa i dragoni di sua altezza reale caricavano al richiamo del duca "À moi mes dragons!" sul più minaccioso reggimento di cavalleria francese presso Madonna di Campagna e lo costringevano a una fuga precipitosa, catturando anche i timpani (tamburi da sella) del reggimento avversario, che costituirono simboli di altissimo valore per oltre un secolo.
Grazie a questo successo, Vittorio Amedeo II poteva piombare direttamente alle spalle dei francesi che ancora resistevano validamente nei pressi di Lucento, determinandone la fuga precipitosa verso il fiume Dora. Sempre nella stessa battaglia avvenne un altro fatto singolare. Secondo la tradizione, un portaordini del Savoia Cavalleria, incaricato di recare informazioni sull'esito vittorioso dello scontro, pur gravemente ferito alla gola da un drappello avversario, riuscì a raggiungere Vittorio Amedeo dandogli la notizia prima di spirare. L'esclamazione del duca "Savoye, bonnes nouvelles" divenne da allora il nuovo motto del reggimento, così come si vuole che il filetto rosso che borda il bavero nero dello stesso reggimento, o per talune epoche, come l'attuale, la cravatta rossa, non sia altro che il simbolo del sangue che ha arrossato il colletto dell'ignoto portaordini.
Nel regno di Sardegna
[modifica | modifica wikitesto]Nel corso del Settecento, "Savoia Cavalleria" partecipò con l'Armata Sarda, pressoché a tutte le operazioni di guerra nel quale si trovò lo Stato sabaudo, nell'ambito della sua politica di difesa nei confronti delle grandi potenze europee dell'epoca (in primo luogo la Francia) e della sua politica espansionistica nella penisola italiana (1733-1735 e 1742-1748). In particolare, si ricorda un episodio della battaglia di Guastalla del 1733, a cui la tradizione storico-militare fa risalire la nascita del grido di guerra "Savoia!", utilizzato da tutti i reparti del Regio Esercito Italiano fino al 2 giugno 1946: sembra, infatti, che il Comandante del reggimento Savoia Cavalleria, nell'atto di ordinare la carica contro un'unità spagnola, gridò "Savoia!" con l'intento di infondere ulteriore coraggio ai propri cavalieri e ne ricevette, in risposta, analogo grido corale da parte di tutti i soldati del reggimento.
Durante la guerra di successione austriaca (1742-1748), un contingente del Savoia Cavalleria si distingue durante la battaglia del Tidone, affluente del Po, presso Rottofreno (Piacenza), dove il 10 agosto 1746 un distaccamento di cavalleria, composto da cento uomini di ciascuno dei reggimenti dragoni di sua maestà, dragoni di Piemonte e Savoia Cavalleria, in sette cariche successive, sbaragliava l'avversario franco-spagnolo, catturandone armi e bandiere e meritando l'apprezzamento di alleati e nemici, ma, soprattutto, impedendo agli avversari di interrompere la via dei rifornimenti dal torinese e di accerchiare il grosso del corpo di spedizione austriaco acquartierato a Piacenza.
Dopo la vittoriosa campagna napoleonica del 1796, il reggimento veniva sciolto dal giuramento (1798) e passava al servizio della Francia, quale sesto reggimento di cavalleria. Intanto, soppressa la suddivisione in compagnie, il 26 ottobre 1796 il reggimento viene articolato su quattro squadroni. Il 9 dicembre 1798 assume la denominazione di 6º Reggimento di Cavalleria e nel gennaio 1799 venne sciolto.
Con decreto del 1º dicembre 1814 si ricostituisce il 1º gennaio successivo, nell'ambito delle rinnovate forze armate del Regno di Sardegna, con la denominazione di Reggimento Savoia Cavalleria. Nel 1819 lasciò la specialità della cavalleria pesante per passare alla leggera, con il nome di Cavalleggeri di Savoia. Il 3 gennaio 1832, cessa di appartenere alla specialità cavalleggeri e assume il nome di "Savoia Cavalleria".
Nel Risorgimento
[modifica | modifica wikitesto]Il reggimento prese parte a tutte le guerre d'indipendenza del Risorgimento. Durante la prima guerra di indipendenza (1848-1849) prese parte alla battaglia di Pastrengo (30 aprile 1848), proteggendo il fianco destro dello schieramento sardo, e alla successiva battaglia di Goito (30 maggio 1848), dove contribuì, in particolare con l'Aosta Cavalleria, a respingere il tentativo austriaco di aggiramento delle forze sarde. Partecipò, dopo la ripresa delle ostilità, alla sfortunata battaglia di Novara (23 marzo 1849) che, di fatto, chiuse la guerra.
Nel 1859 partecipò alla seconda guerra di indipendenza soprattutto con compiti di riserva e di protezione dei fianchi dell'armata. Il 19 ottobre 1859 riceve la denominazione di "Corazzieri di Savoia". Cambia ancora denominazione in: Reggimento "Savoia Cavalleria" il 6 giugno 1860.
Nel Regno d'Italia
[modifica | modifica wikitesto]Inquadrato nel Regio esercito italiano, nel 1866 prese parte alla terza guerra di indipendenza e i suoi squadroni caricarono a più riprese durante la sfortunata battaglia di Custoza (24 giugno 1866) per consentire l'ordinato ripiegamento delle truppe italiane sconfitte dagli austro-ungarici. Nel 1870 fece parte del corpo di spedizione che portò all'annessione del Lazio e di Roma.
Diviene 3º Reggimento di Cavalleria (Savoia) il 10 settembre 1871; Reggimento di Cavalleria "Savoia" (3º) il 5 novembre 1876;
In quel periodo forniva contingenti di personale per gli squadroni di formazione impegnati nella campagna di occupazione dell'Eritrea (1895-1896).
Nella prima guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Durante la prima guerra mondiale (1915-1918), il reggimento inizialmente impiegò soltanto le proprie sezioni mitragliatrici (la 1497ª compagnia mitraglieri) appiedata sul fronte dell'Isonzo. Nell'agosto del 1916 riceveva l'ordine, insieme a tutta la III divisione di cavalleria, di puntare sulla conca di Aidussina nell'ambito delle operazioni della conquista di Gorizia. Nel periodo ottobre - novembre 1917, dopo le tragiche giornate di Caporetto, protesse il ripiegamento di reparti di fanteria e contribuì notevolmente e ritardare l'avanzata delle truppe tedesche e austro-ungariche.
Un anno dopo, il 30 ottobre 1918, il reggimento, alle fasi finali della battaglia di Vittorio Veneto, si lanciava all'inseguimento delle truppe nemiche in rotta: passava i fiumi Piave, Livenza e Tagliamento, spingendosi verso San Martino di Campagna e Sedrano e catturando interi reparti austro-ungarici impegnati in duri combattimenti di retroguardia.
Il 3 novembre 1918 una pattuglia del Savoia Cavalleria, guidata dal tenente Carlo Baragiola, entrava in Udine, mentre il giorno successivo, il giorno dell'armistizio che chiudeva la grande guerra per l'Italia, un reparto del reggimento giungeva fino a Caporetto.[2]
Il reggimento ebbe due citazioni nel bollettino del comando supremo (i numeri 1264 e 1268) e una medaglia di bronzo al valor militare.
Diviene Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) il 20 aprile 1920. Dal 1920 "Savoia Cavalleria" è stato reso depositario delle tradizioni del disciolto Reggimento "Lancieri di Vercelli". Nel 1933 adotta la caratteristica cravatta rossa in luogo della bordatura rossa del bavero nero della giubba.
Nella seconda guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Lo scoppio della seconda guerra mondiale vedeva in linea generale le forze armate italiane notevolmente in ritardo sul piano tecnologico rispetto agli eserciti alleati.
In particolare l'arma di cavalleria, afflitta da mille remore conservatrici che nel ventennio tra le due guerre ne impedirono la meccanizzazione, entrava in guerra con le proprie unità ancora "a cavallo", cioè con armamento, addestramento, ordinamento e capacità complessive del tutto inadeguate rispetto alle esigenze della guerra meccanizzata. Con l'esclusione di alcuni reparti corazzati che vennero costituiti nei primi anni di guerra e impiegati autonomamente distaccati dai reggimenti cui solo nominalmente appartenevano, il grosso della cavalleria preferì conservare le proprie caratteristiche tradizionali benché ormai fosse chiaro a tutti che erano del tutto obsolete. La riconversione di un paio di reggimenti di cavalleria in unità corazzate avvenne infatti con incolmabile ritardo e non poterono risultare impiegabili se non agli inizi del 1943. Purtroppo Savoia fu fra i reggimenti di cavalleria che conservarono la fisionomia a cavallo per l’intero secondo conflitto mondiale e si presentó all’appuntamento in splendida forma ma del tutto inadeguato ai tempi.
Il 10 giugno 1940 il reggimento, inquadrato nella 3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta", ha il seguente organico: comando, squadrone comando, I e II gruppo squadroni, 5º squadrone mitraglieri. Durante la guerra il deposito reggimentale (a Somma Lombardo) costituisce e mobilita il I, II, XX, XXIV Gruppo Appiedato "Savoia" e il VI Battaglione Movimento Stradale.
Il Savoia Cavalleria, a partire dalla primavera del 1941, viene impiegato per l'occupazione della Croazia e, nell'estate del medesimo anno, quasi l'intero reggimento veniva destinato al fronte russo, nell'ambito della 3ª Divisione celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta" e del Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR) del generale Giovanni Messe, poi elevato ad Armata (ARMIR) comandata dal generale Italo Gariboldi. La restante parte del reggimento viene destinato a compiti presidiari nella città di Milano.
In Russia il Savoia giungeva dopo un tratto di ferrovia e autocarrato fino a Botoșani, in Romania, e un'epica marcia di centinaia di chilometri attraverso la Moldavia e l'Ucraina. Dopo un inverno di continue operazioni, nella primavera del 1942 veniva costituito il Raggruppamento truppe a cavallo, comandato dal generale di brigata Guglielmo Barbò Conte di Casalmorano, comprendente i reggimenti Savoia, Lancieri di Novara e Artiglieria a Cavallo (Voloire). Quasi all'alba dell'era nucleare, in un teatro di guerra caratterizzato da distanze di centinaia e centinaia di chilometri e dall'impiego massiccio delle unità motorizzate e corazzate, l'Esercito Italiano costituiva una grande unità militare interamente montata a cavallo. Essa veniva impiegata nel pattugliamento e nel controllo del territorio per ripulire il fronte, con compiti di esplorazione e, soprattutto nel controllo delle retrovie per tamponare le falle che si aprivano continuamente nel troppo ampio spiegamento italo-tedesco.
Dato il limitato raggio d'azione che caratterizzava i reparti a cavallo rispetto a quelli motorizzati e corazzati, le unità della nostra cavalleria soffrirono meno le conseguenze del terreno melmoso che si era venuto a creare nelle ampie distese della steppa in seguito al disgelo primaverile. Sul fronte russo il Savoia Cavalleria si distinse nella famosa carica di Izbušenskij, avvenuta il 24 agosto 1942.
Il reggimento fu pesantemente decimato nel corso della ritirata dei reparti italiani dall'Unione Sovietica, e solo un piccolo nucleo riuscì a rientrare in Italia. Tra i quadrupedi in forza a Savoia Cavalleria durante la campagna di Russia v'era anche Albino, il cavallo divenuto famoso nel dopoguerra e che ancora oggi viene conservato imbalsamato nella sala cimeli del reggimento.[3]
A seguito dell'Armistizio dell'8 settembre 1943 uno dei gruppi squadroni appiedati mobilitati dal deposito reggimentale rimasto nella sua base in Italia, partecipò alla difesa di Civitavecchia contro i tedeschi nel corso dell'operazione Achse.
Presso il deposito reggimentale di Somma Lombardo si trovava una unità composta da personale militare per la gran parte ancora in formazione per la ricostituzione del Reggimento. Essendo conseguente all'armistizio solo l'ordine di difesa, il Comandante, colonnello Pietro de Vito Piscicelli di Collesano, valutò che le forze tedesche addestrate avrebbero facilmente prevalso sulla sua unità embrionale. Per evitare la perdita di uomini e la cattura delle armi e del materiale, trovandosi nei pressi del confine svizzero, il colonnello ottenne una decisione di accoglimento del Consiglio federale elvetico, come previsto dalle norme di guerra internazionali. Disposta l'unità in formazione chiusa, la condusse alle 19:30 del 12 settembre 1943 al varco di confine della Cantinetta, sopra Ligornetto (Canton Ticino). L'unità comprendeva 15 ufficiali, 642 fra sottufficiali e reclute, con 316 cavalli e 9 muli, armi, munizioni e viveri. Il reparto mantenne l'inquadramento e, dopo aver consegnato le armi (fu consentito agli Ufficiali di mantenere la propria), fu indirizzato dalle autorità svizzere nel Canton Berna, in appositi acquartieramenti, ove proseguì le attività di addestramento. Ufficiali e truppa rimasero in territorio svizzero sino al termine della guerra[4][5][6].
Il "Savoia Cavalleria" fu quindi sciolto al termine della seconda guerra mondiale[7]. Il comandante Alessandro Bettoni, rimasto fedele al proprio giuramento al re si rifiutò di consegnare il glorioso stendardo del reggimento, rifiutando la caduta della Monarchia, che inviò al re Umberto II di Savoia in esilio in Portogallo con tutte le sue decorazioni, inclusa la medaglia d'oro al valor militare[8].
Nella Repubblica Italiana
[modifica | modifica wikitesto]Il 15 ottobre 1946, si ricostituisce il Gruppo esplorante “3° Cavalieri” della Divisione Legnano nella sede di Milano che, con uno squadrone blindato, nel quadro dell’Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia (A.F.I.S.) assegnata dall’ONU, sarà presente a Mogadiscio dal 1949 al 1951.Il 10 settembre 1946 si ricostituisce nell'Esercito italiano quale Gruppo Esplorante 3º Cavalieri, che nel 1948 assume la denominazione di 3º Gruppo Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria" e dal 15 aprile 1950 3º Reggimento Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria" . Il 4 novembre 1958, parimenti alle altre unità dell'Arma, riprende la denominazione tradizionale di Reggimento "Savoia Cavalleria (3º), e il 4 novembre 1961 viene ripristinato l'uso della cravatta rossa, abolendo il bordo rosso alle fiamme. A seguito della ristrutturazione dell'Esercito, l'11 ottobre 1975, che vede la soppressione del livello reggimentale, l'unità si riordina in 3º Gruppo Squadroni Corazzato "Savoia Cavalleria" formato in Merano con personale del disciolto reggimento e a supporto del 4º Corpo d'Armata Alpino di Bolzano.
Nel quadro del riordinamento della Forza Armata, il gruppo squadroni il 23 maggio 1992 viene ricostituito in Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) e dal 1995 si trasferisce in Grosseto dove sostituisce il preesistente Reggimento "Lancieri di Firenze" (9º) disciolto in pari data, e inquadrato nella Brigata aeromobile "Friuli" all'interno del 1º Comando delle Forze di Difesa. Nel febbraio 2012 aliquote di personale e mezzi del 3º Rgt. "Savoia" sono mobilitate per l'emergenza maltempo nella provincia di Grosseto, in particolare nella località di Pitigliano, Sorano e Castell'Azzara.[9]
Nella Brigata Folgore
[modifica | modifica wikitesto]Con la riorganizzazione delle "forze di proiezione", nel 2013 viene inquadrato nella Brigata paracadutisti "Folgore", della quale è l'unità esplorante[10], con capacità aviotrasportata.
Da quel momento, a testimonianza della trasformazione anche organica dell'unità (che conserva ormai una capacità blindo-corazzata residuale), per il personale del reggimento viene disposto l'uso del basco amaranto tipico delle aviotruppe in sostituzione di quello nero, storicamente assegnato alle unità blindo-corazzate. A seguito di tale provvedimento il reggimento conserva tuttavia una residuale capacità blindo-corazzata (un solo squadrone blindo a fronte di tre squadroni esploranti paracadutisti).
Organizzazione
[modifica | modifica wikitesto]- Comando di Reggimento
- Squadrone Comando e Supporti logistici "Litta Modignani"
- Gruppo Squadroni composto da:
- 1º Squadrone Esplorante "Abba"
- 2º Squadrone Esplorante "Marchio"
- 3º Squadrone Esplorante "De Leone"
- Squadrone Blindo Pesanti "Manusardi"
Denominazioni
[modifica | modifica wikitesto]- XVII Secolo - 23.07.1692: Brigata di Gens d'Armes del Piemonte
- 23.07.1692 - 00.00.1692: Reggimento Cavalleria "Mombrison"
- 00.00.1692 - 00.00.1692: Reggimento Cavalleria "None"
- 00.00.1692 - 00.00.1699: Reggimento "Savoia Cavalleria"
- 00.00.1701 - 09.12.1798: Reggimento "Savoia Cavalleria"
- 09.12.1798 - 00.01.1799: 6º Reggimento di Cavalleria
- 01.01.1815 - 03.01.1832: Reggimento "Cavalleggeri di Savoia"
- 03.01.1832 - 19.10.1859: Reggimento "Savoia Cavalleria"
- 19.10.1859 - 06.06.1860: Reggimento "Corazzieri di Savoia"
- 06.06.1860 - 10.09.1871: Reggimento "Savoia Cavalleria"
- 10.09.1871 - 05.11.1876: 3º Reggimento di Cavalleria (Savoia)
- 05.11.1876 - 20.04.1920: Reggimento di Cavalleria "Savoia" (3º)
- 20.04.1920 - 00.06.1946: Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º)
- 10.09.1946 - 00.00.1948: Gruppo Esplorante 3º Cavalieri
- 00.00.1948 - 15.04.1950: 3º Gruppo Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria"
- 15.04.1950 - 04.11.1958: 3º Reggimento Cavalleria Blindata "Gorizia Cavalleria"
- 04.11.1958 - 11.10.1975: Reggimento "Savoia Cavalleria (3º)
- 11.10.1975 - 23.05.1992: 3º Gruppo Squadroni Corazzato "Savoia Cavalleria"
- 23.05.1992 - tutt'oggi: Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º)
I Comandanti
[modifica | modifica wikitesto]- Col. Gian Michele De Rossi, Conte di Piossaco Asinari di None, Consignore di Virle di Beinasco la Volvera e Parpaille.
- Col. Melchiorre Lucigne Di Montbrison, Conte
- Col. Turinetti Di Pertengo Conte Antonio Maurizio
- Col. Birago - Vische Di Borgaro Conte Renato Augusto
- Col. Birago Di Roccavione Marchese Tommaso
- Col. Damiano Di Castellinardo Cav. Vittorio
- Col. Duchenne Di Lignana Cav. Giuseppe
- Col. Sclarandi Cav. Angelo
- Col. Asinari Di Cortos Conte Comm. Antonio Corrado
- Col. Cocconito Di Montiglio Cav. Ruffinotto
- Col. De Meuthon Di Larnay Barone Carlo
- Col. Roero Di Mombarone Cav. Emanuele
- Col. Perrone Di San Martino Cav. Giuseppe
- Col. Saluzzo Di Verzuolo E Della Manta Comm. Filippo
- Col. Castellamonte Di Lessolo Cav. Giuseppe Maria Amedeo
- Col. Roero Di Monticello Conte Francesco Gennaro
- Col. Giuseppe Maria Roberti di Castelvero
- Col. Crotti Di Castiglione Cav. Angelo Michele
- Col. Claudio Gabriele de Launay
- Col. Olivieri Di Venier Cav. Deodato
- Col. Malliano Di Santa Maria Marchese Francesco Maurizio
- Col. Colombo D'Arcine Nob. Giovanni
- Col. Callisto Bertone di Sambuy
- Col. Brunetta D'Usseaux Cav. Alberto Augusto
- Col. Bigliani Di Cantore Cav. Epimaco Filippo
- Col. Poninski Conte Ladislao
- Col. Pallavicino Marchese Giovan Battista
- Col. Incisa Della Rocchetta Marchese Giovanni
- Col. Cocito Conte Cesare
- Col. Ristori Di Casaleggio Cav. Giovanni
- Col. Forest Cav. Federico
- Col. Faneschi Cav. Salvatore
- Col. Fossati Rayneri Conte Emanuele
- Col. Perelli Cav. Cesare
- Col. Pesenti Cav. Emilio
- Col. Brancaccio Di Carpino Cav. Alessandro
- Col. Quercia Cav. Nicola
- Col. Forte Cav. Giuseppe
- Col. Parrocchetti Nob. Cav. Costanzo
- Col. Schiffi Cav. Mario
- Col. Cappa Brava Cav. Giuseppe
- Col. Filippini Cav. Pietro
- Col. Tani Cav. Gioberto
- Col. Marchino Cav. Amedeo
- Col. Ambrosio Comm. Vittorio
- Col. Aymonino Comm. Aldo
- Col. Vietina Cav. Rodolfo
- Col. Staglieno Cav. Gregorio
- Col. Adalberto di Savoia-Genova, Duca di Bergamo
- Col. Vaccari Comm. Goffredo
- Col. Dabbeni Comm. Ottorino
- Col. Raffaele Cadorna
- Col. Poccetti Cav. Uff. Weis
- Col. Guglielmo Barbò Conte di Casalmorano
- Col. Alessandro Bettoni Cazzago (Magg. Arrighi Cav. Uff. Giovanni; Magg. Chiappa Cav. Eden; Ten. Col. Borzini Cav. Gilberto)
- Col. Cottafavi Comm. Giuseppe
- Col. Borzini Cav. Uff. Gilberto
- Col. Bonivento Cav. Renzo
- Col. Mingione Cav. Vincenzo
- Col. Gandini Cav. Giovanni
- Col. Orsini Cav. Uff. Ranieri
- Col. Mirelli Di Teora Cav. Luigi (Ten. Col. Renzi Cav. Domenico In S.V.)
- Col. Cutellè Cav. Antonio
- Col. Caputo Cav. Francesco
- Col. Scolari Cav. Uff. Gualberto
- Col. Raganella Cav. Uff. Vittorio
- Col. Giancola Cav. Uff. Mario
- Col. Azzaro Cav. Uff. Salvatore
- Col. Porcelli Cav. Uff. Saverio
- Col. Arrighi Cav. Uff. Eugenio
- Col. De Bartolomeis Cav. Uff. Giovanni
- Col. Arcidiacono Cav. Uff. Giuseppe
- Col. Genova Cav. Uff. Giuseppe
- Col. De Ros Cav. Uff. Sergio
- Ten. Col. Pisano Cav. Mario
- Ten. Col. Amadio Cav. Sergio
- Ten. Col. Salati Cav. Renato
- Ten. Col. Politi Cav. Giuseppe
- Ten. Col. Tosti Cav. Primo
- Ten. Col. Rutili Cav. Rutilio
- Ten. Col. Franco Cav. Duilio
- Ten. Col. Perrone Cav. Tommaso
- Ten. Col. Genzardi Ajmone
- Ten. Col. Maggi Franco
- Ten. Col. Baldi Franco
- Col. Negroni Bentivoglio Cav. Pier Lamberto
- Col. Pittarelli Cav. Francesco Maria
- Ten. Col. Tricarico Giuseppe Maria Giovanni
- Col. Serafini Cav. Vittorio
- Col. Gerometta Paolo
- Col. Guida Fernando
- Col. Gionti Giuseppe Maria
- Col. Lombardi Francesco
- Col. Fortino Cav. Carlo (Ten. Col. Bonaccini Corrado)
- Col. Fazari Claudio
- Col. Maugeri Vincenzo
- Col. Cuoci Cav. Salvatore
- Col. Carrino Cav. Andrea
- Col. Terzano Cav. Nicola
- Col. Cafforio Giovanni
- Col. Barduani Cav. Enrico
- Col. Tassi Aurelio
- Col. Margheriti Cristian
- Col. Lustrino Ermanno
- Col. Leotta Domenico
- Col. Forlani Roberto
Sedi del Reggimento
[modifica | modifica wikitesto]Queste le sedi del Reggimento dal 1692:
- 1692 - 1694 Valdengo
- 1695 - 1696 Fossano
- 1697 - 1699 Savoia
- 1699 Vercelli
- 1701 - 1702 Torino
- 1702 - 1703 Biella
- 1704 Chieri
- 1707 Pinerolo
- 1708 - 1709 Savigliano
- 1710 - 1711 Fossano
- 1712 Mortara
- 1713 - 1715 Pinerolo
- 1716 Mortara
- 1717 - 1718 Chivasso
- 1718 - 1719 Asti
- 1719 - 1720 Pinerolo
- 1721 - 1722 Savoia
- 1722 - 1724 Fossano
- 1724 - 1727 Chivasso
- 1727 - 1732 Asti
- 1733 - 1734 Casale Monferrato
- 1734 - 1736 Savigliano
- 1736 - 1737 Casale Monferrato
- 1737 - 1738 Pinerolo
- 1739 Alessandria
- 1740 - 1741 Chivasso
- 1743 - 1744 Alessandria
- 1745 Piacenza
- 1746 - 1749 Pinerolo
- 1749 - 1750 Savoia
- 1750 - 1755 Savigliano
- 1755 Casale Monferrato
- 1755 - 1756 Fossano
- 1757 - 1758 Pinerolo
- 1758 - 1759 Savoia
- 1759 - 1760 Savigliano
- 1760 - 1761 Casale Monferrato
- 1761 - 1762 Vigevano
- 1762 - 1763 Vercelli
- 1763 - 1764 Pinerolo
- 1764 - 1765 Savoia
- 1765 - 1766 Savigliano
- 1766 - 1767 Alessandria
- 1767 - 1768 Vigevano
- 1768 - 1769 Casale Monferrato
- 1769 - 1770 Pinerolo
- 1770 - 1772 Savoia
- 1772 - 1775 Novara
- 1775 - 1776 Savigliano
- 1776 - 1777 Torino
- 1777 - 1778 Savoia
- 1778 - 1779 Casale Monferrato
- 1779 - 1781 Savigliano
- 1781 - 1783 Vercelli
- 1783 - 1785 Vigevano
- 1785 - 1787 Pinerolo
- 1787 - 1789 Torino
- 1789 - 1791 Pinerolo
- 1791 - 1794 Vigevano
- 1794 - 1798 Pinerolo
- 1798 Saluzzo
- 1798 Salsomaggiore
- 1799 Torino
- 1814 - 1815 Venaria Reale
- 1815 - 1818 Vigevano
- 1818 - 1821 Savigliano
- 1821 - 1823 Torino
- 1823 - 1825 Venaria Reale
- 1825 - 1827 Savigliano
- 1827 - 1830 Pinerolo
- 1830 - 1833 Casale Monferrato
- 1833 - 1836 Vigevano
- 1836 - 1838 Savigliano
- 1838 - 1839 Venaria Reale
- 1839 - 1841 Torino
- 1841 - 1843 Casale Monferrato
- 1843 - 1845 Vigevano
- 1845 - 1846 Pinerolo
- 1846 - 1849 Vercelli
- 1849 - 1850 Torino
- 1850 - 1852 Pinerolo
- 1852 - 1855 Savigliano
- 1855 - 1856 Saluzzo
- 1856 - 1858 Vercelli
- 1858 - 1859 Torino
- 1859 - 1860 Savigliano
- 1860 - 1862 Milano
- 1862 - 1863 Voghera
- 1863 - 1864 Torino
- 1864 - 1866 Milano
- 1866 - 1868 Foligno
- 1868 - 1869 Firenze
- 1869 - 1870 Nola
- 1870 - 1874 Caserta
- 1874 - 1876 Torino
- 1876 - 1879 Udine
- 1879 - 1882 Lodi
- 1882 - 1886 Milano
- 1886 - 1888 Udine
- 1888 - 1893 Verona
- 1893 - 1898 Padova
- 1898 - 1902 Santa Maria Capua Vetere
- 1902 - 1907 Firenze
- 1907 - 1911 Savigliano
- 1911 - 1957 Milano
- 1957 - 1995 Merano
- dal 1995 Grosseto
Insegne e simboli
[modifica | modifica wikitesto]Lo stemma
[modifica | modifica wikitesto]Scudo: Partito. Nel 1º di porpora al puledro allegro d'argento, inalberato e rivoltato; nel 2º d'azzurro all'albero troncato, legato e rifiorente, terrazzato di verde. Sulla partizione uno scudetto d'oro all'aquila di nero dal volo abbassato, rostrata di rosso. Il tutto abbassato da un capo d'oro al quartier franco d'azzurro caricato dall'arma di Ucraina d'oro.
Motto del Reggimento
[modifica | modifica wikitesto]- Savoye Bonnes Nouvelles
Fregio e mostreggiatura
[modifica | modifica wikitesto]- Il personale effettivo al Reggimento porta sul proprio copricapo il fregio comune ai primi quattro reggimenti della cavalleria di linea (Dragoni e Cavalieri); tale fregio è composto da una fiamma dritta detta "dragona" riportante al centro della sottostante granata il numero distintivo del reggimento. Il fregio per il basco è in metallo argentato opaco poggiante su di un cerchio lucido; quello per il berretto rigido è ricamato in filo d'oro ed è privo del cerchio.
- La mostreggiatura del reggimento come per tutte le unità di Cavalleria di Linea sono le fiamme a tre punte e richiamano i colori tradizionali del bavero; per il Reggimento Savoia Cavalleria sono nere. Alla base della fiamma si trova la stella argentata a 5 punte, dal 1871 simbolo distintivo comune a tutto il personale delle Forze Armate Italiane.
- Il reggimento è fra quelli dell’Esercito il cui personale indossa la tradizionale cravatta di colore rosso carminio (in tessuto di lana).
- Dal momento dell'assegnazione del reggimento alle aviotruppe, il personale calza il basco di colore amaranto.
Festa del reggimento
[modifica | modifica wikitesto]- La festa del reggimento si svolge il 24 agosto, anniversario della carica di Isbuscenskij del 1942.
Armi
[modifica | modifica wikitesto]- Pistola semiautomatica "BERETTA 92 FS" cal. 9
- Fucile d'assalto "SCP 70/90" cal. 5,56
- Fucile d'assalto "BERETTA ARX 160
- Arma di reparto "MINIMI" cal. 5,56
- Arma di reparto "MG 42/59" cal. 7,62 NATO
- Arma di reparto Browning cal. 12,7
- Fucile di precisione "Bolt Action" Sako TRG-42 cal .338 Lapua Magnum
- Fucile di precisione semiautomatico ARX 200 Cal. 7,62x51 NATO
Mezzi in dotazione
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Nel corso della sua storia al reggimento vennero concesse, oltre alla medaglia d'oro per la carica di Isbuscenskij, altre due ricompense al valor militare, una medaglia di bronzo per la liberazione di Udine al termine della prima guerra mondiale nel novembre 1918 e un'altra medaglia di bronzo per le operazioni svolte durante la campagna di Russia nel periodo agosto 1941-maggio 1942.
Le Decorazioni allo Stendardo
[modifica | modifica wikitesto]Decorati
[modifica | modifica wikitesto]Ten. Fulgeri Paulucci de Calboli, da Forlì. Ferito già due volte e inabile alle fatiche di guerra, volle tuttavia essere sempre comandato ai più avanzati osservatori, ove compié opera utile, non solo come artigliere, ma anche come soldato, tutti incoraggiando e in tutto portando il suo valido aiuto. Durante un turno di riposo, recatosi volontariamente ad un osservatorio di prima linea mentre si svolgeva un attacco nemico, dopo che l'osservatorio fu colpito in pieno, raggiunse la trincea per aiutare a mantenere la linea. Ferito gravemente mentre andava per guidare i rincalzi, ebbe ancora ad esprimere parole di incitamento alla lotta chiamandosi felice di cadere per il proprio paese. - Dosso Fajti, 18 gennaio 1917.
Magg. Alberto Litta Modignani Cavaliere che aveva elevato a norma di vita ogni più puro ideale, esaudito nel suo ardente desiderio di ottenere un comando di truppa, trasfondeva nel gruppo squadroni ai suoi ordini la incrollabile fede che lo animava. In giornata di cruenta, violentissima battaglia, nella quale l'intero reggimento era duramente impegnato, alla testa dei suoi cavalieri, attaccava con indomito slancio il nemico in forze soverchianti. Caduti tutti i componenti il suo seguito, avuto ucciso il proprio cavallo e gravemente ferito egli stesso, con singolare valore si faceva rimettere in sella ad altro cavallo e proseguiva nell'epica carica. Stremato di forze, si abbatteva poi al suolo, ma trovava ancora l'energia per dare ai propri cavalieri, sciabola alla mano, l'ultimo obiettivo d'attacco e dirigeva il fuoco di un gruppo di appiedati. Una raffica nemica lo colpiva al cuore nel momento in cui le ultime resistenze avversarie cadevano sotto l'impeto degli squadroni da lui superbamente preparati e guidati. Pura ed espressiva figura di soldato italiano che indissolubilmente lega all'antico Stendardo del reggimento il proprio nobilissimo nome. - Q. 213,5 di Isbuschenski (Fronte russo), 24 agosto 1942.
Cap. Silvano Abbà Comandante di squadrone, di eccezionale valore, in giornate di cruenta battaglia, mentre altri reparti agivano a cavallo, sui fianchi del poderoso schieramento nemico, col proprio squadrone appiedato si impegnava frontalmente, attaccando munite posizioni avversarie. Conquistata d'un balzo, in un furioso corpo a corpo una prima linea, difesa da numerose mitragliatrici, si lanciava nuovamente alla testa dei suoi cavalieri, contro lo schieramento successivo. Ferito una prima volta e stramazzato al suolo, si rialzava con indomita energia, decidendo così dell'esito vittorioso in una epica giornata. Nell'ultimo superbo scatto, colpito per la seconda volta, a morte, cadeva da prode sul campo. Fulgido esempio di eroismo e di ogni virtù militare. - Q. 213 di Isbuschenski (Fronte russo), 24 agosto 1942
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 2002 - Grifone d'oro[11]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ PULETTI, Rodolfo, La Maremma, i suoi cavalli e la Cavalleria, ed. Vallecchi, 2004.
- ^ Sergia Ongania Sanjust, I pionieri dell'Italia imperiale al Parlamento nazionale : XXVII legislatura, Milano, Bottega di Poesia, 1924.
- ^ Albino, cavallo da guerra, su soldatiniestoria.wordpress.com.
- ^ Antonio Bolzani, Oltre la rete, Bellinzona, S.A. GRASSI & CO., 1946, pp. 21-23.
- ^ Renata Broggini, Terra d'asilo. I rifugiati italiani in Svizzera 1943-1945, Società editrice il Mulino, 1993, pp. 68, 412-417, ISBN 88-15-04125-7.
- ^ Guido Codoni e Marco Della Casa, L'"otto settembre 1943" al confine con la Svizzera italiana, Varese, Pietro Macchione Editore, 2019, pp. 79-90, ISBN 978-88-6570-575-9.
- ^ Reggimento "Savoja Cavalleria" 3°, su regioesercito.it. URL consultato il 9 febbraio 2015.
- ^ Luciano Garibaldi, La guerra (non) è perduta, Ares, 1988, p.250
- ^ Emergenza neve: l'esercito in prima linea Riepilogo attività svolte dall'Esercito per l'emergenza neve al 15 febbraio 2012 Archiviato il 19 ottobre 2013 in Internet Archive..
- ^ Reggimento "Savoia Cavalleria" (3°), su esercito.difesa.it (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2015).
- ^ Anno 2002 Savoia cavalleria, su prolocogrosseto.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marziano Brignoli, Savoye bonnes nouvelles. La storia del Reggimento Savoia Cavalleria, Milano, Ugo Mursia, 1986.
- Lucio Lami, Isbuscenskij, l'ultima carica, Milano, Ugo Mursia, 1970.
- Rodolfo Puletti, La Maremma, i suoi cavalli e la Cavalleria, Firenze, Vallecchi, 2004.
- Giorgio Vitali, Cavalli e cavalieri, Milano, Ugo Mursia, 1998.
- Gianfranco Martinatto, Il Nobile emigrante, il feldmaresciallo Joseph Piosaque-Non, Pinerolo, Alzani, 2013.
- Periodici
- Mario Marazzani, La cavalleria italiana durante la Campagna in Russia, in Rivista di Cavalleria, n. 4, Roma, luglio-agosto 1950.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Armoriale della Cavalleria dell'Esercito Italiano
- Arma di Cavalleria
- Carica di Isbuscenskij
- Carica eroica
- Silvano Abbà
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º)
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- 3º Reggimento Savoia Cavalleria nel sito dell'Esercito Italiano, su esercito.difesa.it. URL consultato l'8 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2012).
- 3º Reggimento Savoia Cavalleria nel sito del Regio Esercito Italiano, su regioesercito.it.
- 3º Reggimento Savoia Cavalleria nel sito dell'Associazione Nazionale Cavalleria, su assocavalleria.it.
- 3º Reggimento Savoia Cavalleria nel sito del Museo Storico dell'Arma di Cavalleria di Pinerolo, su museocavalleria.it. URL consultato l'8 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2007).
- 3º Reggimento Savoia Cavalleria nel sito del Tempio Sacrario dell'Arma di Cavalleria in Voghera, su tempiocavalleriaitaliana.it. URL consultato l'8 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2015).
- Savoia Cavalleria, l’ultima grandiosa carica - Stefano Deliperi [collegamento interrotto], su guide.dada.net.